Quando una semplice parola può cambiarti la vita.
“Le parole hanno il potere sia di distruggere, sia di guarire. Quando le parole trasmettono verità e consapevolezza, possono cambiare il mondo.”
Buddha.
Ecco la minchiata della settimana: un blogger che sostiene che un articolo gli ha cambiato la vita! Troppo comodo! Questo è un conflitto di interessi! Ma io non mi faccio mica infinocchiare da queste psico-cazzate! Non leggerò mai il tuo articolo!!! Vade Retro Santana!!!
Calma, calma… avrai mica avuto un weekend stressante?! La devi smettere di essere così preoccupato! L’articolo in questione non è un articolo (di un blog o di un giornale), ma un vero e proprio articolo (grammaticale), per la precisione si tratta dell’articolo determinativo “il”.
Nooo… è che ti sei inventato questa volta Andre?!
Leggi l’articolo sull’articolo e lo scoprirai ;-)
La ricerca del perfezionismo
Non troppi anni addietro ero ossessionato dall’idea di voler…
essere “il” migliore.
Ogni attività che intraprendevo, ogni passione che coltivavo, ogni obiettivo che mi davo, mi rendeva soddisfatto “soltanto se” riuscivo ad ottenere risultati eccezionali, ma soprattutto migliori di qualcun altro. Immagina quante volte ero… soddisfatto!
Questa mia ricerca del perfezionismo non riguardava esclusivamente le mie attività, passioni ed obiettivi, ma anche ciò che possedevo: se non potevo avere il meglio, tanto valeva non aver nulla. Insomma una visione del mondo alquanto manichea: o bianco o nero, o bene o male, o il meglio o nulla. Si, ero un Pirla!
Alcuni potrebbero obiettare che questo atteggiamento è sicuramente migliore dell’atteggiamento di chi non ha ambizioni, obiettivi ed in generale non ha la più pallida idea del suo scopo nella vita.
Si, forse: ma la verità è che cercare di essere sempre il migliore a tutti i costi è una condanna.
Se essere il migliore è la peggiore scelta
Ci sono almeno 3 buoni motivi per cui voler essere il migliore è… inefficace:
- Per quanto immani possano essere i nostri sforzi, ci sarà sempre qualcuno migliore di noi.
- Voler essere il migliore è sintomo di insicurezza. Se ricerchiamo continuamente l’approvazione altrui per sentirci appagati, abbiamo qualche problemino di autostima (se vuoi approfondire l’argomento autostima, ti consiglio questo articolo)
- Non provare soddisfazione e gratitudine per i risultati ottenuti, anche se non sono dei record mondiali, è un gran brutto modo di vivere.
Se leggi blog di crescita personale, ho il vago sospetto che anche tu sia un tipetto ambizioso, sempre lì a voler dimostrare di essere il migliore; ma vediamo se le mie abilità di lettura del pensiero funzionano ancora:
- ti poni spesso obiettivi troppo ambiziosi, non raggiungendoli o provando insoddisfazione anche una volta tagliato il traguardo.
- Sei troppo severo con te stesso e vivi i fallimenti come una tragedia.
- Vedi tutto o bianco o nero, per te non esistono le vie di mezzo.
Ci sono andato vicino? Fortunatamente esiste una soluzione a questa inesauribile fonte di frustrazione. Continua a leggere e ti svelerò il segreto che mi ha cambiato la vita… beh, almeno in questo ambito!
La sottile differenza
Ad essere sincero non ricordo bene l’istante in cui ho raggiunto questa nuova consapevolezza, eppure, circa 4-5 anni fa ho avuto questa sorta di… “illuminazione”:
Perché cercare a tutti i costi di “essere il migliore”, quando tutto ciò che conta è semplicemente “essere migliore”.
Come avrai notato la differenza è sottile, parliamo di un solo articolo determinativo (ecco il famoso articolo!), eppure il significato è completamente stravolto.
Quando la smetti di voler essere il migliore a tutti i costi e cerchi semplicemente di essere migliore, accadono alcune cose straordinarie. Te ne cito 3:
- Diventi consapevole che il tuo termine di paragone non sono più gli altri, ma sei tu stesso. Non hai più bisogno di dimostrare niente a nessuno: quello che desideri è dimostrare a te stesso di essere migliore… di ieri, di un mese fa, di un anno fa.
- Scopri che un progetto imperfetto ma finito è sempre meglio di una bozza straordinariamente perfetta (a questo proposito ti suggerisco di leggerti il manifesto anti-procrastinazione).
- Ti accorgi che non hai più scuse per procrastinare e che tutto quello che devi fare è un passettino in più rispetto a ieri: non importa quanto sgraziato e piccolo possa essere questo passettino, tutto ciò che conta è che tu lo faccia (meno poeticamente si parla di effetto Zeigarnik).
Come hai visto, oggi non abbiamo parlato dei massimi sistemi, ma di una semplice riflessione fatta qualche anno fa e che solo ora, mi rendo conto, ha cambiato la mia vita profondamente. Spero che questa consapevolezza possa avere su di te lo stesso effetto.
Ti auguro una buona settimana, ma soprattutto ti auguro, non di essere il migliore, ma semplicemente migliore.
Andrea Giuliodori.
Ciao Andrea,
e mica sei stato l’unico a credere di essere il migliore!!! :)
Personalmente credo che tutti passiamo in quella fase di perfezionismo in cui ci sentiamo più speciali degli altri, e sinceramente ritengo che sia anche un normale processo di crescita.
Certo, poi bisogna capire che non siamo i supereroi di questo pianeta, e che come noi ce ne sono altri 6-7 miliardi su questo mondo.
E’ un pò come credere quando si è bambini di avere “poteri paranormali” che altri non hanno… poi però quando cresci e diventi adulto(ma già dall’adolescenza) capisci di essere “l’ennesimo”.
Non voglio affatto generalizzare, perché come in ogni buona cosa non si deve assolutamente mai fare, dico semplicemente che questa “credenza” prima o poi svanisce nel cuore di tutti, o quasi…
Sottolineo il “quasi” perché c’è sempre quel qualcuno che si sente il migliore di altri o addirittura migliore di tutti… basta guardare la nostra politica fino a qualche mese fa per capire di cosa sto parlando…
Sentirsi il migliore è bello, ma è un sogno che è destinato inevitabilmente a terminare!
Ti saluto
Gianluca
Gianluca, io invece da quello che mi ricordo non ho mai aspirato ad essere il migliore. Da bambino forse, ma mai quando si parla di cose serie. Per quanto faccia piacere essere lì al top, la sensazione è temporanea: come dice Andrea c’è sempre qualcuno meglio di te, in un pianeta con 7 miliardi di persone.
E non ho mai aspirato ad essere il migliore perché mi sono reso conto abbastanza presto che in termini di tempo è dannatamente inefficace raggiungere la perfezione (e qui richiamo la trita legge di Pareto).
Adesso come termine di paragone uso me stesso, “essere migliore”, ma prima di leggere qualcosa di crescita personale andavo sul “faccio quel che mi piace finché non mi stufa”. E ancora adesso è una filosofia che seguo in molti campi. :P
Oddio, se ho passato una fase da “io sono la migliore”, di certo non ne ho memoria! Da che ho memoria anzi, ricordo di essermi sempre considerata uno straccio per lucidare le scarpe!
Ma forse tutti consciamente o meno abbiamo passato la fase “devo riuscire ad essere il/la migliore!”. Poi ovviamente gran parte si demoralizza e, come diceva Andrea, il non potere essere il migliore diventa la scusa per rinunciare. :)
Ciao Gianluca… temo di essere stato frainteso: io non pensavo affatto di “essere il migliore”! Per che razza di pallone gonfiato mi hai preso?! ;-) E poi, se uno è intimamente convinto di essere il migliore, è proprio sereno!
No no, io volevo essere il migliore: e questo atteggiamento, come detto, è una condanna.
A presto e grazie per il commento.
Bellissimo articolo,Andrea sei il migliore :D
No,a parte le battute facili sono d’accordo…alcuni tuoi concetti che esprimi sono stati approfonditi dalla psicologia cognitiva comportamentale ( come anche certi pensieri disfunzionali tutto o nulla,la ricerca continua di approvazione…la falsa autostima ecc ecc)
Consiglio a tutti per approfondire questo tema un libro piccolo ma molto efficace : Piacersi non Piacere di Enrico Rolla.
Grazie John,
e grazie per il libro suggerito.
Andrea.
in effetti, c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel confrontarsi continuamente con gli altri
ma costellare la propria vita di continui confronti è frustante perchè si tende a confrontarci con i migliori e come dici tu si troverà sempre qualcuno migliore di noi, questo porta a frustazione
se ci si confronta con la media delle persone ad un certo punto si può essere soddisfatti ma non c’è più stimolo a migliorare
Io tendo ad essere molto competitivo ma non mi importa molto di essere meglio di tutti, per me la competizione è un gioco, so bene che ogni persona ha i sui pregi e i suoi difetti, per me è normale che in certi campi io sia uno dei migliori mentre in altri sono scarso
Grazie per il contributo Sabner.
Ciao Andrea! Credo che l’essere stati un po’ “pirla” possa aiutare a trovare lo “scopo nella vita”. In questo articolo autobiografico non c’è rammarico nelle tue parole e questo è un bene, anzi “il” bene! Tu hai imparato dall’esperienza. Si vede da come scrivi adesso. Non so se per te è sempre stato così facile comunicare in maniera chiara, sintetica ed efficace il tuo pensiero agli altri. Vedo creatività, consapevolezza, profondità, intuito, entusiasmo e passione e penso che per accedere a queste risorse si debba per prima cosa essere onesti con se stessi e riconoscere quali sono i nostri limiti per poi affrontarli. Ci sono limiti reali ma la maggior parte dei nostri limiti sono nella nostra mente. Secondo me questi limiti ce li creiamo proprio nel momento in cui, invece che concentrarci nel migliorare noi stessi, ci focalizziamo nel superare gli altri, cadendo nell’errore di essere schiavi dell’approvazione altrui. Se il nostro combustibile per raggiungere i nostri obbiettivi è l’approvazione altrui, con troppa facilità, troppo spesso ci ritroveremo con il “serbatoio” vuoto. Inoltre se cerchiamo l’approvazione altrui potremmo finire per inseguire gli obbiettivi che gli altri si aspettano da noi. Trovare lo scopo nella vita significa esplorare l’universo del tuo cuore, conoscere i tuoi potenziali nascosti, essere pronti a lasciare andare i preconcetti, disimparare molto, ricominciare ed essere libero.
In conclusione mi viene in mente una massima di Paulo Coelho: “Ascolta il tuo cuore, esso conosce tutte le cose”
Una rifessione: questo blog mi piace, ogni articolo traccia dei sottili “solchi” nella consapevolezza di chi legge, sta a noi scegliere quali solchi “irrigare” poi crearne di nuovi..
Buona giornata a tutti,
Umberto
Ciao Umberto,
grazie del commento: i tuoi commenti sono sempre dei piccoli articoli nell’articolo e li reputo di grande valore.
Per quanto riguarda lo scrivere, è una passione che ho da sempre e sono certo che in un modo o nell’altro questa “capacità” sia una di quelle costanti su cui far leva per trovare lo scopo della mia vita.
A presto,
Andrea.
Ottimo articolo. Questo tipo di approccio sta diventando la mia piccola ricetta per la felicita’. Ed e’ cosi’ che sto applicando Start! Piccoli passi, magari sgraziati, ma mi sto finalmente muovendo!
Ciao Andre,
credo che quello di andare comunque avanti, nonostante tutto sia uno di quei piccoli grandi segreti della vita.
A presto,
Andrea.
:D Ho riso molto per l’attacco dell’articolo, quello sull’articolo… Divertente!
Vivere per “essere il migliore” significa vivere per gli altri (ai quali, peraltro, di noi non gliene frega né punto, né poco) e quindi essere prigionieri.
Vivere per “essere migliore” significa vivere per se stessi e quindi essere liberi.
Forse vado off-topic e faccio una considerazione – che vuole solo essere utile – gli uomini (soprattutto giovani) vivono in genere secondo il principio di “essere il migliore”; le donne di “essere migliore” (atteggiamento che se non equilibrato spesso nasce da una bassa autostima e, se spinto all’eccesso, rende la vita infernale e ti rende detestabile agli altri).
Credo sia una questione di “educazione” e di “cultura dominante”. Crescere ed essere migliori significa anche e soprattutto affrancarsi dalla “cultura dominante”.
Nessun off-topic,
anzi grazie del contributo Ilaria ;-)
bell’articolo, non ti smentisci mai !! L’umiltà e la consapevolezza di essere migliore e NON “il migliore” credo sia la base di partenza per la propria crescita personale, DOVRESTI METTERLO COME PRIMA COSA DA LEGGERE!!
Buon tutto.
Marco
Ho in programma di fare una ri-edizione (rivista e corretta, come si suol dire) di “Pillole di Efficacia” l’ebook gratuito per gli iscritti alla newsletter.
Chissà che non tenga conto del tuo suggerimento.
Andrea.
Splendido articolo, davvero! Mi sento colpita in pieno, perché pur sapendo di non poter essere la migliore, in nessun campo, e sinceramente senza nemmeno ambire ad esserlo, condivido tutti i punti negativi di questo atteggiamento mentale (severità verso me stessa, visione in bianco e nero / tutto o niente, confronto con gli altri, poca gratitudine per i piccoli risultati ottenuti).
Mi avevano consigliato il libro “Nessuno è perfetto. Strategie per superare il perfezionismo” di Martin M. Antony. Mi ero stupita perché pensavo non mi riguardasse assolutamente e invece l’ho trovato utile per individuare certi meccanismi di pensiero. Lo consiglio vivamente.
Ricordo poi una frase di uno psicologo che recitava più o meno: ricordati che non puoi essere migliore di te stesso, ma puoi essere te stesso al meglio.
Ciao
Valentina
Ciao Valentina,
grazie del commento e degli spunti.
Andrea.
Ciao Andrea, in poche parole hai descritto me!! Più leggevo e più mi dicevo ‘cavolo questa sono io…’ Cmq hai perfettamente ragione…ci si rovina la vita cosi!! Tendo sempre a fare il massimo, sempre a fare tutto alla perfezione e questo mio atteggiamento è tipico soprattutto in ambito universitario…non sai che sconfitta per me quando prendo un voto basso (per me basso è dal 25/26 in giù) e quando vengo bocciata. Non tango conto del fatto che, oltre alla preparazione, ci sono molti fattori attorno che forse influiscono più di tutti…come la fortuna (di quella ce ne vuole tanta, se il prof si è alzato storto la mattina ecc ecc. Cmq hai perfettamente ragione..bisogna pensare a se stessi e non a confrontarsi sempre con gli altri, ma è un pochino difficile questa cosa soprattutto per chi come me cerca sempre di rincorrere quello o quella che sembra essere ‘onnipotente’. Bellissimo articolo come del resto anche gli altri ciaooo :)
Giò
Ciao Andrea! Articolo interessante :D
Forse anche il non sentirsi mai abbastanza o mai all’altezza, fa parte di questo atteggiamento che tu descrivi.
Spesso mi ritrovo a confrontarmi con gli altri e non sentirmi “abbastanza” e a guardarmi attraverso una lente distorta. Visto che “non sono all’altezza”, visto che “non sono la migliore” allora non posso farcela, allora mi viene l’ansia ed entro nel meccanismo perverso della procastinazione :(
In realtà….. di passi avanti nè ho fatti tanti, ma combattendo come una dannata ACCIDENTI!!!
Sto leggendo con grande interesse la tua guida START antiprocastinazione ed è piena di spunti interessanti.
Sono felice di averla acquistata perchè offre molti consigli pratici!
La mia vita non è certo cambiata di colpo, ma benchè io sia in questo periodo letteralmente sommersa da casini familiari, oggi mi sono svegliata con uno spirito diverso!
Buona giornata
ma andrea! da dove sei uscito fuori?? stupisci sempre! sopratutto, almeno nel mio caso, per la puntualità… grazie mille e complimenti!
Bell’articolo (ma ho bisogno di dirlo ogni volta? :D), tra l’altro capita giusto a puntino in questo periodo della mia vita.
Tuttavia ti butto lì una provocazione: secondo me è un modo di ragionare alla lunga perdente. Ok, se non mi hai ancora bannato, mi spiego meglio: pretendere di essere il “migliore” è qualcosa che porta solo a frustrazione, in quanto c’è sempre qualcuno meglio di te da qualche parte del mondo; ma a fare gara solo su se stessi, secondo me, si finisce alla fine solo per accomodarsi su piccoli successi quotidiani, che alla lunga portano a poco e niente. Faccio un esempio: in ufficio ci contendiamo la promozione io e un mio collega e lui è più bravo di me; io cerco ogni giorno di migliorarmi e ci riesco, ma magari non arrivo al suo livello e finisco così per fallire la promozione, che va a lui. Se avessi cercato di essere migliore DI LUI e non solo di me stesso, probabilmente avrei ottenuto il mio risultato. E’ solo un esempio… poi essere ambiziosi porta anche a grandi soddisfazioni (“mira alla luna, male che vada ti ritroverai tra le stelle”… l’ho letto sul tuo blog!) e tutti i più grandi in ogni campo sono sempre stati dei perfezionisti incontentabili. Secondo me, come in tutto, serve equilibrio: è utile fare gara su se stessi all’inizio, ma se poi si vogliono ottenere grandi risultati, farsi un po’ stimolare da una SANA competizione con il mondo esterno, non può fare altro che bene. Ciao ciao!
Bellissimo “ARTICOLO”!! ;)
mi aiuta sicuramente ad essere migliore!
Personalmente penso che il desiderio di migliorarsi viene arricchito e non indebolito dall’assenza dell “il”. Trovo più sana competizione quando non devo essere il nr 1. “Basta partecipare” diceva De Coubertin.
Partecipo dando il meglio di me, poco importa dove mi colloco. L’importante e puntare anche in alto per poi essere contenti di avere partecipato.
Il rischio è, usando l'”il” di non mettersi nemmeno in competizione col solo pensiero che si potrebbe arrivare secondi
Mi diverte pensare al film: “Mi presenti i tuoi” dove la Streisand ed Hoffman, hanno appeso i trofei del figlio arrivato 9° o 15°… mentre De Niro pensa che un buon americano deve essere sempre e solo il nr 1!
ciao
Complimenti per l’articolo Andrea! Proprio una bella riflessione!
Grazie!! :)
Ciao Andrea.
Il problema è che cerchiamo di essere migliori, senza sapere cosa voglia dire esserlo per noi. E’ proprio perchè non lo sappiamo che ci intestardiamo a voler diventare migliori degli altri.
Una splendida settimana anche a te.
Piero.
Ciao Andrea,
devo dire che con i tuoi articoli non deludi mai! Posso considerarti il mio psicologo, e come me tanti altri. =) Questo articolo mi è stato di fondamentale importanza e son sicuro che lo terrò a mente ancora per diverso tempo. Nei tre punti che hai elencato non ti sei solo avvicinato alla mia personalità, ma l’hai addirittura azzeccata in pieno! Mi auguro di passare dalla fase del voler essere il migliore a quella di essere migliore. Grazie ancora per tutto. =D
Bell’articolo davvero!
Fino all’anno scorso ero proprio così per quanto riguarda gli esami universitari. Studiavo con un perfezionismo che rasentava l’ossessione, convinta che solo così sarei stata la migliore. Invece poi mi trovavo a 3 giorni prima dall’esame ad avere in testa un sacco di nozioni inutili, avendo perso troppo tempo e non avendone avuto abbastanza per imparare le cose importanti.
Per fortuna le cose sono cambiate, ora mi velocizzo e pazienza per qualche imperfezione, sono i concetti basilari ad essere veramente importanti.
Credo che nel piccolo questa situazione rappresenti quello che hai scritto tu in quest’articolo :-)
Ciao,
Martina
Ciao Andrea,
è da un mesetto circa che sono approdato sul tuo blog e un poco alla volta lo sto spulciando tutto. Complimenti davvero, è molto interessante. Tornando al post, che dire, mi ci rispecchio alla perfezione!
Trovo che la tua chiave di lettura sia molto sottile e azzeccata, su questo aspetto credo proprio che la differenza sostanziale stia infatti nel paragonarsi costantemente e ossessivamente agli altri, quando invece sarebbe probabilmente più saggio focalizzarsi sulle proprie capacità e sui propri obiettivi con quel boost che solo un po’ di “sana” ambizione può darti!
Personalmente tendo ad essere molto ambizioso e a voler dimostrare a me stesso e alle persone a cui tengo e che stimo, di essere, se non il migliore, almeno tra i migliori :) Nel contempo però cerco di confrontarmi sempre con persone che reputo più valide di me in modo da ottenere il maggior numero di spunti possibili per migliorare in tutto quello che faccio.
C’è ancora molto da lavorare sicuramente, ma spero di essere sulla strada giusta dai :)
Sicuramente il tuo post mi ha fornito spunti interessanti, complimenti.
Ciao,
Matt
Si,effettivamente la parole “MIGLIORE” ha una percezione oggettiva e soggettiva, troppo forte e crea uno “stato” di Eccesso nella valutazione di NOI STESSI.
Io preferisco autoincentivarmi con PAROLE POTENTI MA produttive e probabilmente ci sono diverse persone che fanno il possibile per
AVERE il MIGLIORE ATTEGGIAMENTO POSSIBILE in ogni circostanza…
Questo e’ a mio parere cio’ che fa’ la differenza.
Come si costruisce ?
Beh,e’ soggettivo…
Un bel mix tra resilienza,imperturbabilita’,volonta’ al successo e al miglioramento,accettazione delle esperienze (presunte) negative e, analisi dei Feedback.
Credere di essere IL MIGLIORE non ha VALORE e NON CREA valore.
Concordo anche sulla questione degli obbiettivi TROPPO AMBIZIOSI.
E’ normale puntare in alto e, nello stesso tempo, e’ fondamentale capire che ci vuole del tempo (proporzionato) e,che e’ necessario avere sempre in mente almeno 3 punti di vista: Critico,Sognatore,Realista…
Ottimo articolo,ma concedimi una nota personale.
Concordo pienamente che non dobbiamo andare in competizione con altre persone perché alla lunga può risultare frustrante e demotivante.Ma l’ambizione di fare sempre qualcosa in piú non deve mai venire a meno e quindi una sana voglia di migliorarsi o anche cercare d’essere migliore di qualcuno ,può portare benefici a tutti noi.
Un’esempio può essere la competizione aziendale ( Microsoft – Apple ad esempio…..) ,che ne dici caro Andrea?
L’esempio Microsoft Apple mi piace molto! lo trovo molto pertinente. entrambi sono i “migliori” il primo come vendite il secondo come qualità!
Ritengo che noi siamo già i “migliori” ogniuno di noi ha una specificità in cui siamo unici ed inimitabili (come sono pelato io non lo è nessuno! e menomale che non ho la foto ;) )
C’è un aspetto che ritengo molto importante in questo paragone:
Bill Gates non ha aspettato mai di avere un prodotto perfetto per metterlo in vendita e renderlo pubblico – lo confermano i costanti aggiornamenti necessari al funzionamento dei suoi prodotti- ed è l’uomo più ricco della terra!!!
Credo sia utile puntare al meglio, finchè non diventa una rinuncia al confronto! Una volta puntato al meglio e fatto qualcosa col massimo impegno (verso se stessi) è bello poterci confrontare con gli altri con tutta la nostra “imperfezione”. Almeno è così che io affronto le cose. (Chissa magari divento ricco come Bill Gates?!)
Mi piace condividere anche le mie difficoltà: spesso anche queste hanno aiutato gli altri. Non solo ma grazie a questo confronto ho anche ricevuto aiuto e sostegno. Ho dato e ricevuto. Che bello!!
Sai cosa? Voler essere IL migliore è anche la mia condanna. Però leggendo questo tuo articolo ho ripensato a due cose che ho fatto nella giornata di ieri a livello lavorativo, e non avevo dato peso al fatto di essere migliorato sotto certi aspetti di entrambe.
Interessante anche l’esempio del progetto imperfetto ma finito e della bozza perfetta: credo di aver fatto migliaia di quest’ultime nel tempo, e veramente poche sono diventate realtà.
Forse dovrei accettare il fatto di poter prendere iniziative che non saranno state curate davvero in ogni minimo dettaglio, ma che almeno diventino tangibili.
Veramente un bel blog, hai detto tanto in poche righe.
Ciao DArt, ti ringrazio per i recenti interventi e ne approfitto per darti il benvenuto qui sul blog.
Andrea.
L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi…
Ho questo grandissimo difetto di essere perfezionista ma una ciò con cui non riesco a rappacificarmi è il fatto di essere uno dei tanti, manco tanto il migliore ma proprio come gli altri, è qualcosa che mi spaventa e odio parecchio
Ciao Andrea!
Grazie mille per questo tuo bellissimo articolo. Purtroppo si tratta di un problema che conosco bene e con cui è difficile convivere.
Ti vorrei fare una domanda: come evitare che “essere il migliore” si sovrapponga all’ “essere migliore”? Nel mio caso questo accade lentamente: comincio pensando “se facessi così potrei migliorare il mio rendimento…”, poi si passa a “forse dovrei utilizzare la tecnica di Tizio…” poi si passa a “devo fare come Tizio” e da lì il passo è breve.
Andrea
Sono una pi*la
Ciao! Ti seguo da tantissimo tempo ma non ho mai scritto niente fin’ora… Devo dire che tra tutti gli articoli questo, con la sua semplicità è quello che mi ha colpito più nel profondo. E’ proprio così che sto vivendo l’università e ormai questo modo di vedere le cose mi sta impedendo di migliorarmi perché tanti progetti non li comincio neanche. “Se non riuscirò a essere la migliore perché farlo?” mi ripeto ogni volta, ma sono sempre più consapevole che questo atteggiamento non porta da nessuna parte.
Grazie mille per questo articolo. Sei sempre una grande fonte di ispirazione.
Stefania
Ciao Stefania,
ti ringrazio per aver commentato e per il commento in sé.
La ricerca del perfezionismo, il voler essere IL migliore (o LA migliore nel tuo caso), sono una delle principali fonti di procrastinazione.
Pensa che nella missione verso la luna la navicella spaziale è stata per il 90% del tempo fuori rotta: non conta essere perfetti, conta proseguire nel proprio cammino e aggiustare la rotta di tanto in tanto. Beh, naturalmente questa è la mia opinione.
A presto,
Andrea.
Posologia ed effetti collaterali del superlativo relativo e del superlativo assoluto: maneggiare con cura, alto rischio d’indigestione grammaticale ed esaurimento nervoso per gli addected to “il”! ;)
Oops sorry! *addicted ^_^’
l’articolo dieta mediatica, mi ha cambiato la vita!
Grazie Andrea
Complimenti Andrea, mi rendo conto di aver vissuto un processo di raggiungimento di consapevolezza simile al tuo, ma fino ad oggi non lo avevo compreso così chiaramente, mi hai aiutato molto, grazie. Prima di capirlo, incontrare una persona migliore mi poteva mettere a disagio, mentre adesso la vedo come una grande opportunità per migliorare ancora e come un potenziale alleato per aiutarci a vicenda e aiutare insieme gli altri a crescere a loro volta. Ragiono vinci-vinci. È una sensazione liberatoria, motivante, che moltiplica le mie energie. E sai qual è la conseguenza più esaltante? Obiettivi impossibili mi sembrano raggiungibili, proprio come quando ero bambino e volevo risolvere il buco nell’ozono
Andrea ciao!
É un piacere per me scrivere sul tuo blog. Come Stefania anche io ti sto seguendo da diverse settimane ma ammetto che questo pezzo, semplice ma non banale, ha catturato la mia attenzione.
Mi sono identificato nelle descrizioni dei limiti di coloro che vogliono essere I migliori: il porsi obiettivi troppo ambiziosi, o come nel mio caso non avere la capacità di realizzarli (ebbene si, anche io sono un procrastinatore cronico!), l’essere eccessivamente severi con sè stessi, alias non avere coscienza delle proprie qualità / capacità.
Riflettevo ultimamente sulla mia ritrovata sia fiducia nei miei mezzi, che sensi di auto-efficacia, ma onestamente faticavo a trovare una chiave di lettura rispetto alla necessità di continuo confronto e misura rispetto agli altri. Grazie perché questo pezzo, oltre all’articolo sull’effetto Zeigarlik che ho trovato linkato, mi hanno dato degli utilissimi modelli di riferimento.
Articolo ricco di spunti e la cosa che mi è piaciuta di piu’ è stata questa frase: Perchè cercare a tutti i costo di essere il migliore ,quando ciò che conta veramente è semplicemente “essere migliore”…Grande ;-)
Ciao Andrea, non posso dire che il tuo articolo mi abbia migliorato la vita ma di sicuro mi è stato di grande ispirazione! Spero di poterti dare un commento migliore e definitivo tra qualche anno allora! Dopo che avrò seguito questo tuo consiglio ottimamente descritto
Grazie del commento Giuseppe,
a presto.
Andrea.
Questo articolo rispecchia quella che è la mia vita in questo piccolo frangente post-scuola superiore ed esame. Durante quest’anno ho fatto dei progressi che neanch’io immaginavo, mi sono dedicato fin dall’inizio a questo percorso che mi porterà all’inizio del mio obiettivo,iniziare la carriera a bordo di navi mercantili.Ho imparato davvero molte cose, ho migliorato la capacità di concentrazione,di ascolto,di logica,il saper socializzare ancor meglio con le persone, il saper esprimere meglio i concetti ed i ragionamenti,partecipare attivamente alle lezioni ed alle discussioni in generale. Il mattino mi alzavo con una marcia in più per andare a scuola,volenteroso, sapendo che queste nuove capacità sarebbero migliorate sempre più.Io non cerco di essere il migliore degli altri forse a volte inconsciamente, ma cerco di migliorare e di progredire intellettualmente, così come quest’anno.Sono migliorato anche in sicurezza ed autostima,il mio timore è che questo processo si indebolisca o addirittura svanisca col finire della scuola.In questo anno ho capito l’importanza della studio,della ricerca alle risposte interiori, l’importanza della cultura e del confronto quando serve.Vedendo la situazione,la grave crisi economica e lo sfruttamento delle persone ignoranti ho deciso che il sapere doveva essere la cosa principale al di là dello sport,e del calcio che amo tantissimo . Durante quest’anno ho continuato a giocare e seguire il calcio a tutti i livelli,con tutte le porcherie che ci sono dentro.Negli ultimi tempi,anche nelle cose più banali sono stato severo con me stesso,rendendomi conto che sbagliavo.Sulle tre citazioni per “essere il migliore” bisognerebbe tenerli a mente soprattutto in determinate circostanze.Ho apprezzato,molto questo articolo,da oggi prenderò spunto dal terzo punto senza tralasciare gli altri,un passetto alla volta,probabilmente e quello che ho fatto durante quest’anno senza rendermene conto Il processo di crescita umana e davvero complesso e vario in base alle persone, in base alla cultura,l’Etnia, il posto in cui si e nati e cresciuti ed in base soprattutto all’educazione ed alla visione della vita di ognuno di noi.
Mi correggo le tre citazioni per essere migliore,non il migliore perché passa una bella differenza come tu ci hai ben spiegato
Ciao Andrea,
ho letto questo articolo tre anni fa, quando fui criticata per essere una perfettina e perfezionista da un paio di persone, solo che di fatti mi sono resa conto che io non ho mai visto la vita da perfezionista, ho sempre pensato di volermi migliorare, di non voler essere la migliore, ma di voler solo realizzare i miei obbiettivi (che comunque erano abbastanza ambiziosi, date le mie buone capacità). Ecco ogni tanto adottavo alcuni atteggiamenti del perfezionista: come rifare una relazione 10 volte, ma era più che altro lo stress.. Insomma piccole cose, solo che ho fatto mia questa critica, mi sono autocriticata talmente tanto che ora voglio solo essere nella media o addirittura sotto e mi vergogno di un ottimo risultato, insomma assurdo!! Inoltre mi domando: e qualcuno si accetta veramente perchè dovrebbe cercare di migliorarsi?. Nella mia testa il “come uscire dal perfezionismo e cosa esso significhi in termini di pensiero” è abbastanza confuso. Il tuo blog mi è stato di ispirazione varie volte, hai qualche altro articolo da consigliarmi?