“Non apprezzi davvero il valore del tuo tempo finché non realizzi di non averne più.“
È il 1959.
Anthony Burgess, un insegnante di letteratura inglese, crolla a terra durante una delle sue lezioni.
Ricoverato in ospedale, dopo qualche giorno Burgess riceve una notizia devastante: ha un tumore terminale al cervello.
I medici gli danno non più di un anno di vita.
Tutti i suoi sogni e i suoi progetti futuri vengono infranti da quella diagnosi che non gli dà scampo.
Quella condanna a morte, però, fa scattare qualcosa in Burgess.
L’insegnante inglese, in passato, aveva già pubblicato alcuni libri, ma si trattava di un semplice passatempo.
Eppure, negli anni, Anthony si era trastullato con l’idea che in fondo potesse avere il talento per diventare uno scrittore famoso.
Quella speranza, dopotutto, lo aveva aiutato a trascinarsi in una vita che non gli aveva regalato troppe soddisfazioni.
Dimesso dall’ospedale decide allora di lasciare il lavoro per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Quando ti rimane un anno di vita, tutte le scuse che ti sei raccontato fin lì per non fare ciò che ami, all’improvviso sembrano meno spaventose.
Nei successivi 12 mesi, Anthony scrive ben cinque libri e mezzo.
Tra questi, “Arancia meccanica“, completato in appena tre settimane e destinato a diventare il suo testo più famoso; testo che ispirerà il regista Stanley Kubrick nella realizzazione dell’omonimo capolavoro cinematografico.
Ma il successo letterario non è nulla rispetto a quello che accade a Burgess al termine del suo anno da scrittore a tempo pieno.
La sua salute, infatti, inizia a migliorare notevolmente, e nuovi esami confermano che la diagnosi originale del tumore non era stato altro che un errore medico.
Eppure, proprio quell’errore che inizialmente era sembrato una condanna a morte, ha restituito a Burgess il coraggio di tornare a vivere, a vivere davvero.
Quella di Burgess è sicuramente una storia incredibile, ma non è una storia unica.
Che si tratti di vittime scampate ad incidenti mortali, sopravvissuti ad attentati terroristici o malati che ritrovano la salute dopo terribili malattie, spesso queste persone vivono la loro nuova vita con un senso di urgenza, entusiasmo e gratitudine.
Ma allora significa che questo atteggiamento è già lì, dentro ognuno di noi.
Superare certi eventi traumatici può essere il catalizzatore per farlo emergere, ma lui sonnecchia da sempre tra i meandri della nostra mente.
Perché non provare a coltivare, da subito, questo senso di urgenza, entusiasmo e gratitudine per la nostra esistenza?
Non dovremmo mai sottovalutare la facilità con cui possiamo procrastinare interi anni della nostra vita.
…e io mi auguro sinceramente che la Newsletter del Lunedì di EfficaceMente sia il tuo promemoria settimanale per tornare a vivere la tua vita con intensità.
Buona settimana,
Andrea Giuliodori.