Buon lunedì di Ferragosto,
qualche giorno fa mi è capitato di ascoltare una riflessione sul famigerato “work-life balance“, l’equilibrio tra vita e lavoro, una riflessione che cade a fagiuolo in questa settimana ferragostana.
Te la condivido:
“Il work-life balance è una stronz*ata.
Non ci dovrebbe essere nessun equilibrio.
La vita è molto più importante del lavoro.
Se lavori tanto quanto vivi allora sei fottuto.
Fanc*lo all’equilibrio tra vita e lavoro.
Abbraccia lo squilibrio tra vita e lavoro.
Lavora meno e vivi di più.”
La prima reazione che ho avuto ascoltando queste parole è stata:
“Sì sì, tutto molto bello, ma la stragrande maggioranza delle persone deve lavorare per vivere.
Questi slogan funzionano bene sui social, ma la realtà è ben diversa: per campare devi farti un mazzo tanto per 50 settimane all’anno e se ti va bene te ne puoi godere 2 di ferie ad agosto.”
Poi, però, mi è venuta in mente la storia di Fabrizio, un mio conterraneo marchigiano, che nel 1986, a 36 anni, ha deciso di andare a vivere in un casolare diroccato tra le colline boscose di Cupramontana.
Fabrizio, da quasi 40 anni, vive lì, senza luce e senza gas, nutrendosi dei prodotti che coltiva nel suo orto.
No, non è “necessario” lavorare per vivere.
Come esseri umani, per gran parte dei nostri 200.000 anni di evoluzione, abbiamo vissuto senza uffici, traffico, carriera, promozioni, capi, stipendi, tredicesime, bonus, ferie e compagnia bella.
E ancora oggi c’è chi riesce a campare rifiutando il modello standard di vita della nostra società.
“Quindi, André, mi stai suggerendo di mollare tutto e andare a vivere nei boschi?”
No, tutt’altro, anzi, trovo la narrazione neopauperista che tanto piace a certi attivisti da social tanto ingenua, quanto pericolosa: chi si professa (a parole) contro il progresso e la crescita, non sopravvivrebbe una settimana nel mondo immaginato dai fautori della descrescita infelice.
Credo però fermamente nella responsabilità radicale.
Non abbiamo bisogno di mollare tutto e andare a vivere nei boschi; quello di cui abbiamo davvero bisogno è smettere di prenderci per il c*lo:
In troppi viviamo in questo circolo vizioso in cui siamo frustrati dal nostro attuale lavoro, magari per via dello stipendio (basso), degli orari (massacranti), dei colleghi (str*nzi), ma di fatto non facciamo nulla per cambiare, convinti che non ci siano alternative.
Le alternative ci sono sempre; diamine, se lo odiamo così tanto il nostro lavoro, possiamo fare come Fabrizio.
Ma ogni scelta ha un prezzo.
Smettere di prenderci in giro significa chiederci cos’è che vogliamo davvero nella nostra vita (status? ricchezza? tempo libero? lavoro tranquillo?) e poi scegliere in maniera deliberata qual è il prezzo che siamo disposti a pagare per raggiungere quell’obiettivo.
Non esistono risposte giuste o risposte sbagliate. Ognuno deve trovare la risposta giusta per sé.
L’unico errore che possiamo commettere è quello di non scegliere.
Avremo sempre delle rinunce nella nostra vita.
Quando quelle rinunce le subiamo passivamente, diventiamo preda di stress e frustrazione.
Quando, invece, quelle rinunce le scegliamo consapevolmente, ritroviamo serenità e motivazione.
Scegliere è il nostro potere più grande, non rinunciarci.
Buon Ferragosto,
Andrea Giuliodori.