L’equilibrio interiore viene sempre trattato come un punto di arrivo nella vita. Ma è davvero così? Da cosa è composto l’equilibrio dentro di noi che ci fa vivere sereni e cosa si nasconde al di là della nostra pace? Questi sono gli argomenti di cui parleremo in questo articolo e che spero ti aiuteranno nel tuo percorso personale, già da oggi.
Dove devo guardare per trovare il mio equilibrio interiore?
Sembra una domanda stupida, ma certamente è la prima che bisognerebbe farsi. Prima ancora del chiedersi perché non ce l’abbiamo, dobbiamo capire se stiamo guardando nella direzione giusta. Grandissime sono le probabilità che non sia così.
Anche la risposta può sembrare ovvia, stupida o fin troppo banale. Ma la risposta a quella domanda è: prima dentro.
Lo so, sembra un’ovvietà (come gran parte delle soluzioni a problemi esistenziali, d’altronde), ma ciò che è ovvio viene molto spesso ignorato. Si pensa troppo spesso che tutti problemi complessi debbano per forza avere soluzioni complesse. Ma l’equilibrio interiore non è un problema complesso: diventa complesso quando non sappiamo dove osservare.
L’errore più comune: la pace “fuori”
Parliamoci onestamente: quante persone conosci che non sono mai uscite da una relazione o che continuano a passare da una relazione all’altra, senza mai rimanere soli? E quante ne conosci che lavorano 50 ore alla settimana e sembrano non riposarsi mai? Quante ancora che si accendono una sigaretta dopo l’altra o, appena possono, cominciano a bere e finiscono tre o quattro ore dopo in condizioni dubbie?
Se c’è una costante, è che tutti questi soggetti sembrano preoccupati di rimanere soli con se stessi.
Naturalmente, se chiedi loro perché facciano quello che fanno hanno sempre pronte le risposte standard:
- Non posso mica fermarmi adesso!
- Ma a me piace fumare, mi rilassa.
- È stato un incontro speciale
E così via. Questi sono solo tre esempi casuali di persone che cercano la “tranquillità” o un po’ di pace dentro cose o persone all’infuori di loro. Come avrai visto, si ritrovano a rincorrere un oggetto di attenzione esterno che, quando manca, immediatamente causa reazioni di irritazione o ansia. È inevitabile, quando si sceglie di cercare qualcosa nel posto sbagliato: non la si trova mai.
La via maestra: affrontare l’abisso interiore
“Se vogliamo costruire la pace nel mondo, costruiamola in primo luogo dentro ciascuno di noi.”
Dalai Lama.
L’equilibrio interiore è formato da diversi fattori, tutti concomitanti al risultato finale: l’impermeabilità alle disavventure della vita. La via primaria per trovarlo, o meglio ancora, costruirlo, è rivolgere lo sguardo all’interno.
Per poterlo fare c’è bisogno di alcune condizioni primarie ineluttabili:
- Solitudine
- Silenzio
- Attenzione
- Disponibilità
- Coraggio
Si comincia da qui. La cosa bella è che comunque la vita, un giorno o l’altro, costringe tutti ad affrontare il proprio abisso. Non importa quanto demotivato possa farti sentire questa idea, perché in ogni caso da qui bisogna passare. Tanto vale quindi farlo con la situazione sotto controllo, consapevolmente e non quando si è costretti e molto probabilmente impreparati.
Non deve essere per forza difficile
L’equilibrio interiore è un’interazione di forze e fattori diversi che concorrono a un risultato finale unitario.
Nello specifico, noi siamo separati dal resto dell’universo solamente dalla conformazione dei nostri atomi, che ci rendono “il corpo” che vediamo allo specchio e sentiamo se abbiamo il senso del tatto funzionante. Quel corpo è il nostro mezzo di trasporto per tutto il tempo che resiste in vita.
Non può, naturalmente, essere escluso dal lavoro sull’equilibrio interiore, proprio perché per interiore si intende in senso non molto figurato, all’interno dei suoi confini.
Dovremo quindi prenderci cura, in ordine sparso, ma senza esclusioni, di quattro fattori principali:
- Equilibrio corporeo
- Controllo mentale
- Pace spirituale
- Connessioni
Sembra strano inserire le connessioni sociali dopo averle quasi demonizzate due paragrafi addietro, la realtà è che quelle non erano connessioni, ma dipendenze affettive. Per connessioni, in questo caso, intendo relazioni sociali che fanno parte interamente di chi siamo.
Vediamo dunque questi pezzi uno per uno.
Equilibrio interiore corporeo
Mi è sempre sembrata molto efficace l’analogia del corpo come un’automobile. Se la tua auto è a benzina e tu la riempi di succo di pompelmo, sabbia e fango, quale credi che sarà il risultato? Probabilmente non solo non si muoverà, ma verrà danneggiata e non durerà molto. Oltre a non poter fare quello per cui è stata progettata.
Il corpo, volenti o nolenti, è il mezzo di trasporto del nostro cervello, che dà vita alla nostra mente e al nostro essere coscienti. Senza corpo, niente cervello e complessità di connessioni, dunque niente “io”.
Per questo e per nessun altro motivo, metto l’equilibrio corporeo in prima posizione. Perché da questo dipende anche tutto il resto ed è, detto fuori dai denti, l’equilibrio più semplice a cui dedicarsi. Come fare per ottenere il massimo dal corpo che abbiamo?
- Conosciamolo: cerchiamo di osservare ogni minimo dettaglio, reazione, ogni volta che ce ne ricordiamo e studiamolo come se fosse esterno a noi. Ci aiuterà a stabilire il nostro punto di partenza.
- Alleniamolo: avere un corpo prima sano e poi forte sono requisiti basilari perché sia in grado di rispondere e mantenerti funzionante e vigile in ogni tipo di situazione. Più avrai un corpo allenato, maggiore sarà la tua libertà di scelta.
- Rispettiamolo: come detto prima, per funzionare bene, il nostro corpo ha bisogno di essere costruito bene. Sarà fondamentale conoscere come è fatta una dieta sana, seguirla religiosamente e eliminare ogni abitudine che vada a inficiarne i risultati. La gestione del corpo è un percorso per il lungo periodo, non concentrato sull’oggi.
Equilibrio interiore mentale
Mente e corpo si influenzano a vicenda, questo è un fatto assodato. Lavorare sul corpo, dunque, ti farà procedere anche nel lavoro sulla mente, almeno in parte. Ad ogni modo, preso in mano il controllo dell’involucro, dobbiamo fare ordine dentro i nostri pensieri.
La nostra mente è un generatore di pensieri random, basata su un’infinità di dati. Il successo di un pensiero piuttosto che un altro ha poi il bisogno del nostro permesso. Se la mia mente continua a ripetere “sono un incapace” e io ascolto quel pensiero, il cervello registrerà che funziona e lo riproporrà.
In breve, il nostro dialogo interiore sarà così fallimentare che influenzerà il corpo per confermare questa idea, rendendoci fisicamente incapaci di ogni cosa.
Sarà anche semplificato, ma ti sfido a dimostrarmi che non è così. Se si vuole essere pronti a un vero cambiamento, bisogna fare ordine nei propri pensieri.
Fare ordine nei propri pensieri significa:
- Osservare la propria mente senza intervenire per qualche settimana
- Eradicare i pensieri inutili, smettendo di seguirli in maniera sistematica
- Ricostruire i nostri pensieri, rinforzandoli sulla base di un obiettivo chiaro
- Lavorare con la meditazione quotidiana sulla lunghezza e la profondità della nostra attenzione
Equilibrio interiore spirituale
La spiritualità non è religione. È una consapevolezza che esiste un ordine superiore e più grande di quello che siamo noi. Buttandola sulla fisica di base: tu, come me, sei un agglomerato di atomi immerso in tutto il resto degli atomi e dello spazio.
Quel resto è l’ordine più grande.
All’interno di questo resto puoi e probabilmente dovresti, trovare una storia che lo racconti secondo la tua idea e che ti renda più sorridente ogni giorno che passa, senza per forza scomodare uomini con la barba o ciccioni meditanti.
Non siamo in grado di conoscere tutto e probabilmente mai lo saremo, e va bene così. Costruiamo già oggi il nostro senso delle cose, con la nostra narrativa interiore. Includerci con rispetto in un sistema più grande che non possiamo controllare ci aiuta a ridefinire tutte le proporzioni delle nostre vite, nel bene e nel male.
Ricercando la nostra vera dimensione, saremo in grado di guardare alla realtà con molto più equilibrio e tranquillità, anche di fronte a vere e proprie disgrazie. Che a quel punto saranno solo punti nello spaziotempo, o avvenimenti di una storia che andremo a terminare (forse) nel giorno in cui moriremo.
Le connessioni
Veniamo all’ultimo punto necessario per intraprendere questo percorso. Sarà anche l’ultimo in senso temporale. La qualità e il senso delle connessioni vere arriverà solamente dopo aver intrapreso i primi tre passi in questa strada. Perché? Perché andremo a spogliare tutte le corazze e le maschere false che ci separano dalla nostra identità più realistica. Questo ci permetterà di esistere in maniera differente, andando a influenzare persone diverse da quelle che abbiamo oggi nelle nostre vite.
Questa cosa avverrà in maniera naturale, ma andrà a completare il percorso. Quella parte del percorso che, per impossibilità materiale, non possiamo compiere da soli.
Il relazionarci con l’esterno (con gli altri agglomerati) ci permette di risvegliare, ripulire e far reagire punti di noi che non possiamo raggiungere in maniera indipendente e il modo migliore perché questo funzioni è che la direzione sia già intrapresa.
Dunque, che faccio?
Costruire il proprio equilibrio è un lavoro vitalizio, ma almeno possiamo capire a che punto siamo nel nostro percorso. A tal proposito ho creato una checklist di dieci domande a cui potrai cercare di rispondere e che ti aiuteranno a capire quale sia il tuo punto di partenza, oggi.
Puoi scaricare la checklist nel form qui sotto e lavorare alle risposte a quelle dieci domande. Spero che ti saranno di grande aiuto per decidere i tuoi prossimi passi.
Io ti abbraccio e ci sentiamo al prossimo articolo.
vi ringrazio
Ringraziamo noi voi per prendere tempo e leggere il nostro lavoro. Speriamo vi sia di aiuto nella quotidianità :)
grazie, sembra banale ma anche solo leggere qualche riga del genere da sollievo e forza.
A volte sembra non ci sia via d’uscita e poi scopri che non è poi la fine del mondo e che tutto si può risolvere e che ci sono persone, come vuoi, che può capire realmente.