Solo quando siamo disposti ad uscire dalla nostra zona di comfort riconquistiamo la nostra autostima, ma soprattutto iniziamo a vivere davvero.
“La tua vita inizia dove finisce la tua zona di comfort.”
Neal Donald Walsch.
Proprio così, se vuoi superare la paura, se vuoi spazzar via le convinzioni limitanti, se vuoi avere l’autostima di un supereroe, insomma, se vuoi vivere al 100% la tua vita, devi imparare ad uscire quotidianamente dalla tua zona di comfort.
No guarda André, io pago un fracco di affitto per stare nella mia zona e ci sto benissimo! Ci deve essere un altro modo per riconquistare l’autostima comodamente seduti sul divano!
Non ti chiedo di lanciarti da 39 km di altezza per uscire dalla tua zona di comfort. Puoi compiere gesti molto più semplici per riappropriarti del timone della tua vita, ma è essenziale che tu inizi a compiere questi gesti ora, senza procrastinare.
Prima però di vedere quali strategie pratiche puoi adottare per reclamare la tua autostima, voglio essere sicuro che tu abbia chiaro il concetto di zona di comfort.
Che cos’è la comfort zone
Come sempre ci piace partire dalla definizione delle cose. Cosa si intende per zona di comfort? Wikipedia definisce la comfort zone come:
“lo stato comportamentale entro cui una persona opera in una condizione di assenza di stress e ansia.”
Fonte: Wikipedia.
Chi vive nella Comfort zone?
La persona che vive nella comfort zone, quindi, è in uno stato mentale in cui si agisce con totale assenza di ansietà, senza rischi, sentendosi costantemente a proprio agio, muovendosi in un ambiente familiare con controllo di ciò che lo circonda.
Vista così, sembrerebbe sciocco uscire dalla propria zona di comfort: la nostra vita è già bella stressata di suo, andarsele a cercare sarebbe proprio da cojones. Per dindirindina ho scritto interi articoli su come sconfiggere lo stress!
Eppure, a mio avviso, esiste un modo migliore per spiegare il concetto di zona di comfort.
Vista così, sembrerebbe sciocco uscire dalla propria zona di comfort: la nostra vita è già bella stressata di suo, andarsele a cercare sarebbe proprio da cojones. Per dindirindina ho scritto interi articoli su come sconfiggere lo stress!
Eppure, a mio avviso, esiste un modo migliore per spiegare il concetto di zona di comfort.
La comfort zone ed il recinto intorno al tuo praticello
Immagina la tua zona di comfort come un praticello delimitato da una staccionata bianca.
Tutto quello che c’è dentro il praticello lo conosci molto bene, quello che c’è al di là della staccionata per te è un mistero e poco importa che possa cambiarti la vita in meglio, visto che non sai di cosa si tratta, ti spaventa a prescindere.
Se la tua zona di comfort ha la dimensione del parco di Versailles, alla fine non te la passi tanto male anche se rimani entro i suoi confini. Il problema sussiste nel momento in cui la tua zona di comfort è talmente piccola che inizi a vedere il cielo a strisce ed i paletti della tua bella staccionata bianca diventano le sbarre di un carcere da cui non riesci ad uscire.
Avevo ragione o no, che vista così la zona di comfort è più interessante? Il problema non è dunque la zona di comfort in sé, il problema è la sua dimensione.
Parafrasando la citazione con cui ho aperto questo articolo, potremmo dire che: “la tua vita inizia nel momento in cui espandi la tua zona di comfort“.
Perché è importante uscire dalla comfort zone
Perché dovremmo desiderare di uscire dalla zona di comfort? La risposta è molto semplice: restare all’interno del nostro vecchio e caro recinto, può portare solamente limiti in termini di prestazioni, produttività e obiettivi da raggiungere.
Come esseri umani abbiamo bisogno di uscire dalla nostra zona di comfort perché finché restiamo fermi nelle nostre convinzioni e sicurezze, le prestazioni e i risultati, in qualunque ambito della nostra vita, tenderanno sempre di più ad appiattirsi.
Uscire dalla comfort zone, quindi, ci dà l’opportunità di metterci alla prova, misurarci con qualcosa che non conosciamo, sperimentarci in luoghi e situazioni che non conosciamo. In poche parole, di cambiare, evolversi, crescere.
Non è un caso che secondo Alasdair White, teorico britannico, appena oltre i confini della zona di comfort, vi sarebbe una “zona di apprendimento” o addirittura una “zona di performance ottimale” (optimal performance zone) dove le prestazioni di ognuno di noi possono essere migliorate provando una certa quantità di stress.
Le tre strategie di EfficaceMente per allargare la tua zona di comfort
Sei pronto ad allargare la tua staccionata? Ecco 3 strategie pratiche che si sono dimostrate per me particolarmente efficaci quando ho dovuto espandere i miei “possedimenti comfortiani” ;-)
L’autostima non te la dà nessuno: te la devi guadagnare
Una delle convinzioni limitanti più dure a morire è quella del gene dell’autostima.
Molti credono che essere sicuri di se stessi sia una specie di dono divino o il risultato di fattori esterni, quali ad esempio: una famiglia ricca alle spalle, un bel aspetto, una bella fidanzata (e viceversa per le signorine).
Insomma o nasci spaccone o nasci sfigato. giusto?! Sbagliato!
L’autostima è un’abilità che si apprende nel tempo. Se alcune persone sono più sicure di altre è perché sono uscite costantemente dalla propria zona di comfort (attività che considerano per altro un vero e proprio gioco).
Questo significa che devi fingere di essere quello che non sei? Assolutamente no, non fingere, soprattutto con gli altri: ci sono già troppi palloni gonfiati per i miei gusti. Se devi fingere di avere autostima, fallo solo con te stesso, applicando la tecnica “come se”.
Ricorda, la tua autostima te la devi guadagnare giorno dopo giorno: affrontando le tue paure, vivendo situazioni che ti mettono a disagio, ma soprattutto smettendola una volta e per tutte di procrastinare le azioni che ti spaventano.
Avere paura è naturale: affrontarla è da coraggiosi
C’è una scena di Three Kings, un film di fine anni ’90 sulla guerra nel golfo interpretato da George Clooney, che, a mio avviso, sintetizza molto bene il legame tra paura e coraggio:
“Fai le cose che ti spaventano a morte e solo dopo trovi il coraggio, non prima”.
Three Kings.
La paura può essere una maledizione o una benedizione. La scelta spetta a te.
Puoi scegliere di arrenderti alla tua paura, lasciare che conquisti il tuo praticello trasformandoti nello schiavo della tua staccionata, oppure scegli che la paura è una prova della vita e decidi di affrontarla guardandola dritta negli occhi. Ecco qualche suggerimento pratico per farlo:
- Fai cadere la tessera della paura. Ti ho parlato in passato del domino mentale (da non confondere con il dominio) e di come la paura sia la tessera più importante. Se la fai cadere inneschi un effetto a catena che potrebbe sorprenderti. Ma il primo gesto spetta a te.
- Batti il ferro finché è caldo. L’autostima per essere consolidata deve essere costruita giorno dopo giorno; non puoi limitarti a singoli atti di coraggio, devi affrontare le tue paure giorno dopo giorno, sfruttando i rush di adrenalina che derivano da una paura affrontata e superata.
- Se ricadi, rialzati. Non esistono percorsi lineari quando si parla di crescita personale: si cade, si cade spesso. Il segreto è rialzarsi ogni singola volta. Quando scopri come è la vita al di là della staccionata della tua zona di comfort, imprimi un ricordo talmente potente nel tuo cervello, che potrai utilizzarlo ogni qualvolta perdi la bussola.
Vorrei poterti trasmettere con le parole ciò che si prova oltrepassando la staccionata, ma la verità e che certe sensazioni puoi provarle solo agendo.
Allarga la staccionata lavorando sul tuo Inner Game
Il mondo esterno non esiste.
Se riesci a dimostrarmi che tutto ciò che ti circonda è reale senza alcuna ombra di dubbio, ti conferisco il nobel per la fisica seduta stante!
Non sto scherzando: il mondo così come lo percepiamo esiste esclusivamente nella nostra mente ed è il frutto dell’elaborazione di segnali nervosi provenienti dai nostri cinque sensi. Un gruppo di fisici tedeschi ha creato addirittura un test per capire se il mondo che ci circonda sia la simulazione di un’intelligenza artificiale o meno: beh, le notizie non sono affatto buone (a meno che tu non ti chiami Neo, lavori per una società di software il giorno e fai l’hacker di notte ;-).
Tutta questa pippa fisico-hollywodiana per dimostrarti che ciò che conta davvero per avere autostima è il tuo mondo interiore, la vocina nella tua testolina, insomma, quello che gli esperti chiamano Inner Game. Il tuo “Gioco Interno” è quello che decide quanto sarai bravo durante una presentazione in pubblico, come ti relazioni con le altre persone, e, addirittura, se riuscirai o meno a conquistare la tua ragazza dei sogni. Rivoluzionare il tuo Inner Game, significa rivoluzionare la tua vita.
La fine è il tuo inizio
Qui finisce l’articolo, ora spetta a te iniziare ad agire.
Tu cosa pensi di fare questa settimana, oggi, adesso?
Ricorda: la crescita personale è anche cambiamento. E il cambiamento non c’è se non si agisce e non si osa.
Pensi di continuare a tosare l’erba del tuo bel praticello (la tua zona di comfort), o pensi invece di scavalcare quella maledetta staccionata?
Andrea Giuliodori.
Io cado nella tua trappola mentale e dico: ora voglio il link all’esperimento dei crucchi. :P
Ciao Stefano, qui trovi l’articolo pubblicato dalla Technology Review del MIT su questo esperimento: The Measurement That Would Reveal The Universe As A Computer Simulation.
Bello! anche se a volte, bisogna tosare il prato prima di riuscire ad arrivare alla staccionata, saltare è sicuramente la cosa giusta da fare!
grazie, Andrea, nei tuoi articoli ci sono sempre moltissimi spunti efficaci.
Lila
Sono d’accordo Lila, anche se spesso ci ritroviamo a tosare il praticello con la lametta da barba pur di non scavalcare la staccionata ;-)
già. mi sento proprio come se stessi cercando di tosare il prato con una pinzetta per poi in un fantomatico futuro pensare di iniziare a decidere cosa fare da grande. ho 32 anni quasi. faccio un lavoro che tanti direbbero privilegiato (medico) e che pare riuscirmi anche bene a detta della gente (forse perchè lo faccio disinteressatamente senza aspettative, visto che non sento di averlo scetlo per vocazione, ma per evitamento: la mia zona comfort era appunto restar nell’ambiente conosciuto..ed ho fatto lo stesso lavoro di mammà!). ora, negli anni e lavorando su di me ho imparato a godere della vita, di ogni istante, delle emozioni e delle cose belle. però ancora sento che tutto questo è diventato solo un contorno, una sorta di svago, di anestetico che mi serve a sopportar meglio e dimenticare che il lavoro che faccio non è la mia vita..vorrei potermi alzare felice al mattino. grazie andrea, come sempre dai gli spunti giusti.
Una volta lessi che “la paura è la palestra del coraggio”.
Questa frase mi aiutó molto in un periodo di stress dove anche le cose più semplici, cose che per me erano quasi di routine, diventavano montagne altissime da scalare quindi preferivo starmene a casa mentre il mondo andava avanti. La paura è un demone che che piano piano ti logora, la zona di confort è solo un placebo.
Personalmente combatto ancora con le mie paure e mi curo andandomi ad infilare in quelle situazioni che eviterei volentieri. A volte perdo ancora, me nn mi do x vinto!!
Andrea, secondo te la meditazione o lo yoga, possono aiutare in questi casi?
Buona inizio settimana.
Ciao Enrico, non pratico yoga, ma pratico da anni meditazione e per quella che è la mia esperienza ho imparato a vedere determinate situazioni con occhi nuovi.
Tuttavia vorrei fare una precisazione: spesso nei periodi di stress si iniziano a fare tutta una serie di ragionamenti su quello che si dovrebbe fare. In psicologia si chiamano “doverizzazioni”: se lo yoga, la meditazione, ed in generale gli stili di vita sani diventano delle doverizzazioni allora rischiamo di accrescere lo stato di stress invece di ridurlo.
My 2 cents ;-)
Ecco cosa mi sta succedendo da quando leggo questo blog! Finalmente la cosa ha un nome! Urge rimedio.
Bello il collegamento tra seduzione, inner game e zona di comfort. In fatto di relazioni sentimentali ci sono molte persone la cui zona di comfort è stare con qualcuno che le maltratta (sono uomini e donne), oppure vivere nella continua frustrazione del “non farsi avanti” perché la zona di comfort è la memoria di un paio di stronzette che li hanno rifiutati negli anni dell’adolescenza…
Ciao Ilaria,
direi che hai centrato appieno quanto volevo esprimere nell’ultimo punto dell’articolo. Grazie del commento.
Andrea.
Ciao Andra,
permettimi, come dici tu che nel campo della psicologia positiva/motivazionale esistono una serie di stronzate, secondo me la storia di uscire fuori dalla propria zona di comfort è una di quelle stronzate che i vari guru dello sviluppo personale raccontano per allungare il brodo e vendere meglio i loro servizi!!
Vengo e mi spiego meglio!!
Se tu vivi coerentemente e onestamente secondo i tuoi principi/valori che ti sei costruito personalmente ( e che quindi non sono stati dettati dagli altri: ambiente in cui vivi, modelli materiali di successo, ecc.. ) e allora non ci sarà nessun problema di zona di comfort o non comfort!!
Se non li vivi coerentemente e onestamente o se nemmeno li hai definiti questi valori e principi di tua personale concezione e allora si che nascono problemi relativi alla zona di comfort che diventa solo una delle conseguenze di un problema fondamentale a monte!!
In altre parole:
“Pensa a essere un uomo di valori piuttosto che un uomo di successo” by Albert Einstein
E’ ovvio che in mezzo a tutti i bombardamenti di messaggi materiali che propinano i mass media, a gente che si vanta dalla mattina alla sera delle sue conquiste materiali, spetta al singlo individuo mettere a tacere tutte sto chiasso e quindi poter lavorare serenamente e costantemente su stesso!!
Ciao!
Fab
Ciao Fab, mi spiace, ma questa volta temo di non aver colto il tuo commento.
Quello che dicono guru e para-guru mi frega tanto quanto, per quanto mi riguarda la zona di comfort è un concetto molto concreto e sinceramente ho difficoltà a vederne il collegamento con il discorso dei valori.
Uscire dalla propria zona di comfort significa per me liberarsi dalle paure, accettare le sfide della vita ed in ultima analisi crescere. Naturalmente questo ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi: ma se parli di valori, temo che abbiamo una visione diversa della zona di comfort.
Andrea.
Ti dirò, stavolta temo che stiamo esagerando. Capisco che il tono dei post debba avere sempre un tono “spronante” ma secondo me, a volte, ci complichiamo soltanto kla vita con tutti questi discorsi.
Leggo sempre volentieri i tuoi post e sono un fan accanito del tuo blog che ormai leggo da anni…. però credo che invece la vita andrebbe vissuta senza stress… altrimenti non te la godi mai. Credo anche che quelli bravi bravi, in qualsiasi mestiere o ambito agiscano, sono proprio bravi davvero perchè riescono a fare le cose senza stress… cose che per altri sarebbero fonte di grande stress.
Credo sia questa la differenza: alcuni sanno stare nelle zone di non comfort (o meglio, in quelle che per la maggior parte delle persone sono zone di comfort) in maniera naturale. Tutto qua, si tratta di una predisposizione (magari anche un po’ allenata).
Buona vita!
Ciao Lorenzo, grazie del commento e grazie del “tatto”. Non preoccuparti, il fatto che abbia scritto cose che ti sono piaciute in passato non significa che debbano piacerti tutti i miei articoli: le critiche sane e costruttive sono sempre ben accette (poi ti rigo la macchina lo stesso, ma questo è un altro discorso XD)
A parte scherzi, venendo al tuo commento, continuo ad essere d’accordo con me stesso (ed è già un buon segno!): il termine che hai usato, predisposizione, mi ricorda tanto quel gene dell’autostima di cui parlo nell’articolo. Mi spiace, ma non posso accettare questa convinzione, né sulla base dei miei valori (come direbbe Fab), né sulla base della mia esperienza.
Detto questo, quanto sostengo nell’articolo non è vivere nello stress, ma piuttosto esporsi deliberatamente ed in modo controllato a situazioni di stress (uscire dalla propria zona di comfort) proprio per far crescere i nostri muscoli emotivi ed affrontare successivamente con maggiore serenità determinate situazioni.
Concordo con te che sarebbe bello vivere sempre sereni e tranquilli, senza “andarsele a cercare”: ma purtroppo, anche se non ce le andiamo a cercare, inevitabilmente ci vengono a trovare ed io preferisco essere “vaccinato”.
Questo atteggiamento è molto simile a quello legato all’allenamento fisico: ogni attività sportiva rappresenta un piccolo stress per il nostro corpo ed i nostri muscoli, ma è uno stress positivo (eustress), che ci garantisce enormi benefici. Credi che starsene seduti a vita sul divano sia davvero la soluzione più efficace? Perché è quello che stai proponendo sul lato emotivo.
A presto e grazie ancora del commento.
Andrea.
Hei Andre, grazie della risposta.
Mi piace sempre un sacco confrontarsi su questi temi.
Ho praticato sport agonistico (calcio) per 13 anni fin da piccolo, ed il tuo esempio calza a pennello e posso comprenderlo benissimo: niente è allenante se non ti porta fino al tuo limite e te lo fa superare.
Però posso dire con altrettanta sicurezza che, per quanto tu ti possa allenare e sforzare, se qualcuno ha più talento di te, a parità di allenamento (ma talvolta nemmeno), riuscirà a fare cose che per te rimarranno sempre un mistero, e per lui saranno invece molto semplici e naturali da fare. E’ proprio una cosa di natura, e questo alla fine è la differenza tra uno molto bravo, ed un campione. :)
Che ne pensi?
Esatto, così come ci alleniamo quotidianamente per migliorare le nostre prestazioni fisiche, anche le nostre emozioni e la nostra mente deve essere allenata per affrontare al meglio le sfide della vita.
Questo naturalmente non significa vivere perennemente in uno stato di stress: la vita segue il ritmo del respiro (si inspira e si espira) ed è giusto rispettarlo.
Cambiando argomento e parlando di talento, ti dico la mia: il tuo commento mi ha fatto pensare alla parabola dei talenti. Ecco, io credo che ciascuno abbia ricevuto lo stesso ammontare di talenti e chi riesce nella vita è semplicemente riuscito, innanzittutto a comprendere quali siano i suoi talenti, e poi a sfrutturali al meglio. Se ti chiami Messi e fai il calciatore, hai fatto bingo. Se ti chiami Kurt Cobain e fai il calciatore c’è qualcosa che è andato storto.
Allo stesso tempo non mi piace l’idea che alcuni utilizzino il talento come scusa: anche la persona più talentuosa non va da nessuna parte senza la giusta dose di pratica deliberata. Non solo, soprattutto nello sport, spesso ha la meglio la persona meno talentuosa, ma che ha saputo accettare la sconfitta fin da piccolino e che conosce il sacrificio. A questo proposito è molto illuminante l’ultimo libro di Trabucchi: Perseverare è umano.
A presto,
Andrea.
Ciao Andrea,
mi sa che devi dare qualche lezione sulla differenza fra Eustress e Distress!!
Il primo è positivo, il secondo è negativo!!
E’ ovvio che tu ti riferivi al primo!!
Ed è anche ovvio che l’Eustress è positivo nel momento in cui è coerente con i propri valori di personale concezione!!
( quello che intendevo io e per questo la mia puntualizzazione!! )
Altrimenti, prima o poi ( questione di tempo!! ) si entra in una situazione di stress ( più propriamente “Distress”) che nel breve e medio termine si può anche gestire ( con molto stress!!) ma nel lungo termine: Burnout!!!
E questo vale, secondo me, sia a livello fisico che intellettuale!!
Ciao!
Fab
PS link sull’argomento:
http://www.nienteansia.it/ansia-e-stress/sintomi-dello-stress-eustress-distress.html
Ciao Andrea,
non avevo notato il tuo post di commento al mio primo post!!
E allora, iniziamo!!
1) Non mi ricordo in quale articolo del tuo Blog, tu giustamente e saggiamente avevi sottolineato l’estrema importanza del fatto che per dare il meglio di noi stessi occorre essere congruenti con i propri valori, principi e mission ( scopo/i nelle vita), e aggiungevi anche che più lo siamo, più riusciamo a gestire al meglio ogni situazione e quindi aggiungo io non staremo la a farci le seghe mentali: devo uscire dalla zona di comfort, ci sto un altro poco, devo entrare nella zona di non comfort e via dicendo!!
E questo perchè un atteggiamento del genere vuol dire che sei centrato sull’essere al 100% in modo congruente e quindi il fare è un’espressione altrettanto congruente!!
Se ci si fa quel tipo di seghe mentali, vuol dire come appunto ho detto nel primo post che il problema è a monte!!
Ciao!
fab
Mettiamola così Fab: finché uno strumento ti porta benefici è efficace, nel momento in cui ti complica la vita è una sega mentale.
Ricordare ogni giorno che non devo sedermi sugli allori, che posso fare un passettino in più, che posso crescere, per me è molto importante, e quindi trovo il concetto di zona di comfort uno strumento per me utile.
Se a te ti incasina… il mondo è bello, perché è vario ,-)
@Andrea
Per quanto riguarda:
“Cambiando argomento e parlando di talento, ti dico la mia: il tuo commento mi ha fatto pensare alla parabola dei talenti. Ecco, io credo che ciascuno abbia ricevuto lo stesso ammontare di talenti e chi riesce nella vita è semplicemente riuscito, innanzittutto a comprendere quali siano i suoi talenti, e poi a sfrutturali al meglio”
In realtà, nella versione originale della Parabola dei Talenti, i talenti vengono distribuiti diversamente:
http://www.cattoliciromani.com/20-sacra-scrittura/48415-la-parabola-dei-talenti
La morale comunque è molto significativa!!
Poi come e quali talenti sviluppare, se l’ambiente condiziona o meno, ecc.. è un altro discorso!!
Ciao!
Fab
Pst… si vede che non hai letto il “vangelo secondo me”: gnurant! ;-)
Ciao Andrea,
ecco io adesso sto uscendo dalla mia zona di comfort: sto postando un commento invece di restare nell’ombra e rimuginare tra me per la paura del confronto. Il tuo articolo non poteva arrivare in un momento piu’ azzeccato di questo: proprio stamattina ho detto chiaramento ciò che pensavo ad un collega, e oggi pomeriggio mi metto alla prova con un’altra situazione di cui sono stata testimone e che non mi è piaciuta. Ho sempre evitato per quieto vivere i confronti, per paura di non essere accettata dagli altri tendo ad essere accomodante e il piu’ delle volte non dico apertamente cio’ che penso. Ho deciso che devo uscire dal recinto ed avventurami oltre….spero di non perdermi.
Saluti. Stefania.
Lo sapevo… sto creando dei piccoli “mostri”!!! ;-)))
Naturalmente sto scherzando Stefania: grazie davvero per aver condiviso la tua esperienza.
Credo tu abbia centrato appieno il messaggio dell’articolo: personalmente non apprezzo chi fa polemica “per sport” o chi non è in grado di comunicare una critica (anche aspra) con il dovuto garbo, detto questo, credo che tu abbia fatto davvero bene ad esprimere il tuo punto di vista senza chinare la testa per il cosiddetto quieto vivere.
A presto,
Andrea.
@Andrea
1)”Se a te ti incasina… il mondo è bello, perché è vario ,-)”
A me non mi incasina affatto, dicevo solo che ( almeno secondo me) se bisogna sforzarsi nella vita per migliorarsi, lo si deve fare coerentemente con i principi e valori che hai deciso tu consapevolemente e non con quelli che il mondo esterno ti propina!! Comunque capisco quello che vuoi dire, il concetto, io lo esprimo in altro modo ma il senso è quello!!
2) “Pst… si vede che non hai letto il “vangelo secondo me”: gnurant!;-)”
Evviva la Modestia!!
Ciao!
Fab
Dimenticavo!!
“The Parable of the Talents.” by Steve Pavlina
http://www.stevepavlina.com/blog/2006/03/the-parable-of-the-talents/
Mi è piaciuto questo articolo! Ho apprezzato la metafora della staccionata che fa diventare il cielo a striscie. E’ bastato leggere qualche riga per immaginare che saresti andato a ripescare matrix! Qualche frase sembra detta da Morpheus ;)
Comunque non ho letto tutti tutti i commenti, ma per rispondere a chi la pensa come Fab credo che il fatto di uscire dalla zona comfort ogni tanto anche con piccole cose come un po’ di attività fisica (specie se ne facciamo poca) aiuti l’autostima e ci dia un po’ più di coraggio per mettere in pratica qualche idea che avevamo in testa e che non abbiamo mai iniziato.
Ivan
Grazie Andrea. Bell’articolo come sempre. Anche io sto uscendo dalla mia staccionata in questo periodo, fa molta paura ma bisogna farlo e basta. È così che si fanno i cambiamenti, iniziando a mettersi scomodi per assaporare subito dopo la libertà di avere scelto di vivere una situazione che non ci coglierà mai di sorpresa.
@Ivan
appunto se fare attività fisica è una forzatura che comporta notevoli sacrifici e allora vuol dire che alla base c’è una mancanza di un valore positivo ( oppure che lo si è definito ma non lo si vive affatto!) ossia la vitalità fisica e quindi il discorso uscire dalla zona di comfort che in questo caso vuol dire essere pigri fisicamente, ma fino a quando quel valore positivo non lo si definisce chiaramente e non lo si vive a sufficienza, sarà un continuo entrare e uscire dalla zona di comfort ( pigrizia fisica ) senza mai ottenere alcun beneficio realmente duraturo!!
Discorso molto simile si può applicare per chi fa la dieta, smette di fumare, smette di bere il fine settimana, ecc..!!
Ciao!
Fab
PS per la cronaca, ho già fatto una maratona, corro in media 8 km al giorno, ho fatto diversi sport, faccio dieta ma per me niente di tutto questo è stato un sacrificio perchè ai tempi quando iniziai ho definito chiaramente perchè lo facevo, quale valore/principio positivo
avrei vissuto!!
Per carità, niente di chè, ma serviva appunto come esempio pratico!!
Bell’ articolo, ma parte del punto 3 sarebbe proprio da scansare a priori.
Parlo dell’ interpretazione della realtà. Tra universo olografico, fluttuazioni quantistiche, entanglement e la realtà percepibile solo come informazione quantistica a simulazioni da intelligenze artificiali, ne ho sentite davvero tante. Meglio non perderci troppo tempo. Tanto fumo negli occhi.
Ciao Wolf,
non ti preoccupare, qui nel blog non troverai mai riferimenti a strane vibrazioni cosmiche e cagate varie. Quello di cui parlo è riferito ad un’articolo (e relativa ricerca) pubblicato dalla Technology Review del MIT: trovi il link nel primo commento a questo post.
Comunque, che la nostra interpretazione della realtà sia sempre soggettiva è un dato di fatto… oggettivo ;-)
Andrea.
Sì, ma sul fatto soggettivo ci va di mezzo la psicologia e la neurologia.
La fisica meglio non considerarla in questa ottica (pretendo che non venga contaminata dalla filosofia, la voglio come scienza razionale, matematica. sperimentale, logica e precisa).
Tanti la contaminano a proprio piacimento per cagate facendo credere alla gente fischi per fiaschi.
E’ sul discorso “sempre soggettivo” avrei qualche dubbio comunque, almeno con l’ attuale livello di comprensione della realtà.
Per il discorso simulazione ci aveva già provato Nick Bostrom, ma è stato smontato da dei matematici (ironicamente).
Paradossalmente la sua versione era una delle più convincenti.
Interessante comunque…
Quando capisci…
Quando capisci l’amicizia diventa lealtà,
quando capisci la fatica diventa conquista,
quando capisci la complicità diventa amore,
quando capisci il viaggio diventa libertà.
Bello!!
…uno dei pochi spot che si guarda volentieri
Andrea hai detto molte verità, la zona di comfort è esiste (o meglio, è un concetto ben presente nelle nostre vite) e dici bene quando usi l’espressione “allargare” la zona, e non uscirvi. Non devi cambiare te stesso, ma essere il miglior te stesso, e ci riesci aumentando sempre di più le tue possibilità, capacità, potenzialità contro ogni situazione.
Per quanto riguarda il concetto di “predisposizione” c’è da fare una distinzione.
PREDISPOSIZIONE suggerisce un’attitudine naturale a saper fare qualcosa, ad avere un certo atteggiamento. Ed è quello che abbiamo tutti, in parti positive e negative.
Ma pare che qui qualcuno lo stia confondendo con PREDESTINAZIONE: questo è un concetto illusorio e soprattutto pericoloso, perché giustifica i “grandi” a sentirsi superiori e soprattutto dà una SCUSA al pigro che afferma “non sono bravo in nulla, ma sono nato così”.
I tempi in cui c’era la nobiltà di nascita sono finiti, abbiamo capito che gli uomini sono tutti più o meno uguali, e che con la giusta dose di impegno e (pardon) palle si possono raggiungere i risultati.
Ultima nota: l’esempio della seduzione è azzeccatissimo. Con le donne in particolare spesso tendiamo a bloccarci e rimanere sulle nostre. Ci sono situazioni certo più serie, ma l’ansia da approccio dà un sudore freddo che si prova davvero in poche altre occasioni, e richiede uno sforzo immane, ma sempre ben ricompensato ;)
Un po’ fuori tema, ma mi interessa molto: potresti darmi qualche informazione (o dirmi dove cercarla) sull’esperimento della realtà che sarebbe generata da un’IA?
Ciao Gabriele, trovi il link all’articolo pubblicato dalla Technology Review del MIT nel primo commento a questo post.
Andrea.
direi che in primis è un ottimo articolo, in secondo che è un concetrato di crescita personale ;). grazie Andrea
Vendi meglio di Mastrota
Ciao Andrea il punto è che non è facile aumentare l autostima quando vedi che ogni cosa che fai è sbagliata. Ogni volta che faccio una cosa per la prima volta riesce male o impiego il doppio del tempo degli altri e allora mi sento stupida incapace e penso che forse non ce la farò a cambiare le cose e a diventare la persona che voglio essere. Ci provo ogni giorno a rialzarmi e ad uscire dalla mia zona di comfort ma poi vedo che nulla è cambiato e che sono sempre allo stesso punto. Allora mi convinco che forse la mia strada è un altra, ma che fare quando hai chiaro in mente ciò che vuoi fare nella tua vita ma vedi che pur provando nn ottieni risultati ma solo rimproveri e umiliazioni? Sono io che sbaglio strada? Sono stupida o cosa? Perchè io resto indietro incastrata nei miei fallimenti mentre la gente che mi circonda va avanti ha successo e viene stimata e apprezzata? Oltre la paura mi blocca l imprevisto mi sembra che nn riesco ad ampliare i miei orizzonti, ad ampliare i miei schemi.Sarò io che voglio qualcosa che nn fa per me?
Ciao Desiree,
ecco una citazione tanto banale, quanto vera…
“Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili.”
John Norley
Dal punto di vista pratico mi piacerebbe condividere con te un punto di vista alternativo che mi è stato di aiuto in passato:
Invece di focalizzarti troppo sui risultati, concentrati sui progressi.
Cosa puoi fare oggi per avvicinarti al tuo obiettivo? Cos’è in tuo potere? Concentrati su queste azioni, non sui risultati (non per adesso almeno).
Ah, un’ultima cosa: lascia stare il confronto con gli altri; magari questo articolo può esserti di aiuto:
Come un articolo mi ha cambiato la vita
Grazie della tua risposta. Ho anche letto l articolo allegato che mi è piaciuto moltissimo e cercherò di non voler essere la migliore a tutti i costi. Io so di aver fatto passi avanti da quando sono arrivata qui a Londra 10 mesi fa, soprattutto sul piano emotivo ma il problema è che mi sembra che questi cambiamenti si verificano con una lentezza disumana ed io ho già 32 anni. cmq mi impegnerò a fare quanto suggerito da te e se riuscirò davvero a cambiare la mia vita ti farò sapere. Grazie ancora.
Cavolo Andrea, parto da un tuo articolo e mi ritrovo il sempre browser pieno di tab aperti con tutti i collegamenti :-)
Sono bastardo dentro vero?! ;-)
anche io!!!! e ..alla faccia della procrastinazione. che arma a doppio taglio il tuo blog. se leggiamo tutto siamo procrastinatori incalliti o agguerriti esemplari di umani intenti a crescere???
consiglio vivamente a questo scopo di vedere il film Revolver (Anno 2005) ,fatemi sapere !
Subito dopo ,per stemperare, il film La Crisi (Anno 1992) …sono in questo blog da ieri ed ho trovato già molte cose utili…grazie mille Andrea per esserci!
Davvero grazie per questo articolo, puntuale e preciso, seguo il blog da pochi mesi e mi ha già dato moltissimi spunti di riflessione e di azione!
Bello il riferimento alla seduzione. Da quando un mio amico mi ha insegnato l’approccio per strada, la mia mentalità è cambiata e di conseguenza anche la mia vita. ABBONDANZA ;)
Uao, so che non è un articolo fresco fresco, ma solo oggi l’ho letto e indirettamente mi hai dato una risposta che ti avevo chiesto per mail. Ero bloccato con un libro di sicurezza personale, solo da qualche giorno mi stavo illudendo procastinando.. Oggi leggendo la visione soggettiva del mondo(che già conoscevo), la zona di comfort(che già volevo superare) mi hai dato nuova motivazione… Grazie :)
Andrea, grazie mille. Spero davvero che mettere finalmente in pratica i tuoi articoli mi porterà a compiere un cambiamento radicale.
Ti pongo, comunque, un quesito: cosa ne pensi della PNL?
Ciao Nora,
non ho un’opinione particolarmente positiva della PNL: la PNL non ha fondamenti scientifici e laddove propone strategie efficaci è perché sono riprese da altri ambiti. Naturalmente questa è la mia opinione.
Andrea.
Ciao Andrea, vorrei approfondire il discorso, perchè non sono sicuro che il problema sia solo la attuale mancanza di scientificità della PNL. Sono sicuro che sai che è una fetta importante del bagaglio di strumenti offerti da Roberto Re ed Anthony Robbins, ma non ricordo che tu ti sia mai espresso negativamente nei confronti di queste persone quando è capitato di citarle. Inoltre seduzioneattrazione, cui rimandi per l’inner game, ha stretto una collaborazione con Gennaro Romagnoli, il cui lavoro si basa molto sulla PNL.
Cosa di preciso non ti convince della PNL, se è possibile riassumerlo in un post?
E’ davvero la PNL il problema, o il mercato selvaggio di fuffa che ne è nato?
Concludo con un ultima domanda: esiste qualcosa di innovativo di cui non si possa dire che è stata ripresa da altri ambiti?
Ho risposto ampiamente e ripetutamente riguardo la mia posizione sulla PNL. Ti riporto di seguito le mie valutazioni:
Facciamo un po’ di chiarezza, altrimenti queste discussioni sulla PNL vengono fuori ciclicamente come i funghi dopo la pioggia:
1) In Italia se una tecnica funziona gli appioppano l’etichetta di PNL. Questo non significa che la PNL sia efficace, vuol dire soltanto utilizzare il brand PNL (che in Italia, nei paesi nord europei e in poche altre parti del mondo ancora funziona) per vendere corsi: “la PNL per sedurre”, “la PNL per raggiungere i tuoi obiettivi”, “la PNL per andare di corpo”, etc.
2) La PNL nata negli anni ’70-’80 ha poco a che fare con la PNL che viene oggi insegnata nella maggior parte dei corsi. E qui ci ricolleghiamo al primo punto: visto il grande successo del Tony Robbins dei primordi, sono nati migliaia di copycat che hanno utilizzato il nomignolo PNL per ogni cagata che si sono inventati da lì in poi.
3) Ci sono tecniche di PNL che FUNZIONANO alla grande… ma NON per i motivi che vi spiegano nei corsi o nei libri di PNL. Nel 2011 è stato pubblicato un interessante macro-studio sulla PNL in cui sono state messe a confronto le 63 principali analisi empiriche sulla Programmazione neuro linguistica. Da un punto di vista quantitativo: il 18,2% degli studi ha individuato prove a supporto dei principi di PNL, il 54,5% ha individuato l’assoluta insussistenza dei principi di PNL e il 27,3% non ha ottenuto risultati conclusivi. Da un punto di vista qualitativo e metodologico gli studi che hanno provato l’insussistenza dei principi su cui si fonda la PNL sono risultati nettamente superiori (fonte: http://goo.gl/RhqrPk)
In sintesi, una PARTE della PNL funziona, ma si basa su pseudo-modelli che hanno zero valore scientifico. Questo vuol dire che studiando la PNL imparerete qualche tecnicuccia carina, quelli più bravi magari riusciranno anche ad ottenere dei risultati concreti, ma continuando ad utilizzare delle lenti per interpretare la realtà che sono fondamentalmente sbagliate, non sarete mai in grado di replicare in modo sistematico i vostri risultati, men che meno ad estenderli: sarete quindi schiavi delle tecnicucce di PNL da applicare meccanicamente.
Per concludere, anche l’oroscopo ci becca di tanto in tanto, però crederci può essere controproducente: se sei intimamente convinto che l’aumento che hai ottenuto a lavoro è dipeso da Saturno che è entrato nel segno della bilancia, invece di operare sulle cause reali che ti consentono di moltiplicare i tuoi risultati, continuerai ad aspettare quel cazzo di Saturno.
Spero di aver chiarito la mia posizione sulla PNL. Se nonostante questo e gli approfondimenti che farete autonomamente, come ho fatto io negli ultimi 15 anni, continuerete a menarla con ‘sta meraviglia fandasciendifica della PNL, ecchevvidevodire: parliamo linguaggi diversi e probabilmente su EfficaceMente non troverete risorse utili per il vostro percorso. Prendetevi il vostro diplomino da practitioner e in bocca al lupo per la conquista del mondo.
Grazie per la risposta Andrea. Capisci però, che non sono responsabile per tutte le persone che evidentemente ti hanno rotto le scatole fino ad ora con la PNL prima del mio intervento.
Ti ringrazio per il link allo studio scientifico; i prossimi giorni lo consulterò con l’attenzione che merita e sono certo che mi sarà molto utile. Come tutto quello che mi è arrivato da te fino ad ora.
Perchè vedi, nonostante l’impressione che posso averti dato con il mio post, io non sono un amante della PNL, né mi sono mai sognato di definirla “meraviglia fantascientifica”. Tant’è vero che seguo te e non la PNL, e colgo l’occasione per ringraziarti per ciò che fai, visto che non era ancora capitato di farlo.
Certo, in passato la PNL mi ha incuriosito, perchè tutto sommato sembrava fare dei discorsi ragionevoli. Ma il punto è che una persona(io perlomeno) non ha bisogno di condividere una certa cosa per fare domande al riguardo, e il farle non significa per forza fare proselitismo. Semplicemente, avendo sempre riconosciuto in te una persona seria ero certo di ricevere un opinione con cognizione di causa.
Così è stato. Mi dispiace solo che ci abbia infilato una filippica che non penso di meritare. Forse anch’io ho la mia parte in questo, comunque l’importante è che ci siamo chiariti.
Grazie di nuovo e a presto.
Ciao Antonello, hai ragione, scusami, non era abbastanza chiaro: il commento che ti ho riproposto è un copia & incolla di un messaggio che avevo pubblicato in passato sul gruppo FB di EfficaceMente: prendi solo le parti rilevanti, per il resto il messaggio non è rivolto a te :-)
Capisco:-). Sono comunque contento di aver avuto questo confronto, perchè mi ha permesso di rimediare in modo costruttivo ad un equivoco che io stesso ho contribuito a creare.
E questa è sicuramente una delle 3 cose per cui posso essere grato stamattina(sounds familiar? ;-) ).
Stamattina ho letto la tua newsletter, e non posso che risponderti: prego, e grazie anche a te. Non puoi conoscere tutti i tuoi lettori ma sono li da qualche parte, e non ti abbandoneranno, perchè sei stato leale con loro.
Continua così, e buon ponte!
leggo adesso l’articolo…tutto ciò è assulutamente vero..però che fatica..inoltre richiede un proprio equilibrio interiore… abbastanza possente !!
Ma si deve per forza saltare la staccionata? Bah, per me significa non essere contenti.
Io nella mia vita ho già dato e perso abbastanza.
Se a voi non dispiace io me ne resto nel mio piccolo ma comodo e sicuro praticello,a contare i fili d’erba, uno a uno.
e, una volta finito di contarli, ricomincio!
Aaah, che bella la “Comfort Zone!”