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Un giorno Dante, il famoso poeta toscano, stava passeggiando per le strade di Firenze, ammirando il panorama della città. 

Un uomo gli si avvicinò e gli chiese quale fosse, secondo lui, il piatto più prelibato.

Dante, dopo una breve riflessione, rispose semplicemente: “l’uovo.”

Passarono diversi anni, e lo stesso uomo incontrò nuovamente Dante. Ricordandosi della risposta del poeta alla sua domanda, decise di metterlo alla prova. 

Dopo averlo avvicinato nuovamente, gli chiese: “Come?” Dante, senza esitare e mostrando una memoria incredibile, rispose: “Con il sale.”

Non sempre è facile confermare la veridicità storica di questi aneddoti.

Eppure questo e altri racconti riflettono la fama del poeta fiorentino per le sue eccezionali capacità mnemoniche. 

E non si fa fatica a crederci.

La “Divina Commedia” è piena zeppa di complessi riferimenti a testi classiciteologici e contemporanei, che Dante difficilmente avrebbe realizzato senza potersi affidare ad un’incredibile memoria.

Certo, questo avveniva nell’Italia del XIII secolo.

Ma oggi ha ancora senso entusiasmarsi per le abilità mnemoniche quando strumenti come il motore di ricerca di Google o l’intelligenza artificiale di ChatGPT possono recuperare qualsiasi informazione in pochi istanti?

Una delle idee che ho adorato nel libro “The Comfort Crisis” è la seguente: le troppe comodità ci stanno letteralmente rendendo più deboli, più malati e più infelici.

Tutto ciò che otteniamo con facilità nell’immediato, lo paghiamo con una riduzione di abilità nel futuro.
Questo principio vale anche per le nostre capacità mnemoniche: affidarci troppo ai nostri “geni della lampada digitali” significa lasciar lentamente atrofizzare queste nostre capacità.

Ok Andre’, tutto molto bello, ma alla fine, è davvero così importante conoscere a memoria una poesia o il numero telefonico di zia Peppina?!

Risposta sincera? No, il numero di zia Peppina lo puoi tranquillamente affidare alla rubrica del tuo smartphone.

Ahhhh, ho capito, ora mi dirai quanto è importante la memoria per certe professioni.

Certo, la memoria ricopre ancora un ruolo importante nello studio e nella pratica di discipline come medicina o giurisprudenza, ad esempio.

Eppure ritengo che sviluppare una memoria di ferro come quella di Dante in realtà sia utile a tutti.

Esiste infatti una stretta connessione tra memoriaattenzione e focus.

Non conta tanto conoscere a memoria la lista di tutti i Presidenti della Repubblica, le prime 100 cifre dopo la virgola del Pi Greco (π) o l’intero Codice Civile italiano.

Allenare queste abilità, però, e farlo con le giuste strategie ci aiuta a rafforzare un muscolo ancor più importante: quello della concentrazione.

…e questo sì, oggi è sempre più fondamentale.

Andrea Giuliodori.

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