Non c’è strategia efficace che possa aiutarti se non sei sulla strada giusta.
“Lo schiavo non è tanto quello che ha la catena al piede, quanto quello che non è più capace di immaginarsi la libertà”.
Silvano Agosti.
EfficaceMente è il blog italiano di Crescita Personale dedicato alle migliori strategie per essere più efficaci nello studio, nel lavoro e nella vita. Se hai un obiettivo, qui troverai tecniche pratiche e concrete per raggiungerlo.
Tra un “pomodoro” e una #sfida90901, c’è però il rischio di dimenticarsi perché ci stiamo sbattendo così tanto. Per questo motivo, di tanto in tanto, è importante volare alto, respirare aria fresca e rimirare l’orizzonte per capire dove stiamo andando e dove vogliamo andare davvero.
Ecco, l’articolo di questa settimana vuole essere una… boccata di aria fresca. Beh, almeno questa è stata la sensazione che ho avuto la prima volta che l’ho letto. Già, perché oggi sarò anche io un lettore e lascerò la parola a Francesco Grandis, autore del blog Wandering Wil.
Francesco è uno dei pochi blogger italiani che seguo abitualmente (dopo aver letto il suo articolo capirai il perché). Classe ’77, Francesco è un ingegnere elettronico (l’invasione degli ingegneri “anomali” continua). Dopo la laurea, trova subito lavoro in un’azienda di robotica industriale, ma passati 3 anni capisce che il tradizionale modello laurea-lavoro-pensione non fa per lui. Si dimette e investe fino all’ultimo euro dei suoi risparmi in un giro del mondo di sei mesi in solitaria.
Un viaggio alla ricerca di qualcosa che ancora non conosce, ma che alla fine riesce a trovare.
Ho chiesto a Francesco di raccontarci questa sua ricerca, la ricerca della “strada giusta” verso la felicità. Allaccia le cinture e… buon viaggio.
La ricerca della felicità
Cercare la felicità.
Un giorno di circa cinque anni fa – sembra passata una vita ormai – decisi di dedicare la mia esistenza a questa impresa. Verrebbe da chiedersi perché mai qualcuno, sano di mente, vorrebbe dedicarsi a qualcosa di così astratto.
La gente si occupa di cose più convenzionali: trovare un buon lavoro, una bella casa, una famiglia, qualcosa da fare nel tempo libero. Sono obiettivi con cui è facile confrontarsi. Però a pensarci bene questi rappresentano in fondo un’idea semplice di felicità. Abbiamo l’impressione, la speranza forse, che una volta raggiunti otterremo in cambio una certa dose di benessere. È un pacchetto preconfezionato di certezze che acquistiamo, pagando con il tempo della nostra vita.
Però non funziona per tutti.
Il lavoro finisce per togliere più di quello che restituisce, la casa ci incatena ad un mutuo per trent’anni, e tempo per gli amici e per le proprie passioni ce n’è sempre troppo poco.
Gli intermediari a cui abbiamo affidato la nostre speranze di felicità ne trattengono una percentuale troppo alta.
Ecco perché ha senso inseguirla anche in un altro modo, cercandone direttamente la fonte.
Quelle che seguono sono le basi della mia “ricerca della felicità“. Nulla di astratto: sono regole semplici che cerco di applicare tutti i giorni.
Non è sempre facile, lo ammetto. Non sono abbastanza disciplinato e costante, e questo è uno dei motivi per cui leggo assiduamente il blog che mi ospita. Ma ne vale la pena, credetemi.
Iniziamo dalla base: cos’è la felicità?
La felicità, per come la vedo io, è uno stato di serenità duratura. È il benessere che resiste agli inevitabili colpi della vita, gli eventi negativi su cui non abbiamo alcun controllo. Ed è anche il terreno fertile da cui nascono tanti piccoli attimi di gioia, la sensazione effimera e quasi estatica in cui tutto ci appare completo e perfetto.
La mia ricetta per la felicità si ispira proprio a queste due ultime parole: se la completezza è avere con sé tutto ciò che serve, la perfezione si raggiunge togliendo il resto.
Quindi per essere felici basta avere con sé “tutto il necessario e niente di superfluo“.
Cos’è il superfluo?
È tutto quello che non mi è utile e appesantisce la mia esistenza.
Non solo gli oggetti che mi trascino appresso da anni e che nemmeno so più di avere. Sono soprattutto le paure che mi ostacolano, i pregiudizi che mi accecano, i lati del mio carattere che mi impediscono di diventare davvero me stesso.
Ancora più superflue sono le voci degli altri: le opinioni, le paure, le aspettative altrui. Tutto quello che mi influenza e dirige i miei passi in una direzione che non è la mia.
Perché penso che un buon lavoro o una bella casa siano importanti? Perché me l’hanno insegnato. Mi hanno spiegato che devo farmi una posizione, e che devo seguire le mode. Mi hanno sbattuto in faccia esempi di bellezza inarrivabile per farmi comprare cazzate che non mi servono. E così mi hanno incolonnato in uno stile di vita che non mi appartiene, a inseguire valori in cui nemmeno credo, confortato dalla presenza di tutti gli altri, illusi tanto quanto me, infelici tanto quanto me.
È solo una gabbia fatta perlopiù di illusioni, ed è tutto superfluo, sono tutti ostacoli alla mia felicità. Devo liberarmene, e tenere solo il necessario.
Cos’è il necessario?
Il necessario si riconosce subito. La prima volta mi è capitato in Canada, di fronte a uno spettacolo incredibile. Ero lì, a bocca aperta, con le lacrime agli occhi, la bocca dello stomaco strizzata come uno straccio, non sapevo se ridere o piangere, e avevo un pensiero fisso in testa: “io da qui non me ne voglio andare“.
Ecco, quello per me era necessario. Il corpo è molto chiaro quando parla, basta solo ascoltarlo.
Era la natura selvaggia. Qualcosa che avrei dovuto tenere stretto e con cui riempire la mia vita.
Invece ho detto “tornerò, prima o poi“, e l’ho lasciata dov’era. Sono tornato in città, in mezzo al traffico, al cemento. Dovevo tornare a lavorare. Avevo le bollette da pagare.
Ma il necessario non ti molla così facilmente. Prima o poi gliene devi rendere conto, o pagherai con i sorrisi che non farai, con le mattine in cui ti svegli e vuoi solo tornare a dormire, con il tempo che passa e non ti lascia nient’altro che tracce sul viso.
La ricchezza dell’inaspettato
“Sono milioni quelli che desiderano l’immortalità e poi non sanno che fare la domenica pomeriggio se piove.”
S. Ertz.
Il problema del necessario è che spesso non l’abbiamo nemmeno mai incontrato. La sensazione che nella nostra vita “manchi qualcosa” deriva da questo. Dove cercarlo, allora?
Nello sconosciuto, nell’inaspettato. Non è ovvio? Se cerco qualcosa, della cui esistenza sono sicuro, e non lo trovo in quello che conosco di me o del mondo, allora deve essere per forza in quello che non conosco.
La gente ha generalmente paura delle novità, o perlomeno fa fatica ad accettarle. Le abitudini sono rassicuranti, ma se mi manca qualcosa per essere felice, sono proprio le abitudini a tenermici lontano.
Una volta abbandonata l’inerzia ai cambiamenti, la paura dell’ignoto e il pregiudizio verso l’estraneo, scopro che il mondo dentro e fuori di me è un miniera di sconosciuto, e io, come un disciplinato minatore, posso scavare in profondità, scartando man mano quello che non ha valore, e tenendo per me solo le gemme più preziose.
Per mettermi alla ricerca mi è bastato crearmi una vita che mi permettesse di avere a che fare con la novità il più spesso possibile. È un’attitudine mentale più che una regola pratica, ma sicuramente mi ha giovato trovare un lavoro che non assorbisse la quasi totalità del mio tempo e delle mie energie.
Grazie a questo ho potuto viaggiare molto, ma ho anche iniziato tanti piccoli progetti. Li ho abbandonati quasi tutti, perché lo scopo non era terminarli, ma imparare. Cercare il necessario. Crescere. È un procedimento “trial and error“, un’indagine, un sentiero da percorrere scoprendone un passo alla volta.
La strada della felicità
Questa, in sintesi, è la mia ricerca della felicità: zittire tutte le voci inutili, per poter ascoltare solo la mia. Distinguere grazie ad essa il superfluo, ed eliminarlo dalle mie giornate. Cercare nello sconosciuto le tracce di ciò che ancora mi manca, e una volta trovato, tenerlo stretto.
La ricerca non è pericolosa, non c’è il rischio di eliminare dalla propria vita l’amore, la stabilità di una casa o persino un lavoro. Al contrario: se fanno parte del mio necessario, prima o poi dovrò includerli comunque. Ma per arrivarci avrò evitato tutte le trappole e le illusioni.
Però non è una strada facile, questo è vero. Bisogna mettere in discussione le fondamenta stesse della propria esistenza, e ricostruire tutto da capo. Ci vuole disciplina, sincerità e tanta determinazione. Molti preferiranno piuttosto la comodità di una vita secondo i canoni, o aspettare che le cose accadano da sole, limitandosi a desiderarle.
Ma per chi avrà il coraggio di tentare, la ricompensa è grande.
La felicità non è il premio alla fine di una caccia al tesoro, ma una luce che illumina sempre più le mie giornate man mano che mi avvicino.
Anche fare un solo passo in quella direzione è meglio di non averne fatto neanche uno.
Certo, ci sono momenti in cui mi fermo e mi siedo, stanco. Mi chiedo chi me l’ha fatto fare, ma non riesco a pentirmi di aver iniziato, neanche se volessi. Basta guardarmi indietro, e in tutte le cose che ho imparato, in tutte le esperienze che ho fatto, in tutta la vita che ho vissuto trovo la certezza più assoluta.
A che altra impresa più meritevole può un uomo dedicare la sua esistenza? A quale scopo più nobile o avventura più eccitante?
Sono esattamente dove vorrei essere.
Sulla strada giusta.
Se vuoi continuare il viaggio…
“Mi accorsi che la cosa peggiore che potevo fare della mia vita era cercare di viverla come qualcosa che non ero e non sarò mai. Se sono nato cavatappi, non morirò cucchiaio.”
Francesco Grandis.
Mi auguro che l’articolo di Francesco sulla ricerca della felicità ti sia piaciuto (magari faglielo sapere nei commenti). Da parte mia però devo farti una confessione: nell’introduzione del post non sono stato del tutto sincero. Ti ho detto che avrei voluto farti avere una “boccata di aria fresca“, ma la verità è che questo articolo è solo un assaggino di quella che considero una vera e propria “bombola di ossigeno puro per la mente“.
Da qualche giorno infatti sto leggendo il libro che Francesco ha recentemente pubblicato. Si intitola come questo post: “Sulla strada giusta“. E’ un libro che parla di due viaggi: il viaggio che Wil ha fatto intorno al mondo e quello che ha fatto dentro di sé.
Niente link di affiliazione, partnership economiche o marchette pubblicitarie (fortunatamente non ne ho bisogno). Il libro di Francesco trasmette un messaggio potente e rispecchia molte delle scelte che io stesso ho fatto negli ultimi anni. Ho deciso di pubblicizzarlo apertamente e gratuitamente perché desidero che questo messaggio arrivi a quante più persone possibile.
Se ti senti soffocare, se senti che c’è “qualquadra che non cosa“, hai bisogno di una “bombola di ossigeno” che ti schiarisca le idee e ti aiuti a tornare… sulla strada giusta. Ecco, il libro di Francesco è quella “bombola” a cui aggrapparsi per non sentirsi mancare il fiato tra una coda in tangenziale e l’ennesima riunione di un lavoro che non ti appartiene. Leggilo e fammi sapere cosa ne pensi. Lo puoi ordinare in formato cartaceo o kindle da questa pagina.
Buon viaggio. Andrea.
Ps. la prossima settimana l’articolo arriva di martedì: buona Pasqua ;-)
Foto di Francesco Grandis.
Bramo dalla voglia di leggerlo
Grazie Simone, un piacere trovarti anche di qua!
Solo grazie!
Iniziare la giornata con questo articolo è un ottimo medicinale per l’anima …
Proprio oggi ho preso carta e penna per costruire una lista di libri che mi possano aiutare a sconfiggere i miei mostri interiori … e questo è il primo della mia lista !!!
Grazie ancora per averlo condiviso !!!
Lieto di essere entrato nella tua lista, Francesca :)
Tra le voci “essenziali” la mia e quella di Andrea. :-D a parte ogni scherzo grazie ai tuoi articoli sto riprendendo in mano la mia vita. Grazie
È un periodo della mia vita, per cui ogni giorno di essa, dovrebbe essere lunedì, perché è quello il giorno in cui la mia fonte di “ispirazione” preferita arriva.
Grazie Andrea per quello che fai.
Ciao Andre, e Ciao Francesco..buon giorno a tutti!!!! E’ con immenso piacere che scopro questo libro meraviglioso che sicuramente comprerò. Ammetto che solo queste poche parole mi hanno scaturito n turbinio di sentimenti ed emozioni…un mix di belle sensazioni e tristezza allo stesso tempo… non so perché, te Andre hai per caso qualche spiegazione a questo?…Ma voglio continuare a leggere, ed immergermi completamente in queste parole. Sa Andre che non riesco a capire cosa mi vuole dire?Sembra proprio che il mio cervello
Grazie per la fiducia, Debora.
Conosco bene quella sensazione di emozione (positiva) e tristezza assieme. Mi succede tutte le volte in cui ho un conflitto interiore tra ciò che sento “giusto” e ciò che mi costringo a fare. Come quando abbandoni uno spettacolo della natura selvaggia per tornare in città. Come quando leggi un libro, ne riconosci una inaspettata verità, ma sai che non potrai seguirla, non subito. O quando riconosci una direzione come tua, ma la vita ti spinge da un’altra parte.
Ti auguro buona lettura, grazie ancora, a presto!
Esattamente, hai fatto proprio centro.
Non ho letto il libro ma mi ero imbattuta nel blog di Francesco la settimana scorsa. Casa, lavoro in banca, stress, coda in tangenziale, non be potevo piu’. Anche io sono andata alla ricerca di qualcosa di diverso. Mi sono chiesta perché avevo scelto di studiare economia. Era qualcosa di forte ma lo scopo non era il paradigma casa, banca, macchina. Ho preso l’aspettativa e ho ricominciato a studiare quello che mi piaceva. Con occhio più critico e maturo. Un’altra lingua, un altro paese. Lontano dai paradigmi e dai condizionamenti. Non so cosa ne sarà …alla fine. Ma sono contenta di averlo fatto! Still on the road!
Complimenti per la scelta, Marilul_la :)
Brava Marilul_la!! Non posso che appoggiare la tua scelta! Anche io lavoro in banca e routine che non mi apparteneva sono sbarcata in un nuovo Paese per cercare altro. Come ho scritto nel mio post che vedi piú sopra, l’importante è non intraprendere nuovi obiettivi senza cambiare anche il metodo di azione…per non ritrovarsi nelle trappole delle abitudini sbagliate! Solo un consiglio e in bocca al lupo per tutto! Elena
“Questa banca ci distrugge”…come usavo dire ai miei colleghi!!!! Una spersoanalizzazzone senza confini.
Eppure era il classico “buon lavoro” che “sei fortunata che ce l’hai”, giusto? :)
Fantastico. L’ho letto tutto d’un fiato e credo che comprerò il libro. Non vedo l’ora che la bimba sia più grande per riprendere a viaggiare. Che nostalgia! Comunque se volete provare il brivido del mistero ogni mattina fate un lavoro a chiamata come me. Ogni mattina buttata giù dal letto dal telefono, ci si veste con un occhio ancora chiuso e via… :D e non sai mai quando lavori
Grazie della fiducia, Agnese. Certo che il lavoro a chiamata non è l’idea di “novità” che mi proponevo :) Ho già avuto la mia parte di emergenze da risolvere di notte, mai più!
Ma che razza di lavoro fai, se posso chiedere?
Precaria statale :D la supplente insomma. Il prossimo viaggio fallo anche un pó da parte mia, mi raccomando; )
Ah, con il discorso del lavoro a chiamata, pensavo qualcosa di più avventuroso, tipo spia :)
Il prossimo viaggio è il tour di presentazione del libro, un mese e qualcosa in camper con la mia famiglia (la mia compagnia e il mio figlio piccolo). Vienimi a trovare, se passo dalle tue parti! :)
ahahaha in realtà ora che mi hai scoperto devo eliminarti :D se il tour passa in sardegna fai un fischio, così mi dai qualche dritta sul come viaggiare coi pargoli ;)
Forse, avendolo già detto in un post, si sa già che a causa di un brutto incidente ho dovuto fare di necessità virtù rivoltando la mia vita come un calzerotto. Ce la sto facendo giorno dopo giorno ad essere come voglio ed a vivere come mi sento felice, ma ahimè questo percorso mi ha portato tanta, tantissima solitudine. Intorno a me la maggior parte degli amici vive nel vortice casa – figli – lavoro – mutuo ed io sono quella strana, quella originale, quella un po’ da invidiare perché riesce a vivere delle sue passioni, un po’ da compatire perché vive anche fuori dal mondo. Ma QUEL mondo non lo voglio, non fa per me. Spero solo che, avendo ormai ricostituito me stessa, possa trovare nuovi amici che amino quella che sono ora.
Ciao Margherita :)
In questo mi sento di consolarti un po’, ma anche metterti in guardia. Quando inizi un percorso di “ricrescita” come ho fatto io e, da quello che ho capito, come hai fatto tu, ti avvii lungo una strada sicuramente più solitaria. Non hai più il conforto della folla e delle convenzioni, e diventa sempre più difficile trovare qualcuno che ti capisca davvero, o persino che voglia provare a capirti. In compenso però sei libero di cercare ovunque, e impari ad apprezzare conversazioni inaspettate, magari con perfetti sconosciuti. Non più limitato da vincoli e obbligo di convenevoli, scopri di aver potenzialmente 8 miliardi di persone con cui parlare :)
Grazie Francesco, mi rassicuri sul fatto che sia normale trovarsi piuttosto soli dopo aver cambiato pelle: lo immaginavo perchè molte amicizie si creano in età scolare/universitaria e la vita inevitabilmente porta a percorsi differenti che creano separazione per quanto possa rimanere l’affetto. Ci vorrà tempo, ma sono sicura che d’ora in poi le persone che mi saranno davvero amiche saranno anche in piena sintonia col mio essere.
Ti dirò di più. Il tuo cambiamento metterà in luce i rapporti veri da quelli falsi. Chi, pur senza capire il tuo cambiamento, lo accetterà e lo accoglierà perché “tuo” è un amico. Chi non lo accetterà, arrivando addirittura a negarlo o rifiutarlo, sta rifiutando una parte di te, e quindi non può essere considerata davvero tua amica, no?
Al ritorno da ogni viaggio ho potato i rami secchi e malati, per far pulizia sulla pianta e far posto ai rami nuovi :)
Grazie della fiducia, Tiziana. La mia idea, sia con il libro che con questo articolo, è proprio quella di ispirare la riflessione, con la speranza che possa essere di qualche utilità. Poi non so quanto innovativo sia il mio modo di pensare: è abbastanza probabile che qualcuno ci abbia già pensato, ma quando si tratta di felicità o della più comune infelicità, “repetita iuvant”, no? Grazie ancora!
Grazie Andrea per questo interessantissimo articolo! Anche io, laureata e con un buon lavoro in Italia, mollai tutto per cercare me stessa e approdai in Germanai un paio di anni fa…per poi capire che stavo ripercorrendo la stessa strada: circondata dal superfluo, lo stipendio come obiettivo e metro di misura del mio livello di felicità!Risultato: livello di benessere più alto che in Italia ma la stessa identica insoddisfazione dentro di me, incatenata a una quotidianità che mi inaridiva e spaventata dal tempo che scorreva e non mi lasciava nulla. Eh no questa volta mi libero del superfluo e cercherò la strada della mia felicità, consapevole che questa non deve essere lo scopo finale, il frutto di sterili elucubrazioni,bensì lo strumento che mi aiuterà ogni giorno a fare le mie scelte (ad agire!!) e a creare il mio capolavoro…complice ovviamente la lettura costante di EfficaceMente ;-)
La lettura di EfficaceMente è fondamentale anche per me :) Le vecchie brutte abitudini sono sempre in agguato, la procrastinazione ce l’ho nel DNA, sono pigro come un maiale al sole, eppure anche così qualche passo nella direzione giusta mi ha cambiato la vita! (ma nel frattempo cerco di limare i miei difetti ;-) )
Ma il libro racconta anche del suo viaggio in maniera fisica? Intendo tappa per tappa…. Lo chiedo perchè a me interessa poco “ho visto” e “ho fatto”….mi interessa di più l’aspetto emotivo e motivazionale….ma se incappo in racconti ecc poi lo mollo e non lo riprendo :( mi dispiacerebbe, piuttosto non lo acquisto…
Grazie per la risposta :)
Maura, nel libro parlo anche di viaggi, e c’è più di qualche aneddoto di viaggio, ma non è assolutamente il classico reportage “ho fatto ho visto ho mangiato”. Li odio anche io, mi annoiano terribilmente. Amo scoprire le cose per conto mio (tanto che viaggio senza guida turistica) e se racconto aneddoti sui paesi che ho attraversato è solo per arrivare a comunicare qualcosa di più interessante che non cosa ho mangiato e dove.
Io penso che potrebbe piacerti, comunque per evitare i rischi c’è un estratto gratuito sul mio sito. Lo trovi alla fine della pagina che ha linkato Andrea. Finisce prima dell’inizio della parte relativa ai viaggi, ma credo sia abbastanza per capire come scrivo e di cosa.
Grazie per avermi risposto! Ti chiedo scusa ma non ho avuto notifica della risposta forse ho impostato qualcosa male….Grazie Francesco per i chiarimenti. Sono molto curiosa :)
Ciao Wandering Wil, alla fine lo ho comprato e letto. Tra poche pagine lo avrò terminato. Complimenti innanzitutto! Mi è piaciuto molto e mi ha dato tanto. Anche se per aspetti diversi, ho sentito molte delle sensazioni che hai raccontato.
Grazie mille Maura, mi fa piacere che ti sia piaciuto!
Questa storia mi commuove e mi riempie di gioia…questa è sempre stata una domanda frequente nella mia testa “cosa mi fa felice? Di cosa ho bisogno per trovare la felicità?” Ho sempre cercato negli altri il mio equilibrio, volevo essere sempre “gli altri”…poi ho capito che la felicità era dentro di me e io ne ero responsabile, solo io come se fosse un fiore o una pianta di cui prendermi cura….ho capito che devo lavorare su me stessa, sul mio amore per me e non cercare la felicità altrove, lontano da quello che sono…ora sono felice per quello che ho e che posso imparare ogni giorno da me stessa e da quello che mi circonda, e ogni giorno mi sento migliore e ogni giorno faccio della mia vita un bellissimo viaggio e cerco di fare del mio meglio…questo per me è il senso della mia vita…essere soddisfatta del mio viaggio “Sono esattamente dove vorrei essere” Grazie Francesco!
Grazie a te, Meylorify. Dici bene, “la felicità è una pianta di cui prendersi cura”, giorno per giorno, per farla crescere rigogliosa e con le radici forti. Troppe persone cercano la felicità facile, quella da “mi impegno un giorno e se non ci riesco vuol dire che era troppo difficile”, e ancor più persone non la cercano affatto, limitandosi a desiderarla con il telecomando in mano.
Essere felici è un lavoro a cui dedicarsi con impegno e costanza. Efficacia, direi :)
Un post adattissimo all’inizio settimana perché mette luce sull’importanza dell’essenziale rispetto al superfluo.
Ho da poco finito di leggere il Monaco che vendette la sua Ferrari che mi ha emozionato tantissimo e aperto gli occhi in questo periodo di cambiamenti per me.
Sicuramente leggerò il libro che tu consigli perché il solo articolo mi ha dato belle emozioni.
Grazie mille Giuseppe. Ne ho sentito parlare spesso del libro che nomini tu, ma non ho mai avuto occasione. Mi sa che lo metto in lista delle cose da leggere.
Ciao Francesco, ciò che mi ha colpito di questo articolo introduttivo al libro è stato quello che hai detto a riguardo di fare zittire tutte le voci, che trovo fondamentale per riuscire ad ascoltarsi veramente, a trovare una strada personale poco battuta, o meglio una strada che si compenetra nel mondo scoprendo ciò che esso ti può dare. E da questa strada mi ricordano un sogno che feci tempo fa: in bici su una strada strettissima, con la palude ai lati e una foresta tropicale misteriosa di fronte a me da scoprire. Grazie Francesco per quello che fai, ma soprattutto come lo fai ;)
Grazie a te Daniele. Ho scoperto il potere della mia “voce interiore” (ma possiamo anche chiamarla in cento altri modi diversi) quando ho finalmente deciso di seguirla. Era il 2009, il mondo stava entrando in crisi economica, io ero già in crisi personale, eppure tutti spingevano della direzione “tienti il lavoro (e ringrazia che ce l’hai), lavoro, metti via soldi, vai in pensione”. Ma non era la mia voce, era quella degli altri… amici, parenti, ma anche contesto sociale e abitudini. Una volta liberato di tutto quel rumore nella testa sono finalmente riuscito a capire cosa volevo fare IO, e ho scoperto che del lavoro “prestigioso” come ingegnere non me ne importava nulla. Io volevo quello che mi aspettavo ci fosse DOPO il lavoro, ovvero la felicità, ma la strada rappresentata da quel lavoro mi stava portando da tutt’altra parte. Allora si cambia strada, e si sceglie… beh, quella giusta, ovviamente :)
Complimenti per il libro, ma soprattutto per l’esperienza di vita.
Ho due amiche che sono mancate improvvisamente, e spesso ci rifletto.
In oltre più banalmente : oggi l’età media di vita è intorno agli 80 anni, ma credo che una buona qualità (riflessi, salute , lucidità ecc….) la si abbia realisticamente fino ai 70 anni. Ora se si prova a fare 70 – la propria età , viene fuori un numero …… quello è il tempo utile che rimane. Interessante no ?
In questa ottica le scelte quotidiane hanno un’altra prospettiva. Questo non giustifica una vita dissoluta, o senza regole. Ma una vita basata sull’essenza di se, evitando i conformismi, magari andando anche contro corrente (anche il sig. Ferrero diceva che bisogna pensare in modo diverso), alzando le spalle di fronte ai pregiudizi e alle facile etichettature. Rifiutando determinati schemi preconfezionati, che sembrano fatti a posta dal sistema per farti fare il “criceto”, legandoti ad un meccanismo e portandoti via il tuo tempo utile, la tua vita. Carriera, economia, impegni sono tutte cose ottime, basta che anche il tuo inconscio profondamente sia d’accordo. Se invece ti da altri segnali, credo sia buona cosa mettersi in ascolto. Perché forse ti sta aiutando.
E’ molto bella l’immagine del minatore che cerca le novità , giusta e condivisibile. E i viaggi sono un ottima gemma: mi incuriosiscono all’Australia e alla Nuova Zelanda, e ho un pensiero particolare sulla Polinesia …. magari in catamarano …. chissà ……
Buona giornata a tutti
Grazie vg. La riflessione sull’età la faccio anche io spesso. Pensa che ho accanto alla scrivania un foglio diviso in caselle: sono 52 colonne per 90 righe. Sono le settimane di vita di un novantenne (quindi anche abbastanza ottimista). Ogni settimana cancelli una casella: quello è il tempo che rimane… rimette le cose in prospettiva, vero? E come dici tu, non è nemmeno un discorso di “vivere come se non ci fosse un domani”, che è una cazzata tanto quanto “vivere come se fossimo immortali”. Ci sono buone probabilità che il tempo a disposizione sia molto, ma non è infinito, e ci sono anche le brutte sorprese. È giusto (quasi doveroso, direi) dargli valore, costruire qualcosa, crescere, e soprattutto… vivere!
Buona giornata a te!
Bellissimo articolo, grazie ad entrambi! Ho incontrato per la prima volta nella mia vita il concetto di “strada giusta” nel meraviglioso libro di Stephen Covey – The 7 abits… e nell’incertezza del mondo in cui viviamo è più che mai fondamentale focalizzare l’attenzione su ciò che davvero conta per NOI. Cambiare “paradigmi” non è così semplice, ma è essenziale. Viene prima di qualsiasi percorso di crescita personale altrimenti, come giustamente dice Stefano, non riusciamo a capire dove vogliamo andare davvero e in quale direzione vogliamo crescere.
L’unica amara considerazione che spesso faccio quando leggo storie meravigliose di persone cui ispirarsi per una crescita interiore è che tutto è straordinariamente più difficile quando non hai più 20 anni e sei una mamma… come me.
Grazie mille Gabriella. Comunque se ti può consolare, io di anni ne ho 38, non 20, e sono papà ;-) Da poco, è vero, forse sono ancora nella fase più gestibile, ma dove molti direbbero “hai un bambino, è ora che metti la testa a posto” (secondo il loro concetto di “mettere la testa a posto”, ovviamente) io tra una settimana me lo carico in camper assieme alla mia compagna, e per un mese e qualcosa ci giriamo l’italia assieme per presentare il mio libro e -perché no- farci un bel viaggetto tutti assieme!
Volere non è sempre potere, ma “volere e provarci seriamente” spesso sì ;-)
Grazie ancora, a presto!
Allora doppiamente in bocca al lupo!
Uno splendido articolo a 4 mani: bravi Andrea e Wil: miti di vita, non di parole soltanto!!! Sto correndo a comprare il libro… e ti meriteresti una %! ;-)
Grazie Giovanni! Magari gli spedirò una cassetta di arance :)
Seh, che pensi di cavartela così ;-)
Ci aggiungo qualche bottiglia di prosecco? Lo fanno dalle mie parti eh? :D
Grazie ad entrambi. Ultimamente cerco spunti un po’ ovunque perché da un po’ di tempo nella mia vita manca “qualcosa” ma non ho idea di cosa sia :) l’ idea di fare le cose in modo “non convenzionale” però mi alletta, e ancora di più mi piace l’ idea di viaggiare in continuazione.Tuttavia trovo difficoltà proprio a sentire un cambiamento interiore,comunque farò tesoro della tua esperienza, penso che prenderò anche il libro :)
Grazie Alessandra. Comunque nel caso ci sia stato questo equivoco: io non ho viaggiato a tempo pieno. Ho fatto molti lunghi viaggi (qualche mese, intendo), ma poi tornavo sempre a casa, a decantare tutta la vita che avevo incontrato, tutte le esperienze fatte. Viaggiare è sempre stato SOLO uno strumento di conoscenza, molto piacevole certo, ma non indispensabile e non insostituibile. È più l’atteggiamento che sta sotto, che fa la differenza. Quanta gente ho incontrato dall’altro lato del mondo, uguale a sé stessa. Erano solo in vacanza. Niente di male in questo, ma è una cosa diversa…
Sto leggendo il libro….. Mamma mia mamma mia mamma mia! ASSOLUTAMENTE SPETTACOLARE!!! compratelo subito, all’istante. Con due spiccioli avrete un libro eccezionale, un incoraggiamento per chi non vuole entrare nella ruota del criceto e sta remando contro tutto e tutti per la PROPRIA LIBERTA. Compratelo adesso
…vi regaliamo insieme un set di pentole e un televisore a 32″ :-D
Ahahahahah sono stato abbastanza persuasivo?? :D
Spettacolare! Sono ancora in tempo per comprarlo, o era solo per i primi 50? :D
(grazie vincenzo, grazie mille :) )
Grazie mille a te! Il tuo libro alla mia età (23 anni) vale oro.
Carissimi Andrea e Francesco.
Ultimamente devo dire che sono su questa strada…quella di trovare la mia strada giusta. Nell’articolo di qualche settimana fa circa il problem solving strategico… di Nardone e poi questo. Devo dire che certe cose sono profetiche (Oltre al mitico oroscopo di Rob Breszny dell’internazionale).
Dopo aver chiuso la mia ditta individuale, dopo aver perso tre mesi col rischio di esaurimento nervoso presso una ditta di arredamenti in modello Kirby, senza per altro guadagnarci un bel nulla… beh mi sto sinceramente interrogando sulla mia strada.
Se quelli che credevo fossero i miei progetti erano effettivamente miei progetti. Oppure la risultante di moltissime voci.
Alla fine ho scoperto che l’amore è la cosa più importante. L’amore per me stessa prima di tutto. L’amore per il mio lavoro… che attualmente non so quale possa essere ma riguarda la comunicazione.
Sto eliminando tutte le voci sia quelle esterne che quelle interne. Non è semplice.
Grazie
C’è una bellissima frase, che devo aver letto proprio sulla pagina di Efficacemente qualche giorno fa: “Non hanno mai detto che sarebbe stato facile, hanno solo detto che ne sarebbe valsa la pena”. (o qualcosa di simile). Sinceramente non so chi siano i “loro” soggetto della frase, ma è una visione che condivido.
Non è facile, ma ne vale la pena. Quindi, buona strada a te, Von Calypso, ovunque ti porterà!
Condivido pure io totalmente il significato: “Ne vale la pena” è una specie di mantra che mi sta tenendo su…mi sta aiutando ad affrontare sia gli ostacoli che le conseguenze di determinate decisioni.
L’unica cosa che mi frega e che mi frena è la paura di sbagliare ma la sto superando con il training di Nardone.
fa veramente piacere sapere quante persone trovano la loro strada, anche avanti con l’età, buon segno. bel pensiero. Anch’io ci sto arrivando …. pole pole
ciao Andrea e francesco
Ciao Andrea e Francesco,
ringrazio entrambi per questo bellissimo ed illuminante articolo. Devo dire che da diversi anni ero alla ricerca della mia strada giusta e finalmente l’ho trovata grazie anche alla lettura di questo fantastico blog.DI nuovo grazie a entrambi e buona settimana.
C’è “qualquadra che non cosa” nella mia vita da un bel po’ di tempo. E per anni ho stretto i denti e mi sono detta: “ce la fai, ce la fai, ce la fai”.
E’ così: quando hai un buon lavoro, pagato il giusto e sicuro, come fai a dire che non ti sta bene, che ti senti spenta dentro, che non può essere così grigia la quotidianità? Sembrano capricci. E quindi sono andata avanti a testa bassa, ripetendo che ce la potevo fare… finché non è stato il mio corpo a fermarmi e a dirmi che no, non ce la potevo fare proprio per niente.
Da gennaio ho preso un periodo di aspettativa non retribuita. E’ stata una scelta difficile, mi hanno guardato come se fossi una marziana (e una traditrice). Ho fatto fatica a spiegare cosa mi stava succedendo.
A casa ho pensato per prima cosa alla mia salute, a riprendere le forze.
Poi mi sono messa a lavorare seriamente al mio blog. Ci tengo molto, ci credo, ma devo mangiare un bel po’ di polvere prima di capire se questo progetto ha qualche possibilità di decollare.
Intanto i mesi passano e ancora non so cosa farò quando sarà terminato questo periodo sabbatico. Ma almeno per ora mi sono ripresa il mio tempo e i miei sogni. Potevo farlo anche prima di crollare. Invece mi sono dovuta ammalare per darmi il permesso di ricominciare a sperare.
“Sulla strada giusta” l’ho comprato ieri appena disponibile. Di solito i libri li divoro, ma con questo ci vado piano perché è materia incandescente per me in questo momento :)
Mi dispiace solo di non avere capito certe cose molti anni fa, quando avrei potuto fare scelte diverse in modo meno traumatico rispetto a ora. Speriamo che non sia troppo tardi :)
Grazie per la fiducia, Marina, e complimenti per aver trovato da solo il modo di metterti lungo la tua personale strada giusta, a dispetto di tutti quelli che ti hanno considerata aliena o traditrice :)
Ti stimo, sorella! ;-D
In effetti Glò, ho letto il tuo commento qui sotto, e le ultime quattro righe avrei potuto scriverle io.
In bocca al lupo!
Ciao Andrea, ti seguo sempre qui. E proprio ieri sera stavo parlando di tutto quello che avete pubblicato oggi, della mia mancanza di coraggio di accettare che non sono un cucchiaio, di essere un pochino più egoista e decidere definitivamente di cambiare vita e smettere di solo immaginare e iniziare ad agire. Stamattina quando ho controllato la mail e ho visto l’argomento di oggi, sono rimasta contenta. Mi avete dato ancora più forze e voglia di cambiare vita e fare quello che ho sempre voluto senza paura. E ho deciso più che mai che a luglio finisco l’università e ad agosto parto per Vancouver per un mese per aggrapparmi a una grande bombola di ossigeno. Mi sono stancata da un lavoro che non mi appartiene, una vita noia e senza emozioni, e mi sono accorta che ho perso troppo tempo.
Troppe coincidenze. Anche io ingegnere. Anche io dopo tre anni di lavoro classico ho deciso di licenziarmi e cominciare a girare e scoprire il mondo. Mi son detto che sì, ho un milione e mezzo di cose da leggere, ma a questo libro dovevo dargli una opportunità!
Ho appena comprato la versione “MOBI+EPUB+PDF”, così da ottimizzare il dispendio di denaro a favore di Francesco e non di Amazon (anche perché, per chi non lo sapesse, la versione MOBI è la versione compatibile per kindle).
Ciao!
Grazie mille, Filippo :)
Anche per avermi indirettamente suggerito l’idea di rendere più chiaro il discorso sui formati, perché giustamente ci sono anche persone che non hanno idea di cosa sia un “formato”.
Andrea ci azzecchi ogni settimana, sono stata con le lacrime agli occhi tutto il tempo. Nonostante la mia età (quasi 18 anni) so di cosa parla Francesco, lo so fin troppo bene e già solo leggendo mi è mancato il respiro. Purtroppo ho abbandonato gli scout da due anni e ho fatto il più grande errore della mia vita e questo articolo mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto notare quanto la mia vita sia diventata vuota e monotona da quando me ne sono andata. Stare in mezzo alla natura ti dà una carica enorme, ritrovi la voglia di vivere malgrado uno zaino pesante, le vesciche ai piedi, le ginocchia sbucciate e la stanchezza che ti farebbe crollare a terra da un momento a un altro. Per non parlare di tutte quelle notti passate insonni in una tenda insieme agli amici con cui hai affrontato le difficoltà e trovato la vera felicità. Adesso non riesco a fare a meno di pensare ad un fuoco di bivacco o al cielo stellato che erano meglio di mille serate passate davanti alla TV o ad un cellulare.
Ho intenzione di leggere al più presto il libro e magari trovo la spinta per mettere da parte l’orgoglio (storia lunga) e a tornare.
Grazie di cuore per avermi fatto ripensare ai momenti più belli della mia vita. Buonanotte :’)
Ecco Bea, se quello che hai vissuto con gli scout, che fosse natura o buone amicizie o una combinazione di entrambe, ti sembra che sia “necessario”, probabilmente lo è. E se le vita ti porterà invece in un ufficio, grigio, circondata da persone con cui non dividi una briciola di cameratismo, quel necessario che hai lasciato indietro credo ti brucerà, finché non ti abitui al dolore, o finché non impazzisci :-/ Dopo il Canada io non sono più stato lo stesso, e anzi, spesso lo considero “l’inizio di tutto”, perché se cerco un’origine all’evento di qualche anno dopo, quando ho mollato il lavoro e viaggiato per il mondo, credo fosse proprio il Canada.
Ben ritrovato Francesco! Ero approdata a te dopo una tua intervista per un altro portale molto bello e in effetti già all’epoca l’associazione con Andrea mi era venuta spontanea “questi due dovrebbero proprio incontrarsi!”. Così fu! :-)))
Che dire…sempre illuminante leggerti. Allo stesso tempo anche un po’ “doloroso”, perché mi induce a fare i conti con la mia strada e a ricordarsi che il tempo passa e continuo a camminare (o peggio sto ferma!) nella nebbia più totale…!
Complimenti per il tuo nuovo traguardo, leggerò il tuo libro.
Grazie mille Claudia! In effetti quello che scrivo può far male, ma è il male che ti ricorda che qualcosa non funziona, e bisogna curarsi. Il male che ti ricorda che nessuno è immortale e prima o poi ce ne andremo. Sono cose brutte da sentire, ma purtroppo spesso ci sono solo due strade tra cui scegliere: quella comoda, e quella giusta.
A presto, un abbraccio!
Ho vent’anni e sempre più spesso ho la sensazione di aver già sprecato troppo tempo a fare ciò che gli altri si aspettavano da me. Sono sempre stata responsabile – forse troppo per la mia età -, ho studiato, preso ottimi voti, mi sono persino iscritta a una facoltà che non mi interessava pur di “rispettare i piani” (per poi ritirarmi dopo due mesi). Tutto questo non mi ha dato altro che infelicità. Il fatto è che l’idea di vivere seguendo un percorso prestabilito (“laurea-lavoro-pensione”) mi mette addosso una tristezza infinita, non fa per me.
Credo di aver già trovato qualcosa che per me è necessario, ma mi manca ancora tanto per trovare la mia strada giusta e non so se riuscirò a liberarmi dalle aspettative altrui e dalla paura che mi blocca.
Credo che leggerò il libro, e intanto ti ringrazio per questo articolo.
C’è di buono che hai tempo, mari. Vent’anni è un’ottima età per mettersi a ragionare su questo genere di cose, ed evitare magari di finire a fare errori grossolani. Certo, bisogna dire che a vent’anni può mancare non tanto la maturità quanto l’esperienza (per una semplice questione di tempo passato sul pianeta, non per altro, eh?) e quindi errori se ne possono fare lo stesso… ma almeno non hai quella sensazione di “essere troppo vecchio per cambiare direzione”.
Sai quanti mi scrivono e mi chiedono se secondo me a 30-35-40-50-60 anni sono troppo vecchi? o me lo dicono proprio: “vorrei, ma sono troppo vecchio”. E me lo dicono dei trentenni!!
Quindi mari, testa sulle spalle sempre, ma sono contento che inizi presto a farti le buone domande. Hai più tempo di altri per trovare la risposta giusta.
Ho iniziato a leggere questo articolo lunedì mattina ed ho finito oggi pomeriggio. Non ho avuto il tempo di farlo, preso tra 10 cose lavorative e 1.000.000 di paranoie di ogni tipo.
Paranoie di ogni tipo? Di quelle che si è fatto anche Francesco, sul perché sono qui a fare cose che non mi interessano, cercando di costruire cose che non userò mai, per realizzare i sogni di altre persone che mi pagano per farlo.
Il mio problema è dentro questa frase, è quel “pagano” che pesa come un macigno. Non ho la più pallida idea di come liberarmi da una situazione lavorativa che mi pesa ed iniziare a vivere sereno, dovendo pagare bollette, mutuo e quant’altro.
“Beh, facile, cambia lavoro!”, mi racconto spesso, sapendo dentro di me che è solo una sorta di eco di una voce che nasce esterna a me.
Cambiare per non cambiare, passare dalla padella alla brace e dalla brace all’inferno.
Che fare? Spendo ancora altri 9€ per un libro che leggerò e pianterà a metà?
Sono piuttosto confuso sul da farsi. Un articolo di Andrea descrive come salutare lo smettere di ascoltare il bambino che frigna, un’articolo in cui descriveva se stesso da piccolo come un moccioso che “voglio tutto, mamma!”. Ma non è il moccioso piagnucolone che ci dice (e mi dice) che devo mollare tutto? Quale è la differenza tra le 2 cose?
Io non so se sto facendo i capricci o se sono arrivato alla fine di un percorso professionale che non mi soddisfa e tutto questo genera solo una situazione: l’immobilismo.
Non riesco a creare alternative, non le vedo, non le inseguo, non le cerco. Non cerco di migliorarmi come professionista, alienato da una professione che non mi dà più nulla e da argomenti che non mi interessano. Sono bloccato in questo limbo e non so che fare.
Ciao Francesco. Io penso che il “capriccio” non stia nel rendersi conto di essere intrappolati in una vita che non ti da più nessuna soddisfazione, ma nel lamentarsene senza fare nulla. Se ti sei accorto che stai seguendo la vita sbagliata, ci sono vari modi per affrontare e risolvere la cosa: 1) far finta di niente e proseguire 2) lamentarsi e far niente 3) agire. Una di queste alternative funziona meglio delle altre due.
Non credo che a bloccarti sia la convinzione di essere davvero un moccioso che si lamenta, quanto piuttosto la paura -maledetta paura- che blocca tutti. Non farcela, fallire, cambiare per poi trovarsi in una condizione simile, “era meglio prima”, “e se poi mi pento”. Tutte paure comprensibili, ma tutti ostacoli tra te e la tua strada giusta. E stare a guardare il muro non ti aiuterà a superarlo. Servirà solo a far passare altro tempo, mentre nutrirai ancora le tue paure, ti sentirai sempre più vecchio e con meno energie, così poi ci aggiungerai altre paure: “ma non sono troppo vecchio?”, “vale la pena alla mia età?”.
È una bella trappola, ma è tua la scelta di uscirne, o di aspettare che si chiuda ancora…
Nel frattempo… ho comprato il libro!
Grazie Francesco, “I owe you one”. Suona meglio in inglese che in italiano
Figurati, non mi devi niente Francesco. Anzi, grazie a te che hai comprato il libro :)
Sono a pagina 4 ed ho già gli occhi lucidi… la mia vita è scritta dentro lì, con le logiche differenze. Lacrime, frustrazione, “creatività ed intuizione”… “pigro”… “divano”
^__^
Che spettacolo!
La definizione di “felicità” di Francesco rispecchia esattamente il mio pensiero, tant’è che questo articolo potrei averlo scritto io, o quasi ;) Poi mi ci mette anche le montagne…montagne che sono parte del “mio” necessario. Insomma, mi colpisce dritto all’anima.
Ora stampo l’articolo e lo appendo :)
Che spettacolo!
La definizione di “felicità” di Francesco rispecchia esattamente il mio pensiero, tant’è che questo articolo potrei averlo scritto io, o quasi ;) Poi mi ci mette anche le montagne…montagne che sono parte del “mio” necessario. Insomma, mi colpisce dritto all’anima.
Ora stampo l’articolo e lo appendo :)
Lieto di finire sul tuo muro, Ambra! ehm.. metaforicamente, si intende ;-)
Ciao Andrea,
grazie dell’articolo e grazie a Francesco. Mi fa piacere a sapere che non sono il solo a “soffocare” nel tran tran del quotidiano. E’ confortante sapere che c’è una “strada giusta ” per ogni uno di noi e che è percorribile.
Personalmente ritengo che la felicità non la trovi solo a meta raggiunta ma soprattutto lungo la strada.
Sicuramente acquisterò il libro che è del genere che preferisco.
Andrea, stavo per tradirti e pubblicare un commento sul sito di Wil…
ma stranamente con te c’è più confidenza… e sono tornata qua!
Comunque: il libro l’ho preso (Wil mi sei costato poco più di un’ora di lavoro, voglio un brindisi al tempo speso bene!!!) ed è fantastico! Non ho parole da aggiungere ai già tanti commenti positivi, solo il mio contributo al piccolo grande mondo di chi prova a strappare via la propria vita dalle mani altrui: settimana prossima ho una riunione con i miei soci, in cui chiederò un cambio mansione (ho scoperto che mi piace fare ordine e far funzionare meglio le cose) e una riduzione dell’orario di lavoro.
Da quando sto scoprendo i miei SI e i miei NO (forse quello che Wil chiama “indizi”) è più semplice (anche se non facile) capire che dimensione dare alla mia vita.
Una volta capito, in un modo o nell’altro si fa. Ma capirlo è fondamentale.
Altrimenti ci si fa solo venire il magone pensando a Wil che molla tutto e parte per il giro del mondo mentre noi ci sentiamo sempre più criceti… A me piace la tranquillità, adoro la mia casa (piccola, che ho “già” finito di pagare! ;-)), la mia più grande passione sta a 5 minuti dall’ufficio, non ho bisogno di partire, ho bisogno di una mansione più stimolante e meno ansiogena di quella attuale, e di più tempo libero per le altre cose importanti della mia vita.
Grazie mille Giò :) Sono contento che lo scambio denaro/tempo sia stato favorevole per entrambi, e anche di aver contribuito, anche fosse solo con una pacca sulla spalla virtuale, al tuo cambiamento in meglio. Io ho avuto bisogno di viaggiare lontano, per capire, ma se tu hai ciò che ti serve a 5 minuti di casa, tanto meglio! Anzi, quasi ti invidio :)
Allora grazie ancora, e… buona strada, ovunque ti conduca!
<= è lei la mia passione, è lei il mio viaggio.
La sto addestrando col metodo horsemanship (senza strumenti coercitivi di nessun tipo) e lei è una grande maestra di onestà, coerenza, responsabilità, calma, attenzione, focus, rispetto, coraggio, accettazione, impegno, e anche paura.
A te è servito il viaggio, a me è "bastato" mettermi a nudo di fronte a un animale a cui frega soltanto sapere cos'hai nel cuore e che intenzioni hai.
Ognuno ha il suo percorso speciale, è importante capirlo… perché per anni mi sono sentita a disagio per non essere quella che "molla tutto e va via"… che visto da fuori fa davvero una gran scena, ma poi i conti bisogna farli ognuno con se stesso, con onestà, accettando anche quelli che possono sembrare limiti. Non sarò mai una zingara in giro per il pianeta, ma sono un'indiana (piume, non puntini) che monta a cavallo intorno a casa, senza sella e senza redini!!!
per la cronaca, ho 40 anni.
Mi verrebbe da dire che hai trovato il tuo “necessario”, e il modo per mantenerlo nella tua vita. È un passo lungo la tua strada giusta, che ti ha permesso di crescere, e di vedere cosa si stende al di là della tua nuova posizione. Nonostante io sia stato preso per lungo tempo come “solo” un viaggiatore, ho sempre sostenuto che il viaggio per me è stato solo un mezzo per arrivare a uno scopo, quello di conoscermi. Se tu ci sei riuscita con un cavallo, perché la tua natura più intima ha necessità di un cavallo per risuonare, ti dico solo: ben fatto Giò, ottima strada! :) Soprattutto perché anche il mondo dei cavalli (io non sono un esperto) non mi sembra il più facile da mantenere, sia in termini di tempo che di risorse, quindi a maggior ragione complimenti per esserci riuscita :)
si…è una buona parte di me. Ma c’è ancora tanto superfluo da togliere, e tanto necessario da riabbracciare.
Il cavallo è una passione che mi lega per forza a un posto di lavoro… affittare il posto per la creatura costa quasi come un mutuo… ma almeno adesso vado a lavorare per un buon motivo!!! Poi nessuno mi impedisce di vendere la mia piccola casa senza prato e di comprarne una ancora più piccola ma con tanta terra intorno.
E comunque non sono mai stata così centrata come adesso. Quando sono con lei, sono davvero io. Senza sovrastrutture, senza caxxate di nessun tipo… solo la verità. Ed è una verità che mi piace tanto.
E allora continua a tenerla stretta, quella verità. Il resto dei passi verranno da sé, se non smetterai di cercarli :)
Meraviglioso! Grazie Francesco e Andrea :)
Ho 25 anni ed articoli come questo sono proprio quello di cui ho bisogno! Grazie ai consigli di Andrea sto cercando di migliorarmi (da problemi di rimandite e pigrizia ben radicati!) e sto piano piano cambiando stile di vita (mi sto avvicinando a yoga e dieta vegana), ma quello di cui più ho bisogno è trovare un’obbiettivo! Sono tante le cose che so fare e che mi appassionano, forse troppe, ma non riesco a trovare quella che mi appassiona veramente. Quella per cui mi alzerei alle 7 di mattina e che non mollerei dopo 3 mesi perchè me ne sono già stancata! La mia famiglia non mi supporta in nulla di quello che faccio ed il pensiero di doverci essere per loro, di dover lavorare per metter abbastanza soldi per andarmene di casa, e varie paure tra cui quella di viaggiare o stare da sola mi tengono ferma allo stesso punto. Forse mi manca quel coraggio di pensare a me stessa prima che agli altri di cui tuti avete scritto nei vostri commenti…vi ammiro tutti molto e spero di riuscirci anche io al più presto! Si accettano consigli! :-D e grazie per le vostre storie! Sono molto d’aiuto!
Ciao Erika, io non sono un esperto, ma sul tema della paura ho scritto davvero tanto. Se avessi una ricetta che vada bene per tutti per batterla, sarei già miliardario! Però ti posso dire cosa ho fatto io: le affronto per gradi. Tu nomini la paura di viaggiare o stare da sola, per esempio. Bene, prova a fare un viaggio da sola. Non deve essere niente di lungo o pericoloso. Prenditi il volo più economico che trovi verso una capitale europea, per esempio, e restaci un weekend. Dormi in ostello, così conosci gente. È una “sfida” facile, che razionalmente non puoi identificare come pericolosa neanche se vuoi. Sarebbe il tuo primo viaggio da sola, e quando tornerai potresti dire: “beh, non è stato così difficile.” Prenderesti lo slancio per fare il passo successivo: una settimana. Hai capito l’antifona…
Ma ricorda: “È pericoloso uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzato via”. (cit) ;-)
Grazie mille! Penso che ci proverò! Mi metterò alla prova appena ho un paio di giorni liberi… nel frattempo leggerò il tuo libro :-D
Bellissimo articolo! Grazie @WanderingWil:disqus !! Ho appena scoperto anche il tuo libro, che sto leggendo con molto piacere, poiché è capace di trasmettere grande forza e coraggio! Bravo!! :)
Grazie mille Anh :)
Penso che la cosa importante sia trovare un obiettivo da perseguire. Del resto: “Il viaggio (della vita) è la ricompensa”…
Io ho comprato il libro in prevendita direttamente da Francesco…sono alla prima parte del libro…mi sta lasciando senza parole…il cuore mi batte forte facendomi mancare l’aria per come vengono descritte le emozioni, sensazioni vissute nei momenti di vita preconfezionata….è come se avesse vissuto con me quei momenti….waooo…non vedo l’ora di incontrarlo nel mio paese che fortunatamente è previsto nel tour che ha organizzato….ciao Andrea, pure tu sei un grande…..Ciao Francesco…a presto
Grazie Giuseppe. Vedo solo ora questo commento. Sei poi riuscito a venire a una mia presentazione?
Grazie Andrea, condividi sempre tanta bellezza. Mi piace la letteratura di viaggio ma questo libro non lo conoscevo: me lo procuro subito!
Ciao,
mi chiamo Francesco ed è la prima volta che scrivo cose del genere. Sono arrivato ad un punto della mia vita in cui non riesco a capire cosa realmente voglio o cosa gli altri si aspettino da me: ho un lavoro tranquillo che mi lascia tanto tempo libero ma che non mi dà grandi guadagni. Per questo mi sono messo a cercare un altro lavoro che mi faccia guadagnare di più, ma nel farlo credo di aver capito che io non voglio un altro lavoro perchè quello che ho mi va benissimo, proprio perchè è leggero e mi lascia tempo per pensare a me stesso e alla mia famiglia. Ho ricevuto un’offerta per un lavoro che mi permetterà di incrementare i miei guadagni ma che sono sicuro si rivelerà molto più impegnativo di quello attuale. Per questo mi chiedo: è giusto rinunciare ad un’offerta di lavoro importante che potrebbe far star meglio la mia famiglia per la tranquillità e la serenità che mi dà quello attuale? Sapendo che con quello nuovo a mia famiglia potrebbe stare meglio a livello economico…
Io penso che la scelta di rinunciare al nuovo lavoro sia quella giusta, quello di cui hai veramente bisogno, non sono più ne hai già abbastanza per far star bene la tua famiglia non ne hai bisogno di più, i tuoi figli non hanno bisogno di giochi più costosi ma di tempo con il loro papà e se davvero vuoi qualche soldo in più prova ad avviare qualche progetto online dei lavoretti e segui i consigli di Andrea in questo modo potrai gestire da solo il tuo tempo così potrai dare alla tua famiglia la cosa più importante quando ne avranno bisogno, la tua presenza.
Ciao Francesco,
ho letto il tuo libro e l’ho immediatamente consigliato a un mio conoscente che si trovava in una situazione simile a quella in cui ti trovavi tu.
Ad oggi ha cambiato completamente mentalità e sta seguendo un percorso di cambiamento positivo notevole.
Cambiamento ispirato dalle tue parole.