Se vuoi vivere senza rimpianti non puoi permetterti di ignorare la teoria del parcheggio libero.
“Tu sei ciò di cui ti accontenti.”
Janis Joplin.
Sono appassionato di efficacia e crescita personale da ormai 15 anni, eppure non ho ancora trovato un “esperto”, un coach o un para-guru che sia riuscito a spiegarmi in modo convincente una delle contraddizioni di fondo di questo mondo.
Da una parte infatti, libri, video e corsi dei vari motivatori ci spingono a vivere senza rimpianti, a porci obiettivi ambiziosi, a non accontentarci mai della mediocrità. Dall’altra però, quegli stessi motivatori da palco, avendo “annusato” un nuovo trend nell’industria della formazione, ci consigliano di praticare la meditazione mindfulness, vivere nel momento presente ed essere grati per quello che abbiamo già.
Che caizer! Decidetevi, no?! Ci dobbiamo accontentare, rischiando di vivere nel rimpianto, o dobbiamo ambire sempre e comunque al meglio, rischiando una vita di frustrazioni?!
Ammetto di essere caduto anche io in questa contraddizione.
Ci sono articoli di EfficaceMente in cui sembro uscito da uno di quei film yuppies degli anni ’90 e non faccio altro che parlarti di obiettivi ambiziosi e avidità per il successo, altri invece in cui sembro trasformarmi in un monaco zen e inizio a menartela con la quiedora e le pratiche meditative.
In passato ho riflettuto molto su questa incoerenza e non avendo trovato risposta nei testi e nei corsi dei cosiddetti esperti della formazione, me la sono andato a cercare da solo ;-)
E’ stato così che chiedendomi cosa significasse davvero vivere senza rimpianti, ho scoperto la teoria del parcheggio libero…
Vivere senza rimpianti significa innanzitutto non accontentarsi del primo “parcheggio libero”…
La Professoressa Catherine Drew Gilpin Faust non è esattamente l’ultima arrivata: eminente storica a livello globale, è stata la prima donna a ricoprire la carica di Rettore dell’Università di Harvard.
In tale veste, la Prof. Faust ha spesso tenuto il discorso che precede la proclamazione dei laureati di Harvard, ricordando ai suoi studenti quella che lei definisce “the parking space theory of life“, ovvero la teoria del parcheggio libero. Ecco le sue parole:
“Don’t park 10 blocks away from your destination because you think you’ll never find a closer space. Go to where you want to be. You can always circle back to where you have to be. In other words, don’t compromise too quickly.”
Che potremmo tradurre così:
“Non parcheggiare ad un chilometro di distanza dalla tua destinazione, solo perché temi di non riuscire a trovare un posto libero. Vai esattamente dove vorresti andare. Se non troverai parcheggio, potrai sempre tornare indietro. In altre parole, non ti accontentare troppo presto nella tua vita.“
Ecco, quando parliamo di scelte importanti, di scelte a lungo termine, la via maestra per vivere senza rimpianti è quella di andare dritti verso la nostra meta più ambiziosa. In questo caso…
Niente compromessi = Niente rimpianti.
Accontentarsi troppo presto del “primo parcheggio libero” significa inevitabilmente condannare se stessi ad una vita di “se quella volta…“, “se invece…“, “se solo…“.
Tanto per rendere le cose più concrete: questi sono i 20 rimpianti che rischi di avere tra 20 anni se continui a scegliere la via più comoda.
Ma questa è solo metà della storia… nella vita infatti, dobbiamo saper conciliare ambizione futura e soddisfazione presente.
Vivere senza rimpianti significa però anche avere senso pratico per le piccole decisioni quotidiane…
La vita è un fragile equilibrio tra opposti e noi, come il funambolo Philippe Petit che nel 1974 attraversò le Torri Gemelle su un cavo d’acciaio, dobbiamo essere in grado di muoverci sicuri sopra il vuoto, conciliando le forze opposte che ci attraggono.
Immagina ad esempio di vivere solo per i tuoi ambiziosi obiettivi futuri, di lavorare a testa bassa senza sosta, di dannarti l’anima per raggiungere l’agognato successo, per poi magari arrivare alla meta e sentirti svuotato dentro, privo della benché minima ombra di soddisfazione.
Non sarebbe anche questa una sconfitta? Non vivresti forse nel rimpianto di non esserti goduto abbastanza i tuoi anni migliori?
Se è vero che dovremmo puntare in alto e non accontentarci quando affrontiamo le scelte a lungo termine, è altrettanto vero che la ricerca ossessiva della perfezione, dell’optimum, in ogni situazione, anche la più piccola ed insignificante, rischia di trasformarsi in una fonte di perpetua frustrazione.
Quando ci troviamo di fronte a scelte a breve termine dunque, il “primo parcheggio libero” si trasforma quasi sempre nel parcheggio migliore. Non mettere limiti alla tua ambizione quando stai decidendo della tua vita futura, ma non perdere eoni a scegliere quel caspita di dentifricio! Insomma…
- Smettila di ammazzarti di seghe mentali e concentrati solo su ciò su cui hai reale controllo.
- Smettila di aspettare che tutte le condizioni siano perfette e inizia quel dannato progetto.
- Smettila di consumare le tue energie mentali su piccole decisioni prive di importanza e utilizza la tua forza di volontà per ciò che conta veramente (ricordi i rischi della decision fatigue?).
Solo nel momento in cui comprendiamo questa sottile differenza tra scelte future guidate dall’ambizione e scelte presenti guidate dal senso pratico, possiamo sperare di vivere davvero una vita senza rimpianti.
Senza rimpianti di ciò che sarebbe potuto essere. Senza rimpianti di ciò che non è stato.
Conclusioni
“Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l’avrai davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continua a cercare finché non lo troverai. Non accontentarti. Sii affamato. Sii folle.”
Steve Jobs.
La teoria del parcheggio libero non ha nulla di fantascientifico, la maggior parte dei lettori probabilmente la condividerà, eppure c’è chi continuerà a vivere la propria vita esattamente al contrario: ovvero sceglierà di non scegliere di fronte alle decisioni importanti della propria vita (salute, formazione, carriera, relazioni, etc.), accontentandosi del primo parcheggio a portata di sterzo, e deciderà al contrario di dedicare tempo ed energie alle piccole decisioni prive di valore, magari passando i prossimi minuti a scegliere il miglior filtro per la nuova foto da postare sul proprio profilo Instagram.
Tu che lettore vuoi essere?
Vuoi ritrovarti un giorno, di fronte ad uno specchio, a contare le rughe sulla pelle e i rimpianti negli occhi, o piuttosto vuoi ritrovarti di fronte a quello stesso specchio con lo sguardo fiero di chi nella vita ha dato valore al suo presente, senza accettare compromessi per il suo futuro?
Tic, tac, tic, tac… tempo di prendere una decisione ;-)
Buona settimana. Andrea.
Foto tratta da Google Immagini.
Il filtro per la prossima foto da mettere su Instagram? Ops…beccata! Ottima riflessione Andrea, io ci aggiungerei pure i famigerati momenti di ozio totale e siamo a posto.
Mi è capitato spesso di incorrere in ciò di cui parli: scegliere con cura come farci fare il caffè dal barista, quella stramaledetta decorazione sulla mousse al cioccolato sennò la foto per instagram non viene bene… E un 75 alla maturità quando potevo prendere un 110!
Si ci ritrova a un certo punto a voler cambiare prospettiva,tra l’altro con un bel po’ di frustrazione sulle spalline, si incappa nel perfezionismo perché si voleva fare quello,quello e mariastella e alla fine eccomi a cercare una soluzione.
Ah menomale che ci sono i tuoi articoli! Buon lunedì.
-Rossella
Grazie per aver lasciato il primo commento Rossella e… basta co’ ‘sti filtri di Instagram :-D
Ottimo articolo.
Scegliere il primo parcheggio disponibile può essere un’ottima scelta se si riferisce alle cose meno importanti della vita e ci consente di avere più tempo per il nostro grande obiettivo.
Il fatto è che non perdere tempo per le futilità e buttarsi nell’ansia di trovare il parcheggio libero proprio dove lo volevamo, senza sapere se ci sarà oppure no, col dubbio di perdere solo tempo o non trovare nemmeno più il parcheggio che avevamo visto libero un km fa, è piuttosto stressante e rischioso.
Ma forse è l’unica maniera per vivere senza rimpianti.
Buona settimana.
Grazie Santos.
Andrè… sto tentando di cambiare… sono arrivato alla tesi di laurea magistrale ma dentro di me ho una vocina che mi diceva sempre di fare uno sport di contatto… dopo anni e anni e anni (dieci?) Di procrastinazione e paure insensate mi sono convinto ad iscrivermi a pugilato… non ho nessuna intenzione si fare agonismo ma il fatto di essermi lanciato finalmente già mi ha tolto n peso dallo stomaco… il mio punto debole è proprio il perfezionismo la paura di sbagliare di far soffrire gli altri di non fare la propria vita ma una vita che non dia fastidio a nessuno, ragazza, amici, genitori ecc… poi magari mi apro con queste persone e loro m capiscono al volo e io sono stato li tempo inutile a sprecare eoni di energia… a presto!
Caro Leonardo, mi auguro che questi post ti siano di aiuto in questo cambiamento :-)
Ho sempre praticato la regola del parcheggio libero:credevo che fosse solo espressione di pigrizia!!☺
Molto bella e illuminante la riflessione di Andrea del contemperamento tra quelle che sono due posizioni apparentemente contrastanti.
Credo che succeda molto spesso nella vita..molte cose che facciamo sembrano in contrasto con quello che diciamo..è forse la capacità di navigare sicuri nella complessità di un mare in burrasca, sapendo assecondare le onde ma mantenendo salda la rotta, che ci rende efficaci.
Noto che più cresco e meno le contraddizioni mi spaventano. Inizialmente, quando mi sono avvicinato alla crescita personale, ciò che mi affascinava è che i vari para-guru avevano una risposta semplice per qualsiasi problema esistenziale: era tutto bianco o nero.
Oggi apprezzo molto di più le sfumature.
L’ingegnere che è in me continua ad amare la via della semplicità e della chiarezza, ma non per questo mi accontento di risposte semplicistiche.
A presto e grazie del commento.
Grazie per la tua risposta…così ampiamente argomentata…ma quanto durano le tue giornate 48 ore? ?
Sono d’accordo… solo che secondo me più una persona è “autocentrata” e sicura di se stessa e più affrontare la varietà e le contraddizioni… non so se mi spiego.. proprio quanto più sei emotivamente e spiritualmente stabile tanto più riesci ad apprezzare la varietà, il cambiamento, le contraddizioni…
buona serata
Mentre leggevo l’articolo ho pensato al modo di dire: “Chi si accontenta gode”. Sono proprio nocive queste diciture, e molto spesso false. D’altronde l’unico male del mondo è l’ignoranza, ma non sempre è facile vedere ciò che si ha sotto il naso(Come diceva anche Orwell).
Nocive no, ma diciamo che se applicate a contesti non adeguati possono dare risultati paradossali…
Siamo in generale un po’ contraddittori noi uomini: sempre frustrati perchè vogliamo il massimo, ma allo stesso tempo, troppo spesso, ci accontentiamo.
Esatto Sara, eppure non è la contraddizione il problema (spero di aver spiegato nel post come la si concilia): il vero problema è invertire ciò di cui dovremmo accontentarci e ciò su cui invece non dovremmo avere compromessi ;-)
Lo hai spiegato benissimo. E’ proprio così. E credo anche che il problema di fondo sia il fatto che ciò su cui non dovremmo avere compromessi richiede un sforzo maggiore, mentre ciò di cui dovremmo accontentarci forse è talmente semplice, che quello “sforzo” in più lo mettiamo lì (perchè è più facile) e non dove dovrebbe andare. Vedi l’esempio del filtro di Instagram.
Ho sempre pensato che EfficaceMente ha due volti, e a me piace per questo. Un blog di crescita personale tutto “alla yuppies anni ’90” non l’avrei mai seguito ;)
La metafora del parcheggio si adatta perfettamente alla mia vita professionale. Ho sempre scelto il primo parcheggio libero e ora, con i famoso senno di poi, posso dire che non è stata una buona strategia. Forse non del tutto sbagliata perché in fondo anche lavorare, portare a casa uno stipendio, non dipendere economicamente, sono cose che hanno il loro valore. Ma in certi momenti rischiare e avere più fiducia in se stessi senza ombra di dubbio può portare a risultati migliori (se si è disposti a sgobbare).
Credo che la contraddizione faccia parte della crescita. Ho sempre diffidato da chi ha troppe certezze…
Per il resto, non mi sentirei mai di suggerire a chi mi legge di buttarsi nel vuoto, però… qualche freno a mano in meno non guasta mai :-)
Grazie del commento.
Grazie Andrea! il post che mi serviva oggi!!!!
Perchè ieri mattina mi sono svegliato pensando al funambolo che era andato da una torre all’altra camminando su una fune sospesa a centinaia di metri di altezza? La mente non lo sapeva ma l’incoscio si!
E’ la Legge dell’Attrazione!1!!!1 :-D
Ottimo articolo.. risponde al dubbio che mi viene in mente ogni volta che leggo la poesia di Interstellar (mi perdoni l’autore se la identifico così!), perché l’insoddisfazione può avere la faccia di chi ha vissuto di abitudini senza provare mai a raggiungere i propri obiettivi più ambiziosi ma anche quella di chi non si è saputa godere la vita pensando costantemente a costruire la propria chimerica felicità del domani. Personalmente penso che stiamo sbagliando qualcosa se gli obiettivi che inseguiamo ci costringono ad avere molto giornate infelici nel presente… ben vengano i sacrifici ma non le complete rinunce ai piaceri della vita. In fondo, non sappiamo se avremo il tempo per vedere i nostri sogni realizzati, lavorare solo per il domani ci toglie l’opportunità di godere di piccoli momenti di felicità nel presente.
Brava Luisa. La rinuncia è parte del percorso di crescita, ma deve essere una rinuncia “salutare”. Vivere di sacrifici nella speranza che… non è vita.
Grazie Andrea! un post veramente apprezzabile e che affronta un tema di contraddizione che come dici tu nessuno affronta. Molto ultile il tuo sforzo di lucidità! …..come spesso nei post che ci regali, per altro. Questa inversione di investimento di energie tra la piccola pratica quotidiana e le scelte importanti di ciò che vogliamo essere é veramente fondamentale. Io mi perdo molto spesso nella dispersione di tempo ed energie sulle piccole cose; poi queste non ci sono più a supporto delle scelte importanti di stravolgimento della vita in termini di lavoro sicuro ed affetti sicuri che ho comunque avuto il coraggio di fare. Bisogna avere l’umiltà di accettare che le nostre energie ed il nostro tempo (nel senso di tempo biologico) sono limitati e o impariamo ad utilizzarli al meglio oppure rischiamo di sprecare la nostra esperienza esitenziale unica ed irripetibile.
Grazie a te del commento Luisa ;-)
Buona settimana, Andrea!
Tic, tac, tac: ottimo post, eccellente invito, super ragionamenti che scandiscono un giorno, poi un altro e un altro ancora. Grazie!
Grazie Gloria!
“Non accontentarti. Sii affamato. Sii folle.”
Credo che questa frase raccolga buona parte dell’articolo, grazie Andrea!
Alex
La frase di Jobs è stata riproposta in mille salse, ma per questo articolo l’ho trovata particolarmente azzeccata.
A mio parere il modo migliore per non avere rimpianti è quello di adottare un modo di ragionare razionale, convincendosi del fatto che nessuno è in grado di sapere come sarebbe stata la vita “se quella volta, anzichè….., avessi …..”. C’è un film che mi piace molto e che molti avranno visto, si chiama “Sliding doors” in cui la vicenda si snoda tra due possibili esiti se la protagonista fosse riuscita o meno a prendere la metro un dato giorno. Ho adottato questa filosofia molti anni or sono, dopo aver letto una storia in un libro mi pare di Anthony De Mello. Da allora l’ho fatta mia e non ho mai più avuto problemi di rimpianti.
La questione sollevata dal post è comunque centrale. Secondo me andrebbe risolta in qusto modo: vuoi raggiungere quel determinato obiettivo? Fai questo, questo e quest’altro ma sappi che non è detto che sarai felice. Vuoi essere felice e raggiungere quell’obiettivo? Potrebbe darsi che il percorso verso la felicità ti farà dimenticare quell’obiettivo. Il mondo come lo conosciamo è frutto anche di ambizione smodata, invidia, competizione, insoddisfazione, arrivismo, nevrosi di vario tipo. Se fossimo tutti come monaci zen il mondo sarebbe molto diverso, perchè molti non avrebbero quella spinta che li porta ad investire tutta la vita per raggiungere obiettivi di carattere materiale. Donald Trump non sarebbe arrivato dove è arrivato se avesse avuto come obiettivo principale il benessere interiore, la pace con sè e con gli altri. Gli interessava fare soldi e tanti, anche a costo di calpestare chi gli si fosse parato davanti per contrastarlo. Vorrei davvero conoscere una persona che abbia raggiunto mete elevate, senza compromettere il rapporto con la famiglia, senza rinunciare ai propri hobby, senza trascurare le relazioni, prendendosi cura del proprio corpo e delal propria salute. Coloro che hanno raggiunto traguardi importanti lo hanno fatto investendo tutto in quell’obiettivo.
Interessanti considerazioni. Si tratta di questa tematica in un capitolo di Una cosa sola. Una vita equilibrata, razionale, vissuta per tenere in piedi tutto, salute, famiglia, lavoro, eccetera, ci consente di raggiungere grandi risultati?
O per raggiungerli bisogna vivere in maniera squilibrata, dedicandoci al nostro grande obiettivo con tutte le nostre forze?
Bisogna trovare dell’equilibrio nello squilibrio,secondo me. Essere squilibrati e dedicarsi con passione al proprio sogno, ma non lasciare per troppo tempo o troppo a lungo indietro alcuni aspetti della propria vita.
Esempi di persone felicemente realizzate ce ne sono comunque… Poi la felicità non è uno stato di Nirvana fisso, è anche lì una forma di equilibrismo…
L’idea che il successo debba sempre e comunque essere contrapposto agli affetti, alla salute, etc. lo reputo un luogo comune che suona spesso come una scusa da parte di molte persone.
La verità è che questi elementi sono molto meno correlati di quanto vogliamo pensare: ci sono persone di successo felici e in ottima salute, così come ci sono persone fallite rabbiose e malandate.
Non usiamo il caso singolo per dimostrare una regola generale.
Concordo invece sul fatto che realizzazione degli obiettivi e felicità non sempre corrispondano, ma non è certo colpa degli obiettivi: siamo noi, che maturando, dobbiamo imparare scegliere ciò che davvero desideriamo e non ciò che ci viene imposto esternamente.
Grazie del confronto.
Il mio discorso è diverso, Andrea. Io non dico che il successo si contrappone agli affetti, alla salute e alle altre aree della vita. Ho semplicemente detto che successo materiale e ricerca spirituale possono non andare d’accordo, per la ragione che dietro ad una ferma volontà di raggiungere un obiettivo di carattere materiale, c’è talvolta (sempre?) un bisogno che la ricerca spirituale può risolvere alla radice. Se io lavoro come un matto per fare i soldi per andare in giro con il macchinone, il rolex al polso, e così far morire di invida la gente e sentirmi importante e poi, praticando il buddhismo, mi rendo conto che non mi importa più niente di dimostrare di tutto ciò, potrei scoprire che in realtà volevo fare il fioraio. A quel punto gli obiettivi materiali che mi ero dato svaniscono nel nulla e non ci sarà corso, libro, audiobook che potrà permettermi di ottenere quei risultati.
Bisogna prendere atto che in secoli di pace, come è stato detto, la Svizzera ha prodotto solo l’orologio a cucù e la pace interiore non fa molta differenza :-)
Andrea, sei micidiale! Il mio frignone seriale ne è uscito a pezzi, sono parole profonde. Complimenti, sei il numero uno.
Grazie Vincenzo ;-)
Condizione fondamentale per parcheggiare davanti a dove devi andare, è passare davanti a dove devi andare.
Condizione fondamentale per riuscire in qualunque cosa, è provarci. Con i migliori mezzi e la migliore preparazione possibile!
Burkeman mi è simpatico, ma sul tema rimpianti la vediamo diversamente.
Sono contento perché il mese di agosto anche io mi sono trovato a fare delle riflessioni di questo tipo.
Sei prezioso come sempre. Grazie
Ciao Ferruccio, grazie del commento :-)
bravo Andrea, questa contraddizione mi girava per la testa da un po’ di tempo! Ma insomma, mi domandavo, se mi dico che sto bene come sto vuol dire che mi devo accontentare? La risposta che mi sono data è stata grosso modo di evitare di passare il mio tempo rammaricandomi di una situazione non ideale, prendere il buono di ciò che ho e nello stesso tempo pensare a come migliorare.
Mi rendo conto di aver molto spesso parcheggiato piuttosto lontano dal mio obiettivo, addirittura convintissima che fosse la soluzione migliore (leggasi cosa vuol dire non avere chiaro il proprio obiettivo)!
La cosa più complicata non è tanto trovare un parcheggio quando sei in macchina, ma lasciare quello che hai trovato per cercarne uno migliore… si finisce per dire che in fondo non è poi tanto male, specie se invece di essere a 1Km sei magari a 5-600 metri, portandoti sempre dietro quella sensazione di lieve ma persistente insoddisfazione.. per questo il quieora in questo caso può essere preso come una buona giustificazione per rimanere proprio qui!
Morale: sto parcheggio diventa una specie di buca! Ma una volta aperti gli occhi e capito che sei lontana dal vero obiettivo, un passo dopo l’altro puoi lavorare per avvicinarti.
Dopo mesi ritorno a commentare, seguo ogni tuo post ma sono una procrastinatrice seriale. Sono impantanata in una situazione lavorativa demotivante e mi sento veramente sfruttata, ma la paura di ritrovarmi senza lavoro mi impedisce di agire. Già adesso me ne conto tanti di rimpianti, e credo che purtroppo in futuro ne avrò molti si più. Come posso fare a darmi una mossa?
Complimenti per ciò che scrivi.Sono sempre qui a leggerti.
Grazie Andrea per questo ottimo articolo, mesi fa mi ero posto le tue stesse domande perché due anni fa avevo approfondito il tema dell’autostima dai libri di N. Branden e mi ero convinto del enorme potenziale degli obiettivi ma ne ero rimasto in parte insoddisfatto, poi nel leggere il libro di Eckhart Tolle e altri autori sul tema del vivere il presente mi ero convinto dell’importanza del sapersi accontentare ma ne ero ugualmente nel lungo periodo rimasto deluso. Poi sono arrivato a concepire il concetto del equilibrio, come nel tuo eccellente esempio del funambolo, forse ci sono momenti in cui è bene concentrarsi sul presente e sentire un profondo senso di gratitudine e poi ci sono momenti in cui bisogna spingersi oltre e comunque mai sporgersi troppo da una parte all’altra. Per sintetizzare il mio pensiero, senza nessuna pretesa perché il concetto è stato già espresso bene dal tuo esempio e da questo brillante articolo, la strada della felicità deve avere una meta, ma è la felicità la strada, se faccio una camminata verso la cima della montagna posso sia tenere una mappa, seguire un sentiero badando che mi porti effettivamente in cima alla montagna e sia ammirare le meraviglie del percorso senza farmi distrarre troppo da queste fermandomi o smarrendo il percorso, e senza neppure avere gli occhi incollati alla mappa senza vedere più i paesaggi stupendi che sono lì per mio godimento. Camminare con costanza verso un obiettivo, qualcosa di simile scriveva Goethe, cosa ne pensate?
Penso che l’esempio della vetta della montagna e del sentiero per raggiungerla sia altrettanto efficace Gilberto: grazie per averlo condiviso.
Ti dicò ciò che penso io. Ho iniziato a divorare libri di crescita personale l’8 marzo del 2001. Ricordo perfettamente la data in quanto acquistai un libro dal titolo lì per lì giudicato stupido ma che, ciò nonostante, mi conquistò: era il famoso libro di Carnagie sullo stress. Da allora, tra alti e bassi, non mi sono più fermato. Come tanti che hanno fatto quel titpo di percorso sono arrivato al punto in cui dopo un po’ provi un certo grado di insoddisfazione: ho raggiunto l’obiettivo dunque? Tutto qua? In pratica, l’errore è di ancorare la felicità all’obiettivo. Chi studia la felicità da migliaia di anni (cioè i buddisti) afferma che non ci può essere felicità autentica senza compassione. E’ impossibile, per come intendono loro la felicità, rimanere ancorati all’IO e pensare di diventare davvero felici (che non è sinonimo di euforici). La crescita personale, invece, punta proprio sull’IO (non è una critica, è una constatazione). Ecco perchè il passo successivo dovrebbe essere quello spirituale. La crescita personale può certamente rendere migliore la vita, eliminando convinzioni distorte, permettendo il conseguimento di risultati desiderati, ecc., ma per la felicità autentica (sempre secondo i buddhisti) occorre ben altro.
con un articolo gratuito nemmeno tanto lungo, hai risposto a uno dei miei grandi dilemmi, che tra l’altro ero convinto di essere l’ unico ad avere. A volte, non essere gli unici e nemmeno i primi, fa sentire molto meglio. Articolo splendido, con la risposta che esattamente cercavo. Non perchè cercassi qualcosa che mi facesse piacere, ma perchè quando uno è curioso e affamato di risposte che non arrivano mai, perle come questa diventano acqua nel deserto. Efficace all’ essenza.
Grazie Cristiano,
mi fa piacere ti sia piaciuto il post :-)
La teoria del parcheggio libero, però, trascura un dettaglio importante: un posto libero non resta tale a lungo. Tante volte capita di trovare un posto libero, ma lontano, andare a vedere se ce ne sono di più vicini, poi tornare indietro senza averne trovati… e scoprire che nel frattempo qualcun altro ha occupato quell’unico posto. Quando non è possibile tenere il piede in due staffe, può essere preferibile il compromesso.
Chi ha parcheggiato subito la macchina, magari si fa un pezzo a piedi più lungo, e scopre che c’era un posto più vicino. Ma chi continua a cercare spreca un mucchio di tempo senza ottenere nulla (e ciò è frustrante) per poi accorgersi di aver perso anche quel poco che aveva già (il parcheggio lontano, che avrebbe potuto usare… e che è stato preso da un altro nel frattempo)
Vedi Angelo, noi ragioniamo da bravi Italiani :-)
(questa tua obiezione me l’ha fatta anche un mio caro amico che aveva letto l’articolo in anteprima).
Viviamo in città che hanno secoli di storia e strade altrettanto “storiche”, non certo pensate per il traffico moderno. Così, trovare un parcheggio è un miracolo, ovunque esso sia: 1 metro dalla destinazione, o 1 km.
Chi ha formulato la teoria del parcheggio libero invece vive dove magari è difficile trovare un parcheggio a ridosso delle mete più ambite, ma di sicuro non ha problemi di spazio altrove.
Il parallelo si mantiene intatto anche quando lo riportiamo al mondo del lavoro: in Italia siamo tutti alla ricerca del posto fisso, non importa quale sia, perché trovarne uno è già tanto, mentre in paesi con economie più avanzate, non ci si accontenta del primo lavoro, si punta ad una carriera ambiziosa, consapevoli che, mal che vada, una qualche altra occupazione la si trova sempre.
Però questa non è una scusa per noi italiani: certi meccanismi del nostro Paese possono non piacerci, ma se li accettiamo, è perché abbiamo SCELTO di rimanere a giocare nell’orticello sotto casa.
Nell’articolo, la “teoria del parcheggio libero” viene presentata come una regola universale, a tal punto che è possibile applicarla perfino al di fuori del suo campo specifico (la ricerca di un posto auto), e mantiene la sua validità. Con la tua affermazione, però, tale assunto crolla: basta che la città sia un po’ diversa dal previsto, e la regola non vale più. Poco importa disquisire sul fatto che in altre parti del mondo tale regola funzioni: noi siamo italiani, e dobbiamo tener conto del nostro ambiente, non di quello altrui. Conosci la favoletta dell’asino che portava il sale, e l’asino che portava le spugne?
E l’ultima frase della tua risposta, poi, contraddice tutto il senso dell’articolo: in tutto l’articolo viene detto di non accontentarsi, di non scendere a compromessi, ed invece tu presenti il compromesso come inevitabile, qualunque sia la scelta (abbandonare casa, famiglia, amici, ambienti, lingua non è forse un compromesso?)
Probabilmente abbiamo una visione del mondo diversa Angelo. Grazie comunque del confronto. A presto.
Io trovo invece l’osservazione di Angelo molto pertinente e non mi ha dato l’idea di voler “essere convinto”, al contrario ho trovato la sua, una sana riflessione su quella che è la nostra realtà. Voglio dire Andrea, vivi anche tu in Italia, questo blog è scritto in italiano, i tuoi lettori sono “tutti” italiani. E’ vero che non bisogna concentrarsi sul proprio orticello ed è bene allargare i propri orizzonti, benissimo andare all’estero, ma al tempo stesso non credo che il messaggio che tu voglia trasmettere sia “facciamo tutti le valige e andiamo a vivere in una città senza problemi di parcheggio, tutti quanti nessuno escluso altrimenti non c’è speranza”. Ti ho sempre apprezzato, ho anche acquistato tutte le tue guide quindi figuriamoci, nulla di personale in questo mio commento, ma ho trovato l’epilogo di questa discussione un po’ deludente, nulla nei tuoi confronti ripeto, ma poteva venirne fuori un confronto più interessante a mio avviso. PS. Non voglio essere convinta di nulla sia chiaro. :D
Sono d’accordo con te Andrea, ma sono più ottimista riguardo all’Italia. In Italia, alla pari con molti paesi evoluti, ci sono tanti uomini intraprendenti che rischiano e fanno impresa, e spesso hanno successo, L’italia è la patria di tante imprese evolutissime, tante “mutlinazionali tascabili” che sono riconosciute come eccellenti in tutto il mondo. Io viaggio abbastanza, e in molti settori, nell’industria e nei servizi, vedo che Italia è sinonimo di eccellenza.
Un imprenditore straniero una volta mi disse: vuoi un macchinario che faccia quella determinata cosa (parlava di imballaggi di un certo tipo…): in Vietnam trovi il prezzo più basso, in Cina buoni prodotti a buoni prezzi, in Italia trovi lo stato dell’arte quanto a tecnologia e materiali, ossia il meglio del meglio.
Quindi non abbattiamoci a prendiamo l’esempio da tanti nostri eccellenti connazionali!
Buon lavoro
Ciao Frazo, ho collaborato alla stesura di un libro edito da Ilsole24ore proprio su queste “multinazionali tascabili”. Non metto in dubbio l’eccellenza di certe realtà Italiane. Ma se sono eccellenti è proprio perché hanno saputo ragionare in termini globali: trovami una di queste aziende che non sia esposta almeno al 50% sul mercato estero ;-)
Il punto è proprio questo: non possiamo più permetterci di avere una mentalità provinciale. Abbiamo la storia, abbiamo le competenze, abbiamo l’eccellenza, basta fissarsi le dita dei piedi e ragionare solo in termini di “eh ma qui in Italia…”
L’assunto “noi siamo italiani e dobbiamo tenere conto del nostro ambiente” è totalmente falso. Noi siamo italiani e dobbiamo darci una svegliata, proprio perché non dobbiamo invidiare niente a nessuno ;-)
Sono pienamente d’accordo Andrea! Nelle occasioni in cui ho modo di parlare con un po’ di gente sento solo lamentele e affermazioni del tipo che se non hai i soldi di famiglia non puoi fare successo, che noi siamo una generazione sfortunata ecc.
Io rispondo sempre che siamo una generazione dedita all’autocommiserazione e che se io – parlo per me – non ho avuto il successo che avrei desiderato come imprenditore, è dovuto al fatto che non ho avuto la “vision” giusta e non ho lavorato abbastanza duramente per realizzare i miei sogni.
Non sapevo che ti fossi trasferito a Londra!
Buon lavoro e continua così.
Mi sono trasferito a Londra.
Ok, “mi sono trasferito a Londra” è l’unica risposta alla mia osservazione? Vuol dire che in massa tutti gli italiani o si trasferiscono o sono spacciati? Ma che ragionamento è il tuo Andrea? Sono sicura che tu stia avendo grandi soddisfazioni con la tua esperienza ma dire ‘se non fate come me siete finiti’ mi sembra eccessivo. Scusa il linguaggio poco curato, scrivo in tutta fretta dal cellulare, ma il fulcro del mio discorso credo sia comprensibile.
” chi si accontenta gode ” è il detto del mediocre di turno, il medio-man.
Certo, non accontentarsi del primo parcheggio libero fa si che si prendano dei rischi, il che non vuol dire non avere un piano di riserva, anzi, il principio prevede questa ipotesi.
La differenza sta nell’azione all’atto di “parcheggiare”.
Bell’articolo e Buona Settimana Andrea ;)
Qualcuno una volta disse “mira sempre alla luna, male che vada avrai vagato tra le stelle”. Se impariamo anche a goderci il viaggio, abbiamo fatto tombola! :D
Ciao Andrea, è la prima volta che commento sul tuo sito, ma ti leggo ormai da tempo. Ho apprezzato la metafora del parcheggio perché emblematica di un certo atteggiamento votato alla sfiducia in se stessi e nelle occasioni quotidiane. Come sempre occorre valutare l’azione più breve ed efficace, io sono quel tipo di persona che quando ha un impegno importante preferisce uscire di casa con anticipo per un caffè, fare una passeggiata e arrivare senza affanni al luogo dell’appuntamento. Quando uso la macchina preferisco il parcheggio custodito a due passi da dove lavoro e quando torno a casa… beh… dopo anni passati a consumare il serbatoio in cerca di un parcheggio ho deciso di comprare un box auto nei paraggi. Le soluzioni si trovano sempre, l’importante è non cadere in preda all’isteria da traffico.
Buona vita e complimenti per il sito.
Leggere questi articoli mi aiuta sempre molto e mi fa capire quante cose devo fare per migliorare come persona e mettere a tacere una volta per tutte le mie paure. In ogni caso, complimenti Andrea, sei sempre così geniale e d’aiuto! :)
Non capisco perché Andrea mi censura i commenti…
I commenti vengono moderati in automatico dal sistema Fabrizio: tutti i commenti con link non vengono pubblicati. I commenti non servono per farsi pubblicità, ok?
Non lo sapevo che nei tuoi commenti non si potesse mettere un link, posso capire i commenti di spam, ma se uno ti scrive dei commenti lunghi e inerenti al tema come ti ho postato io, se alla fine, in firma, ci metto il link del mio sito non ci vedo nulla di male…anzi..la vedo solo come un aiutarsi
Ma potrò decidere io quello che si può o non si può fare sul MIO blog? Possibile che non ci arriva un “mendal scotch”?!
In fondo, come sicuramente direbbe anche Philippe Petit, la vita è “equilibrio”. In tutte le cose.
salve! vorrei delle informazioni sulla guida APP!
vorrei sapere quanti giorni dura in tutto,e se gli esercizi si fanno anche in società,per strada,con gli amici, mentre si sta in compagnia oppure solo a casa!
in tutto quanti giorni dura,perchè dopo averla fatta per bene questa guida passerei ad attrazione immediata! grazie
Ciao ragazzi, sono un Mental Coach e visto che Andrea apre l’articolo dicendo che nessuno gli ha saputo spiegare questa “apparente” contraddizione tra il “non accontentarsi” e il “valorizza il tuo presente”, mi propongo di spiegare quindi meglio questa appunto “apparente” contraddizione. ;-)
Ora, intanto mi meraviglio, non so a quali Mental Coach, formatori, o “para-guru” come li chiama lui, lui abbia intervistato (se la premessa è trovare una risposta seria chiedendo a dei para-guru, allora mi sa che la risposta non ti interessa trovarla davvero), ma quelli che conosco io la risposta al quesito te l’avrebbero data…e anche molto ben dettagliata.
Comunque, lo spunto che voglio offrirvi io e che gli obiettivi non sono tutti uguali, e questo sono sicuro Andrea che tu lo sai meglio di me! ;-)
Esistono obiettivi di PROCESSO e obiettivi di STATO.
Un obiettivo di processo è per esempio MANTENERMI IN SALUTE, adesso quando posso dire di aver raggiunto l’obiettivo e potermi fermare? MAI! Perché l’obiettivo è di processo, quindi non esiste un istante in cui posso dire Ok, ora mi fermo, ho raggiunto l’obiettivo”, poi ci sono gli obiettivi di STATO: “Voglio guadagnare 5000 euro al mese” perfetto!, La persona ne guadagna 4999 euro? obiettivo NON raggiunto, puoi fare di meglio. La persona si ferma quando ne ha raggiunti 5000 euro.
Per me quindi parlare di equilibrio tra ACCONTENTARSI e SFIDARSI non è producente, soprattutto se non hai una guida che ti permetta di APRIRE GLI OCCHI.
Bisogna capire quale tipo di obiettivo stai perseguendo.
Se il mio obiettivo è ARRIVARE A LAVORO PER LE 8.00 IN UFFICIO, questo è un obiettivo di STATO, o ci arrivo o non ci arrivo.
Se trovo un parcheggio a 5 km di distanza e posso arrivare per le 8.00 in ufficio, il posto lo occupo.
Se andassi avanti, perderei tempo per cercare un parcheggio inesistente inserendo un obiettivo DISTRAENTE rispetto al vero obiettivo, e potrei fare tardi, quindi il mio atteggiamento sfidante NON PUÒ focalizzarsi sul parcheggio più vicino all’ufficio.
Prendiamo un esempio diverso.
Voglio IMPARARE A GESTIRE LE MIE EMOZIONI: OBIETTIVO DI PROCESSO, nella fattispecie voglio imparare a non reagire con rabbia di fronte alle frustrazioni. ;-)
Mi capita di trovare lavoro in un “centro di meditazione”, bene, qui nessuno si arrabbia ERGO <>. NO, qui non posso accontentarmi, DEVO SFIDARMI, DEVO RINUNCIARE A QUELLA SITUAZIONE DI COMODO e magari vedere se riesco a gestire le mie emozioni NEL TRAFFICO ROMANO ad esempio ;-)
RECAP ;-)
NON È UTILE PENSARE AD UN EQUILIBRIO (che fa tanto zen) fra accontentarsi e sfidarsi ma ricordare che:
ESISTONO OBIETTIVI DI STATO.
Se accontentarmi di un passo intermedio mi consente di raggiungere il mio obiettivo allora È OK! mi accontento!
Se accontentarmi non mi aiuta nel passo intermedio allora proseguo oltre e mi sfido
ESISTONO OBIETTIVI DI PROCESSO.
Essendo obiettivi in cui conta la QUALITÀ con cui raggiungo l’obiettivo, devo fare ATTENZIONE ALL’ACCONTENTARSI!, Potrei diventare sempre più mediocre perché non cerco situazioni sfidanti!
Quindi in questi obiettivi punterò AD ALZARE SEMPRE DI PIÙ L’ASTICELLA DELLA MIA PERFORMANCE.
Ciao a tutti
Fabrizio F. Caragnano
Professional Mental Coach
ottimo articolo, grazie!
anche se quel tic tac finale mi ricordava terribilmente un personaggio non proprio positivo di Dexter! xD
Grazie per l’articolo ma… ora sì che sono in stato confusionale!
Il mio proposito per il 2017 era quello di rinunciare a 10 anni di sacrifici perché ero arrivata alla conclusione, motivata e razionale, che il punto a cui sono arrivata è il massimo a cui posso ambire. Ed ora boom, rileggo per la quarta volta questo articolo e decido di procrastinare il mio buon proposito per il 2017! #2017iscoming
Una bella risposta la da una disciplina millenaria come lo yoga che propone un modello per cui, una volta direzionati il proprio volere e la propria energia verso il miglioramento di sé stessi in accezione anche morale, la somma dei propri desideri (se ne rimangono,fin quando il famigerato quiedora non si imponga) andrebbero a coincidere con la somma dei desideri della società senza poter avere anche nel percorso nessun tipo di rimpianto cumulabile.
Vedi concetti di purusha e prakriti per la modalità di approccio alla “realtà”, o di quanto la rivoluzione in sé stessi di un concetto quale ahimsa (non violenza; mezzo più profondo di quanto il comune sentire ci spinga a pensare) porti alla possibilità di creare contesti sinergici e fortemente attrattivi.
Lo stavo rileggendo adesso, Non mi ricordo quanto tempo sia passato da quando l’ avevo letto, ma questa volta mi è sembrato di comprenderlo meglio, forse sono cresiuto…Ha Ha….
Possibile ;-)
Tutto giusto, apparentemente. Spesso non è possibile tornare indietro e si rischia di non trovare piu posto per parcheggiare