Consigli pratici per superare il tuo perenne stato di insoddisfazione e frustrazione.
“Sono frustrato come un piromane in una foresta pietrificata.”
A. Whitney Brown.
Ammettilo: quante volte ti è capitato di non riuscire a raggiungere un obiettivo, di fallire un traguardo importante o semplicemente di non essere in grado di cambiare la tua attuale situazione, nonostante i continui sforzi?
Di fronte a queste situazioni ogni essere umano tende a reagire con una sensazione ben precisa: la frustrazione.
Cos’è la frustrazione: il significato
La frustrazione è un mix letale tra profonda insoddisfazione, senso di impotenza e rabbia. Siamo perfettamente consapevoli che così le cose non possono andare avanti, ma non abbiamo la più pallida idea di cosa fare per migliorarle: ci troviamo allora ad insistere su azioni sbagliate i cui risultati sono inevitabilmente deludenti.
Il senso di frustrazione può essere, quindi, episodico se riguarda un avvenimento specifico della nostra vita, oppure permanente, quando invece si estende nella quotidianità e tocca tutte le aree e gli ambiti della nostra vita.
Le cause della frustrazione
Le cause della frustrazione possono essere le più diverse e possono derivare da praticamente tutti gli ambiti della propria vita. Possiamo, però, senz’altro fare lo sforzo di andare ad individuare le più comuni e dargli una classificazione logica:
- Frustrazioni da ambiente sociale: ad esempio in una azienda, l’impiegato, che pur sopporta bene il lavoro che svolge, può provare frustrazione dalla sua esclusione dai piani e dalle decisioni della direzione o dall’impossibilità/difficoltà di carriera.
- Frustrazioni da ambiente fisico: ad esempio causate dalla distanza, dal sovraffollamento di un ambiente o di una zona abitativa, dal rumore. Generalmente sono ben sopportate dall’individuo, anche perché percepite come anonime, non intenzionali e, in alcune occasioni, generalizzate.
- Frustrazioni da ambiente familiare: lo prova chi non è soddisfatto del proprio contesto familiare: può essere l’adolescente in ricerca di autonomia, o anche il genitore non soddisfatto del proprio rapporto con i figli.
- Frustrazioni personali: possono essere dovute ad esempio a difetti fisici, o anche psichici o intellettivi.
L’identikit della persona frustrata
Come si fa a capire sei di fronte a te hai una persona frustrata? O addirittura se tu in questo momento stai incarnando l’identikit dell’individuo che prova frustrazione? Ci sono delle caratteristiche peculiari non difficili da riconoscere.
I segnali legati alla frustrazione sono: risentimento, perdita di autostima e fiducia in sé stessi, rassegnazione, rinuncia, stress. Praticamente una spirale verso il basso che ti dà l’impressione di girare senza un obiettivo.
Esiste una via più efficace per affrontare questo tipo di sentimento? Scopriamolo insieme.
Supera la frustrazione con la via della cedevolezza
Da adolescente ho praticato per quasi 8 anni Judo, anche a livello agonistico, classificandomi addirittura primo nei campionati regionali: ok, nella mia classe di peso eravamo soltanto in 3, ma vuoi mettere la soddisfazione?! ;-)
Ho sempre amato le arti marziali e fin da ragazzino ho capito che non si trattava di semplici sport, ma di vere e proprie filosofie di vita.
Il termine Judo, che identifica l’arte marziale nata ufficialmente nel 1882 ad opera del Maestro Jigorō Kanō, sta a significare letteralmente: “Via della Cedevolezza“. Ne spiega il perché lo stesso Maestro Kanō:
“Il Judo è la via più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina del Judo significa raggiungere la perfetta conoscenza dell’io attraverso l’addestramento e l’assiduo impegno per ottenere un miglioramento fisico e spirituale. Il perfezionamento dell’io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l’obiettivo ultimo del Judo. Nell’esecuzione dei kata (schemi predefiniti di attaco-difesa), l’allievo di Judo indietreggia quando viene attaccato dall’avversario, per poi rivolgergli contro la sua stessa forza. Questo è il principio basilare del Judo: una cedevolezza iniziale prima della vittoria finale.”
Jigorō Kanō.
Insomma sono cresciuto a forza di pane e uchi-mata (la mia tecnica preferita): non c’è poi da sorprendersi se mi sono appassionato all’efficacia e alla crescita personale!
Se le arti marziali in generale ed il Judo in particolare ti incuriosiscono, qui sotto trovi un video delle 26 mosse più letali del Judo praticate in meno di 29 secondi ;-)
Bellino il video, bellina tutta la storiella sul judo come filosofia di vita, ma non doveva essere un articolo sulla frustrazione e come superarla?!
La “Via della Cedevolezza” può essere una metafora molto potente quando ci troviamo ad affrontare periodi di frustrazione nella nostra vita.
Nel Judo per sconfiggere il nostro avversario non dobbiamo contrastarne la forza, piuttosto dobbiamo sfruttarla a nostro vantaggio e rivolgergliela contro al momento opportuno. Come disse lo stesso Maestro Kanō: il Judo prevede “una cedevolezza iniziale, prima della vittoria finale“.
Lo stesso principio si applica alla vita.
Più cerchiamo di contrastare il nostro senso di frustrazione e più esso cresce dentro di noi. Più ci dimeniamo con rabbia ed energia e più l’insoddisfazione prende il controllo della nostra vita.
Se vogliamo liberarci dal senso di frustrazione l’unica via e la “Via della Cedevolezza”: dobbiamo imparare ad arrenderci alla vita.
Come liberarsi della frustrazione: consigli pratici per “arrendersi alla vita”
Sono consapevole che un’affermazione come: “devi imparare ad arrenderti alla vita“, detta da uno che per 4 anni ti ha rotto le scatole con articoli sulla determinazione, la disciplina e la lotta alla procrastinazione è un tantino… spiazzante. Eppure, a volte, questa è l’unica via per la “vittoria finale”. Voglio provare a convincerti con qualche esempio pratico:
Concentrati su un altro “spicchio” della vita
In passato ti ho spiegato perché la vita può essere considerata un’arancia.
Si, hai letto bene. La vita è un’arancia e come ogni arancia che si rispetti è formata da diversi spicchi: il tuo fisico, la tua mente, il tuo spirito, le tue relazioni, i tuoi soldi.
Molto difficilmente il nostro senso di frustrazione riguarda tutti e 5 gli spicchi della nostra vita. Anzi, quasi sempre riguarda uno ed uno soltanto di questi spicchi: siamo noi ad estendere i risultati momentaneamente negativi in una determinata area, alla nostra intera esistenza.
In questi casi dobbiamo accettare che per quel determinato “spicchio” le cose non stanno andando bene: dobbiamo arrenderci e… passare avanti. Concentrarci su una nuova sfida di crescita personale, su un altro spicchio.
Così facendo, capita spesso che una volta che ci saremo dimenticati di ciò che ci ha frustrato fino a qualche giorno prima, “magicamente” ci verrà presentata una soluzione a cui non avevamo pensato.
Focalizzati su ciò che vuoi ottenere e non su ciò che vuoi evitare
In un precedente articolo ti ho spiegato che, se la tua vita fa schifo, molto probabilmente ti stai focalizzando su ciò a cui sei contrario e non su ciò a cui sei favorevole.
Questa è una delle principali fonti di frustrazione.
Anche in questo caso: arrenditi, smettila di sprecare energie su ciò che non va. Sposta la tua attenzione su ciò che invece funziona e su ciò che desideri veramente.
Dimentica i tuoi insuccessi o considerali parte essenziale del tuo percorso, ed inizia a concentrarti sui tuoi obiettivi ed i tuoi sogni. Insegui ciò che vuoi ottenere. A questo proposito, una delle tecniche più interessanti è quella di tenere un diario della gratitudine.
Supera la frustrazione nello studio
Uno dei campi in cui la frustrazione cresce peggio dell’erba selvatica è sicuramente lo studio.
L’assenza di un metodo di studio efficace, tecniche di memorizzazione scadenti e una pessima gestione del tempo sono tra le principali cause di frustrazione per gli studenti.
Dico giusto o ho ragione? Ti sforzi, passi un sacco di ore sui libri ma alla fine i risultati sono sempre mediocri. Credi che continuare a spendere energie per contrastare la tua frustrazione ti aiuterà ad ottenere voti migliori?
Come visto negli altri esempi, anche qui, il primo passo è arrendersi e prendere consapevolezza che ciò che abbiamo fatto finora semplicemente non funziona. Spesso questo significa mettere da parte momentaneamente un determinato esame o semplicemente rivedere il modo in cui studiamo.
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Conclusioni: la tecnica giusta per affrontare la frustrazione
La “Via della Cedevolezza” non è dunque un invito alla passività, all’inazione e all’accettazione della nostra inadeguatezza. Esattamente il contrario.
Se continuerai a lottare contro il tuo “avversario” utilizzando le tecniche sbagliate, ti ritroverai inevitabilmente al tappeto e privo di energie. Segui il consiglio del Maestro Kanō: prendi consapevolezza del fatto che le cose non stanno funzionando, accettalo e arrenditi. Lasciati travolgere dall’irruenza del tuo avversario, ma allo stesso tempo fai in modo che la tua mente salda e inamovibile colga prontamente il momento in cui sferrare l’attacco vincente.
Questo è un atteggiamento di sana aggressività. Non sprecare energie in gesti ineleganti, segui il flusso e sferra il tuo attacco al momento opportuno.
Foto di eflon
Non sapevo che anche tu avessi “tirato” di judo in passato, anch’io negli anni dell’università l’ho fatto, ma sempre a livello non agonistico (mai fatto una gara in vita mia). :-)
Tornando sul tema del post, anch’io ho sperimentato che sinceramente accettare, ammettere a sè stessi che qualcosa non va è un toccasana per iniziare a finalmente cambiare, perchè prima di poter effettuare qualsiasi cambiamento c’è bisogno della consapevolezza della propria situazione. Poi, in un secondo momento, molto spesso dopo che si è passati ad un nuovo livello (come ci ha insegnato Einstein), riusciamo finalmente a risolvere la nostra situazione, ma il primo fondamentale passo rimane rendersi conto della propria situazione e accettarla.
Mi hai fatto venire in mente Andrea, che ho applicato in passato questo principio alla mia situazione lavorativa. Forse è arrivato il momento di riapplicarla ;-)
Mi ha fatto piacere leggere il riferimento alla tua situazione lavorativa Alex: ricollegandomi alla chiacchierata fatta, penso possa essere una via da percorrere.
A presto,
Andrea.
Io invece ho fatto per un po’ Karate. :P
La tua tecnica, se ho capito bene come funziona, l’ho riassunta in una frase che è fra i miei mantra: “cosa me ne frega, tanto vivo bene lo stesso”.
Alcuni ostacoli li posso superare, altri no. Pazienza, capita, me ne frego e tiro avanti. Non ci spreco energie, perché so che mi farà sentire peggio. Invece quelle energie le investo per raggiungere i miei obiettivi, che è più salutare e benefico sia a breve che a lungo termine.
Ciao Stefano,
la risposta al tuo commento è: “ni”.
Ricordo ancora quando in gara tentavo spesso di fare la mia tecnica preferita contro un avversario piuttosto ostico. Niente, mi ero intestardito: non volevo uscire dalla mia zona di comfort, sprecando inutilmente energie. All’ennesimo “rimprovero” dell’arbitro per la stasi dell’incontro, mi sono “arreso”, ho iniziato a seguire il mio avversario, senza opporre particolare resistenza e cogliendo poi l’occasione per un De Ashi Barai: tecnica che non avevo particolarmente perfezionato, ma che si prestava molto meglio alla situazione.
Insomma, ogni tanto ci intestardiamo sulle stesse azioni, quando invece dovremmo staccare momentaneamente pensare al di fuori della scatola (think out of the box dicono gli inglesi).
Andrea.
Bene, vedo che siamo in molti a praticare la Via…e ad applicarne i principi anche nella vita. E’ vero, caro Andrea, a volte è necessario cedere per ottenere un vantaggio.
Impariamo a cedere alle pressioni pittosto che contrastarle, impariamo a cedere allo stress per non irrigidirci,
impariamo a cedere al dubbio piuttosto che restare intrappolati nelle convinzioni.
Forse una delle lezioni più belle che ho imparato praticando le Arti Marziali e’ racchiusa in una frase che ho sentito dire da un Maestro: ” sul tatami si muore”. Cosa significa? Significa che solo con la pratica puoi capire dove sbagli, puoi imprarare dai fallimenti e riuscire ad essere efficace quando veramente servirà.
Bellissimo il “sul tatami si muore”.
Spesso ci portiamo dietro troppi pregiudizi, troppe convinzioni, troppi “so io come bisogna fare”, dimenticando di osservare le situazioni ed i problemi per quello che sono realmente.
Grazie davvero per l’intervento Roberto.
Il problema e’ che nella società occidentale siamo abituati a voler sempre tutto a lottare per essere primi e a non accettare le sconfitte! Per questo certe volte ci sentiamo sopraffatti! Dobbiamo invece riuscire ad imparare la RESA !
Non sempre le cose vanno come noi vogliamo, farsi prendere dalla rabbia o dalla frustrazione non servirà,anche perché le situazioni possono cambiare e volgere nuovamente a nostro favore!
Basta restare sulla riva del fiume e lasciarlo scorrere!
Grazie del commento Elisa: hai colto appieno il messaggio di questo post.
Ma dove l’hai trovata la citazione – un tantino macabrae di certo esilarante – di quel tale A. Whitney Brown? Frustrato ma ironico e creativo.
Ah, l’ironia, quella si che è una bella via alla cedevolezza che ti fa vincere :) :)
Non ci crederai Ilaria, ma a volte prima trovo la citazione e poi ci scrivo un intero articolo. Questa devo ammettere di non ricordarmi dove l’ho presa: però è originale, giuro!
Della serie: “se c’è soluzione, perchè ti arrabbi; se non c’è, perchè ti arrabbi”. In effetti spesso bisogna lasciarsi andare al flusso per poi capire quando cavalcarlo.
Ero in dubbio se utilizzare questa citazione per l’incipit dell’articolo, poi sono andato su quella del piromane che mi sembrava un tantino più “scoppiettante” ;-)
Ciao Andrea, ti seguo da diverso tempo e mi congratulo per la tua costanza nel fornire sempre nuovi spunti di riflessione. Appena ho letto il titolo mi sono messa a ridere, perchè è proprio quello che mi sta accadendo in questo periodo nell’ambito universitario. Sto terminando gli studi in Giurisprudenza ed il mio problema è sempre stata la lentezza. Fino a qualche tempo fa non mi dava fastidio infatti il mio mantra è sempre stato “sono lenta ma arriveò dove arrivano gli altri ma lameno non mi logoro il fegato”, adesso l’ansia degli ultimi esami e il fatto che vedo altre persone laureate ha preso il sopravvento. Leggendo l’articolo ho capito invece che devo far prendere il sopravvento ai miei obiettivi. E che il tempo è gentiluomo.
Cara Veronica, mi sembra di capire che il tuo atteggiamento sia quello giusto.
Continua così, Goethe direbbe: “senza fretta ma senza sosta”.
Grazie dell’articolo, molto calzante in questo mio momento di vita professionale.
Sto provando da tempo ad applicare questo principio, per ora senza risultati. Ma nelle arti marziali bisogna anche avere pazienza e controllo, no? ;-)
Ci vuole anche occhio: capire quando cogliere l’opportunità giusta e farlo senza esitazione.
Buona serata.
Bravo Andrea, non sapevo che fossi stato campione regionale come me… Anch’io praticavo questo sport e le categorie femminili sono anche più spopolate rispetto a quelle maschili… :D… Una vera soddisfazione lo stesso, concordo!
Sai sono forse due anni che leggo i tuoi articoli a tempo perso, senza offesa, meriteresti davvero che io mettessi in pratica i tuoi consigli, ma al momento non posso. Credimi se ti dico che non posso.
Ti spiego: dodici anni fa, mi ero appena iscritta a Medicina, non avevo una bella situazione in famiglia, tantomeno il mio ragazzo, sono rimasta incinta e sono andata a vivere con lui. Ero una pazza.
Oggi: l’unica cosa che non è cambiata è che sono ancora iscritta all’università… E che sono pazza forse.
Il mio ragazzo è diventato mio marito, i figli sono due, lavoro quando posso perchè il suo stipendio da operaio è poco, ma spesso non posso nemmeno lavorare perchè non abbiamo nonni che ci aiutano con i figli, è dura, lo è sempre stato, ma adesso mi mancano solo due esami.
Sono da due vite fuori corso, ma ho fatto del mio meglio. La bambina più piccola ha tre anni, e negli ultimi tre anni non ho dato esami, pensavo di non esserne più capace anche solo per non avere il tempo di provarci, poi invece quest’estate ho preso un 28 all’esame di farmaco (mica pizza e fichi) e adesso che la piccolina è più grande e andrà all’asilo so che finirò, lo so.
Adoro efficacemente e mi aiuta molto anche solo leggere ogni tanto gli articoli, ti devo proprio ringraziare, ma non ho mai lasciato commenti. Oggi devo proprio.
Non volevo raccontarti la storia della mia vita e spero di essere stata breve, ma volevo dirti, ogni volta che mi sembra troppo grande la sfida che ho davanti, cioè tipo tutti i giorni, mi torna in mente il mio vecchio maestro di judo quando alla fine dell’ora di allenamento trascorsa nel più rigoroso silenzio mi diceva “hai grinta”, e sai che c’è, gli ho creduto. E funziona.
Peccato che mio figlio voglia giocare a calcio.
Grazie Andrea sei un grande!
Cara Mara,
quei pochi colleghi con cui ho condiviso questo mio progetto spesso mi dicono: ma chi te lo fa fare di perdere tempo con ‘ste “minchiate” dopo esserti fatto 60-70 ore di lavoro a settimana.
Oddio, qualche volta ci ho pensato anche io: poi ti arrivano certi commenti e ti rendi conto che ‘ste “minchiate” in fondo possono essere un piccolo stimolo per chi sta affrontando le sue sfide. Quindi grazie a te del commento. Davvero.
Andrea.
Ps. In bocca al lupo e fammi sapere quando ti laurei!
Anche la frustrazione fa parte della vita. Io invece quando sono stressata, mi rilasso con esercitando un pò di meditazione. Tutte le mattine mi concede una mezz’oretta per praticare lo yoga, che mi tiene energetica tutto il giorno.
Certo le brutte cose capitano tutti i giorni, una semplice via per uscire dalla frustrazione, è essere calmi e guardare il lato positivo di ogni cosa.
Sempre non è facile, ma ultimamente sto riuscendo.
Ottimo post !
Grazie per aver condiviso la tua esperienza.
Ciao Andrea,
complimenti innanzi tutto per la ‘scioglievolezza’(sì…come la cioccolata!)con la quale tratti determinati argomenti.
Pur ignorando questa ‘tecnica’,l’ho usata istintivamente in situazioni di particolare frustazione,in cui impotenza,rabbia e insoddisfazione la fanno da padroni!
Ad un certo punto capisci che per risolvere un problema,per raggiungere un obiettivo,non serve ostinarti,ma è più utile far ossigenare il cervello :) ,sgomberarlo da certe pressioni negative,un pò come cliccare sul tasto “pause”(in questi momenti mi ripeto spesso “tutto và come deve andare”),quindi concentrarti semplicemente sul resto della tua vita.
Poi un giorno si ribalta la situazione e allora riesci a vedere e percorrere strade che prima nemmeno consideravi,riuscendo a spuntarla!
…certo non sempre le cose vanno a tuo favore o come vorresti ma,volenti o nolenti,bisogna sempre guardare avanti e andare avanti sempre e comunque!
Buona ispirazione!
Angrilù
Vedo che condividiamo lo stesso punto di vista Angrilù ;-)
A presto, buona settimana.
Ciao Andrea,
ottimo articolo!! Congratulations!!
Per quanto riguarda la parte del tuo post di commento a Mara:
“Cara Mara,
quei pochi colleghi con cui ho condiviso questo mio progetto spesso mi dicono: ma chi te lo fa fare di perdere tempo con ‘ste “minchiate” dopo esserti fatto 60-70 ore di lavoro a settimana.”
Tu gli dovresti dire che “ste minchiate” sono quelle che dicono loro perchè crearsi un hobby intellettuale che si fa con passione (dopo giornate di lavoro intense) e che offre contenuti di valore può solo portare benifici a chi lo fa e a chi lo segue!!
E’ ovvio che se avresti il Blog sui geroglifici egiziani, te la suoneresti e canteresti da solo e comunque anche in quei casi, se uno è davvero contento, perchè no? Chi l’ha stabilito? Lo Status Quo?
Poi a parte questo il mondo della consulenza aziendale oggi come oggi non ha chissà quali prospettive di sicurezza nel medio e lungo termine ( a meno che diventi partner ma 1 su 10 ci riesce e comunque ti deve davvero piacere altrimenti lo stress ti mangia prima o poi!!) e crearsi un hobby intellettuale che poi potrebbe diventare un lavoro che si ama davvero è moooolto SMART!!!
A parte questo complimenti per il tuo glorioso passato sportivo, pensavo invece che tu da ragazzino eri il classico primo della classe molto secchione e timido e che poi invece all’università hai preso il volo!!
Invece già eri “Tignoso” da ragazzino, ma così non vale!!!!
Dai lezioni di psicologia positiva ma tu di natura a quanto pare ci sei nato in questo modo!!
Unfair Play!!!
Cartellino Giallo!!
Ciao!
Fab
PS I’m kidding!!
Minchia Andrea, nella nuova foto con la felpa e con sfondo rosso chiaro, hai una faccia che sembri Big Jim!!
Mascellone, sguardo penetrante, vuoi fare colpo anche fra le iscritte alla tua mailing list??
Ma così non avrai più tempo per aggiornare il Blog!!
Pay Attention!!
Ciao!
Fab
Ahahah, no Fab, il cambio delle foto di profilo è una scelta prettamente “tecnica”: Google da un po’ di tempo consente di inserire l’immagine dell’autore vicino ai risultati di ricerca. Questi articoli tendono ad essere cliccati maggiormente. Ieri Google ha deciso che la mia foto “take it easy” con gli occhiali non fosse adatta, in quanto non mette bene in evidenza il viso, così ha eliminato la mia immagine da alcuni articoli che generano molte visite. Per questo motivo ho modificato l’immagine di profilo con questa nuova foto con il mascellone: che non si dica che non si vede bene il viso ora!!! ;-)
Il viso ora si vede benissimo ed è la tua migliore foto in assoluto perchè senza occhiali e quindi finalmente guardi dritto negli occhi il lettore!!
Gli occhiali sarebbero stati giustificati se avessi avuto gli occhi storti di natura ma non li hai mai avuti!!
Comunque pensavo invece che era una tua mossa da “Pacciani” per pescare delle merende online!!
In questa foto sei venuto cazzuto al 100%, un viso che ispira efficacia al 100%!!
Congratulations!!
Ciao!
Fab
Ciao Andrea, anch’io credo che le arti marziali possano insegnare molto di più delle sole tecniche di combattimento. Cioè hanno un senso profondo e non sono solo attività sportive per il corpo, come molti altri sport del resto.
Quest’anno ho iniziato a pratitace JuJitsu, che deriva anche dal Judo e significa tecniche della cedevolezza (Ju=cedevolezza e Jitsu=tecniche).
Il concetto della cedevolezza lo trovo illuminante, perchè parte da un’intuizione, quindi esprime intelligenza. L’intuizione di capire che porre resistenza, non fa altro che aumentare la forza che ci si ritorce contro. Quindi cedere inizialmente, ma solo per indirizzare la forza nella direzione che ci porterà alla nostra soddisfazione, è uno dei concetti chiave che condivido e diffondo.
Un saluto!
Matteo
ottimo post!
Ciao Andrea tre mesi fa mi si è infiammata schiena a causa di una lombalgia e da allora sto provando una soluzione dopo l’altra per farla calmare.
a quasi quattro mesi sono completamente distrutto mentalmente, non conosco altre soluzioni per migliorare le condizioni di vita.
Quest’infiammazione mi era gia capitata altre due volte quest’anno, ma dopo due settimane di assoluto riposo si calmava.
ora invece sono totalmente a riposo da quasi 4 mesi, ho cambiato letto, ed ho evitato di uscire ma niente, da dei segni di miglioramento poi ho la ricaduta.
Questo non è il solo problema, quello che mi devasta maggiormente e che non mi permette ti pensare positivo, è il fatto che ho problemi di sonno, faccio fatica a dormire almeno 1 ora( se ovviamente non ho avuto problemi nel corso della giornata, altrimenti di più), e a peggiorare la cosa e che durante il sonno ho continui risvegli.
Oggi piu che mai sono giu perchè non ho dormito neanche 5 ore, e se provo a dormire, non ci riesco.
ho letto anche i tuoi articoli sull’insonnia, sono di grande aiuto, ma ultimamente ho “paura” di provare a dormire.
Come posso fare a rigirare l’orario di sonno, che è cambiato perchè lavoravo in panificio?
ho provato facendomi un giorno senza dormire, per poi dormire all’ora giusta, ma dopo una settimana neanche torna come prima.
Leggendo il tuo post ho capito di aver gia accettato la frustrazione, e sto provando a cambiare direzione, ma costantemente fallisco.
Come posso cambiare i pensieri negativi, guardandone il lato positivo, quando sono frustrato?
Ci Provo costantemente, riesco a illudermi che sara cosi per qualche giorno, ma ecco che ritornano i pensieri negativi.
probabilmente non riesco stare positivo costantemente a causa del sonno che provoca depressione non so.
qualsiasi consiglio lo accetto volentieri
Scusa l’ampiezza dell’articolo.
Grazie in anticipo.
* Modalità presa in giro ON *
In un precedente articolo ti ho spiegato che, se la tua vita fa schifo, molto probabilmente ti stai focalizzando su ciò a cui sei contrario e non su ciò a cui sei favorevole.
Questa è una delle principali fonti di frustrazione.
Anche in questo caso: arrenditi, smettila di sprecare energie su ciò che non va. Sposta la tua attenzione su ciò che invece funziona e su ciò che desideri veramente.
… oh, fa molto Rhonda B. …
* OFF *
Sempre grazie per i contenuti di valore, le citazioni curiose, gli esempi e i commenti di tutti i lettori!
Vado a pensare fuori dalla scatola :P
Io non riesco a passare avanti? Come si fa? Com’è che tutti ci riuscite?
Se su cinque spicchi dell’arancia della mia ne fanno schifo 4 c’è qualche problema? Io non ci sto riuscendo ad evitare di essere frustrato perché l’unico spicchio che ho per quanto importante (i soldi) mi danno soddisfazioni che non ripagano il resto.
La mia mente fa schifo perché vi imperversano continuamente paranoie e pensieri di vario genere che me la disintegrano e mi annichiliscono. Lo spirito non va perché la determinazione che fino a poco tempo fa avevo è svanita nel nulla, ormai appena sembra andare meglio basta un inciampo per far precipitare tutto ancora più in basso di prima, e sempre più in basso vado. Le relazioni lasciamo perdere, apparte un paio di amici fidati è sempre stato uno schifo assoluto e totale e continua ad esserlo nonostante mi sia prodigato da anni per cambiarlo. Insomma come faccio a farmi bastare quello spicchio?
Ciao, Grazie
PS: il mio fisico mi fa talmente pena e schifo che pure mi sono dimenticato di prenderlo in considerazione nel commento precedente.
Caro Andrea,
la filosofia della “cedevolezza” di per sé non é sbagliata. Sicuramente é un ottimo metodo per evitare di farsi “devastanti” seghe mentali, tuttavia una cosa é la teoria e un’altra è la pratica: in altre parole é più facile a dirsi che a farsi. Io mi sono accostato alla via della cedevolezza ma il senso di frustrazione non é scomparso del tutto… E’ come se nonostante cercassi di “farmene una ragione” mi rimanesse in bocca l’amaro. Non mi fraintendere non sto criticando la tua idea… Semplicemente non riesco a capire come applicare “efficaceMente” questa “filosofia”
Condivido ciò che hai scritto e in linea di massima stò cercando di metterla in pratica.Tuttavia sono d’accordo con Francesco quando parla di amaro in bocca.Per quanto tu abbracci la teroria della cedevolezza una parte emotiva di te continua a rimuginare. Di fatto il problema è proprio questo almeno per quanto mi riguarda…ragione e sentimento :)
Per articoli del genere bisogna ringraziarti piuttosto che farti i complimenti.
Io ho questo difetto, guardo sempre indietro, al passato o alle cose che non vanno.
Quindi, grazie perchè questo articolo mi è stato utilissimo.
Io leggo sempre il tuo blog e ti seguo da facebook, complimenti, continua così.
molto bello
Ti ringrazio, ho riflettuto molto. Sto vivendo un momento di frustrazione in quanto ho un brutto modo di relazionarmi con gli altri. Mi spiego: sono innamorata di una persona e mi ritrovo a rincorrerla. Gli ho dimostrato molto..oggi ho capito che deve cedere, non devo ricordarla. Se lui mi vuole farà lui il necessario. Spero di aver compreso..grazie
Ciao,
io ho provato ad applicare questo suggerimento nella vita sopratutto per l’ambito lavorativo, ma ho scoperto una cosa: lasciandomi andare alla cedevolezza sono diventata passiva, semplicemente ho smesso di dannarmi che il mio lavoro fa schifo, ma ho notato che nel frattempo gli altri, che avevano una situazione aimile alla mia, si davano da fare ottenendo risultati per cui io ormai non mi davo più pena proprio perchè avevo accettato la mia situazione e non facevo più niente per migliorarla.
Hai mai pensato a questo aspetto??
Ciao Alanis, certo,
tu sei sicura di aver letto con attenzione l’articolo? :)
Ti consiglio di rileggerlo, perché “La via della cedevolezza” non è la via del menefreghismo.
Grazie. Mi sei piaciuto