Cosa mi ha insegnato cucire un bottone sull’avere successo e l’importanza di fare pratica.
“Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili.”
John Norley.
La settimana scorsa in ufficio, sfilando la giacca, ho perso il bottone di un polsino della camicia: il dramma.
In 29 anni di vita (lo ammetto pubblicamente con una certa vergogna) non mi sono mai cucito un bottone della camicia: vuoi la mamma in passato, vuoi la fidanzata o la signora delle pulizie più recentemente, ho sempre schivato questa incombenza.
Fatto sta che mi sono ritrovato un sabato mattina con ago, filo e video di youtube per le istruzioni!
Questa piccola esperienza da casalingo disperato mi ha fatto riflettere sulla crescita personale, il successo e una verità scomoda che spesso preferiamo non raccontarci, ma che è l’unico vero segreto per avere successo e realizzare i nostri sogni.
L’imbranato
Vuoi sapere come mi sono sentito con ago e filo in mano? Un totale imbranato.
Ti giuro, se avessi filmato la scena, sarebbe stata da Paperissima: non sapevo come tenere l’ago, continuavo a far cadere il bottone e mi sono addirittura piccato una decina di volte!
Insomma, una situazione a dir poco frustrante!
Ma te lo immagini?! Ingegnere laureato a pieni voti, consulente d’alta direzione, nonché blogger di crescita personale, che non è neanche in grado di cucirsi un bottone della camicia!
La verità è che tutti noi, ad un certo punto della nostra vita, ci siamo sentiti imbranati in qualcosa in cui oggi siamo dei veri e propri campioni.
Da neonati eravamo dei perfetti imbranati quando si trattava di mettere un piede di fronte all’altro; in prima elementare leggevamo come dei veri e propri imbranati (anzi che tecniche di lettura veloce); e magari oggi ci sentiamo imbranati in qualcosa che domani ci sembrerà dannatamente semplice.
Per quanto mi riguarda, mettendoci un po’ di sana tigna marchigiana, ho cucito il mio bel bottone sul polsino della camicia, rendendomi per altro conto che al termine dell’operazione mi sentivo molto più sicuro di me stesso, di quanto non mi fossi sentito appena mezz’ora prima (si, ci ho impiegato mezz’ora, inutile che ridi!).
Questa nuova abilità appresa, come ti ho già anticipato, mi ha fatto riflettere sulla differenza tra Talento e Pratica, e sulle balle che spesso ci raccontiamo pur di non inseguire i nostri sogni.
Talento vs. Pratica
Posso considerarmi un talento del taglio & cucito?! Assolutamente no, ma con un po’ di pratica ho raggiunto il mio piccolo obiettivo.
Nel suo saggio Fuoriclasse, il sociologo canadese Malcolm Gladwell sostiene che chiunque può diventare un fuoriclasse realizzando 10.000 ore di pratica. Questo naturalmente varia a seconda della disciplina che si sta praticando, ma il concetto di per sé è molto affascinante.
Viviamo in una società che esalta il talento naturale e la fortuna: pensa soltanto a quanti soldi sono buttati al vento nei giochi d’azzardo (soprattutto in questo periodo di crisi) o a come sono osannati i giocatori di calcio, che rispetto ad altri sportivi di resistenza (trail runners, maratoneti, iron men, etc.) sono delle schiappe malefiche.
Allo stesso tempo, questa società che ci vuole far credere che il successo debba essere facile, immediato e privo di ostacoli, tende a minimizzare o addirittura mettere in cattiva luce chi ha saputo realizzarsi grazie alla determinazione, alla resilienza e al duro lavoro, magari partendo da condizioni considerate svantaggiate.
La stessa industria della crescita personale ci ha voluto illudere, facendoci credere che per realizzare i nostri sogni più sfrenati sia sufficiente poterli immaginare vividamente, magari entrando in risonanza con le giuste “vibrazioni cosmiche“: le milioni di copie vendute da The Secret la dicono lunga su quanto le persone desiderino ottenere tutto e subito, senza essere disposte a dare nulla in cambio… mah si, al massimo un quarto d’ora di visualizzazioni al giorno (ho già detto la mia in passato sulla Legge d’Attrazione).
La verità è che se non abbiamo avuto il dono di un talento naturale, se siamo nati in condizioni di apparente svantaggio, se siamo appena dei dilettanti, beh… abbiamo ancora un’arma molto potente dalla nostra parte: la pratica.
Ma la pratica non è facile.
Fare pratica significa smettere di procrastinare. Fare pratica significa accettare la frustrazione dell’essere inizialmente degli imbranati. Fare pratica significa affrontare la paura della sconfitta e del fallimento. Fare pratica significa rinunciare al piacere immediato, in cambio di una più grande felicità futura. Fare pratica significa mettersi in gioco. Adesso.
Se sei disposto ad allenarti ogni giorno, senza soste, senza scuse, senza frigne, credi veramente di poter essere sconfitto? E se anche sarai sconfitto… una volta, due volte, dieci volte! dopo aver imparato a dare il 100% (e oltre) per i tuoi obiettivi, credi veramente che ti arrenderai? E se anche sarai costretto ad arrenderti, credi veramente di aver fallito?
Buona settimana.
Foto di ZeRo`SKiLL
Bell’esempio di come possiamo rendere fattibili delle imprese apparentemente difficili!
Iniziando (senza procastinazione)e accumulando pratica comettendo i normali errori di percorso, (qualche puntura e bottone per terra, per poi portare a casa un risultato.
Difatto in questo modo sappiamo di POTERE ed un domani possiamo richiamare alla memoria una esperienza di successo per poterne affrontare altre con più sicurezza.
Regalandoci questa riflessione permetti a ciascuno di noi di portare alla luce esperienze positive, esemplari ed allo stesso tempo di autorizzarcia a provare a fare anche quando ci sentiamo impacciati, permetterci di pungerci e fare cadere i bottoni e permetterci di SAPER FARE
Ciao Claudio,
si il messaggio di fondo di questo articolo vuole essere il seguente: lascia da parte il talento, lascia da parte la fortuna, concentrati solo sulla pratica. Se farai abbastanza pratica, nessun obiettivo ti sarà precluso.
Andrea.
Ah ah ah ah! L’idea del video di istruzioni su YouTube è straordinaria! Ma senza, come avresti fatto? A me, confesso, non sarebbe venuto in mente. Anche se, io, senza internet e le ricette con foto in diverse versioni e in base agli ingredienti che hai in casa, non inviterei mai nessuno a cena.
Bella la tua storia, simpatica e intelligente. Come al solito e un po’ di più…
P.S. Sai stirarla, la camicia? E fare una lavatrice? :) ;)
Ciao Ilaria, è da quando ho 18 anni che sono fuori casa… diciamo che mi so arrabattare piuttosto bene, ma cucire no: è stata proprio una delle cose che ho sempre schivato! ;-)
Ti e’andata bene.io ci ho messo piu’tempo.pero’alla fine ho imparato come ho imparato a stirare,cucinare,pulire la casa,fare la lavatrice e tante altre cose che prima venivano considerate delle facende femminili.si tratta solo scoprire il potenziale che abbiamo dentro di noi e che ci e’stato negato per via delle convinzioni degli altri,parenti e familiari inclusi.ma quando la vita ti porta a vivere solo,non ti restano che due opzioni:o resti immobile vedendoti sprofondare oppure ritrovi te stesso e torni su’piu’forte di prima…….P.S.saper fare tutte queste cose ti rende anche attraente perche’togli alle donne quelle armi che le rendevano indispensabili…
Ciao Alessandro,
indubbiamente l’articolo può essere letto su più livelli: l’indipendenza intesa come “sapersi arrangiare da soli” è uno di questi.
Buona giornata.
Andrea.
articolo davvero centrato!! parlavo proprio ieri con mia madre di questa cosa: ho cominciato da poco ad andare al poligono a sparare con la mia pistola… lei sosteneva che se uno non ha mira e non è portato è inutile che ci provi, non diventerà mai bravo. Io, per contro, insistevo sul fatto che con la giusta pratica magari non andrò alle olimpiadi come tiratrice, però sono certa che un giorno metterò buona parte dei miei colpi nel centro dell’obiettivo! e la cosa più importante è che mi sto divertendo nel far pratica. Se non si perde di vista l’obiettivo e si prende l’esercizio come un divertimento, i risultati arrivano anche prima!
Ciao Elena,
quando hai parlato di “articolo centrato” e poligono di tiro mi sono spaventato! ;-)
Grazie del commento,
Andrea.
“sapersi arrangiare da soli” (oltre a chiedere aiuto ai tutorials di youtube :) ) mi ricorda la scritta che troneggiava all’ingresso della mia scuola elementare montessoriana:
“insegnami a fare da solo”
Credo molto nella qualitá di aiuto che responsabilizza chi è aiutato, anche in questo blog respiro questo clima e mi fa piacere.
Ciao Andrea, ti seguo da un po’ ma è la prima volta che commento!
Mi piace molto il tuo blog e ho pure comprato la tua guida! Con passi microscopici qualcosa sta cambiando! :)
La tua storia è veramente divertente soprattutto perché da giorni voglio cucire un bottone a quattro fori su un pantalone e rimandavo perché non ne avevo voglia e non volevo farlo male. Tutte trappole della procrastinazione! Grazie anche per il video! Adesso ho capito cosa sbagliavo quando provavo a ricucire un bottone e mi rivolgevo sempre a qualcuno o lasciavo stare.
Grazie per la puntualità dei tuoi post oltre che per i contenuti e la simpatia! :)
Ciao Davide,
grazie a te del commento: ne approfitto per darti il benvenuto ufficiale.
Andrea.
E’ fantastico come da un “intoppo” quotidiano riesci a tirar fuori articoli del genere!
Questo è un articolo che mi tocca parecchio. Sono sempre stato considerato talentuoso in tutti gli sport che ho provato e in fondo credo anche di esserlo veramente. Ma non ho mai concluso niente! E li ho provati quasi tutti!
E’ vero quindi che senza talento e con molto impegno si possono raggiungere determinati risultati ma è altrettanto vero che con il solo talento non si va da nessuna parte.
Ora, vicino ai 30 anni, mi rimangono solamente gli sport di resistenza, nei quali il talento serve ben poco. Avrei dovuto leggere questo articolo circa 15 anni fa, quando non mi rendevo conto di cosa stavo sprecando ma non importa, guardo avanti e mi concentro sulla maratona che sto preparando.
Grazie per sbattermi sempre i faccia gli errori che ho fatto, che faccio e che (probabilmente) farò :-)
Ma guarda Enrico, fondamentalmente molti degli articoli che scrivo, li scrivo per sbatterMI in faccia gli errori che ho fatto in passato e che faccio tuttora.
Quando colgo nel segno mi rendo conto che ci sono un sacco di persone che stanno affrontando un percorso simile al mio, e spero che le mie parole possano essere d’ispirazione.
A presto,
Andrea.
Mi ricordo la prima volta che ho messo piede in tribunale per la pratica legale: paura e panico allo stesso tempo ed un senso di totale frustrazione ed inadeguatezza, di disagio.La pratica quotidiana mi ha permesso di accedere con assoluta sicurezza ed oggi sono io che do indicazioni a chi non sa orientarsi nel nuovo grande tribunale di Bologna. Resta però il fatto che la pratica è FONDAMENTALE:proprio per questo bisognerebbe che le università affiancassero gli anni di teoria a semestri di pratica. Soprattutto er giurisprudenza. Ciao Andrea, credo che molto presto comprerò Start perchè tendo un po’ troppo a procrastinare in questo periodo e vorrei scuotere la mia carriera.
Ciao Caterina,
grazie per aver condiviso la tua esperienza: ci sono centinaia di studenti di giurisprudenza che leggono EfficaceMente, sono sicuro che sei stata loro di aiuto.
Per quanto riguarda Start! per il momento è ancora li ;-)
A presto,
Andrea.
con questo articolo sollevi il “problema” del sapersi arrangiare per necessità, se non ne avessi avuto bisogno, al diavolo i bottoni !!!
quindi da un lato c’è la necessità e dall’altro il capire chi siamo e cosa vogliamo, per la serie voglio solo imparare perchè mi dà piacere, perchè mi fà guadagnare, o solo per semplice curiosità…
….NECESSITA’ e CONVENIENZA…
Ciao Andrè,
io ti seguo spesso e tutti i tuoi articoli mi riempiono di motivazione!
Su questo in particolare però ho qualche dubbio, e ti spiego il perchè raccontandoti la mia esperienza.
Ho 22 anni, sono una pianista e da più o meno 12 anni non c’è stata nemmeno una settimana in cui non mi sia esercitata/non abbia suonato il piano (questa la definirei determinazione!).
Ho acquisito tantissime capacità (la tecnica, il tocco, la velocità, la padronanza necessaria ad esibirsi a memoria, e non parliamo di tutti gli aspetti della performance),
eppure sento che manca qualcosa, come se stessi girando sempre più vicino ad un centro che nello stesso tempo mi sembra impossibile raggiungere tramite l’esercizio quotidiano o l’esperienza.
Secondo me il talento è ciò che ti permette di arrivare a quel centro, in modo naturale, spontaneo e direi “intuitivo”.
Sto attraversando un periodaccio proprio per questa disputa fra talento e forza di volontà, e devo dire che la seconda l’ho sfruttata tantissimo!! Mi pare quasi che il lavoro, la tecnica, lo studio continuo e tutto il resto stiano ostacolando quello che dovrebbe la cosa più semplice e diretta: l’espressione.
ti ho messo in crisi, eh???
Complimenti e bello spunto di riflessione.
Alla prossima!
Ciao Mia,
no, non penso affatto che quanto stai vivendo sia in contraddizione con quanto scritto in questo articolo.
La scalata verso il successo (comunque tu lo definisca) presenta molteplici fasi, tu sei in quella che a mio avviso si potrebbe chiamare fase “plateau”: hai l’impressione di girare in tondo e di non andare da nessuna parte.
Quello che la crescita debba essere lineare è una delle grandi balle della crescita personale (ci ho scritto un articolo a riguardo, tanto per cambiare).
La crescita non è mai lineare, come nulla in natura. Pensa ad un terremoto, ad un fiore, ad un’elettrone: l’energia prima si accumula, giorno dopo giorno, e nulla sembra accadere, poi all’improvviso tutto accelera e gli eventi si susseguono ad una velocità inaspettata. Lo stesso vale nello sport e in molte altre discipline: il nostro cervello accumula giorno dopo giorno la pratica necessaria per eccellere e poi all’improvviso un giorno ci accorgiamo di fare cose che prima consideravamo straordinarie.
Chi non è consapevole di ciò, tende ad arrendersi quando non vede i risultati, dimenticando che l’unica cosa che conta sono i progressi.
Continua con la tua preparazione: ho come l’impressione che il concetto di “talento” sia diventato per te una convinzione limitante.
Ps. ricordati di noi quanto ti esibirai in qualche concerto famoso!!!
A presto,
Andrea.
AHAH che bell’articolo, mi hai fatto fare proprio 2 risate Andrea!
Se fossimo esperti in tutto che mondo sarebbe?
La cosa bella è imparare cose nuove, e cimentarsi per apprendere sempre qualcosa che ci aiuta a vivere meglio, e perché no, risulta utile!
Io sinceramente credo che 10.000 ore siano anche troppe… affermo questo essendo un appassionato del ramo della PNL che tratta il modellamento.
In buona sostanza, se usiamo la stessa sintassi mentale, comportamenti, atteggiamenti, e modi di agire della persona che vogliamo rispecchiare, possiamo facilmente riprodurre nella nostra mente, e quindi anche a mettere in pratica, praticamente qualsiasi cosa.
Certo, nel tuo caso di ago, filo e bottone, c’è poco da modellare, serve semplicemente un pò di esperienza… e te lo dice uno che si trova nella tua stessa situazione! :)
Un saluto
Gianluca
Bellissimo articolo! Quanto è vero quello che hai scritto!
Ho iniziato la preparazione di un’esame per cui mi sentivo totalmente inadeguata, e puf! adesso vedendo che capisco e ho imparato mi viene sempre più voglia di andare avanti con il programma!
Ciao Andrea, complimenti vivissimi per i tuoi articoli sono davvero interessanti ed utilissimi! Questo in particolare mi è piaciuto molto perchè spiega come nessun obiettivo è irraggiungibile se si continua a far pratica con determinazione incrollabile.
Caro Andrea,
Dopo anni di letture inerenti la crescita personale sono ad un bivio importante. E da una ricerca in rete è venuto fuori il tuo sito, GRAZIE GRAZIE! Presente quando capitano le parole giuste al momento giusto? Ho fatto una scorpacciata dei tuoi articoli e questo sul bottone era proprio un bell’esempio, più eloquente di mille parole!
Grazie mille!
p.s. come ti senti a sapere che tutti ci siamo immaginati la scena delle imprecazioni che hai detto quando ti sei punto?
Ammetto però di avere qualche problema a conciliare questa idea di Malcolm Gladwell delle 10.000 ore con quella di Timothy Ferriss delle 4 ore! Insomma, mi sento un po’ una corda tirata da entrambi i lati, per cui… teso! Da una parte ho un uomo che mi dice, a ragion veduta, che l’allenamento ancora una volta risulta l’arma vincente; dall’altra, invece, ho un altro uomo che mi dice che l’80% del mio successo proviene dal 20% del mio impegno (era così o ricordo male?)… come conciliare le due idee?
Baci a te, Andrea!
Stò ridendo ancora… Condivido la tua teoria e sapessi quante cose ho imparato a fare divertendomi. Il bottone e cucire ho imparato da piccolissima, ma la mia più grande gioia è stato il computer conosciuto 13 anni fa e…ho imparato anche a formattarlo da sola!
Ciao. Ro
Ciao Andrea,
primi due bottoni alla camicia la settimana scorsa, adesso ho 3 pantaloni a cui fare l’orlo, livello 2: il punto invisibile!!!
Ahahaha, grandissimo!