Le preoccupazioni spesso ci opprimono e riescono a rovinare anche quei momenti di relax che ci siamo conquistati con tanta fatica. In questo post troverai suggerimenti pratici per liberartene.
Immagina la scena: sei in vacanza, il sole accarezza la tua pelle, tutti intorno a te sembrano divertirsi, eppure la tua mente è un disco rotto che non fa altro che girare a vuoto attorno a mille preoccupazioni.
Forse è per via dell’ultima sessione di esami andata a farsi friggere (a proposito, per ricominciare al meglio l’anno accademico leggi questo post), magari è per colpa dei soldi che non sono mai abbastanza o del lavoro che, quando c’è, non fa altro che generarti stress. Poco importa, ognuno di noi sembra coltivare con particolare dedizione il proprio “orto” di preoccupazioni.
Come possiamo liberarci da questi virus mentali? Come possiamo imparare a crearci una barriera su cui ansia, stress e preoccupazioni si schiantino prima ancora di intaccare la nostra quiete interiore? Come possiamo sbarazzarci una volta e per tutte delle preoccupazioni?
Prima di fornirti delle strategie pratiche anti-preoccupite, lascia che ti racconti una storiella che ho ricevuto recentemente via email…
L’albero dei guai
“Liberati delle preoccupazioni come ti liberi dei vestiti prima di andare a letto.”
Napoleone Bonaparte.
Qualche anno fa assunsi un carpentiere per restaurare una vecchia casa colonica. Ricordo in particolare modo una sua giornata molto difficile: aveva appena finito un turno massacrante ed il geometra gli aveva fatto perdere un’altra ora di lavoro, quello stesso giorno la sua sega elettrica aveva smesso di funzionare e, ciliegina sulla torta, il suo furgone malandato si era rifiutato di partire quando finalmente era pronto per tornare a casa (e chi è questo… sfiga-man?!).
Decisi allora di riaccompagnarlo con la mia auto. Sedeva al mio fianco, in un silenzio di pietra. Quando arrivammo mi invitò ad entrare per conoscere la sua famiglia. Mentre camminava verso la porta di casa sua, si fermò brevemente vicino ad un piccolo albero e toccò le punte dei rami con entrambe le mani.
Quando aprì la porta la sua faccia abbronzata sorrise felice: sembrava un uomo completamente diverso. Strinse in un tenero abbraccio i suoi due piccoli bambini e diede un bacio a sua moglie. La serata trascorse tranquilla tra chiacchiere e risate.
Più tardi il carpentiere mi riaccompagnò alla macchina. Passammo nuovamente vicino all’albero e non riuscii a trattenere la mia curiosità. “Cosa ha di speciale quell’albero? Un minuto prima di entrare in casa sembravi immerso nelle tue preoccupazioni e subito dopo eri un altro uomo“.
“Oh, quello è il mio albero dei guai” replicò. “Io so che non posso evitare i guai e le preoccupazioni al lavoro, ma una cosa è certa, non sta scritto da nessuna parte che debba portarmi questo macigno a casa e condividerlo con mia moglie ed i miei bambini. Così io prendo i miei guai e li appendo all’albero ogni sera quando torno a casa. Poi la mattina li riprendo di nuovo. La cosa divertente è che” il carpentiere sorrise “quando esco la mattina per riprenderli, ne trovo sempre meno di quelli che ricordo di aver appeso la sera prima” e poi, con sguardo complice concluse “deve esserci qualche animale che se li porta via: ma non credo metterò trappole“.
Quella sera imparai anche io ad appendere le mie preoccupazioni all’albero dei guai.
3 strategie pratiche per sconfiggere le preoccupazioni
“Le preoccupazioni permettono anche alle piccole cose di proiettare lunghe ombre”
Proverbio svedese.
Ti è piaciuta la storiella? Trovo che le metafore e lo storytelling siano degli strumenti molto efficaci per parlare di Crescita Personale, ma non sono sufficienti. Fin dal primo post di EfficaceMente ho sempre cercato di fornirti delle strategie pratiche: tecniche da mettere in atto immediatamente e di cui poter testare concretamente i risultati. Eccotene 3 per liberarti dalla preoccupazioni:
- Il rituale. L’albero dei guai, di cui si parla nella storiella, è un ottimo esempio di rituale anti-preoccupazioni. Ne esistono molti altri: l’attore Bruce Lee ad esempio utilizzava una “lista delle preoccupazioni” (ti consiglio di leggere questo post per scoprire cosa ne faceva poi di questa lista). Il messaggio chiave che vorrei trasmetterti è che se non vuoi soccombere di fronte alle tue preoccupazioni devi necessariamente crearti un rituale quotidiano che ti consenta di farle scivolare via. Il mio? Almeno 10 minuti di meditazione mindfulness ogni sera prima di coricarmi: questa abitudine mi consente ogni volta di riportare il tempestoso “mare” mentale ad uno stato di quiete. Consigliata.
- L’esercizio mnemonico. Un altro modo per liberarsi dalle preoccupazioni è quello di metterle nella giusta prospettiva. Ti propongo allora un piccolo esercizio mnemonico: rilassati e cerca di ricordare ciò di cui eri preoccupato esattamente 365 giorni fa (l’anno scorso). Cavoli, se queste preoccupazioni erano così importanti, non puoi averle dimenticate nell’arco di soli 12 mesi, giusto?! Su, fai un altro piccolo sforzo: cos’è che ti tormentava l’anno scorso, in questa data? Niente, non riesci proprio a ricordare?! Ecco: tra un anno non ricorderai nemmeno ciò che ti sta stressando così tanto in questo momento. Se poi non ricordi nemmeno cosa hai mangiato questa mattina a colazione, ti consiglio questi esercizi per la memoria ;-)
- L’appuntamento. Mi sono riservato per ultima una delle tecniche più potenti in assoluto per liberarsi dall’ansia: l’appuntamento con le preoccupazioni, strategia testata tra l’altro da alcuni ricercatori della Penn State University in uno studio del 2011. Se non fai altro che essere preoccupato 24 ore su 24, è arrivato il momento di fissare un “appuntamento” con le tue preoccupazioni: ogni giorno, per 2 settimane, riservati 30 minuti (alla stessa ora e possibilmente nello stesso luogo) per pensare deliberatamente alle tue preoccupazioni. In questo lasso di tempo dovrai pensare esclusivamente a ciò che ti preoccupa e non dovrai far nulla per sminuirne la portata, anzi. Ingigantisci queste preoccupazioni, fino a renderle quasi… “grottesche”. Portare avanti questa attività per 30 minuti filati non è semplice, ma dovrai sforzarti di ricreare le peggiori fantasie fin quando il tuo “appuntamento” non sarà terminato. Se durante il giorno ti ritroverai casualmente a ripensare ai tuoi guai, prendine nota per iscritto e procrastina deliberatamente le tue preoccupazioni al prossimo appuntamento. Ps. se le tue continue preoccupazioni e la tua ansia si sono acutizzate, trasformandosi in veri e propri attacchi di panico, ti ho già spiegato qual è la mia posizione e cosa devi fare in questo articolo.
Prima di salutarti voglio lasciarti con una delle mie citazioni preferite sul tema delle preoccupazioni, una citazione che mi ha fatto sempre riflettere sull’inutilità di questi tarli mentali:
“Le preoccupazioni sono come un tapis roulant: ti stancano, ma non ti portano da nessuna parte.”
J. Picoult.
Che ne dici? Forse è arrivato il momento di scendere dal tapis roulant e cominciare a correre sul serio verso i tuoi obiettivi.
Buona settimana.
Andrea Giuliodori.
Quanto sei bravo ! Da sposare. Parla più dell’amore, sull’argomento scrivi poco. Buongiorno Andrea !
Ciao Costanza, hai fatto ingelosire la mia ragazza ;-)
Come detto spesso, non mi sento di dar lezioni a nessuno sulle relazioni (come sul resto in fin dei conti), ma terrò presente il tuo commento.
Andrea.
Grazie Andrea per questo bell’articolo! Mio padre mi ha insegnato da piccolo qualcosa di analogo. Lui lo faceva un po’ al contrario. I problemi che aveva a casa li metteva dentro un cassetto (immaginario), non portandoli al lavoro. E allora mi ricordo sempre di fare la stessa cosa quando ho qualche altro impegno che non c’entra con quello che facevo prima. Un caro saluto! Antonio
Ciao Antonio,
grazie per aver condiviso la tua esperienza :-)
Alla prossima,
Andrea.
Sei unico, il migliore!
Non potevo non commentare un post ispirante come questo.
Grazie di cuore Andrea per permetterci di iniziare la settimana con la giusta carica.
Ho apprezzato molto il consiglio di ripensare alle preoccupazioni che tanto ci affliggevano solo un anno fa; io le ricordo, eppure ora mi rendo conto che non ci fosse alcunché di insormontabile.
Buona settimana anche a te!
Ciao Jones,
sì, quello stratagemma è molto efficace: molti non le ricordano proprio o al massimo ricordano ciò che le affliggeva in un dato periodo, ma non in quel giorno specifico. Serve senza dubbio a vedere le nostre difficoltà con una prospettiva diversa.
Andrea.
Buongiorno Andrea!
Giusto l’altra sera una mia amica mi ha definito “autoincazzante”, perchè quando c’è un piccolo problema, o una situazione che potrebbe diventare difficile, io ci rimugino come una vera scenografa hollywoodiana, facendola diventare una vera e propria tragedia.
La mia soluzione è questa: quando mi accorgo che sono estremamente preoccupata per qualcosa che forse dovrà accadere e “lunedì mattina dovrò assolutamente sistemare quella bega” e non faccio altro che pensarci, ricordo a me stessa che pensarci e basta non risolve il problema, e che anzichè pre-occuparmene inutilmente senza poter fare nulla me ne occuperò nel momento stesso in cui si presenterà la situazione da risolvere. Mi manca il rito, forse potrebbe davvero aiutarmi un po’ di più.
E poi è davvero molto utile ripensare a tutte le preoccupazioni – e le nottate in bianco – che mi sono fatta per cose potenzialmente gravi ma che poi si sono risolte in maniera molto più semplice di quello che avevo immaginato, o che magari addirittura non si sono presentate affatto!
Non è semplice, ma ci sto lavorando!
Ahahaha, ho trovato il tuo commento memorabile Gloaria ;-)
Grazie per gli spunti e per il neologismo “auto-incazzante” XD
A presto.
Io mi ricordo benissimo le preoccupazioni che avevo 365 giorni fa! È un problema non ancora risolto e di non facile soluzione
Ciao Andrea,
bellissimo questo articolo! mi sono scritta l’ultima citazione su un post it e me la tengo a portata di occhi… non si sa mai.
Grazie davvero. Sono molto utili questi post.
Buona settimana
Ciao Elisa,
mi ha fatto molto piacere leggere questo tuo commento: ricevo e ho ricevuto centinaia di feedback sui miei articoli e sui miei manuali, ma per me è sempre importante sapere se sto andando nella giusta direzione e se ciò che scrivo e su cui lavoro personalmente è in linea con ciò che stanno attraversando i miei lettori.
A presto,
Andrea.
Magistrale come sempre!
La storiella dell’albero poi è fantastica, e siccome adoro gli alberi mi sa che proverò a fare così anche io da oggi in poi!
Ciao Antonio,
grazie del commento :-)
Ricevere le tue Newsletter è sempre un piacere….divoro gli articoli…poi me li rileggo e rileggo ancora e ancora e ancora…. perchè desidero ricordarmi tutto! ( poi mi alleno anche a mettere in pratica eh :-D …non dubitarne…)
grazie e buona giornata !!! ;-)
Tiziana
Ciao Tiziana,
ecco un’altra super-lettrice di EfficaceMente: grazie anche a te per questo commento, mi raccomando la pratica! Ogni settimana cerco di proporre almeno un nuovo spunto pratico nei miei articoli, consapevole che non tutte le mie strategie possano essere efficaci per ogni singolo lettore. Il trucco è proprio quello di sperimentare e sperimentare ancora (e per un tempo sufficiente) per scoprire ciò che funziona davvero nella nostra vita.
A presto,
Andrea.
Si, magari fosse così semplice dimenticarsi delle preoccupazioni!
Hai provato già il “programma” di 2 settimane?
Quale programma?
????
L’abitudine più utile che ho acquisito quest’anno ? Leggere il tuo blog.
Una sola parola. FANTASTICO
Grazie per questo commento Maria, mi ha fatto davvero piacere :-)
Oggi purtroppo è morto uno dei più grandi attori degli ultimi decenni: Robin Williams.
Si tratta forse di suicidio. Di sicuro sappiamo che la sua vita è stata costellata da diversi problemi, alcool, droga e per un ultima una grandissima forma di depressione che forse l’ha portato appunto al gesto estremo di togliersi la vita.
Non voglio apparire un guastafeste, o una persona inutilmente polemica: mi piace ragionare con la mia testa e dire in maniera il più possibilmente costruttiva ciò che penso.
Ho letto questo aforisma che Andrea ha inserito in quest’ultimo post
“Le piccole menti hanno piccole preoccupazioni. Le grandi menti non hanno tempo per preoccuparsi.”
R.W.Emerson.
Dentro di me questo aforisma l’ho subito percepito come una solenne c…..a ma non ne ho capito subito il perché!
Oggi l’ho capito: ed ho capito anche perché così tante persone apparentemente sempre allegre, sempre sorridenti, sempre in gamba, un bel giorno puff scoppiano e magari decidono di farla finita.
Questo non vuol essere un invito ad essere pessimisti sia chiaro, è solo una riflessione su come la società ci voglia imporre un’immagine che alla lunga finisce per essere la nostra più subdola trappola.
Il pensiero positivo, l’essere proattivi, propositivi va bene ma non deve andare a discapito di quello che è un oggettivo modo di giudicare noi stessi e la vita: l’albero dei guai a cui appendere i nostri problemi facendo finta che non esistano o che magicamente scompaiono il giorno dopo a me pare un insegnamento che ha dei rischi potenziali molto forti.
Robin Williams, così come altri straordinari personaggi, morti drammaticamente in circostanze analoghe, non sono certamente delle menti piccole, menti piccole sono semmai coloro che non vogliono andare nella profondità delle cose preferendo accontentarsi di una vita superficiale e priva di valori ed obiettivi che valgano realmente la pena di essere perseguiti.
Ciao Robin…..mi mancherai! ;-)
Ogni anno che passa scopro sempre di più come una delle qualità più utili e più rare sia il semplice sano buon senso. Tutto, ma proprio tutto, se esagerato o estremizzato può essere dannoso, persino l’acqua (davvero, esiste l’intossicazione da acqua e può essere mortale! ). Se l’acqua (l’acqua!) in quantità esagerate può essere dannosa, figuriamoci se il pensiero positivo, usato nel modo sbagliato, non possa fare male.
Per alcune persone il pensiero positivo vuol dire negare l’esistenza di sentimenti dolorosi o vedere solo i pezzi della realtà che fanno comodo e sono d’accordo con te che non saper guardare in faccia la realtà non è una qualità.
Tuttavia mi sembra che in Italia sia più frequente usare il pessimismo come una scusa per rassegnarsi ad un inevitabile destino avverso. Anche se in verità, ci sono persone che riescono a piangersi addosso E non guardare in faccia la realtà. Per questo un blog come questo ha molto successo.
Cosa ne pensi?
Io ho scoperto relativamente tardi come concentrare le proprie energie sulle cose (anche piccole) che possiamo fare per migliorare (anche di poco) la nostra vita e quella degli altri, sia molto molto migliore per la salute e per il buon umore, che concentrarsi su tutto quello che non cambierà (addirittura indipendentemente dal risultato, ma meglio se con un risultato).
Ciao Annalisa, non so se il tuo intervento era indirizzato a me, se è così provo a risponderti altrimenti avrò semplicemente espresso un mio pensiero più approfondito partendo dalle tue condivisibili riflessioni.
Mi tiri in ballo il “pensiero positivo”: come hai giustamente sottolineato è fondamentale, come in tutte le cose della vita, l’uso del semplice, ma spesso dimenticato, buon senso.
A mio avviso il pensiero positivo per essere pratico e concreto, e non un semplice vaneggiamento più o meno utopistico, deve essere scomposto essenzialmente da alcuni fattori fondamentali che ne stanno a monte: il primo e più importante consiste nella chiarezza, o come va di moda adesso nel “focus”, il secondo nella visione strettamente personale, ed il terzo nella visione d’insieme.
Provo a spiegarmi meglio. Ipotizziamo che io voglia aprire una pasticceria. Non ho mai fatto in vita mia il pasticcere, ma il mio sogno è sempre stato quello di avere una pasticceria. Applico il “pensiero positivo”.
Investo tutti i miei risparmi nell’aprire quell’attività anche se non ho alcuna esperienza, il posto dove l’ho aperta ha già delle pasticcerie storiche nelle vicinanze, ma io sto applicando il pensiero positivo e nulla dunque potrà andare male; però “stranamente” l’attività non va così bene e dopo due anni chiude.
Ho applicato dunque male il pensiero positivo? Non sono stato così bravo e specifico nel mandare gli adeguati influssi mentali nell’universo? Se pensi che stia esagerando forse non hai mai letto alcuni commenti di qualche fanatico “pensatore positivo”? ;-)
Ok penso tu abbia capito cosa intendo. Il pensiero positivo, cioè in poche parole il farsi meno pippe mentali possibile, ha un senso ed è produttivo se prima è stato preparato da un adeguato percorso su cui farlo scorrere: cioè se si è fatta prima di tutto chiarezza sia dentro di sé che nei confronti della situazione, in un secondo momento se ci si è interrogati sul proprio ruolo e per ultimo se si è visto il tutto in un quadro d’insieme; ecco allora che in questo modo il pensiero positivo spesso non incontra alcun ostacolo e non c’è poi bisogno di così tanto sforzo per farlo fluire.
Mi scrivi poi “Tuttavia mi sembra che in Italia sia più frequente usare il pessimismo come una scusa per rassegnarsi ad un inevitabile destino avverso. Anche se in verità, ci sono persone che riescono a piangersi addosso E non guardare in faccia la realtà. Per questo un blog come questo ha molto successo.
Cosa ne pensi?”
Il fatto che ci siano blog come questo è sicuramente positivo, perché comunque cercare di darsi una mossa, diventare gli artefici del proprio destino è stimolante e necessario, soprattutto in tempi come quelli che stiamo attraversando che al di la di tutto sono essenzialmente tempi di sfide e di opportunità, per chi ha il coraggio e la volontà di rimettersi in gioco.
Non ho capito bene però se il tuo chiederti se un blog come questo ha così tanto successo è dovuto soprattutto al fatto che, in relazione all’articolo da cui prende spunto questa tua riflessione, può spingere alcuni a “non guardare in faccia la realtà”, e dunque lo vedi in senso negativo, oppure lo vedi positivamente perché comunque cerca di incoraggiare chi si può far traviare dal facile pessimismo.
La palla a te ed eventualmente, a seconda della tua interpretazione, proseguo con il ragionamento. ;-)
Ciao Pier Paolo, grazie della risposta,
volevo capire a che tipo di persone ti riferissi nei tuoi commenti e hai dato una risposta esauriente.
Ci sono sicuramente persone che prendono il pensiero positivo un po’ troppo alla lettera, ma io non rischio di essere tra queste. L’esistenza di queste persone non fa parte però della mia esperienza di vita. Detto in modo più colorito, pensavo che vivessero tutte negli Stati Uniti, dove per carattere sono un po’ estremi in tutto, mentre tutte le persone che frequento hanno i piedi ben saldi per terra.
Conosco invece, per riprendere il tuo esempio, persone che già lavorano come dipendenti in una pasticceria che va bene, ma sentono un disagio a cui non sanno dare voce, non sono contenti, magari hanno la gastrite, magari vorrebbero un lavoro più creativo, per esempio aprire una pasticceria tutta loro, e si sentono ripetere solo dei “ma di cosa ti lamenti che hai un posto fisso”, “certo sul lavoro bisogna mandare giù tante” “non si può avere tutto” e altre affermazioni rassegnate e fanno di tutto per scoraggiarti ad apportare ogni minimo cambiamento. In questo caso questo blog, che propone un atteggiamento completamente diverso – e a mio parere più sano, può essere di grande aiuto e lo ritengo certamente positivo.
Negli articoli e nei commenti che ho letto finora, ho trovato sempre una grande concretezza e nulla che prometta di far piovere oro e felicità dal cielo per magia (come a volte in alcuni libri ) ed è uno dei motivi per cui continuo a leggerlo! Mi riferisco al blog in generale, ma anche in questo articolo non mi sembra che il messaggio sia che i problemi spariscono per magia, piuttosto, proprio perché i problemi possono essere tanti e grossi, cerca di dare un aiuto per non scaricarli addosso agli altri e non aggiungerne di creati dalla nostra mente.
Quando dicevo “guardare in faccia la realtà” però mi riferivo a qualcosa di diverso, un commento generale su come alcune persone dimenticano o ignorano ciò che le fa soffrire e te lo passano come pensiero positivo. Non so come essere più chiara senza entrare nel retorico. Non si può fermare il sole nel mezzo del cielo, perché sia sempre tutto luminoso. Non ci sono pillole magiche o tecniche che ci risparmiano dal dover affrontare grandi dolori o decisioni impossibili che a volte la vita riserva. Dimenticare o far finta di niente non è sinonimo di guardare avanti con coraggio, a volte peggiora le cose, ma forse lo dico solo perché non ho il dono di ignorare quel che non mi piace, chissà, forse se lo avessi, lo userei.
Ciao Pier Paolo, grazie della riflessione. Ho amato molti film di Williams, ma ho evitato qualsiasi citazione o immagine strappa-lacrime sul blog o sulle pagine Facebook, per una forma di rispetto.
Molti in questi giorni piangono Williams, ma credo che in realtà piangano i personaggi che ha interpretato e le emozioni che questi personaggi hanno suscitato in loro. Pochissimi conoscevano Robin Williams e non dimentichiamoci che era un attore, un attore in grado di passare agevolmente da un ruolo all’altro: l’uomo, senza dubbio fragile (droghe, alcol, etc.), è stato conosciuto da pochi ed oggi non è pianto quasi da nessuno.
Ciao Andrea, grazie a te per la risposta. Scrivi: ” Pochissimi conoscevano Robin Williams e non dimentichiamoci che era un attore, un attore in grado di passare agevolmente da un ruolo all’altro: l’uomo, senza dubbio fragile (droghe, alcol, etc.), è stato conosciuto da pochi ed oggi non è pianto quasi da nessuno.”
Addirittura “è stato conosciuto da pochi ed oggi non è pianto quasi da nessuno.” Ma sei sicuro Andrea? Io ho letto moltissime attestazioni di cordoglio sul web da parte di suoi ex colleghi, attori, attrici, cantanti, etc, più o meno famosi, e tutte dico tutte erano accomunate dal dolore per la perdita di una persona così sensibile e così “particolare”: evidentemente più di qualcuno forse lo conosceva e più di qualcuno rimpiange l’Uomo, non l’attore.
Ma al di la di questo fatto che non voglio usare per avere un consenso legato ad un’ emozione di facile appeal, quello che volevo evidenziare era che quell’aforisma mi sembrava del tutto inopportuno in quanto denigra quello che può essere lo stato esistenziale, più o meno temporaneo e più o meno motivato, di alcune persone facendole apparire delle nullità, “Le piccole menti hanno piccole preoccupazioni.”, mente fa assurgere ad esempio da imitare, “Le grandi menti”, coloro che per motivi più o meno ignoti sono così occupati che “non hanno tempo per preoccuparsi.”
Vorrei ricordare che se qualcuno non avesse mai sprecato il proprio tempo per preoccuparsi di qualcosa probabilmente gran parte delle scienze umanistiche non avrebbe mai partorito quello che sta alla base del pensiero filosofico degli ultimi 2000 anni: e non mi sembra dunque poco!
Poi se si vuol portare tutto semplicemente al livello di mera efficienza, produttività, tempistiche, etc, allora il discorso mi sembra abbastanza riduttivo e senza un fondamento che alla lunga possa reggere, perché ricordiamocelo che fondamentalmente siamo esseri umani e non macchine, con tutti i pregi ma anche i limiti che questa condizione comporta, e volerli ignorare in nome di un ipotetico maggior rendimento è un atteggiamento di cui prima o poi ne pagheremo le conseguenze: allora sì le “grandi menti che non hanno avuto tempo per preoccuparsi” il tempo per farlo lo troveranno eccome! ;-)
Buona serata.
Ciao Andrea, complimenti i tuoi articoli arrivano sempre al momento giusto.
Bene :-)
Ciao Andrea, questa è una citazione che mi piace: “In altre parole, niente panico, non c’è nulla che vada come previsto, è l’unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato”.
Buonasera, io non vorrei veramente fare la negativa di turno, però purtroppo ci sono veramente persone che ricordano quali erano le preoccupazioni di un anno fa, a questo punto cosa consiglia? Io voglio veramente cambiare ma non so come superare queste preoccupazioni. Proverò con la tecnica dei 30 minuti al giorno ma speravo potesse fare qualche Consiglio per questo tipo di persone che, come me, hanno preoccupazioni a lungo termine insolute.
Ciao Andrea, molto bella la storia del carpentiere che non porta le sue preoccupazioni dentro la sua casa per non coinvolgere le persone che ama. Non mi trovo d’accordo sul punto numero 3, il solo pensiero di pensare di avere una sorta di “appuntamento” con i problemi è ancora più assillante dei problemi stessi. La cosa che non sono riuscito a capire e come mai il punto 3, sia il punto più potente. Forse varia da persona a persona. Per quanto mi riguarda, peggiorerebbe solamente la situazione e l’ansia, che la maggior parte di noi si porta addosso, sarebbe inevitabilmente raddoppiata. Nello studio pubblicato nel 2011 forse si sono dimenticati di fare riferimento all’effetto placebo che ha differenti sfumature e può anche essa, variare da persona a persona. Un enorme saluto Andrea e tantissimi auguri per tutti i meravigliosi articoli che condividi con tutti noi.
Dopo aver letto sul web un estratto (gratuito) del libro di Richard Carlson, “Puoi essere felice qualunque cosa accada”, questo articolo di Andrea lo vedo da un’altra prospettiva e mi rendo conto che la nostra volontà di migliorarci a volte rischia di diventare essa stesso un problema quando finiamo succubi di questo subdolo meccanismo.
E’ un circolo vizioso, poiché pensiamo non si finisce mai di “imparare”, di conseguenza ci si sente sempre incompleti e dunque si cerca continuamente LA soluzione o più spesso LE soluzioni, che possono essere tante quante le inadeguatezze che sentiamo di avere: un cammino infinito, quando pensi infatti di aver raggiunto un buon compromesso, la vocina della nuova “mission impossible” si fa sentire e tu dietro a macinare preoccupazioni, tecniche, insegnamenti per starle dietro!
Ma finirà mai questa rincorsa? Mmmh, con questa strategia non penso proprio! ;-)
La serenità, la tranquillità ed infine, obiettivo più ambito, la felicità, sono sensazioni che si sviluppano dall’interno e necessitano di spazi di quiete per crescere e svilupparsi fino ad essere definitivamente parte di noi: se però non diamo mai loro il tempo per farlo, rincorrendo affannosamente le nostre mille apparenti “soluzioni”, finiranno per restare solo delle chimere; provare per credere.
Tutto ciò sembra banale all’apparenza ma purtroppo è assai vero nella sostanza, talmente vero che spesso siamo talmente presi da questa frenetica rincorsa che ci si dimentica persino del motivo per cui si è partiti!
In poche parole migliorare non deve diventare l’ennesima pippa mentale. La felicità è già dentro di noi, basta PERMETTERLE di manifestarsi in tutta la sua magnificenza senza troppo stressarsi nel ricercarla. ;-)
Dopo questa constatazione probabilmente mi concentrerò più sul VIVERE realmente che sull’ imparare come vivere (in maniera migliore): l’obiettivo infatti spero e penso di averlo raggiunto.
Buona Vita a tutti ed in particolare ad Andrea! ;-)
Che bello quando riproponi degli articoli, sembra sempre che arrivino nel momento giusto! Fin’ora il mio “albero delle preoccupazioni” è stato il mio ragazzo, ma è il momento di togliergli dei pensieri! Grazie!
Ottimi metodo per liberarsi da queste zavorre!!!!
Ciao,
una domanda: …e se le preoccupazioni di un anno fa le ricordiamo bene, …e sono le stesse di oggi?
Grazie
un abbraccio
Complimenti Andrea, molto ispirante. Due ulteriori spunti, di fonte diverse, ma analoghi nel contenuto.
“Lo stress è pensare a ciò che dovremmo fare e che non stiamo facendo in quel momento” di David Allen.
L’altro è della mia consuocera giapponese, dotata di una calma imperturbabile:
“Io non mi preoccupo mai… di qualsiasi cosa; piuttosto me ne occupo”
Ciao Edoardo, grazie degli spunti!
Grazie un bello spunto per renderci conto di,come,troppo spesso offuschiamo la nostra mente con preoccupazioni che non meritano il nostro sforzo
leggo spesso quello che scrivi, vorrei avere piu consigli sull incapacita di prendere decisioni. mi caputa spesso di sentirmi bloccata dall ansia decisionale, in particolare in questo periodo sto perdendo la percezione di me stessa , non capisco cosa sia la verita chi sia io .. e non riesco a decidere.
Bellissimi questi suggerimenti quello dell’albero dei guai è quello del tapis roulan