5 lezioni per imparare a raggiungere i tuoi obiettivi, fregandotene degli imprevisti.
“Il caso non aiuta mai quelli che non aiutano se stessi.”
Sofocle.
La settimana passata, nel corso di una giornata di formazione, ho assistito ad un interessante dibattito su casualità e determinismo.
Casua… che?! Deterginismo… cosa?! Ma che sta’ aaa di’ questo?!
- La casualità è la circostanza in cui l’uomo si trova nell’incapacità di prevedere il verificarsi o l’evolversi di un fenomeno o di un evento. Molto più semplicemente: fortuna e sfiga.
- Il determinismo è la dottrina filosofica secondo la quale tutto ciò che esiste o accade (evento), comprese le conoscenze e le azioni umane, è determinato in modo caUSale (non caSUale!) da una catena ininterrotta di eventi avvenuti in precedenza. Molto più semplicemente: causa ed effetto.
Ogni volta che fissi un obiettivo devi confrontarti con casualità e determinismo: nel percorso verso la tua meta, dovrai mettere in campo una serie di azioni per produrre determinati effetti (determinismo), e allo stesso tempo dovrai affrontare una serie di eventi imprevisti che accelereranno, ma soprattutto, rallenteranno la corsa verso i tuoi obiettivi (casualità).
Nel corso degli anni, mi sono confrontato con determinismo e casualità nel percorso verso i miei traguardi, e ho imparato che esistono 5 fondamentali lezioni per raggiungere i propri obiettivi… nonostante la sfiga:
- Ripensa i tuoi obiettivi. “Voglio vincere 50 milioni di € al superenalotto entro la prossima settimana”. Direi che questo obiettivo è costruito piuttosto bene: è specifico (50 milioni di €), ha una scadenza temporale (entro la prossima settimana), è formulato al positivo (voglio vincere…). Insomma, ha tutte le carte in regola, c’è solo un problemino… non è un obiettivo! Manca un ingrediente fondamentale: il tuo ruolo. Quando fissi un obiettivo, è importante definire quale sarà il tuo ruolo per raggiungerlo. Quali abitudini intendi cambiare o instaurare per avvicinarti alla tua meta? Quali sacrifici sei disposto a fare? Il caso non può essere l’unica componente ad entrare in gioco, devi prenderti la responsabilità dei tuoi obiettivi.
- Concentrati sul perché e non sul come. Quando fissiamo degli obiettivi, capita a volte che tendiamo a pianificare troppo, cercando di definire ogni singola azione (il come). Questo approccio ci rende rigidi, e quando dobbiamo affrontare un evento imprevisto (la casualità), alziamo le braccia e ci arrendiamo, dicendoci che quell’obiettivo è impossibile. Un pilota non fissa mai la sua rotta metro per metro, ma introduce continui aggiustamenti per rispondere al meglio alle condizioni esterne (il vento, i temporali, i ritardi etc.). Quando fissi un obiettivo, definisci un piano di massima, ma non perdere troppo tempo a pianificare ogni dettaglio, concentrati piuttosto sul perché. Prendi un foglio di carta e fai una lista dei 10 motivi per cui vuoi raggiungere il tuo obiettivo: se i perché sono abbastanza forti, quando si presenterà un imprevisto, troverai il come.
- Mettici determinazione. Nel percorso verso i tuoi obiettivi, l’imprevisto è una certezza. Non chiederti se incontrerai ostacoli, chiediti se sei abbastanza determinato per superarli. La determinazione è infatti quello strumento che ti permette di avvicinare la casualità al determinismo. Il successo è un evento stocastico (stoca… che?!), la cui probabilità di accadimento è tanto più alta quanto più alto è il numero di tentativi che facciamo per raggiungerlo. Non permettere che delle sconfitte momentanee ti facciano desistere. Come direbbe Dicky Fox: “incassa i pugni, domani è un altro giorno”.
- Scegli la tua reazione. Esiste uno spazio tra l’accadimento di un evento e la nostra reazione: non puoi scegliere se l’evento debba accadere o meno, ma puoi sempre scegliere come reagire. Dove molti vedono un problema, pochi scorgono un’opportunità. Quando ti trovi ad affrontare un imprevisto, prova ad immaginare delle improbabili conseguenze positive di quell’evento: non limitare la tua fantasia. Le prime volte non ti verrà in mente nulla, ma con il tempo ti sorprenderai di quante opportunità si nascondano dietro un apparente disastro.
- Ripensa i tuoi obiettivi. Guarda che l’hai già detto! A volte non basta fissare gli obiettivi in modo diverso, a volte è necessario capire che bisogna fissare obbiettivi diversi. La linea che separa determinazione e stupidità è molto sottile: insistere sulle continue sconfitte, quando treni più promettenti ci passano a fianco, non significa essere determinati: significa essere stupidi.
Che ruolo hanno giocato nei tuoi successi determinismo e casualità? Hai pianificato il tuo successo o è stato solo un colpo di fortuna? Fammelo sapere nei commenti. Grazie.
Foto di darkmatter
La casualità è secondo me la variante che ci da qualche spinta in giù o in su a seconda della situazione che viviamo. Il determinismo è ciò che dobbiamo avere come caratteristica fondamentale in quanto siamo noi artefici del nostro destino tramite le nostre azioni.
Grazie Alessio per il commento. L’obiettivo dell’articolo era proprio quello di sottolineare che la responsabilità degli obiettivi che ci prefiggiamo deve essere nostra.
Nessuna nega l’esistenza della casualità, ma esistono modi per attenuarne gli effetti negativi.
Ricordate la geniale prima legge di Sodd:
http://www.cli.di.unipi.it/~scotto/HeS/Murphy/Murphy01.html
« Quando qualcuno cerca di raggiungere un obiettivo, sarà sempre ostacolato dall’involontario intervento di qualche altra presenza (animata o inanimata). Tuttavia, ci sono obiettivi che vengono raggiunti, in quanto la presenza che interviene cerca a sua volta di raggiungere un obiettivo ed è naturalmente, soggetta a interferenze ».
Complimenti per il blog!
Francesco
Grazie mille per il commento e per il link… Nel suo pessimismo “pratico”, Murphy mi ricorda sempre quanto siano importanti le 5 lezioni di cui ho parlato nell’articolo ;-)
Buona giornata.
Andrea
Bellissimo post Andrea!!
Sto pensando da un po di giorni ad un fatto strano.
Sembra che più porti nella vita la casualità.. del tipo approcci una ragazza sconosciuta, o chiami un numero di telefono a caso e ti metti a parlare, oppure partecipi a seminari e corsi di cui non credi di poter essere interessato, compri un libro senza guardarlo…
Più la fortuna sembra girare dalla tua parte…
Insomma non solo la fortuna aiuta gli audaci..
ma sembra che la fortuna aiuti chi rompe la routine..
Dimmi cosa ne pensi..
probabilmente i fisici quantistici mi darebbero ragione..
e magari anche qualche religione antica..
boh
In effetti hai ragione!!A me succede che se mi trovo in una situazione di difficoltà ma la mia mente è rilassata non si preoccupa minimamente ma vede l’accaduto negativo come una “possibilità” mi si accende la lampadina e mi vengono in mente un sacco di cose di idee! E trovo qualche cosa che non mi sarei mai immaginata di vivere!!!!
E’ vero, se esci dalla comfort zone, ti si apre un mondo che non conoscevi.
Marco! Ben tornato.
Con il tuo commento hai introdotto un argomento di cui voglio parlare (in parte) nel prossimo post… non anticipo nulla… ma riguarda l’importanza di “condire” le nostre giornate con continue novità, in poche parole: rompere gli schemi.
Sono un sostenitore sfegatato delle abitudini e delle routine: ritengo che siano la vera chiave del successo.
Ma sono fermamente convinto che una delle abitudini più importanti sia proprio quella di introdurre qualcosa di nuovo nella nostra vita ogni giorno.
Grazie per il commento Marco
Ciao Andrea. Mi trovo in linea con la tua chiave di lettura: sicuramente alla base del raggiungimento di un obiettivo c’è sempre un approccio che tende ad avvicinare la componente causale con quella deterministica soprattutto attraverso la determinazione individuale, intesa in senso lato (dentro al concetto di determinazione ci metterei anche ciò che emerge dal tuo articolo: l’orientamento all’obiettivo, la definizione del nostro ruolo, il cercare di essere positivi di fronte agli ostacoli, la possibilità di scegliere la reazione ad un imprevisto, etc.).
Credo però che sia importante considerare anche il rovescio della medaglia, cioè quelle situazioni nelle quali non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo e quindi ci troviamo a dover affrontare un insuccesso: ovviamente quando si intraprende un percorso ci si pone l’obiettivo di raggiungere un traguardo, ma è inevitabile che qualche volta le cose non vadano nel verso giusto, talvolta inaspettatamente. In questo caso un approccio così razionale non rischia di generare frustrazione, portandoci a caricarci di eccessive responsabilità? Non è che, davanti alla constatazione di un fallimento, quando necessariamente ci troviamo ad esaminare a posteriori i motivi che l’hanno generato, tendiamo a valutare prevalentemente i nostri comportamenti od atteggiamenti errati o non sufficienti, mentre in realtà possono essersi verificati lungo il percorso degli eventi negativi che andavano oltre la nostra volontà ed il nostro controllo?
Ciao Simone.
Sono pienamente d’accordo con il tuo “disaccordo”. Penso infatti che i punti 1. 4. e 5. rispondano proprio ai tuoi dubbi.
Nel punto 1. ho sottolineato l’importanza di darsi obiettivi che rientrino nella nostra sfera di controllo. Ti faccio un esempio legato proprio all’esperienza del blog: avrei potuto scegliere di prefiggermi come obiettivo quello di avere 1.000 visitatori unici/giorno entro 6 mesi, ma questo obiettivo non sarebbe stato pienamente sotto il mio controllo; ho deciso allora di prefiggermi come traguardo quello di scrivere 2 articoli ed 1 guest post di valore a settimana. Questo 2° obiettivo è pienamente sotto il mio controllo, non dipende dal caso.
Non tutti i nostri traguardi possono essere così controllabili però, e a volte l’insuccesso è inevitabile. In questi casi entrano in gioco il punto 4. ed il punto 5. Se ti sei impegnato per raggiungere il tuo obiettivo, se ci hai messo determinazione, allora non può essere un insuccesso: è vero non hai raggiunto il tuo traguardo, ma pensi veramente che non sia cambiato nulla? che tu non abbia imparato nulla?
Infine il punto 5. negli anni passati mi ero fissato su un obiettivo a cui in fondo non tenevo così tanto, era un obiettivo dettato da altri, un obiettivo per il quale non avevo dei “perché” profondi. Non ho mai raggiunto questo obiettivo ed è una delle migliori cose che mi sia capitata. ;-)
Grazie per il commento Simone.
a proposito di questo tuo post voglio segnalarti questo mio
http://giacuomonuovocolle.splinder.com/post/18536027/con+l%27energia+tutto+%C3%A8+possibi
con talune considerazioni (ingenue, spontanee e personali) che forse possono interessarti. la questione grave, per me, è la tendenza alla deresponsabilizzazione, che crea destino, oroscopo, fato, religione, signor wilson a cui dare la colpa. mi è chiaro che questo problema deriva da *ehm* vigliaccheria, ma non saprei che soluzioni suggerire oltre a… avere il coraggio delle proprie azioni.
Hai centrato appieno il mio pensiero Giacomo! Dobbiamo essere responsabili dei nostri obiettivi.
E’ inutile dire: è colpa della sfortuna, del caso, del professore acido, del capo bastardo e così via.
La vera chiave è focalizzarsi soltanto su ciò su cui abbiamo controllo.
Ps. grazie per la segnalazione: un ottimo articolo.
Ho molto interesse per il vostro blog. Credo in alcune cose fondamentali per le quali mi prefiggo obiettivi precisi. Per questo mi si dice spesso di essere una persona determinata ma non riesco davvero a capirne il motivo visto che a volte mi sento parecchio insicura. Probabilmente inizialmente devo tralasciare i “come” e concentrarmi sui perchè ? Come fare per sentirmi più sicura?
Salve Antonella,
benvenuta.
Penso che la sicurezza nasca dall’esperienza. Per quanto mi riguarda, essermi posto e aver raggiunto piccoli traguardi, mi ha permesso di costruire nel tempo quel momentum necessario per raggiungere obiettivi più ambiziosi.
Spero di aver risposto alla tua domanda.
Andrea.
la casualità è la regola che gestisce tutto, noi siamo la variante, ciò che sconvolge tutto. L’universo è fatto di materia non vivente in prevalenza. Il non vivente ha come unica regola la casualità, noi come viventi abbiamo la capacità di scegliere, ma essendo una minoranza non abbiamo il potere maggiore. Bisogna ricordarsi sempre di essere solo un granello di sabbia su marte
Ciao Silvio,
benvenuto.
Mi piace questo accostamento tra casualità / determinismo e non vivente / vivente. L’idea di avere la possibilità di determinare il nostro destino è molto motivante.
Comunque, ritornando sul discorso di prevedere l’andamento dei mercati finanziari posso dire sulla base delle mie conoscenze che il mercato è prevedibile è si può sempre battere.
Quello che dico sembrerà un paradosso per i più: Ma le cose stanno proprio così!
Non esiste nessun movimento casuale è tutto prevedibile: Questo è uno dei segreti più custoditi da quelli che sanno…
Saluti, Maurizio.
apocalipse79@hotmail.it
Ciao Maurizio,
per quanto mi riguarda non penso che il mercato si possa prevedere con tanta semplicità, ma al contrario penso che ci siano ottime strategie per seguirne il trend.
Andrea.
Ciao ! bellissimo articolo, complimenti, non riesco però a capire il quinto punto della lezione fondamentale…
per quello che ho capito dici di non fissarsi sullo stesso obbiettivo quando il numero dei fallimenti è alto e quindi è meglio porsi altri obbiettivi…
ma se quello che voglio nella vita è proprio quello che mi sta dando fallimenti? Edison fallì un migliaio di volte e alla fine è riuscito nelle sue intenzioni, così come Einstein e molti altri scienziati…forse quando si fallisce è perchè sono stati elaborati metodi sbagliati.
Non voglio replicare quello che hai scritto, per carità, ho fatto una scaletta su alcuni fogli e li ho appesi in tutta la casa, prorio perchè credo nei tuoi metodi e li seguo con determinazione, e credo nel mio target da raggiungere e non ho intenzione di gettare la spugna puntando a un treno che non è nel mio interesse, esempio: se punto a inventare un nuovo tipo di motore per auto non accetto l’impiego per migliorare la tecnologia delle navette della NASA…sarà stupido ma per lo meno invento qualcosa di utile per tutta l’umanità…
Ti prego dimmi se ho sbagliato a capire quello che hai scritto e se si spiegami meglio.
Grazie
Alex
ciao andrea,
una mia amica quest’estate mi ha confessato che sentendo le continue brutture che mi sono capitate negli ultimi 2 anni, pur non avendoci mai creduto, cominciava a pensare che la sfiga esistesse.
Le ho risposto che secondo me non era sfiga ma cose che capitavano casualmente e che a parte le casualità certe cose sono arrivate a certe conseguenze per colpa mia, per miei errori.
Tutt’ora io pervicacemente non credo nella sfiga. Credo invece che il caso ci ponga di volta in volta delle sfide e delle opportunità.
Per esempio sono convinta che se non avessi passato questi ultimi due anni di “sfiga nera”, tenendo saldo in mano il timone della mia volontà e cercando di reagire al meglio, non avrei mai potuto approfittare al 100% delle opportunità che mi si stanno svelando e offrendo ora. Perchè un’altra domanda da porsi è anche come utilizziamo i doni e le opportunità che il caso ci offre. 2 anni fa avrei usato i soldi arrivati per fortuna per divertirmi…li avrei scialaquati. Oggi li ho usati per investirli in un’utensile che mi permetterà di fare nuove cose…da vendere.
Io credo che la tendenza di scaricare sugli altri le nostre responsabilità non provenga solo da una nostra personale irresponsabilità ma da una scuola di pensiero culturale che ci insegna questo, sin da piccoli. E questa non assunzione di responsabilità fa molto comodo a certi “poteri forti” per tenerci sotto controllo. Certo è però che siamo noi che se ci rendiamo conto di ciò e vogliamo avere il pieno controllo della nostra vita, dobbiamo sforzarci di cambiare il nostro sistema di pensiero, diventare attivi, agire e determinare il nostro destino. Poichè quello che viene nascosto dagli agenti dei “poteri forti” (lo so sembra un discorso da pazza complottista) è che comunque tu paghi sempre in prima persona le conseguenze delle tue azioni, e questo anche se cerchi di raccontarti palle o credi ancora che i regali li porti gesù bambino se sei stato buono.
Ci hai mai fatto caso? Che tu dica che sia colpa degli altri o ti assuma la responsabilità, comunque paghi/godi delle conseguenze delle tue azioni. Il punto è che se ti assumi la responsabilità delle tue azioni sei consapevole di poter scegliere quale azione fare. Mi spiego?
Trovo agghiacciante l’idea di non aver controllo e potere sulla mia vita. Trovo inquietante l’idea che tutto quello che ci accade non dipende da noi.
Comunque quasi 4 anni fa sono giunta a torino, rilevando un’attività, perchè una mia conoscenza è entrata per caso in quel negozio per farsi stampare delle cose ed ha saputo che il tipo l’avrebbe ceduta volentieri se ci fosse stato qualcuno disposto.
:-)
Mi capita di ripeterlo spesso nei commenti: cambi davvero quando ti assumi il 100% della responsabilità di dove ti trovi in questo esatto momento.
mi trovo d’accordo, credo nella statistica: se ti va tutto male per metà della vita, l’altra metà potrà solo essere migliore, e ti assicuro che chi me l’ha detto non era un’amica: è poi diventato VERO!
l’altro giorno dopo aver studiato come una matta per un esame sono andata e in commissione c’era il prof che nessuno avrebbe voluto che ci fosse.. già ero indecisa se sostenere l’esame o meno poi quando ho visto lui ho deciso che non l’avrei fatto …arriva una mia amica e mi convince in tutti i modi a provarci lo stesso… risultato: quel prof è andato via ne è venuto un altro che ha chiesto cose umane e adeguate, quindi esame passato !!! beh qui la casualità è stata dopppia , ma ho imparato che dopo aver programmato e studiato tutto quello che era necessario se c’è un ostacolo lo si affronta comunque male che va vince l’ostacolo, bene che va vinco io e non è poco ;) …non è facile ragionare così soprattutto se si è sempre non sicuri di aver fatto abbastanza e si è troppo autocritici con se stessi , ma io ci sto provando !!!
Grande!
Grazie per aver condiviso la tua esperienza Annalia.
Andrea.
La vera chiave è focalizzarsi soltanto su ciò su cui abbiamo controllo.
Cambi davvero quando ti assumi il 100% della responsabilità di dove ti trovi in questo esatto momento.
Chiaro, molto chiaro.
E’ un lungo viaggio e la meta è il viaggio stesso, passo dopo passo.
Grazie.
Le opinioni espresse sul sito mi stimolano riflessioni che vorrei comunicare ad altri. Come è difficile formulare un giudizio obiettivo su quanto ci accade… l’insuccesso può dipendere da tanti fattori e a volte non riesci nemmeno a renderti conto di quali siano le autentiche cause ma qualsiasi giustificazione purtroppo è acquisita solo dopo l’esperienza. Quando ti attivi per conseguire un obiettivo con tutta la tua volontà e le tue conoscenze sulla situazione sei in buona fede e non sai mai a priori quale sarà l’esito dell’iniziativa. E’ vero che se il tuo desiderio è forte sopravvive alle difficoltà, ai limiti e alla sfide ma le ferite subite nel cammino fanno un po’ male ed il viaggio diventa più stentato senza qualche raggio di sole.
Ciao Andrea, sto leggendo molti tuoi articoli molto interessanti. Complimenti.
Però quando sei giù nel baratro, quando sei uno straccio, hai gettato la spugna, h
L’opinione che hai di te e disastrosa a dire poco, ma soprattutto quando la vita e le ESPERIENZE ti hanno massacrato del tutto… è molto difficile trovare il minimo appiglio…
Mi spiego meglio, quando sei davvero stato massacrato dalla vita e sei davvero giù, la sensazione e quella di dover/voler svuotare il mare con un cucchiaio BUCATO . Hai volgia ad azione, determinazione ecc…
Il demone da combattere è la certezza dell’impotenza e ela mancanza di fiducia in se stessi.
Grazie per la tua eventuale riaposta e complimenti per il blog davvero bello.
Ciao Zorz,
posso solo immaginare le difficoltà che stai attraversando e spero che nei miei articoli tu possa trovare un piccolo appiglio per ripartire.
In merito al quesito che mi poni, mi permetto di proporti un punto di vista alternativo: ok, svuotare il mare con un cucchiaio bucato è un’impresa tanto impossibile quanto frustrante. Focalizzati allora sul metro quadrato di acqua che ti circonda fino alla gola, cerca nelle tue tasche (o nelle “tasche” del blog) uno strumento più efficace che faccia al caso tuo, ed inizia a svuotare quel metro d’acqua, poi passa a quello successivo.
Con questo nuovo approccio si possono verificare 2 scenari:
1) Scenario pessimista: non cambia nulla, il mare continua a riempire il tuo “metro quadrato”, insomma ti ritrovi nella stessa situazione di oggi. Oppure…
2) Ti accorgi che il mare inizia a ritirarsi, anzi, ti accorgi che il mare in realtà era uno stagno; no, che dico: una pozzanghera. Ti accorgi che sei riuscito a riprendere il controllo della tua vita, ti accorgi che in fondo ce la potevi fare.
Ecco… io non posso dirti quale dei 2 scenari si verificherà, ma il bello è che non lo puoi sapere neanche tu finché non inizi a svuotare quel metro quadrato d’acqua. Concentrati su un solo problema/obiettivo e mettici tutte le tue energie… poi passa a quello successivo.
Andrea.
Più’ mi impegno e più’ ho fortuna
il caso esiste, ma essere la persona che passa di là al momento giusto è proprio c…! bisogna però MUOVERSI verso quel posto, fare una serie di cose x cui era una cosa proprio INEVITABILE! e questo mi è successo + di 1 volta. Tuttavia col tempo mi sono accorta delle incredibili COINCIDENZE di cui è costellata la mia vita, non solo la mia, e ho cominciato a seguirle: non ho però capito se mi portano dove voglio… che ne pensi?
L’esempio di Annalia mi ha stimolato idee interessanti in proposito. Siamo soliti pensare che il caso, il determinismo si contrappongano in modo netto, dispettoso alla volontà individuale ma se invece fossero il risultato delle effettive forze interagenti nella situazione, che la nostra mente in quel momento non è in grado di percepire? Occorre prendere atto che la nostra volontà è il motore principale che però può essere accompagnato da energie contrarie o favorevoli che dovremmo almeno in linea teorica tenere in considerazione…
“Ripensa i tuoi obiettivi. Guarda che l’hai già detto! A volte non basta fissare gli obiettivi in modo diverso, a volte è necessario capire che bisogna fissare obbiettivi diversi. La linea che separa determinazione e stupidità è molto sottile: insistere sulle continue sconfitte, quando treni più promettenti ci passano a fianco, non significa essere determinati: significa essere stupidi.”
Ottimo messaggio: complimenti Andrea!
La vita spesso ci pone di fronte a lezioni a cui rispondiamo sempre nel medesimo modo, spesso soprattutto a causa di convinzioni che assorbiamo dall’ambiente esterno (in realtà se ci ascoltassimo in maniera approfondita probabilmente “sbaglieremo” molto meno), fino a che non ci sbattiamo sempre il muso facendoci ogni volta più male: che stupidi!!
Io sono stato un esperto in questo senso (laurea ad honorem in ottusa testardaggine); la grande lezione di vita d’apprendere era: differenza tra essere felice e “cosa mi serve per essere felice?”.
Dunque, per essere felice secondo me serviva: una bella casa, un buon lavoro, una bella ragazza, tanti soldini, essere un bel fighetto trendy, tanti aperitivi al bar figo del centro, insomma la classica vita stereotipata di “successo”.
E per arrivarci? Testa bassa e via macinare tempo, relazioni, affetti, alla conquista della vita “perfettamente felice”! Tutto quello che accadeva nel mezzo manco lo vedevo preso com’ero ad inseguire il mio (mio??) ideale di felicità!
Ci ha pensato poi la vita a riportarmi sul giusto binario. E ringrazio il “brutto” periodo passato per avermi fatto questo “dono”. Oggi io sono felice (non sempre ovviamente, alti e bassi ma almeno ho imparato ad accettarli come facenti parte del più grande gioco) con quel poco o tanto che ho, che non significa accontentarsi, significa semplicemente apprezzare e dare la giusta priorità a ciò che veramente conta nella vita: e non sono sicuramente le cose materiali quelle che hanno più “valore”, quelle servono solo a dare apparenza a chi non ha reale sostanza. ;-)
Ciao
ho trovato questo blog davvero molto interessante, mi piace molto lavorare sul miglioramento personale e su quello della mente, queste tematiche sono davvero molto semplici e fanno riflettere sulle logiche del nostro comportamento. Credo che la parte emotiva sia molto piu approfondita negli studi di Dianetics, quando c’è un emozione negativa non c’è logica che possa far funzionare correttamente la nostra mente.
Grazie
Cordiali saluti
Michele