Immagina questa situazione…
È da qualche giorno che stai andando a dormire troppo tardi (anche per i tuoi standard); quindi ti sei ripromesso che stasera, cascasse il mondo, si va a nanna presto!
Arriva però l’orario che avevi stabilito e tu cosa fai?
Premi play e fai partire una nuova puntata su Netflix, oppure continui a scrollare Instagram come se ci fosse un premio per chi guarda più foto o reels in 60 minuti.
Vai a dormire tardissimo.
Ti svegli il giorno dopo distrutto e maledici te stesso fino alla sera successiva, quando ripeti le stesse promesse e fai le stesse cazzate.
E avanti così, per settimane, in loop.
Ecco, se quanto descritto ti suona familiare, beh sappi che dei ricercatori olandesi – ci sono sempre dei ricercatori olandesi che non hanno niente di meglio da fare – hanno coniato un termine per questo fenomeno:
“bedtime procrastination” (procrastinazione serale).
Anche se io preferisco chiamarla: la rivincita della procrastinazione serale.
C’è infatti un motivo per cui ci comportiamo così. Non siamo mica dei perfetti imbecilli.
Quel procrastinare il sonno, ben sapendo che ci sveglieremo il giorno dopo con delle occhiaie che zio Fester a confronto potrebbe fare il testimonial della Collistar, è un atto di ribellione.
La notte, tra una serie e una scrollata, non facciamo altro che prenderci una rivincita su una vita giornaliera di cui sentiamo di non avere più il controllo.
Passiamo le giornate rincorrendo gli impegni, come bravi soldatini, e quando arriviamo a sera, di fronte all’ennesima imposizione (l’ora in cui dovremmo coricarci), urliamo un silenzioso vaffanculo fatto delle peggiori distrazioni a cui possiamo cedere.
È la nostra rivincita.
Una rivincita autolesionista, ma pur sempre una rivincita.
E allora no, questa settimana non ti proporrò qualche lifehack o qualche tecnica pratica per imparare ad andare a dormire presto.
Quel senso di ribellione che ti spinge alla procrastinazione serale è lì per dirti qualcosa.
Non è sopprimendolo che te ne libererai.
Non è la forza di volontà la risposta questa volta.
È arrivato il momento di fare i conti con te stesso, chiederti se è questa la vita che desideravi davvero.
E se ti senti in trappola durante il giorno, è tempo di pensare ad una via di uscita.
Sì, soprattutto in un anno come questo.
Nelle prossime settimane, se vorrai, lavoreremo insieme a questo “piano di evasione“.
E che il 2021 sia quel 2020 che non ci è stato concesso di vivere.
Buona settimana,
Andrea Giuliodori.