Come un semplice cambio di focus può permetterti di ottenere i risultati a cui ambisci.
“Colui che non va avanti, inevitabilmente torna indietro.”
J.W. Goethe.
Di base sono un “fottuto ingegnere” (cit. di un mio lettore ;-), ma quando si tratta di scrivere i miei articoli amo farmi trasportare dall’intuizione, dal caso e dalle coincidenze. Semplicemente funziona.
Recentemente ho ricevuto diverse email, sia da parte di lettori di Start!, sia da parte di altri lettori del blog: i primi mi raccontavano di come il capitolo intitolato “La trappola dei risultati” li avesse colpiti come un gavettone in pieno inverno, ed i secondi come spesso siano frustrati dal non riuscire ad ottenere i risultati che desiderano.
Trallalero Trallala, ho deciso di tagliare la testa al toro e scrivere un articolo per tutti i lettori del blog, in cui condividere il mio punto di vista sul perché spesso non riusciamo ad ottenere i risultati che desideriamo e come porvi rimedio.
Sarai mica un Procrastinatore D.O.C.?
Il Procrastinatore D.O.C (Di Origine Cogliona) non è disposto a fare mezza mossa se non è sicuro al 100% di ottenere i risultati che desidera. Da questo punto di vista il procrastinatore in questione somiglia molto ad un certo pigro di mia conoscenza di cui ho parlato in questo articolo.
Insomma, il nostro amico procrastinatore, perso tra le nebbie dell’ozio più sfrenato, continua a raccontarsi favole del tipo: “non vale la pena impegnarsi per un obiettivo così difficile da raggiungere”, “se non vedo non credo”, “perché dovrei sudare 7 camicie senza neanche avere la garanzia di ottenere i risultati che desidero”, etc., etc.
Il Procrastinatore D.O.C. è ossessionato dai risultati.
Visto che, come se non bastasse, il nostro povero disgraziato ha anche una scarsa autostima, se non ottiene immediatamente i risultati (per cui si è impegnato si e no mezza giornata), perde subito la motivazione, andando a rafforzare quel nugolo di convinzioni che si porta dietro da anni: “lo sapevo che anche questa volta non avrebbe funzionato”, “queste psico-cazzate non fanno per me”, “per quanto ci provi, non cambierò mai”, etc.
Sound familiar?!
Se queste frasi ti suonano familiari, ho una brutta notizia per te: sei ufficialmente un Procrastinatore D.O.C., ma anche un po’… D.O.P. (Di Origine Perdente).
Ecco… dopo averti insultato a sufficienza, vediamo se magari riusciamo a trovare una soluzione pratica al tuo caso disperato.
Nota dell’autore: oggi sono un po’ antipatico, ma è a fin di bene. Per molti anni sono stato un Procrastinatore D.O.C., D.O.P. e anche peggio! Per esperienza posso dirti che quando sei in queste condizioni non hai bisogno di qualcuno che ti compatisca e ti dica che in fondo va tutto bene. NO: non va per niente bene. Quando sei in queste condizioni hai bisogno di un bello scossone e di qualche “schiaffo morale” che ti ricordi che tu sei molto meglio di come ti stai comportando ora.
Concentrati su ciò su cui hai il controllo
Se pensi di tornare ad impegnarti e a dare il 100% solo quando le cose andranno meglio, quando finalmente la fortuna inizierà a girare o quando magicamente ritroverai la motivazione… sei dannatamente fuori strada.
Per quanto questo possa non piacerti e addirittura farti arrabbiare: tu non hai il controllo su tutto ciò che ti accade.
Gli americani direbbero: “shit happens”, che potremmo elegantemente tradurre con “le brutte cose accadono”.
Non c’è precauzione che tu possa prendere contro gli eventi sfortunati. Non c’è modo di avere il controllo su tutto e tutti. Non c’è nulla che tu possa fare per evitare alcuni inevitabili fallimenti.
Accettalo e vai avanti.
Smettila di piangerti addosso e sprecare energie mentali concentrandoti su ciò che non sta funzionando e su cui non hai il pieno controllo. Piangere non ha mai spento un incendio.
Concentrati invece sulle decisioni che prendi ogni giorno, sulle tue abitudini quotidiane e sulle azioni che compi più o meno consciamente. Sono soltanto queste le cose su cui hai il pieno controllo.
Vabbé… fino a qui ci sono Andre: invece di concentrarmi su ciò che non posso controllare, devo concentrarmi su ciò che è sotto il mio controllo. Ma in questo articolo non dovevamo parlare del fatto che non sto ottenendo i risultati che desidero?! Porca pupazza: più mi concentro su questi risultati e più sembra che la forze dell’universo si alleino per non farmeli ottenere. Che cavolo devo fare?!
Risultati vs. Progressi
Per quanto i para-guru della crescita personale te lo vogliano far credere, tu non hai il controllo dei risultati.
Diciamo che determinate azioni possono farti raggiungere certi risultati con maggiore probabilità, mentre altre, probabilmente, te ne allontaneranno. Ma la verità è che viviamo in un universo così caotico ed imprevedibile, che i risultati che desideriamo ottenere sono ben lontani dal nostro limitato controllo.
E quindi Andre?! Siamo fo**uti?!
Neanche per sogno. Se è vero che non abbiamo il controllo sui risultati finali, abbiamo ancora un enorme potere: possiamo decidere ogni giorno, ogni ora, ogni minuto se compiere azioni che ci avvicinano o ci allontanano dai nostri sogni.
Insomma, quello su cui abbiamo il pieno controllo sono i progressi, ovvero quelle azioni quotidiane che passo dopo passo, magari anche cambiando sentiero, ci fanno arrivare alla nostra meta.
Decidi quali risultati vuoi ottenere, definisci i tuoi obiettivi, e poi… dimenticatene.
Si, hai letto bene: dimentica i risultati. Per un periodo sufficientemente lungo, devi scordarti dei risultati, non devi dare il minimo peso al fatto che tu stia ottenendo o meno quanto ti saresti aspettato. I risultati non esistono.
Concentrati esclusivamente sui progressi, su ciò che devi fare e che ti sei ripromesso di fare. Niente di più.
Nell’articolo di oggi non ho voluto proporti nessuna tecnica strampalata, ma voglio che tu ti stampi bene in testa questa frase:
“Concentrarti sui risultati non ti farà fare progressi. Concentrarti sui progressi ti permetterà di ottenere risultati.”
Buona settimana.
Andrea Giuliodori.
Non concentrarsi sui risultati… Tony Robbins si strapperebbe i capelli. :D Anche se in effetti, esiste una ricerca secondo la quale il focus sui risultati è controproducente ( http://www.spring.org.uk/2011/01/success-why-expectations-beat-fantasies.php ).
Ma se tu sei un fottuto ingegnere io sono un fottuto economista, quindi senza una strategia da seguire mi sento una banderuola al vento. Mi tengo i miei bei piani di vita, ma con la consapevolezza che cambieranno. Insomma, di tutti i miei progetti iniziali non so quanti ne ho completati (pochi di sicuro). Ma tutti mi hanno aperto nuove possibilità a cui non avrei mai pensato.
Concordo sul non enfatizzare i risultati e di focalizzarsi sui progressi allo stesso tempo un obiettivo, magari anche “esagerato” o volutamente fantasioso può essere una buona spinta.
Mi piace molto l’idea di pensare ai progressi e devo dire che ogni tuo articolo mi arricchisce di nuovi e provocanti punti di vista, allo stesso tempo, i desideri che si proiettano verso un ideale di risultato può dare quella motivazione a raggiungere quei progressi di cui parli.
Mi hai fatto anche permesso di riconoscermi -in un preciso ambito e solo in quello- (almeno al momento)come un procastinatore doc (magari se la C invece di coglione potessi usare cretino mi sentirei un pochino meglio..)
ciao
Claudio
Articolo magnifico.
Un concetto tanto semplice quanto straordinariamente efficace.
Dalle mie parti sono solito dire anche: “preoccupati solo che oggi sia sempre meglio di ieri, il resto verrà da sé”.
(Comunque studi hanno dimostrato che concentrarsi sui risultati porta più facilmente al fallimento, concentrarsi invece sul migliorarsi passo passo è invece la strada da seguire se si vuole aumentare drasticamente le probabilità di raggiungere i propri obbiettivi)
Grazie dei commenti.
Nei miei articoli a volte tendo a provocare, ma in questo caso il messaggio non voleva essere: non datevi obiettivi. Al contrario.
Come scritto nell’articolo:
“Decidi quali risultati vuoi ottenere, definisci i tuoi obiettivi, e poi… dimenticatene.”
Insomma, gli obiettivi sono sempre il punto di partenza, ma poi è importante dimenticarsene per un tempo sufficiente.
A presto,
Andrea.
Spostare il focus mentale nella direzione giusta è sempre un’ottima tecnica! Grazie per l’articolo!
Va bene, provoco anch’io, anche se mai ai livelli del campione Andrea, ovviamente: non abbiamo controllo sui risultati è vero, nemmeno su quelli che superano le aspettative in positivo. Nel senso che un’azione costante e produttiva porta comunque in una direzione e spesso crea risultati inaspettati e fuori controllo: qualcuno – di cui tu nemmeno sospetti l’esistenza – che si accorge del tuo lavoro e della tua competenza e che ti contatta per farti una proposta interessante (a me è capitato diverse volte, tra l’altro è tipico del lavoro di internet) che va nella direzione di alimentare il circolo virtuoso; oppure trovarsi – grazie a una serie di attività consecutive e non dirette precisamente a quel traguardo – a un convegno o cena o festa dove si incontrano, per “puro caso” persone interessanti e utili ai tuoi obiettivi professionali.
L’azione e la fiducia sono essenyiali. Chi sostiene che non è possibile incontrare uomini o donne interessanti (parlo di relazioni sentimentali) si sforza a uscire una volta al mese. Sbaglia serata (capita, no?) e si conferma nell’idea che in giro non c’è materia prima. E allora si tappa in casa, autocondannandosi alla solitudine. Ma non si incontra l’uomo della vita andando un quarto d’ora al bar sotto casa una volta al mese. Lo si incontra intessendo relazioni: esco a una serata per sole donne e incontro una tizia che mi diventa amica e mi invita a una cena a tre dove c’è una sua amica che ha un fratello figo e mi invita al suo compleanno (di lei o del fratello va bene lo stesso). Non è più divertente una vita così, che si rivela passo passo, invece di essere rigidamente programmata?
Dunque, più che fissarsi un obbiettivo, bisogna farsi una bussola (come quella di Jack Sparrow) per controllare che si stia andando nella giusta direzione.
Caro Andrea ciao
Non rispondo da un po’ ma leggo sempre i tuoi articoli interessanti (alcuni un po’ meno ma non ti si richiede la perfezione :-))
Questa volta però devo dirti che hai attratto tutto me stesso con questo articolo perchè tratti proprio un argomento che devo affrontare per molti dei miei collaboratori. Quindi ti anticipo che sono assolutamente d’accordo con quanto hai scritto e che ritrovo, nei comportamenti e parole dei miei collaboratori, molte delle cose che hai scritto.
Utilizzerò, quindi, buona parte di ciò che hai scritto per una bella riunione di formazione e motivazione.
Grazie ciao
bruno
Pure io sono un “fottuto ingegnere”, mai praticante per giunta.
Ora faccio il business coach e, a proposito di quanto scrivi, condivido molto.
Soprattutto che il focus sull’obiettivo è importante ma pericoloso.
Anche perché, alla faccia degli obiettivi smart spesso arrivi alla fine, li raggiungi e NON 6 CONTENTO…
Incredibile ma è così.
Oppure cominci ad autosabotarti.
E tutto perché nella parte SMARTE degli obiettivi alla Robbins, PNL etc per me manca un aspetto fondamentale, che è quello collegato ai propri veri bisogni.
Non quindi i valori della E, ma i bisogni profondi, legati all’identità.
Motivo per cui quando faccio coaching per prima cosa tento di smontare il coachee, gli spappolo l’obiettivo così tanto che
– o mi convince del VERO motivo per cui lo vuole (e poi parte di slancio)
– o lo lascia perdere (con grande risparmio di tempo)
E il concentrarci come dici tu suoi progressi è solo UNA PARTE del processo.
Nella realtà la parte fondamentale, almeno per me, è che il coachee (o noi stessi se ci stiamo in qualche modo auto-coachando) sia consapevole del meccanismo di apprendimento che si genera sempre quando ti metti in gioco per raggiungere un obiettivo sfidante.
Nel processo il controllo del “punto nave” è importante, così come gli step intermedi che rendono meno frustrante il tutto.
Aggiungerei che l’analisi dei percorsi e degli errori, la valutazione di soluzioni non lineari/quantiche a un problema, la capacità di cambiare abitudini e capire dove le vecchie sono inefficaci è molto ma molto più importante.
Concentrarmi su questi step a me personalmente ha cambiato davvero l’approccio a problemi ed obiettivi.
E con i miei coachee pure :-)
Ciao
Che bello il linguaggio “sessista”: ad una donna viene molto difficile riconoscersi nell’acrononimo! :-)
Mi è piaciuto moltissimo questo post: per quanto mi consta hai
“ripulito” un bel pò di ruggine. E con uno stile molto divertente.
Ti ringrazio – e mi concentro sui progressi.
Il tuo più bell’articolo
Eleonora
Ti ringrazio Eleonora :-)
Condivido a pieno il commento di Stefano, anch’io non potrei fare a meno delle mie chilometriche strategie :-) anche se poi le modifico quasi sempre in corso d’opera.
Quel che per me fà la differenze, è avere un obiettivo ben calibrato sui miei bisogni e sulle mie vere aspirazioni, un obiettivo che valga la pena di essere raggiunto, se faccio bene questo, poi la motivazione viene da sola…
Bell’articolo Andrea, anche se è uno dei miei primi commenti, ti seguo in sordina da qualche mese…e credo proprio continuerò a farlo :-)
Sono sempre stato abituato a controllare assiduamente i miei risultati, sin da quando ero piccolo, e finché ho mantenuto questo atteggiamento di risultati veri ne ho visti ben pochi.
Ho imparato a pianificare la mia vita e i miei obiettivi in modo logico, seguendo una struttura a diagramma di flusso (sono un programmatore), e nonostante i progressi ci siano stati faticavo a vederli.
Il punto era che non mi voltavo per vedere realmente i progressi che facevo, ma ero focalizzato solo sul calcolo del risultato. Questo è un errore clamoroso! Forse una delle cose principali che bisogna considerare quando si vogliono veramente toccare risultati importanti è monitorare il percorso, i progressi appunto, perché solo attraverso questo metodologia possiamo “osservare” la strada che abbiamo fatto e capire quando manca al traguardo.
Da quando ho imparato a modellare il mio approccio, vi assicuro che i risultati sono stati enormi e sequenziali. Casualità?
Secondo me è semplicemente una tecnica pratica, funzionale, e produttiva per spingersi oltre quotidianamente e costantemente.
Un saluto a tutti.
Ciao Andrea, ho un quesito che mi pongo da qualche giorno, e credo che tu sia la persona più indicata con cui condividerlo, magari per te non è nulla di nuovo, magari sarà uno spunto interessante.
La mia ambizione è diventare un fotografo o un grafico professionista. Generalmente sono incline alle arti visive.
Ora, ho lavorato per 2 mesi in un call center inbound. Un lavoro che ho avuto modo di… detestare. Ma questo al momento non c’interessa.
Fatto sta che durante i 2 mesi in cui avevo questo lavoro part-time, verrebbe da pensare che mi sottraeva tempo alle altre attività… invece proprio il mese successivo (che sarebbe questo di marzo) in cui sono stato disoccupato, parimenti la mia iniziativa grafica e fotografica è calata, pasadossalmente ora che ero disoccupato e avevo più tempo da dedicarvi. Al contrario, ho fotografato di più mentre avevo un lavoro che mi prendeva mezza giornata, 5 giorni su 7.
Mi sembra un’impostazione mentale che ha dell’autolesionista, puoi aiutarmi a capire cosa succede?
Ti ringrazio in anticipo.
Ciao DArt, è un paradosso che conosco molto bene perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Quando siamo impegnati, comunque troviamo il tempo per fare quello che dovremmo, quando siamo a spasso, abbiamo 0 voglia di fare qualsiasi cosa.
Questo atteggiamento che apparentemente sembrerebbe paradossale è legato a quelle che nella mia guida chiamo procrastinazione statica e procrastinazione dinamica. Quando la “macchina” è in movimento, va avanti per inerzia ed un’attività in più o in meno in realtà non fa molta differenza. Al contrario, quando siamo “fermi” iniziare una qualsiasi attività può essere un problema.
Il trucco qui è quello di iniziare da una cosa talmente piccola e semplice, che porre resistenza è quasi impossibile. In questo caso meno pensiamo e meglio è: evita to do list, programmi, piani, etc. Semplicemente inizia da questa semplicissima attività che non dovrebbe rubarti più di 5-10 minuti; il resto verrà da se.
A presto,
Andrea.
Intanto ti ringrazio moltissimo della risposta.
Ho letto quell’articolo con molto interesse! Ma non avevo ancora associato ad esso il mio inghippo.
Il fenomeno curioso a questo punto è che riesco a trovarmi degli impegni piccoli o poco più grandi, li porto a termine, poi ho l’impressione di non aver altro da fare e mi fermo nuovamente.
Ma ora ci riprovo, m’è tornato in mente qualcosa di tremendamente spicciolo da fare, che però ho ancora in sospeso :D
Ciao DArt
In attesa di avere pure io lumi da Andrea, ho 5 minuti prima di correre a prendere il treno per Milano, e provo volentieri ad abbozzare una risposta.
Credo che ci siano alcuni fattori da considerare per bene in quello che ti succede e di cui spesso sono vittima pure io:
1) La mitica legge di Parkinson (non so se sia quello del morbo o no, ma così è più facile da ricordare il nome), ovvero che il tempo per portare a termine un task è direttamente proporzionale al tempo che decidi di dedicargli.
Se, come spesso succede, lavori a tempo infinito (specie in quel mese libero), non meraviglia che un roba da 10 minuti possa arrivare a prendere anche delle ore.
Ne consegue altissima frustrazione (come ti capisco) e apparente sensazione di non aver fatto nulla.
2) Immagino che quando dici “è calata” tu lo stia affermando in modo oggettivo, basandoti per esempio sul numero di scatti, di servizi o altro.
Sembra banale, ma la frustrazione unita alla non pianificazione/gestione del tempo ha anche questo effetto collaterale, in cui TI PARE di aver fatto di meno ma in realtà, complessivamente, il risultato totale è superiore.
Anche se, al 99%, resta il fatto che il tempo medio per scatto (posto che un parametro del genere abbia senso) sarà certamente aumentato in marzo per la Legge di Parkinson.
3) Mi viene anche da pensare che, numeri a parte, la QUALITA’ del prodotto non ti soddisfi nemmeno. Mi spiego meglio.
Se avessi fatto solo 2 scatti ma in questi scatti ci fosse stato quello del secolo probabilmente non saresti qui a lanciare un grido di dolore…
Invece, ma vado a braccio, oltre al numero anche la qualità non era spettacolare. Quindi un apparente maggior tempo e relax per poter cogliere il momento ideale non si è tradotto in risultato apprezzabile.
Ora, mi dirai, dammi qualche consiglio, altrimenti taci che non so nemmeno chi cacchio sei :-)
In tutta sincerità posso solo darti questi due consigli:
– dividere in sottotask più piccoli e fattibili i task più impegnativi e darti un tempo per realizzarli (così non degeneri)
– anche se il tentativo di dire “tanto tempo ne ho quindi lo faccio domani” è forte proverei a sforzarmi di fare il primo passo.
A tal proposito pure io quando devo andare a correre (uso il devo a proposito) ma sono tentato di dire “vabbé facciamolo domani” mi convinco a partire solo quando faccio la prima cosa che implica l’uscire a correre: mettere la maglietta.
Non sai quante volte il concentrarsi su un gesto così banale mi abbia letteralmente trasformato la pigrizia di restare a casa nella voglia di uscire.
Prova, funziona!
Di nulla,
naturalmente se quelle piccole attività fossero collegate a quello che vuoi fare veramente sarebbe meglio!
A presto,
Andrea.
Hai perfettamente ragione! io m concentro sull’obiettivo finale e tralacio il percorso. Così non ottengo il risultato (superare l’esame) e mi viene l’ansia e il panico.
Ciao Andrea!
Mi chiamo Deb, ho 20 anni e frequento Design della Comunicazione.
Ho scoperto da pochissimo il tuo sito digitando su google una cosa come “come farsi venire la voglia di studiare” e ho scoperto, con mio grande rammarico, di essere una procrastinatrice D.O.C Ho divorato i tuoi articoli e li ho trovati molto utili!
Ho persino stampato la prima regola per uscire fuori da questo tunnel insidioso, e l’ho appesa vicino al letto!!
SMETTILA DI PENSARE. INIZIA AD AGIRE.
Vorrei ringraziarti, perché ho capito di sprecare moltissimo tempo e di non vivere la vita a pieno…
…appena avrò la possibilità comprerò il tuo libro!
Ti terrò aggiornato sui miglioramenti, se ti va :-)
(intanto oggi ho pulito e messo in ordine camera e bagno, ed erano veramente la giungla!!)
Ciao Deb,
innanzitutto benvenuta e grazie del commento.
Sapere che chi mi legge ha trovato interessanti ed utili i miei articoli mi fa molto piacere, ma sapere che dopo averli letti ha cambiato alcune delle proprie azioni, mi riempie di soddisfazione.
Continua così.
Andrea.
Ciao Deb,
hai ragione, gli articoli di Andrea sono davvero preziosi.
Prendi questo, ad esempio. A una prima lettura può sembrarci illogico ma, soffermandoci con più calma, ci rendiamo conto che davvero accende la scintilla del cambiamento.
Se posso consigliarti, un buon uso degli articoli di Andrea è quello di stamparli e sfruttare i suoi suggerimenti per cambiare 3 cose che fai durante la giornata. A me ha aiutato moltissimo.
Un grande saluto.
Piero.
ciao andrea e grazie per avermi aiutata finalmente a capire quello che sono…una procrastinatrice DOC oltre che DOP! ed è bello sapere che non sono l’unica!!! ho letto le tue “pillole di efficacia” qualche giorno fa tutto d’un fiato, mi piace come scrivi, volevo solo farti partecipe di questo: cookbookricettedicucina.blogspot.com
al termine della lettura ho avuto finalmente il coraggio di scrivere sul mio blog che avevo creato un pò di tempo fa e poi abbandonato.
al momento è solo un piccolo germoglio ma spero che cresca giorno x giorno…non pensare sia uno spazio solo x femmine :-)!!!
perchè anche se di fatto è un blog in cui raccolgo le mie ricette di cucina e pasticceria, è anche un modo per scrivere su tutto ciò che cattura il mio interesse, nel bene e nel male…..ecco, volevo solo ringraziarti! grazie andrea!!!
Stamattina ho fallito per la terza volta consecutiva un esame…pur avendo studiato ed essendomi impegnato non sono riuscito ad ottenere il risultato sperato e la cosa mi ha demotivato immensamente…spero che seguendo questi consigli la prossima volta vada meglio e che possa vivere con più tranquillità il prossimo mese=)
ps:gran blog grazie per tutto quello che fai! ;)
Ciao Filippo,
mi spiace per la delusione, ma a volte serve per trovare la giusta spinta a cambiare. Fammi sapere come andranno le cose la prossima volta.
A presto,
Andrea.
Quindi quello che dice Peters
insomma applicazione del failure management
E’ il concetto di failure management, che Peters compendia in tre parole: fail, forward, fast. Sbaglia, vai avanti, fa presto.
http://www.problemsetting.it/pages/failure.htm
Ciao Andrea! ho incontrato x caso il tuo blog mentre googlando cercavo un efficace metodo di studio e ne sono rimasta letteralmente incantata!!! complimenti davvero, hai una grande capacità.. trattare argomenti “noiosi” in modo divertente rapendo il lettore come se stesse leggendo la cosa più divertente del mondo! complimenti davvero!!!
cmq tornando al punto!!!! stavo cercando un nuovo metodo di studio visto che il mio metodo è sicuramente sbagliato… 2 esami 2 failed!!!! spero che il tuo metodo possa aiutarmi!!!
grazie! :)
Ciao Beatrice,
fammi sapere come va con il nuovo metodo di studio. ;-)
Andrea.
Ciao Andrea, articolo stupendo! Sono un ragazzo di vent’anni, procrastinatore incallito ma grazie alle mie “doti” naturali sono riuscito ad ottenere sempre i miei obiettivi, anche se sempre con qualche difficoltà e con gli inevitabili fallimenti. Ma tutto quello che scrivo nei tuoi articoli è vero ed è per questo che sono diventato un tuo grande fan. In un momento di grossa difficoltà (aprile di quest’anno) ho trovato per caso il tuo blog in cerca di un metodo di studio (ebbene si, non ne ho mai avuto uno). I tuoi consigli sono davvero illuminanti ed inoltre mi hai fatto appassionare alla crescita personale che da sempre mi incuriosiva. Ti ringrazio per mettere a disposizione la tua esperienza!
@Andrea
ma scusa ma sta storia che anche tu eri un procrastinatore DOC ma come mai può essere vera??
Ti sei laureato con una tempistica perfetta e con eccellenti voti, subito hai trovato grazie al tuo cv un bel lavoro in una città più che decente e addirittura poi hai trovato il tempo di avviare un blog!!
Show me the money!! Un solo esempio quanto meno!!
Domanda:
oppure eri un procrastinatore solo quando eri teenager?
E il ricordo ti fa ancora un pò schifo?
Ciao “fottuto ingegnere”, ma bisogna dire a suo modo geniale!!
Fab
Ciao Fab: il periodo di rimandite acuta l’ho vissuto nei primi due anni di università. Ho rispettato le tempistiche perché avevo mio babbo con il “fucile puntato”: mi aveva detto che mi avrebbe finanziato solo 5 anni di studi fuori sede, non un mese in più. In questi primi 2 anni ho preparato male i miei esami, raggiungendo a mala pena una media tra il 25 ed il 26. Ho recuperato poi successivamente, chiudendo i 5 anni con il massimo dei voti.
E’ stato proprio in questo periodo che ho iniziato ad approfondire le tematiche della crescita personale legate alla produttività personale, gestione del tempo e lotta alla procrastinazione.
Non ti nascondo che il procrastinatore doc ogni tanto riemerge: fa parte della mia personalità, solo che non gli permetto di rovinarmi i miei progetti e le mie ambizioni.
Buona giornata,
Andrea.
@Andrea
ma nooooo!!!
Ma questo non è un esempio di procrastinazione !!
Lontano anni luce dal classico esempio di procrastinazione!!
Mettiamola così: siccome uno dei tuoi punti di forza è sempre stato essere un Achiever e siccome sei stato sempre molto ambizioso e volevi diventare Super Achiever ( il “Super Uomo” by Friedrich Nietzsche ) e allora ti sei messo a studiare e applicare seriamente produttività personale!!
E quindi ti sei migiorato ulteriormente!!
Ma la base mooolto solida di partenza di Achiever già c’era!!
Ciao!
Fab
PS diciamo che hai detto una “white lie”!!
Ma siccome sei un “fottuto ingegnere geniale”, ci può stare!!
Passa!! Ma con 22/30!!
Avercene di babbi cosi’, in ogni caso. Io ho avuto la mamma, con la contraerea, altro che il fucile…
Tanto rispetto! onore a te Andrea!
Grazie Andre! ;-)
Alla prossima.
Andrea.
Sei proprio bravo Andrea, al di là che tu fai questo lavoro come ognuno di noi fa il suo, ossia per guadagnare per vivere, però riesci a dare quel quid in più alle persone. Qui da te si viene a leggerti nei momenti di “stanca” della vita, per ricaricare le pile. Sei un ottimo motivatore. Ciao
Ciao Chiara,
ti ringrazio. Sicuramente da qualche mese a questa parte EfficaceMente è diventata la mia principale occupazione, ma preferisco sempre non considerarlo il mio lavoro: credo che questo mi aiuti a non distaccarmi da ciò che è questo blog e a cosa serve per chi lo legge.
A presto e grazie del commento,
Andrea.
Ciao Andrea!
Un consiglio/parere, prendilo come vuoi :-D Sarebbero molto carini i pulsantini sotto i commenti degli utenti per approvare o meno il loro parere. Mi sono sempre piaciuti da morire, secondo me riescono a dare più un senso di comunità! Mi è venuto in mente che qui su efficacemente manca perchè avrei messo un bel punto positivo a chiara per il suo commento :-)
Ciao!!!
Grazie del feedback: ho introdotto i commenti Facebook anche in questa ottica, ma non mi sembrano molto usati ,-)
Sono un procrastinatore D.O.C., per ora non ancora D.O.P. ma ci sto arrivando. La scossa forse l’ho avuta (non dai tuoi insulti, figuriamoci! Quelli sono niente in confronto a come ti possono umiliare i familiari!) e qualcosa si sta smuovendo nel mio personale ma è veramente difficile smettere di raccontare e raccontarsi balle.
E insomma, buon lunedì :)