Tra i tanti libri che ho letto negli anni, c’è una categoria che amo in particolar modo.
Forse ha un nome ufficiale, ma io amo chiamare questi testi, semplicemente: “Spunti d’Aurora“.
Parlo di quei libri composti da tante brevi riflessioni, spesso più brevi di una pagina.
Da anni ormai, ne ho sempre uno sul comodino, e ogni mattina, appena sveglio, leggo uno spunto dell’autore.
Negli anni sui miei comodini si sono susseguiti libri “Spunti d’Aurora” come:
- Il Tao per un anno. 365 meditazioni di Deng Ming-Dao. Questo è il libro che mio padre comprò nel 1999 in una bancarella di Ancona, per appena 4.900 lire, e che diversi anni dopo ha ispirato il percorso avanzato 365 – Un anno epico.
- L’Hagakure. Il libro segreto dei Samurai di Yamamoto Tsunetomo. A questo sono particolarmente affezionato e l’ho letto talmente tante volte negli anni che ormai le sue pagine si sono completamente ingiallite.
- Pensieri. Le meditazioni dell’imperatore stoico Marco Aurelio. Uno dei più belli.
Il più recente libro della categoria “Spunti d’Aurora” a farmi compagnia di fianco al letto è intitolato: “101 Essays that will change the way you think“.
L’autrice è Brianna Wiest.
Ti avevo consigliato il suo bestseller “La montagna sei tu” in una delle tante liste di libri condivise in questi anni.
Intendiamoci, la Wiest non è Dostoevskij (e non è neanche Marco Aurelio), ma tra i 101 saggi ce ne sono alcuni che ho trovato di ispirazione.
Nella newsletter di questa settimana ti voglio condividere proprio uno dei suoi brevi saggi: parla dello spazio tra l’ideazione e l’azione.
Ecco cosa dice:
“Le persone tendono a rimandare l’azione anche quando sanno esattamente cosa devono fare – e lo spazio tra il sapere e il fare è il terreno in cui la sofferenza germoglia.
Non sapere cosa dobbiamo fare o non sapere chi siamo (e qual è la nostra strada), non sono quasi mai il vero problema.
Il nostro ostacolo più grande è la battaglia interiore tra ciò che è giusto e ciò che è facile, tra ciò che è benefico nel lungo termine e ciò che è piacevole nel breve termine.
Il nostro istinto ci parla, ci dice a gran voce quello che già sappiamo, ma noi decidiamo semplicemente di non ascoltarlo.
Questa è una delle cause più comuni del nostro disagio esistenziale: il divario tra ciò che sappiamo e ciò che facciamo.
Siamo culturalmente assuefatti alla procrastinazione e, al contempo, affascinati dall’evitamento.
Rimandando l’azione, siamo convinti che la realtà possa magicamente mutare, che i nostri problemi possano svanire sotto il tappeto dove li abbiamo nascosti, ma così facendo aggiugiamo solamente sofferenza alla nostra esistenza.
È come se avessimo bisogno di soffrire per agire, ma un giorno realizzeremo che tutta questa sofferenza è del tutto inutile.”
Brianna Wiest.
Spero che questo breve saggio ti sia di ispirazione.
Buona settimana.
Andrea Giuliodori.