“Ottimizzare il tempo” è un’espressione che può suonare un po’ ansiogena per noi italiani, ma il tempo non è altro che la sostanza di cui è fatta la nostra vita e sprecarlo significa di fatto sprecare la nostra esistenza. È tempo di riprenderci il nostro tempo.
“Molto tempo abbiamo, eppure molto ne sprechiamo.”
Seneca.
168 ore. Tante ne abbiamo a disposizione in una settimana.
Ipotizzando di dormire 8 ore al giorno, di lavorarne altre 8, di dedicarne almeno 4 a pasti e commissioni varie e di prenderne infine un paio per il nostro tempo libero…
…beh, ce ne rimangono comunque a disposizione altre 30 che spesso non sappiamo dove diamine vadano a finire.
La nostra vita infatti sembra diventata sempre più frenetica, anche se alla fin fine concludiamo sempre meno.
Evidentemente c’è qualcosa che non va…
Ottimizzare il tempo non significa certo diventare dei robot “perfettini”, in grado di incastrare ogni impegno al millesimo di secondo.
No.
Ottimizzare il tempo vuol dire soprattutto capire dove stiamo sprecando la nostra risorsa più importante.
Ecco perché nell’articolo di oggi voglio parlarti degli 8 sprechi principali che non ti permettono di sfruttare al massimo il tempo a tua disposizione.
Individuali, sbarazzatene e troverai finalmente il tempo per fare ciò che ami davvero.
Prima di vedere gli 8 sprechi però devo parlarti brevemente di una filosofia di lavoro (e di vita): la filosofia “snella”.
Ottimizzare il tempo grazie alla filosofia lean
“Il peggiore spreco è quello che non siamo disposti a riconoscere.”
Shigeo Shingo (uno dei padri fondatori della Lean Manufacturing).
Lo ricordo ancora, era il mio secondo anno di Ingegneria.
Tra i nuovi esami di cui avrei dovuto seguire le lezioni ce n’era uno dedicato ai nuovi modelli produttivi.
È stato durante questo corso che ho sentito parlare per la prima volta di lean manufacturing (produzione snella).
La metodologia lean si è sviluppata in Giappone grazie soprattutto al successo del Toyota Production System, che negli anni ’90 permise alla casa automobilistica nipponica di invadere il mercato statunitense con auto a basso prezzo e di elevata qualità.
Insomma la filosofia lean ha rivoluzionato interi settori: dalla metalmeccanica, all’informatica, dalla sanità all’amministrazione pubblica.
E il principio cardine su cui si basa è piuttosto semplice: eliminare gli sprechi (in giapponese muda – 無駄).
Ecco allora gli 8 muda (sprechi) che devi eliminare per ottimizzare il tempo a tua disposizione e vivere una vita più “snella” e appagante.
Errori
Ti è mai capitato di prendere l’uscita dell’autostrada sbagliata?
Quando capita, le imprecazioni che lanci sono direttamente proporzionali ai chilometri che si aggiungono al tuo viaggio.
Insomma, un attimo di disattenzione e ti ritrovi a buttar via una mezz’ora di vita come niente fosse.
Intendiamoci, errare è umano, eppure nella nostra vita personale o lavorativa commettiamo troppe volte gli stessi errori o, guarda caso, siamo sempre i più… “sfortunati”! (sai bene cosa penso della “sfiga”).
Naturalmente alla base di questi errori ci possono essere molti fattori (alcuni li vedremo più avanti), eppure molte delle cagate che commettiamo, spesso accadono perché ci mettiamo troppa poca concentrazione.
Viviamo perennemente in questo stato di distrazione in cui cerchiamo di fare mille cose insieme (di cui 999 superflue), senza farne nessuna davvero bene.
Forse te lo hanno già detto, ma ripeterlo, in questo caso, non è uno spreco:
DEVI. FARE. UNA. COSA. ALLA. VOLTA.
…e devi farla con la massima attenzione.
Sovrapproduzione
“La semplicità è la necessità di distinguere sempre, ogni giorno, l’essenziale dal superfluo.”
Ermanno Olmi
La nostra insicurezza spesso è alla base del secondo spreco di cui dobbiamo sbarazzarci per ottimizzare il tempo: la sovrapproduzione.
In ambito industriale, sfornare a ciclo continuo prodotti che poi non vengono acquistati dai clienti può essere un errore fatale.
Ma la “sovrapproduzione” è una piaga che colpisce anche la nostra vita professionale, universitaria e personale. Pensa ad esempio a…
- Report, memo e messaggi email con in copia anche il Padre eterno, su cui spendiamo ore e che saranno letti solo dallo stagista assunto una settimana fa.
- I micidiali riassuntini, che non servono ad una beneamata cippa fritta (come ti ho già spiegato qui), ma che in compenso ci danno l’impressione di aver fatto il nostro dovere di studenti.
- Gli infiniti messaggini su Whatsapp e Messenger per organizzare una pizzata, che possono essere tranquillamente sostituiti da una telefonata di 2 minuti netti.
Insomma, invece di fare le poche azioni difficili, ma essenziali, preferiamo quasi sempre dilungarci in attività inutili ma che ci riescono facili e ci danno quindi quell’illusorio senso di sicurezza e tranquillità.
Attese superflue
Uno degli elementi chiave della lean manufacturing è il concetto di flusso.
Tutto deve scorrere nella maniera più fluida possibile: senza intoppi, senza colli di bottiglia, senza inutili attese.
Scommetto però che se provi a visualizzare la tua vita, più che ad un flusso che scorre placidamente, somiglia ad una corsa ad ostacoli, piena di imprevisti, pit stop forzati ed estenuanti perdite di tempo.
Fuochino? :-D
Esistono due modi per gestire le attese EfficaceMente:
- Eliminarle. Molte attese derivano dalla nostra scarsa pianificazione. Quando ad esempio ci accorgiamo che per completare un lavoro, o studiare un esame, ci manca del materiale, stiamo generando un’attesa che potrebbe essere semplicemente eliminata con un minimo di organizzazione.
- Sfruttarle. Ci sono casi invece in cui le attese sono al di fuori del nostro controllo. Insomma, le subiamo e possiamo farci poco… oppure no? Come mi capita di ripetere spesso, io la mia Laurea in Crescita Personale l’ho praticamente presa tra i cunicoli della metropolitana di Milano. I famosi “tempi morti” (in metro, in banca, in fila al supermercato, etc.) sono da sempre le migliori occasioni per formarmi con qualche nuovo audiolibro o podcast.
Trasporti inutili
La movimentazione merci, all’interno e all’esterno di un polo produttivo, rappresenta uno dei costi più ingenti (in termini di soldi e di tempo) sostenuti da un’azienda.
Ma spesso di trasporti inutili è piena anche la nostra vita.
Basti pensare che l’Italia è uno dei paesi col più alto tasso di pendolari: studenti e lavoratori che sprecano 1, 2 o addirittura 3 ore al giorno su strada o su rotaia.
Andrea, come ti permetti?! Io sono pendolare per necessità! Pensi che mi piaccia?!
La scelta di essere pendolari è spesso dettata da vincoli economici, lo capisco, ma non sempre è così.
Spesso scegliamo di essere pendolari perché vivere a casa con mammà che ci prepara la cena, nel nostro paesello, con i nostri amici delle scuole medie è… COMODO.
Poco importa se la nostra vita se ne va in coda al casello o stipati in qualche vagone ferroviario maleodorante.
Ma vediamo il prossimo punto…
Movimenti non necessari
La quinta tipologia di spreco riguarda i movimenti non necessari.
Questi “movimenti” però non vanno confusi con i trasporti di cui abbiamo parlato nel punto precedente.
In questo caso il focus è su quelle azioni che compiamo durante il nostro lavoro e che non aggiungono reale valore.
Cerca di visualizzare il modo in cui lavori o studi:
- Ti capita di perdere tempo in attività ripetitive che potrebbero essere automatizzate o delegate?
- Gli strumenti che utilizzi con maggiore frequenza, sono sempre a portata di mano o sprechi ore a cercarli?
- Esiste un modo più diretto per raggiungere i tuoi obiettivi che non coinvolga tutta quella sfilza di attività che sei abituato a fare?
Adottare una filosofia lean significa dubitare continuamente dello status quo e cercare incessantemente un modo migliore, più efficace di fare le cose.
Magazzino eccessivo
Come diceva il Direttore dello stabilimento in cui ho lavorato come operaio, durante le pause estive dell’Università:
“I prodotti in magazzino sono soldi congelati che rischiano di andare in fumo”.
Probabilmente tu non devi gestire un magazzino con migliaia di caldaie in attesa di essere messe sul mercato, eppure scommetto che gli ambienti in cui vivi e lavori sono comunque invasi da troppi oggetti: oggetti spesso superflui, oggetti che creano disordine e confusione mentale.
Fermi tutti! Andre’, ma questo non era un articolo su come ottimizzare il tempo?! Che c’entra la mia scrivania disordinata: io sono un tipo creativo!
Negli ultimi anni, libri come “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo hanno scalato le classifiche di mezzo mondo.
E a buona ragione.
Più la nostra vita diventa frenetica e caotica, più sentiamo la necessità di… semplificare, ridurre, ordinare. Riprendere il controllo del nostro ambiente fisico ci permette infatti di riprendere il controllo anche della nostra mente e del nostro tempo.
Insomma, organizzare i nostri spazi ci rende di fatto persone più organizzate (anche nella gestione del tempo).
Ma non devi credermi sulla parola. Prova anche tu l’esperimento portato avanti da Adamo Crespi.
Processi inutili
La linea che separa un lavoro fatto con cura dal perfezionismo patologico è mooolto sottile.
Non è facile infatti comprendere quando è importante fermarci; quando ogni nostro ulteriore sforzo rappresenta un semplice abbellimento.
In ambito industriale si parla di over processing.
Quando lavoravo come Consulente di Direzione, ho perso il conto delle realtà aziendali in cui l’over processing era diventata una vera e propria piaga:
- Persone il cui unico lavoro era quello di ricopiare su Excel report cartacei stampati dal computer di un altro reparto.
- Processi che per essere approvati richiedevano più di 10 firme dei vari capo-reparti.
- Prodotti pensati per il mass market che venivano lavorati (e rilavorati) con gradi di tolleranza che neanche alla NASA.
Ma spesso l’over processing è uno spreco presente anche nella nostra vita. Sbarazzarcene è uno dei modi più efficaci per ottimizzare il tempo. Qualche esempio?
- Magari sei uno di quegli studenti che perdono ore a ricopiare gli appunti in “bella copia” (…o commettendo questi altri 5 errori madornali).
- Forse passi le giornate a cambiare le virgole a quell’email che devi mandare ad un collega, invece di focalizzarti su ciò che conta davvero.
- No aspetta, probabilmente sei un freelance o un libero professionista che canna sempre le scadenze coi propri clienti perché dall’ufficio devono uscire solo opere d’arte!
Qualsiasi sia la tua condizione specifica ricorda questo: come essere umani ci riesce più facile fare i bigodini alle bambole per ore, piuttosto che portare a termine in pochi minuti un’attività necessaria ma che ci spaventa o ci riesce difficile.
Contrastare questa naturale predisposizione è nostro dovere.
Spreco di competenze
“Il tuo talento è nelle tue scelte.”
Stella Adler.
Nella sua versione originale, la lista dei muda (sprechi) era composta da 7 voci. Solo recentemente ne è stata aggiunta un’ottava: lo spreco di competenze o talento.
In ambito organizzativo questo è un problema sempre più sentito: far emergere i talenti, assegnarli ai progetti giusti, trattenerli; centinaia di milioni di euro sono investiti ogni anno dalle aziende in queste attività.
Ma lo spreco di competenze e talento è un problema che riguarda ognuno di noi.
Ogni volta che investiamo troppo del nostro prezioso tempo in attività e progetti in cui ci sentiamo sicuri e a nostro agio, ma che non ci fanno crescere, di fatto stiamo buttando nel cesso la nostra vita professionale (e non solo quella).
“Se sei la persona più brillante all’interno della stanza, allora sei nella stanza sbagliata.”
Dovremmo confrontarci almeno una volta al giorno con sfide, compiti e obiettivi che siano un tantino al di là della nostra zona di comfort.
Solo in questo modo sapremo che stiamo davvero investendo saggiamente il nostro tempo.
Per concludere…
Quello di oggi è stato un articolo un po’ diverso dal solito, forse un po’ più… “ingegneristico” :-)
Spero però di non averti spaventato con i vari termini tecnici. In fin dei conti, il messaggio che volevo trasmetterti con questo post è molto semplice e diretto.
Ottimizzare il tempo non significa spremere ogni nostra goccia di sudore e affannarci nel fare ancor più velocemente e con più stress quanto siamo già abituati a fare.
Ottimizzare il tempo significa innanzitutto eliminare gli sprechi, sbarazzarci del superfluo e concentrare la nostra attenzione e le nostre energie solo su quelle attività che davvero aggiungono valore a noi, ai nostri cari, ai nostri colleghi e ai nostri clienti.
A proposito…
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Al prossimo articolo!
Andrea Giuliodori.
grazie ne farò tesoro al rientro dalle ferie!
Fammi sapere come va John ;-)
Grazie Andrea, utilissimo articolo! Conoscevo già il processo “lean” della toyota ma l’ho studiato come parte del “Kai Zen”, mai sentito parlare? Da quanto ho capito il Kai Zen (miglioramento continuo) è l’approccio usato dalla casa automobilistica per snellire, come dici anche tu, i processi di produzione. Gestione e qualità efficienti grazie a un processo lento ma continuo di miglioramento… proprio come chi pratica arti marziali! Il top non lo si raggiunge accumulando, ma eliminando l’inutile, alleggerendo e non appesantendo! Dajeeeee
Ciao grande :)
Ciao: Kaizen, Lean, Agile, sono nomi e metodologie apparentemente differenti, ma le cui radici sono comuni.
A presto ;-)
Grazie mille , ottimo articolo specie in momenti come questi in cui mibsto affannando per prepsrarmi alla sessione di settembre , perdendo di vista l’ ordine della mia casa . Sul fatto di una cosa alla volta condivido anche se tendenziosamente sarei portato a farne di più ( studiare, lavorare , e quasi quasi faccio quel corso di tedesco, ma mi avsnza tempo per fare quel corso di paracadutismo che avrei sempre voluto … ) e mi chiedi se sia msi posdibile incastrare più cose insieme o si rischia di andare troppo fuori e non concludere nulla .. Grazie mille ancora Andrea enjoy your day
Ciao Marco,
meno frammentiamo le nostre risorse e più siamo in grado di raggiungere i nostri obiettivi rapidamente.
Lo so, l’idea di “perdere delle opportunità” (si chiama FOMO: Fear Of Missing Out) è tipica della nostra società, ma il paradosso è che più cerchiamo di fare e meno realizziamo.
Grazie del commento.
Grazie mille della risposta e della dritta , effettivamente credo proprio che mi informero su questo FOMO anche perché credo di esserne veramente affetto :) . Grazie mille ancora per tutto
Ottimo! Per ripartire di lunedì!
Scriverò alcune parole chiave sul muro del mio ufficio!
Mandaci una foto! ;-)
Bell’articolo Andrea, grazie. Riconosco di applicare / adottare diversi muda.. ora dovrò individuare bene quali siano e pian piano eliminarli. Inoltre, leggendo l’articolo, mi sono venuti anche spunti lavorativi da applicare e condividere con i clienti. A tal proposito, mi consiglieresti un paio di libri da leggere? Vorrei approfondire l’argomento, ma senza andare in over processing. Grazie ancora, buona settimana!
Ciao Giovanni,
molta della mia formazione relativa al lean manufacturing, kaizen e agile thinking è legata a corsi che ho tenuto all’estero grazie alla mia ex azienda (e naturalmente i corsi universitari che ho seguito).
In questo momento non mi viene in mente un testo di riferimento: ce ne sono alcuni molto tecnici e altri più divulgativi (tipo The Lean Startup di Eric Ries).
A presto,
Andrea.
Grazie mille Andrea.
Condivido appieno l’importanza che dai al proprio tempo, è un concetto sul quale anch’io insisto spesso.
Grazie del commento ;-)
Sorrido leggendo questo articolo perché ho deciso di dedicare il mese di agosto proprio alla eliminazione del superfluo e al conseguente riordino in casa. L’ho fatto con la speranza di ripartire a settembre con un ambiente essenziale che si accordi con il mio bisogno di focus e concentrazione. È tempo utilizzato oggi in una attività apparentemente secondaria rispetto ai miei obiettivi, ma che dovrebbe poi tradursi in un risparmio di tempo nel prossimo futuro. Vedremo se funziona ;)
Sì Marina, la sovrabbondanza di oggetti è una delle maggiori cause di spreco di tempo (e non solo).
Fammi poi sapere che risultati avrà portato questo tuo esperimento ;-)
Certo :)
Leggo e penso che mi piacerebbe riuscire a mettere in pratica tutti i tuoi consigli…
Io ho 4 figli,tre piccoli ed uno adolescente,un lavoro,una casa ed un marito; a fine giornata mi ritrovo svenuta sul divano a pensare che avrei tanto voluto prendermi un ora per fare jogging e salutare la mia “ultima pancia gemellare”. Affanno,sicuramente soddisfatta,ma con la sensazione di aver fatto mille cose,MALE,come dice Andrea molto chiara!! Corro,corro…ho mille cose da fare! :-)
Perché non provi invece a metterne in pratica uno alla volta, finché non troverai quello per te più… efficace :)
A presto Paola.
Grazie Andrea. con le tue letture sto ottenendo benefici evidenti sotto tutti i profili !!
Continuerò a leggere tutto ciò che scrivi perché sono in una fase della mia vita dove ciò che necessito è proprio una guida in questi termini avendo sempre vissuto ” a tentativi ” !!
Buona giornata . !!
Sono d’accordo con tutti i punti ( in particolare quello in cui viene citato il libro della Kondo, che adoro e metto in pratica) meno uno. Quello dei trasporti inutili. Credo,per esperienza mia e di moltissime persone che conosco , che i pendolari (soprattutto studenti) non lo facciano per stare a casa con mamma, ma perché la mamma non può permettersi di pagare vitto e alloggio in un altra cittá al figliolo che porello non vuole fare due ore di treno!
É vero che é uno spreco di tempo stare in treno o in macchina per così tanto però per la maggiorparte della gente non é una scelta, é una necessitá da cui non si puo’ scappare!
Per il resto, ottimo articolo e ottimo “stile” ingegneristico!
“La scelta di essere pendolari è spesso dettata da vincoli economici, lo capisco, ma non sempre è così.” :)
Diciamo pure che nella quasi totalitá dei casi sono vincoli economici. Non so se si puo’ farne un post riferito a uno 0,5% di persone ;)
sinceramente non conosco nessuno che è pendolare per scelta. Poi magari qualcuno ci sarà pure, ma la maggior parte dei ragazzi (che io conosco, compresa me) darebbero oro per avere la propria indipendenza. Ancora meglio se sotto l’università
Caro Andrea,
leggo da tempo il tuo blog e difficilmente non mi sono trovato d’accordo su ogni singola virgola. Lavoro da 5 anni in multinazionali italiane e ovunque però ho dovuto provare la frustrazione di essere costretto a fare report inutili, bozze di e-mail, note interne che nessuno leggerà mai “perché l’ha chiesto il Dott. X”. Miei coetanei mi fanno racconti simili. Comincio a pensare che sia l’Industria italiana nella sua quasi totalità ad essere imprigionata in stereotipi fantozziani. L’unica via d’uscita e farsi assumere da una multinazionale straniera? Io nel mentre perfeziono il mio inglese…
Ciao Andrea, gran bel articolo!! :D volevo fare una domanda riguardo all’uso di podcast durante le attese: ho spesso cercato di mettere in pratica questo consiglio però ho notato che investendo la mia attenzione su di essi, una volta arrivato in università seguire mi è risultato un po’ più difficile.
È capitato anche a te? Come hai risolto? :)
Ciao Andrea, seguo sempre con interesse il tuo blog.
Apprezzo molto questo post perchè tratta argomenti che ho studiato all’univeristà con molto piacere. Nel mondo del lavoro ho a che fare con gente che si fregia di applicare le filosofie lean nella propria Azienda, più per darsi un tono che un metodo. Se venissero applicate nella quotidianità e al di fuori del lavoro dai singoli cossì come spieghi tu, allora potrebbero diventare efficace strumento organizzativo. Non si può essere lean al lavoro e non-lean nel resto della propria vita.
Un saluto
Grazie Andrea! Hai scritto ancora un´ottimo articolo molto dettagliato. Sembra che a questo punto non abbiamo più scuse per raggiungere i nostri obiettivi.
Avrei soltanto due cose da chiederti che non mi sono ancora chiare.
Nell´articolo affermi che essere pendolari non è sempre bene perchè fa perdere almeno un´ora o due al giorno. Non ti sembra che anche cucinare (qualcosa di sano), fare la spesa e le varie faccende domestiche facciano perdere almeno un´ora al giorno? Non sto difendendo i pendolari, ormai vivo per conto mio da 4 anni. Sto solo dicendo che in termini di tempo a volte conviene fare il/la pendolare se poi non bisogno occuparsi di altre faccende domestiche che comunque richiedono tempo.
Volevo anche chiederti, qual´è la linea che separa il perfezionismo dal voler fare le cose bene? In un articolo avevi descritto la storia del fabbro di spade, una persona sempre alla ricerca della perfezione.
Grazie ancora per gli articoli stupendi e sono molto curiosa di leggere le tue risposte!
Alexandra
Ciao Alexandra, mentre aspettiamo Andrea mi piacerebbe rispondere alla tua ultima domanda.
“Perfezionismo” vuol dire fare una cosa nel miglior modo possibile, senza contare quanto tempo e quante risorse impieghi.
Invece, fare qualcosa “bene” significa innanzitutto raggiungere un livello minimo di qualità, e poi continuare a lavorarci per migliorarla ma solamente fino a quando la maggiore qualità ottenuta giustifica il lavoro.
In pratica, siccome più aumenta la qualità di un lavoro e più diventa difficile migliorarla ancora, arriverai a un certo punto in cui dovrai lavorare tanto per migliorare di poco. L’ideale è fermarsi quando il miglioramento che ottieni non vale più quanto il tuo tempo impiegato.
Ciao Alexandra, sul tema perfezionismo credo che Alessandro ti abbia dato un’ottima risposta. Semplificando: perfezionismo significa continuare a lavorare / studiare senza comprendere che questi ulteriori sforzi non portano ad alcun miglioramento sostanziale.
Lavorare con qualità e ricercare ossessivamente la perfezione indicano inoltre due atteggiamenti molto diversi: il primo ha come obiettivo il miglioramento continuo, il secondo è un modo con cui alcune persone gestiscono la propria insicurezza.
Per quanto riguarda i pendolari, ero sicuro che il 4° punto avrebbe scatenato controversie. Come detto, molti sono pendolari per necessità, la mia critica naturalmente è rivolta a chi preferisci rimanere a casetta per comodità e abitudine e purtroppo, a differenza di quanto letto, questa percentuale, soprattutto in Italia è molto elevata.
Vivere da soli ci porta comunque a perdere tempo in nuovi impegni? Sì, probabilmente, ma per quella che è la mia esperienza personale, questo tempo è assai ridotto rispetto a quello che si spende su rotaia o su strada.
A presto.
Vi ringrazio per le ottime risposte. Mi viene solo un dubbio ora: qual`è la differenza quindi fra perfezionismo ed eccellenza? Ora che ci sono state le Olimpiadi mi viene in mente il fatto che tantissimi atleti si allenino mesi, anni solo per avere un minimo miglioramento ( per esempio nella corsa, solo per avere una frazione di secondo di vantaggio)
Ottima domanda.
Diciamo innanzitutto che il perfezionismo non porta mai a nulla di buono, e che l’eccellenza la si ottiene invece facendo qualcosa “molto bene”.
Se ti stai chiedendo qual è la differenza tra fare una cosa “bene” e farla in “modo eccellente”, si tratta di un problema di soggettività. Mi spiego meglio: come avevo scritto, per non cadere nel perfezionismo devi fermarti quando migliorare ulteriormente non vale il tuo lavoro (e il tuo tempo). Devi quindi mettere sulla bilancia risultato e lavoro, e capire quanto valore ha per te il risultato che puoi ottenere con un certo lavoro.
Il punto è che il valore di un risultato è soggettivo. Per chi fa uno sport per divertimento, allenarsi in modo troppo duro non avrebbe senso, perché a fronte di un lavoro molto pesante (l’allenamento) otterrebbe un risultato quasi inutile. Cosa interessa mezzo secondo in meno sui 100 metri a uno che corre per divertimento?.
Un atleta da Olimpiadi invece valuta immensamente quel mezzo secondo. Il lavoro di mesi di allenamento, per quanto pesante, è ampiamente ripagato dal quel risultato.
Per tornare alla tua domanda: cos’è l’eccellenza? Si eccelle in qualcosa quando il risultato che si ottiene (per passione e non per perfezionismo) è oggettivamente di livello altissimo, confrontato col resto del mondo. Un risultato oggettivo derivato da una propria passione, insomma.
Beh Alexandra, prendi i 100 metri corsa: una frazione di secondo è tutto quello che distingue il primo dal secondo. Quindi il miglioramento ricercato da questi atleti è sostanziale, non trascurabile :)
Spero di averti risposto.
ciao Andrea ti seguo da molto è ho letto tutto quello che hai scritto. Non sempre i tuoi articoli mi riguardavano da vicino visto che ho una vita assai complicata perché sono un padre single con tre figli piccoli.Tuttavia questo articolo mi ha colpito molto visto che sembra il background di tutti i cuochi professionisti che devono ogni giorno fare i conti con quella che chiami lean manufacturing. comunque grazie perché articolare l’argomento mi ha reso più chiaro come migliorare il mio processo produttivo.
Semplificare per ottimizzare ed eliminare il superfluo. ..
Dunque a questo ci ha portato il XXI secolo: al negarci noi stessi la nostra natura umana. Ho sempre più la sensazione che chi scrive questi articoli faccia il madornale errore di inseguire qualcosa senza curarsi minimamente di godersi il percorso: uscire dalla nostra zona comfort, dimentichi dell’enorme variabile gratificazione; riempire ogni spazio della nostra vita all’insegna di un obbiettivo di crescita indefinito, quando i viaggi in pullman son bellissimi con due buone cuffie e la nostra musica nelle orecchie; leggere un libro nel minor tempo possibile, quando proprio i libri si gustano meglio con la lentezza che dedicheresti al miglior pasto…
Non fate confusione: crescere è una sfida personale che dovreste amare, non temere, e che deve farvi sinceramente sognare per poi gratificarvi, non angosciarvi.
Quanto leggo a me sembra solo la degenerazione di una società che traccia partenze e traguardi da sé, senza prima consultarci, validi allo stesso modo per tutti. Ma così, pendolari o no, diventate un pendolo, che viaggia tra insoddisfazione e noia…
Ero curioso di sapere quando sarebbe arrivato questo commento: nel corso degli anni ho letto questo medesimo commento (in salse diverse), non so quante volte.
Chi li scrive spesso dimostra una notevole formazione (generalmente classica), ed è per questo ancor più deludente notare come chi dovrebbe avere gli strumenti logici e di analisi più raffinati, si limita a commentare i titoli dei paragrafi, senza approfondire, senza mai mettere in dubbio le proprie convinzioni stantie.
Un esempio su tutti: la lettura.
Non è chiaro perché la lettura lenta dovrebbe essere piacevole. È forse piacevole ascoltare un bambino della prima elementare leggere meccanicamente e con lentezza estenuante una pagina di testo?
Non è forse la lettura concentrata, che è in grado di scorrere alla velocità del pensiero, non disturbata da inutili distrazioni, la vera lettura piacevole?
Non proviamo forse maggiore godimento nel leggere proprio quando ci perdiamo nel testo e senza accorgercene le parole scorrono via rapidamente?
Credo che la vera degenerazione della società avvenga quando i suoi componenti smettono di mettere in dubbio i propri pregiudizi più radicati.
Buona continuazione.
Bell’articolo! Per ora la mia “attesa superflua” sono le 8 ore di lavoro, ma spero di cambiare presto la situazione, non so come! In confronto un’ora di viaggio
l’ottimizzazione del tempo è una delle cose più importanti soprattutto in questi tempi :) , se non la più importante
Uno dei migliori articoli che tu abbia mai scritto, grazie!
Articoli sempre brillanti, utili ed efficaci che danno ottimi spunti per riflettere. Senza dubbio ho ancora molta strada da fare e il rischio di perfezionismo patologico é per me sempre dietro l’angolo, a causa delle mie insicurezze, però sono felice di aver sempre sostenuto nella mia esperienza da studentessa l’inutilità di riassuntini ossessivi e copiatura degli appunti in bella copia e di aver saputo sfruttare il tragitto casa-scuola per preziosi ripassi. A settembre inizierò giurisprudenza e allora si che avrò sempre più bisogno di questi articoli! Grazie!
ciao Andrea, complimenti. nessuna parola è stata sprecata per questo articolo…un articolo perfetto.
molto dipenderà dallo stato d’animo del ricevente, nel mio caso hai fatto boom.
grazie
marco marchetti ;)))
Grazie Marco ;-)
Era da tanto che volevo scrivere questo post sulla filosofia lean applicata all’ambito personale.
A presto.
ci siamo!!! via gli sprechi! ho iniziato a liberarmi di cose che occupavano spazio fisico e mentale!
grazie Andrea, sai sempre centrare l’obiettivo
Grazie Sabina… buone pulizie ;-)
Completamente d’accordo su tutto. Diciamo che la nostra vita già rischia di essere incasinata di per sè (a volte mi spavento da sola a considerare il tempo che “spreco” sul bus per andare in università, per andare in palestra, il treno quando torno dai miei e così via), ma c’è da dire che spesso se è tempo sprecato o no dipende da noi. Aggiungerei anche la capacità di dire di no e di saper delegare, che a volte sono fondamentali per poter vivere la propria giornata in maniera più fluida: eppure siamo stati cresciuti con questa assurda idea che essere efficienti sia essere sempre disponibili, sempre connessi, sempre pronti a rispondere ai problemi di questo e di quello. NO, non è vero. Nel 99% dei casi non muore nessuno se non rispondiamo al telefono/non andiamo a fare quella commissione urgentissima/non stiamo a sentire per ore i problemi delle persone vicino a noi…
Ciao Andrea, concordo su tutto, però c’è sempre un aspetto che manca in molti tuoi post.
Descrivi sempre situazioni in cui TU decidi e disponi (del tuo tempo, dei tuoi soldi, ecc.). Provando ad applicare questi principi alla vita reale in cui si ha una moglie e dei figli, che (soprattutto la moglie) non aderiscono a principi quali, per esempio, il risparmio, l’ordine, l’organizzazione, si generano continuamente frizioni famigliari. Dirai: la moglie va scelta per bene. Ti rispondo: una persona la si conosce davvero solo quando ci vivi insieme, ossia dopo il matrimonio, quando la frittata è fatta.
Cosa consigli per “insegnare” questi principi anche ad una persona a cui non interessano per niente, perché per natura spendacciona, disorganizzata e sprecona di tempo?
Grazie, un saluto
Ma sta cosina, invece di scriverla a me in un commento, hai provato a discuterla con serenità con tua moglie? “Amore, a me piacerebbe raggiungere questi obiettivi e mi piacerebbe contare sul tuo aiuto. Ecco alcune cose che vorrei cambiare insieme. C’è qualcosa che vorresti che cambiassi anche io per tue esigenze?”
Guarda, non voglio dare consigli sulle relazioni perché non è il mio campo, ma per quella che è la mia esperienza personale di convivenza, più si parla, più si comunica in maniera serena e diretta e più problemi si risolvono.
Ciao Andrea,
sì certo, sono almeno una decina di anni che gliene parlo, abbiamo anche un dialogo molto franco. Sembra che abbia compreso i principi per una vita più “programmata”, se così si può dire, quindi “inizia bene” ma poi ha pochissima costanza: dopo due settimane ha già perso i buoni propositi. Significa proprio che questi principi non li sente “suoi”. E se a breve torno sull’argomento, divento “palloso”. Sarà la mia formazione da ingegnere, ma io a differenza sua apprezzo avere il controllo del tempo, dello spazio e del denaro: fare le cose “in serie” e non “in parallelo”, registrare entrate e uscite (e consuntivare i flussi), mantenere l’abitazione in ordine e con gli oggetti essenziali, a lei sembrano cose “aride”.
Mah, magari le proporrò qualcuno dei tuoi articoli; ti faccio sapere se darà del “palloso” anche a te… ;-)
Grazie per la risposta e complimenti per gli spunti che fornisci qui dentro.
Un saluto
Anch’io sono d’accordo su molti punti! Per non sprecare il tempo, cammino tutti i giorni per andare al lavoro (ci metto all’incirca mezzora) cosí ho il tempo per respirare, ascoltare il mio cervello e chiarire le mie idee. Cosa che per esempio non posso fare quando guido perché sono concentrata a guardare la strada :)
Un’ora al giorno, moltiplicata per i 5 giorni lavorati = 5 ore alla settimana. Non sai neanche quante soluzioni/idee riesco a pensare ogni settimana per sentirmi meglio!!!
Un abbraccio,
Serena
Ok ok ok… mi hai beccato… Sono un over processing dipendente… ma mi sto disintossicando, un poco alla volta :)
buonasera, leggo da un po’ il sito e lo trovo di grande aiuto. Purtroppo mi ritrovo a laurearmi a trent’anni, quando i miei compagni di corso già lavorano da diversi anni, questo è per me motivo di demotivazione,penso sempre di recuperare facendo il meglio e il più veloce. Come si può recuperare il tempo perso ci sono esempi?anche esempi pratici di persone che nonostante il ritardo hanno raggiunto livelli eccellenti. Grazie
Ottimi consigli, Andrea. Solo un piccolo commento, in relazione al tema dello spreco di competenze. In effetti, tale spreco non è solo un problema di ciascuno di noi, soprattutto è un grosso problema per la pubblica amministrazione. Da noi, in Italia, incombe il terribile problema del debito pubblico che fa spavento, che ci impedisce di crescere, di fare investimenti e getta un’ombra lugubre sul futuro. Tale debito pubblico si è formato e continua a crescere anche a causa dello spreco di competenze nella pubblica amministrazione. Sono infiniti gli sprechi di competenza (come li hai giustamente configurati te, Andrea), nella pubblica amministrazione. Ne cito solo uno, che si riferisce all’istituto giudiziario del patrocinio penale a carico dell stato. Per chi non lo sapesse, tale istituto permette, all’incolpato in un procedimento penale che non abbia un reddito di circa 11.000 euro (o che riesca ad occultarlo), di non pagare le spese di difesa, in quanto queste ultime sono a totale carico dello stato. Ci troviamo in un caso di eclatante sperpero di denaro pubblico in quanto, per legge, è lo stesso pubblico ministero, che promuove l’accusa, a ricercare, altresi’, le prove a favore dell’incolpato. Cioè, il pubblico ministero ha l’obbligo, oltre che la competenza, di tutelare l’ncolpato (cosa che, specularmente, non vale per l’attività di difesa che, per l’appunto, propone le prove a favore, e non contro, l’imputato). Inoltre, l’attività di difesa, sostenuta da detto istituto, è poco incisiva, in quanto, nella quasi totalità dei casi (e parliamo di decine e decine di migliaia di casi all’anno), si limita a richiedere una generica assoluzione senza addurre convincenti prove di innocenza, di fronte alle schiaccianti (quasi sempre) prove di colpevolezza. In definitiva, ci troviamo di fronte ad uno spreco di competenza del pubblico ministero (ma non per sua colpa, in quanto non gli si vuole riconoscere la sua funzione difensiva), e della difesa, in quanto tanti valenti legali sprecano la loro competenza in una attività di poco momento, mentre potrebbero essere più utili, alla collettività (anche in relazione alle finanze statali), se venissero adibiti ad altre funzioni, ad esempio come educatori o insegnati nel campo dell’istruzione o come funzionari nel ministero della giustizia. Un saluto ad Andrea e a tutti, Piero Angius, Cagliari, 20-5-2020
Che gran peccato.
Spettabili Andrea e Cristiano Vaquèr, ho letto le vostre valutazioni in riferimento al fatto della velocità o meno in cui si deve leggere un testo scritto. Sembrerebbe che i vostri giudizi siano divergenti, in realtà non è cosi. State, semplicemente, sostenendo delle idee, entrambi condivisibili, su argomenti differenti e che quindi non possono, concettualmente, entrare in conflitto l’uno con l’altro. Infatti, Cristiano, penso che tu stia ponendo l’accendo alla lettura (soprattutto di opere d’arte o comunque letterarie o simili) di scritti in cui si persegue l’arricchimento della propria sfera spirituale o morale personale, e quindi è comprensibile una lettura lenta e meditata. che in un certo senso abbia una valenza immaginifica o gratificante Al contrario, Andrea, penso che tu stia facendo riferimento ad un altro tipo di lettura, del tutto differente, per lo meno nella sua finalità. Cioè la lettura come fondamentale strumento di apprendimento di nozioni, soprattutto tecniche, su qualsiasi materia. Andrea, tu sei un ingegnere, e quindi è comprensibile che una tua esigenza imprescindibile sia quella di leggere dei testi, correlati alla tua professione, o comunque ai tuoi interessi, in modo efficace e veloce. In maniera grossolana si potrebbe distinguere, da un lato la lettura come fine del nostro bisogno di conoscenza o gratificazione, e dall’altro la lettura come semplice strumento per conoscenze di carattere (in linea generale) tecnico o scientifico. Un saluto a tutti, Piero Angius, Cagliari, 22-5-2020,
Spettabile Alessandro Castellano, condivido il tuo parere riguardo all’agire in modo perfezionista, o meno, riguardo alle proprie vicende, di lavoro e di vita in genere. In effetti, non è sempre facile stabilire, quando si è impegnati in qualche compito, stabilire se bisogna impegnarsi con insistenza e fino in fondo, oppure se la nostra dedizione debba limitarsi ad un risultato che, diciamo così, sia in qualche modo sufficiente per i nostri bisogni. Ad esempio, almeno a mio modesto avviso, riguardo all’apprendimento delle lingue estere, non sarebbe necessario uno studio troppo perfezionato, ma solo per quel tanto sufficiente per comprendere e farsi capire in modo decente, salvo, ovviamente, si tratti di apprendere un linguaggio specialistico. Al contrario, per l’appunto, se si è impegnati, ad esempio, nella progettazione o costruzione di una complessa struttura tecnologia, è difficile non perseguire il perfezionismo. Alessandro, il tuo cognome mi ha ricordato il generale di brigata, Giuseppe Castellano che, il 3 settembre 1943, a Cassibile, su ordine del re d’Italia, Vittorio Emanuele III, e del maresciallo Badoglio, firmò l’armistizio imposto dal generale Eisenhower all’Italia. In quella occasione fu firmato il cosi detto “armistizio corto”, concernente la resa incondizionata dell’esercito italiano, mentre il cosi detto “armistizio lungo”, contenente clausole alquanto pesanti per l’Italia, sarebbe stato esplicitato successivamente. Tale circostanza, della sottoscrizione di un testo che non era stato ancora del tutto perfezionato, diede luogo, successivamente, a delle polemiche. Queste ultime, tuttavia, sono del tutto infondate, in quanto l’Italia si trovava in una situazione di completa confusione e disastro militare, in cui le armate germaniche già iniziavano ad impossessarsi del nord e centro Italia, e nessuna condizione di resa poteva essere opposta alle forze alleate, che inoltre premevano per un sollecita resa. In tale situazione, di momenti concitati, in cui era esiziale procedere celermente pur nell’incertezza dell’agire, era impensabile ricercare sottigliezze e perfezionismi nella redazione del testo armistiziale. Ecco un caso eclatante in cui il perfezionismo (se mai si riesca ad ottenere), oltre ad essere arduo, è inutile e dannoso.
Un saluto a tutti, Piero Angius, 26-5-2020
Ciao Andrea,
Sono un tuo lettore appassionato. mi hai insegnato a focalizzare e a ridurre gli sprechi di tempo ed eliminare le attività “inutili”. Mi sono accorto però che accumulo montagne di scartoffie più o meno inutili (alla fine sono quelle cose che non generano fatturato) che però mi fanno sempre pensare che ci possa essere qualche magagna nascosta e che magari non mi fanno andare a letto con il sorriso….
Quanto tempo dedicheresti giornalmente a questo genere di cose? Io penso di dedicare un’ora al giorno al riordino, tre all’aggiornamento, 4 ore a progetti urgenti e pianificati. Come ti sembra?
Ciao Piero, mi sembra un buon approccio, tra l’altro è lo stesso che seguo anche io. Gestisco le “scartoffie” nella mia cosiddetta Shutdown Routine, dedicandogli appunto un’oretta al giorno.
Ciao Andrea, Sono d’accordo con il concetto di base da Te espresso in questo blog, e cioè che bisogna fare di tutto per ottimizzare il valore tempo nelle nostre attività. Tuttavia, capita non di rado che, correndo troppo velocemente, per realizzare il nostro lavoro, si possono commettere errori tali da rivelarsi catastrofici. Faccio l’esempio del crollo della torre piloti di Genova di alcuni anni or sono. Per me, la causa, quasi esclusiva, di quella tragedia assurda, è da imputare a chi decise o consentì lo sciagurato posizionamento della torre a filo della banchina, la quale, non solo doveva essere distanziata dalla stessa banchina, ma doveva, altrersì, avere le fondamenta distaccate dalla medesima. Chiunque sa che le banchine vengono sovente urtate dai natanti, piccoli e grandi, figuriamoci poi in un punto del porto di transito e manovra. Come è possibile che un particolare così semplice e banale come quello del sicuro posizionamento della torre non sia stato preso in debita considerazione da tecnici sicuramente capaci e professionali?. L’unica spiegazione potrebbe essere che, nella catena di progettazione, alcuni passaggi sono stati troppo sbrigativi e poco meditati.
Un saluto ad Andrea e a tutti. Piero Angius, 22-2-21.