Ciao, buon lunedì e buona newsletter di EfficaceMente.
Partiamo con una premessa: a correre sono una schiappa malefica 😅
Ho fatto diversi tentativi quando vivevo e lavoravo a Milano, ma non sono mai riuscito ad innamorarmi davvero della corsa.
Eppure ho adorato la storia di Cliff Young…
Siamo nel 1983, nel parcheggio del centro commerciale Westfield Paramatta di Sydney, in Australia.
Il piazzale brulica di gente e no, non sono lì per i saldi.
A breve inizierà una delle ultramaratone più dure mai concepite nella storia umana: la “Westfield Sydney to Melbourne Ultra Marathon“, una corsa di 893 chilometri che collega le due città più importanti dell’Australia.
Ai blocchi di partenza uno stuolo di atleti d’élite provenienti da tutto il mondo e sponsorizzati dai grandi marchi sportivi dell’epoca.
Hanno in media 30 anni, sono nel picco della loro forma e sono seguiti da interi team di supporto.
Tutti, tranne uno.
Quel giorno, infatti, nel parcheggio del Westfield Paramatta, c’è anche Cliff Young: un coltivatore di patate sdendato di 61 anni. Nato a Beech Forest, Victoria, nel 1922, Cliff Young era cresciuto durante la Grande Depressione in una capanna di corteccia di una stanza, con i fratelli e le sorelle.
Cliff si presenta all’ultramaratona organizzata dai centri commerciali Westfield indossando una semplice tuta da lavoro e degli stivali di gomma.
Alcuni giornalisti, incuriositi, chiedono a Cliff che intenzioni abbia. Lui, replica senza esitazioni:
“Sono cresciuto in una fattoria dove non potevamo permetterci cavalli o fuoristrada… ogni volta che arrivava la tempesta, dovevo uscire e radunare le pecore. Abbiamo 2.000 capi e abbiamo 2.000 acri di terra (≈ 810 ettari). A volte ho dovuto far correre quelle pecore per due o tre giorni. Ci vuole molto tempo, ma le ho sempre prese tutte. Credo di poter correre questa gara; sono solo due giorni in più. Ho fatto correre le nostre pecore per tre giorni, posso correre per cinque“.
Naturalmente non gli credono e tornano a concentrare le loro attenzioni sugli atleti favoriti.
Da lì a poco lo starter esplode il colpo di pistola che dà inizio all’ultramaratona e tutti si dimenticano di quell’eclettico contadino.
Al termine del primo giorno di gara il gruppo di testa ha già macinato decine e decine di chilometri, staccando nettamente Cliff, che con i suoi stivali di gomma Wellington e una tecnica di corsa sgraziata (sarà poi denominata “Young Shuffle”), non riesce a tenere il passo.
Arrivata la notte, gli ultramaratoneti d’élite, esausti dopo più di 17 ore di sforzi fisici, si accampano ai lati della strada, insieme ai propri team di supporto.
Tutti, tranne uno.
Quello che i cronisti non avevano compreso parlando con quel curioso contadino australiano alla linea di partenza è che Cliff, quando arrivava la tempesta, le pecore le rincorreva di giorno e di notte, senza mai fermarsi, senza mai dormire.
E lo stesso fece per l’intera ultramaratona da Sydney a Melbourne.
Spinto solo da cioccolate calde e tazze d’acqua, Cliff Young percorse l’intero tragitto di 893 km correndo per 5 giorni, 15 ore e 4 minuti di fila, tagliando il traguardo con 10 ore di anticipo rispetto al più veloce dei corridori professionisti.
“Non sapevo fosse consentito fermarsi”, fu la sua giustificazione 😅.
Non solo, Cliff non sapeva neanche che fosse previsto un premio di 10.000 dollari australiani per la vittoria e sentendosi in colpa, decise di condividere l’assegno con i cinque corridori che arrivarono dopo di lui.
“Hanno lavorato tutti duramente come me”, disse ai giornalisti.
No, non preoccuparti, ora non ti ammorberò con le grandi lezioni di vita che possiamo trarre dalla storia del contadino di patate australiano che corse un’ultramaratona di 893 km agli inizi degli anni ’80.
Perché la verità è che quello che è riuscito a fare Cliff Young è stato il frutto della sua storia e della sua genetica.
Se tu (o io) domani ci alzassimo decidendo di correre gli 893 km che separano San Giuliano Milanese da Polignano a Mare, in 5 giorni, 15 ore e 4 minuti di fila, probabilmente schiatteremmo all’altezza di Tavazzano con Villavesco.
Però la storia di Cliff una cosa me l’ha lasciata: se un contadino australiano tignoso può correre da Sydney a Melbourne con dei ca**o di stivali di gomma, senza mai fermarsi, probabilmente io questa settimana posso fare qualche stramaledetto passettino in più verso i miei obiettivi.
E forse puoi farlo anche tu.
Buona settimana 💪
Andrea Giuliodori.