La paura del giudizio degli altri è marchiata a fuoco nel nostro DNA. In questo articolo ne comprenderai i meccanismi e troverai consigli pratici per liberartene una volta e per tutte.
Il libro “Come trattare gli altri e farseli amici” di Dale Carnegie è uno dei manuali di crescita personale più venduti negli ultimi 100 anni (15 milioni di copie). Questo best-seller è stato anche il mio primo libro di sviluppo personale: se non lo avessi letto probabilmente oggi EfficaceMente non esisterebbe. Come mai questo titolo ha avuto tutto questo successo e continua a scalare le classifiche a più di 75 anni dalla sua pubblicazione?
Essere amati ed accettati da chi ci circonda è uno dei nostri bisogni umani essenziali: nella famosa Piramide di Maslow, il bisogno di appartenenza si colloca addirittura al terzo gradino, subito dopo il bisogno di sicurezza (salute, lavoro, etc.). Tale bisogno è così importante che una delle paure più diffuse è proprio la paura del giudizio degli altri. Temiamo di non venire accettati per via del nostro aspetto fisico, delle nostre origini, del nostro livello di educazione, del nostro lavoro, della nostra età, etc. Ognuno di noi teme di venir giudicato su un aspetto piuttosto che su un altro, ma alla base di tutto vi è il timore dell’umiliazione, dell’esclusione dal gruppo, dell’emarginazione.
Tale timore, comune a quasi tutti, in alcuni può addirittura trasformarsi in fobia, la fobia sociale (o ansia sociale): “un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e dalla paura di comportarsi in maniera imbarazzante ed umiliante.” (Fonte Wikipedia).
In questo post vorrei parlarti del comune timore di subire il giudizio altrui:
- Qual è la sua origine (il primo passo per sconfiggere una paura è conoscerla).
- Perché te ne devi liberare quanto prima (o perlomeno devi imparare a tenerla a bada).
- Come puoi sbarazzartene.
Scopri come è nata la paura del giudizio degli altri
Ancor prima di Maslow, l’antico filosofo greco Aristotele affermò che… l’uomo è un animale sociale, ovvero tende per sua natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Le motivazioni di questa “spinta” sociale che ha caratterizzato la storia umana da millenni sono da ricercarsi nel nostro processo evolutivo.
Secondo i principi della psicologia evoluzionista, le nostre paure (ed in generale le nostre emozioni) non sono altro che le risposte che il nostro cervello ha elaborato nel corso dei millenni per adattarsi all’ambiente circostante. Nello specifico, nel paleolitico chi viveva in un gruppo di cacciatori e raccoglitori aveva una probabilità di sopravvivenza molto più elevata rispetto ai “lupi solitari”. Solo grazie alla specializzazione dei singoli individui e al loro coordinamento, un gruppo di umani poteva avere ragionevoli possibilità di sopravvivere in un ambiente ostile, in cui si cacciava per sfamarsi e al contempo si cercava di non essere cacciati per sfamare gli altri predatori. In questo contesto chi era malgiudicato rischiava l’esclusione dal gruppo e questo si traduceva spesso in morte precoce.
I nostri antenati erano pertanto terrorizzati all’idea di essere giudicati male dagli altri membri del gruppo: questo poteva avvenire se non si faceva il proprio dovere durante le battute di caccia, se si andava contro le convenzioni sociali o se si parlava in aperto contrasto con il leader. Proprio in questo contesto si è sviluppata infatti anche un’altra nostra paura ancestrale: la paura di parlare in pubblico (se ti interessa, trovi consigli pratici per superarla in questo post).
Questo terrore di esporci, di apparire diversi, di non essere accettati è rimasto marchiato a fuoco nel nostro DNA. Mi auguro che comprenderne l’origine ti aiuti a vedere questa tua paura con occhi nuovi. Ma la consapevolezza non basta. Vediamo la seconda mossa per liberarci della paura del giudizio altrui.
Comprendi l’importanza di liberartene
Oggi possiamo e dobbiamo liberarci dal continuo timore del giudizio altrui. Certo, sentirci accettati rimane un bisogno per noi essenziale, ma non ne va più della nostra sopravvivenza: qualcuno ti giudica male per le tue scelte e per quello che dici? Chissenefrega! Non è il tuo compagno di caccia: perdindirindina, ci sono supermercati aperti H24!
Non possiamo affrontare le sfide poste da una società moderna, dando spazio a paure ancestrali vecchie di decine di migliaia di anni: è tempo di evolversi. Non solo. Ora come ora, continuare a temere il giudizio degli altri può divenire ancor più pericoloso dell’accettare le conseguenze di non essere accettati.
“Siamo così spaventati dall’essere giudicati che troviamo qualsiasi scusa pur di procrastinare.”
Erica Jong.
Ti è mai capitato di pensare che se oggi non stai vivendo i tuoi sogni è perché ad un certo punto del tuo cammino hai avuto paura di fare una scelta? Hai avuto paura che rincorrere il tuo sogno nel cassetto non sarebbe stato compreso o accettato da chi ti sta intorno? Hai avuto paura che percorrere la strada meno battuta e trovarti magari di fronte ad un vicolo cieco sarebbe stato per te un fallimento da cui non ti saresti mai più ripreso?
La paura (e tra queste il timore del giudizio degli altri) è una delle 4 motivazioni per cui procrastiniamo e spesso procrastiniamo proprio quelle scelte più importanti per la nostra vita, le scelte che ci permetterebbero di vivere i nostri sogni nel cassetto. Beh, voglio svelarti un segreto: i sogni che rimangono nel cassetto fanno la muffa.
Liberarsi dalla paura del giudizio degli altri significa scrollarsi di dosso uno zaino pieno di pietre, un fardello che rallenta ogni nostra scelta, ma soprattutto rallenta la corsa verso il nostro ideale di successo. Spesso agire tempestivamente, assumendosi dei rischi calcolati è essenziale per realizzare i nostri obiettivi. Se ti guardi intorno spaventato prima di compiere qualsiasi azione o prima di proferire qualsiasi parola, come pensi anche solo lontanamente di poter aspirare a traguardi ambiziosi?
Sai qual è uno dei 5 più grandi rimpianti dei malati terminali? Non aver vissuto fino in fondo la propria vita ed essersi ritrovati a rincorrere per un’intera esistenza le aspirazioni di altri (genitori, amici, società in generale). Vuoi davvero arrivare ai tuoi ultimi giorni di vita e avere il rimpianto di non aver fatto ciò che amavi, per il timore che qualcuno non sarebbe stato d’accordo?
Mi auguro che comprendere l’importanza di liberarti dal continuo timore dei giudizi degli altri ti aiuti finalmente a sbloccarti e ad intraprendere con decisione la strada verso i tuoi sogni. Ma la motivazione non basta. Vediamo la terza ed ultima mossa in questo nostro mini-corso di “liberazione”.
Impara come smettere di sentirti giudicato
“Niente e nessuno può farti sentire inferiore, a meno che tu non glielo consenta.”
E. Roosevelt.
Questa citazione di Eleanor Roosevelt racchiude l’essenza del come superare la paura del giudizio altrui. La chiave è dentro di noi. Provo a porti una semplicissima domanda: sei sicuro che gli altri non abbiano nulla di meglio da fare tutto il tempo che giudicarti? Non è forse, e dico forse, che sei tu a giudicare te stesso…?
Spesso proiettiamo sugli altri ciò che sta accadendo nella nostra mente: la verità è che la stragrande maggioranza delle persone se ne frega beatamente delle nostre scelte, di come ci vestiamo e di come ci comportiamo. Sai perché queste persone non hanno tempo da dedicarci? Perché, a loro volta, sono troppo prese dalla paura di essere giudicate!
Sì certo, incontrerai sempre il classico “frantumatore mondiale di zebedei” che trascorre le giornate a giudicare le scelte degli altri, ma sai come si dice…
“Chi emette giudizi non definisce gli altri, ma sé stesso.”
In sintesi temere il giudizio degli altri significa in realtà temere il proprio giudizio. Come superare dunque questa paura nella pratica?
- Smettila di essere Mr. Perfettino. Se temi continuamente che gli altri ti giudichino forse hai degli standard un pelino troppo elevati (irrealistici). Non è un caso che il perfezionista DOC continui a lavorare sulle proprie bozze senza sosta: ha paura che gli altri possano considerare il suo operato non all’altezza. Se vuoi fare a meno del virus del perfezionismo ti consiglio di seguire queste 3 semplici regole.
- Smettila di cercare di piacere a tutti. Per quanto tu possa sforzarti, per quanto tu possa cercare l’approvazione degli altri, per quanto tu possa fare tutto nel modo giusto, ti assicuro che ci sarà comunque uno stronzo a cui non piacerai, qualcuno che ti giudicherà falso, che non sarà d’accordo con le tue tesi logicamente inoppugnabili. Deal with it. Te lo dico per esperienza personale: negli ultimi anni ho ricevuto qualcosa come 22.000 commenti. Il 99% di questi commenti sono stati contributi di valore o attestati di stima, indovina a quali commenti mi è capitato spesso di dedicare più tempo del dovuto? Esatto! l’1% di commenti critici. Lo facciamo tutti, ma ricorda: ogni grammo di energia che dedichi a questi “troll esistenziali” è un grammo di energia (e un secondo della tua vita) in meno che puoi dedicare alla tua crescita personale e alle persone che ci tengono davvero al tuo lavoro e alla tua opinione. Non piacerai a tutti: fattene una ragione.
- Smettila di interpretare un ruolo. Prendi 100 persone e posso garantirti che almeno 90 interpretano un ruolo ben preciso: la pecora bianca o la pecora nera. Le pecore bianche cercano di adattarsi alla massa, salgono sul carro dei vincitori ed evitano di esporsi. Le pecore nere invece sono gli alternativi, vogliono e devono sentirsi diversi dagli altri, generalmente amano la polemica e sono dei bastian contrari. Entrambi questi gruppi temono il giudizio degli altri: le pecore bianche temono di essere considerate diverse; le pecore nere temono di non essere considerate mai abbastanza diverse. In realtà sono due facce di una stessa medaglia. C’è però una minoranza di persone che ha deciso di non interpretare nessun ruolo, ha deciso semplicemente di intraprendere la via dell’autenticità e fregarsene di cosa pensano gli altri. Quando è stata l’ultima volta che hai seguito le tue reali preferenze, senza l’influenza di niente e nessuno? Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa che volevi davvero fare? Quando è stata l’ultima volta che hai vissuto in modo autentico?
Quest’ultimo punto è essenziale per liberarci davvero della paura del giudizio altrui e per ritrovare la sicurezza in noi stessi. Ma cosa significa seguire la via dell’autenticità? Chi ha già letto APP – Autostima Passo Passo, dovrebbe conoscere ormai molto bene il Principio di Autenticità. Rispettarlo significa essenzialmente che:
“Le nostre parole devono seguire i nostri pensieri e le nostre azioni devono seguire le nostre parole.”
Ecco, se non ricorderai nient’altro di questo post, cerca di ricordare almeno questo principio: seguirlo quotidianamente è l’unica via certa per smettere di essere giudicati, smettere di giudicare noi stessi e riconquistare la nostra autostima. Buona settimana.
Andrea Giuliodori.
Andrè come sempre i tuoi articoli arrivano spesso mirati in determinati periodi della mia vita (inizi a farmi credere nella Legge d’Attrazione): proprio ultimamente ho ripreso le redini della mia esistenza grazie al pensiero che “di ciò che pensano gli altri non me ne frega niente” e solo in questo modo penso si possano fare le scelte migliori. Infatti un tempo credevo che la domanda più intelligente che mi potessi fare fosse “cosa voglio?” ma adesso ne ho trovata una ancora più intelligente:”cosa vorrei se non temessi il giudizio degli altri?”. Solo ponendoci questa domanda capiamo cosa vogliamo davvero perché il più delle volte le nostre decisioni sono dettate dalla paura di essere giudicati da famiglia, amici, partner, colleghi, insegnanti, conoscenti e anche sconosciuti!
Tutta la mia stima nei tuoi confronti come sempre,
Giancarlo.
Ciao Giancarlo,
bella domanda ;-)
Quello che vorrei che rimanesse di questo post è che in realtà gli altri ci giudicano molto meno di quello che pensiamo e se lo fanno… chissenefrega. La paura del giudizio degli altri è un campanello di allarme: ci serve per capire quali “nodi” irrisolti dobbiamo ancora affrontare. Se c’è un aspetto della nostra vita in cui temiamo il giudizio degli altri, dovremmo chiederci perché lo temiamo… non è forse che ci stiamo giudicando?
Andrea.
Ciao Andrea,
concordo con la necessita’ di comprendere che non si e’ il centro del mondo altrui e che molti dei giudizi attribuiti agli altri sono film che proiettiamo a noi stessi e di cui siamo i registi e gli sceneggiatori.
Ciononostante, io credo sia necessario tenere presente il contesto di riferimento ed adeguarvisi almeno in parte. Scrivi: “ci sono supermercati aperti H24!”. Corretto, ma, per esempio, se ti perdi il lavoro perché non ti adegui – almeno in parte – al sistema di riferimento (che, a mio parere, e’ uguale ovunque – differenti sfumature, stesse dinamiche che richiedo consapevolezza del giudizio altrui e delle conseguenti reazioni), nel supermercato 24/7 non puoi comprare nulla e precipiti alla base della Piramide di Maslow, mettendo a rischio i bisogni primari.
Detto ciò, apprezzo molto il tuo sito e i tuoi post.
Grazie!
Valeria
Sante parole Andri!
Devo dire che una volta mi preoccupavo di più del giudizio degli altri….ultimamente invece tende a zero.
Quando mi ritrovo ad essere preoccupato per il giudizio degli altri adotto il classico metodo Sticazzi…per le situazioni che lo richiedono passo al più tecnico Stigrancazzi.
La base del mio ragionamento è che se una persona giudica in modo negativo il mio “modo di fare” evidentemente non siamo fatti per “piacerci”, abbiamo troppe cose che ci differenziano e quindi non vale la pena neanche provare a piacersi.
Ovviamente non è un ragionamento che puoi fare con tutti. Infatti la vita è molto più facile se per esempio piaci ai genitori, parenti, prof ecc.
Inoltre vorrei aggiungere che di qualcuno il giudizio lo voglio e mi interessa perchè questo può aiutarmi a migliorare come persona. Certo nella media sono persone “più avanti” di me e che dall’alto della loro esperienza e risultati possono guidarmi ed indirizzarmi nella direzione giusta.
Quindi direi di adottare il Metodo Sticazzi (o Stigrancazzi) nel 99% dei casi e di ascoltare quell’ 1% che può veramente aiutarti.
Best,
Leo
Bel commento
Grazie Marco!
è vero, io ascolto i consigli di poche persone che mi conoscono bene e soprattutto che non mi aggrediscono…la violenza verbale fa parte dell’ignoranza, e chi riesce solo ad aggredire senza farti riflettere è una persona negativa e che non cambierà mai idea su di te perché probabilmente prova profonda antipatia nei tuoi confronti a prescindere e tutto quello che farà sarà comunque dettato dal bisogno di sminuirti.
Ciao Leo,
ahaha, il metodo sticazzi! Se non sbaglio c’è anche un libro (questo). Comunque concordo con il tuo commento al 100%.
Ci sono persone che stimiamo che magari ci dicono cose che non vorremmo sentire, ma quando lo fanno, lo fanno per aiutarci a migliorare.
A presto,
Andrea.
Questo testo dovrebbe essere recitato tutti i giorni come Ave Maria..
Corretto Vale, nessuno di noi può permettersi di pensare di NON essere correlato alle dinamiche esistenziali altrui, ed è per questo che “fregarsene” del giudizio degli altri è molto pericoloso: esserne dipendenti è certamente un errore ma anche all’opposto ignorarne completamente il valore.
La gioventù e l’inesperienza ci fa pensare di essere in grado di cavarcela sempre in ogni caso senza avere bisogno di alcun “compromesso -ed anch’io in passato ho fatto questo errore -ma quando ti capitano certe batoste di sicuro la lezione la apprendi, almeno così si spera! ;-)
Leggo spesso i tuoi lettori che dicono “questo per me è il tuo miglior articolo Andrea”. Ecco oggi tocca a me dirlo :-)
Questo per me è il tuo miglior articolo Andrea!!!
Da stamparlo e appenderlo all’armadio! Grazie infinite mi hai risollevato la giornata iniziata già storta!
Ciao Claudia,
mi fa molto piacere: sì, ultimamente mi capita spesso di leggere commenti di questo genere. Mi fanno molto piacere, evidentemente siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
A presto,
Andrea.
Molto interessante! Lo diceva anche Margaret Thatcher
Buona Giornata.
Emilio
Grazie del contributo Emilio.
Andrea.
Ciao
L’articolo coglie proprio nel segno e secondo me va riletto quotidianamente.
Ma ci sono anche metodi pratici per non dipendere sempre dal giudizio degli altri?
Spesso si tratta di un nostro giudizio che magari si discosta enormemente da quello che realmente pensano gli altri
Grazie mille
Buona settimana
Ciao Fabrizio,
certo che ci sono metodi pratici: compra APP
scherzi a parte: uno degli elementi chiave per sconfiggere la paura del giudizio altrui è comprendere che è non qualcosa di reale, qualcosa che si trova fuori di noi, ma è dentro di noi, è nella nostra mente. Siamo noi a generare questa paura, siamo noi a giudicarci. Questa consapevolezza di per sé diminuisce drasticamente gli effetti del sentirsi giudicati.
Andrea.
grazie mille Andrea
Sei il migliore
n.b. ho già comprato APP e ti devo poi aggiornare
Questo post é delicato. A volte penso mi manchi proprio il giudizio degli altri per correggermi, altre tutto rientra secondo la la linea del post ossia siamo che ci autoproiettiamo giudizi presupponendo vengano da altri e la paura di non essere accettati.
Il punto che mi preme é che non riesco a convincermi del fatto che gli altri in realtà non ci giudicano perché io stessa sono portata a giudicare gli altri, perché non dovrebbe essere anche il contrario?
Gia
Ciao Gia,
nel post non affermo che nessuno giudichi nessun altro, anzi. Non è un caso che abbia riportato questa citazione:
“Chi emette giudizi non definisce gli altri, ma sé stesso.”
Il punto è il modo in cui reagiamo a questi giudizi (reali e immaginari): c’è chi si blocca, non agisce o si conforma e c’è chi se ne frega altamente e comprende che ognuno è responsabile della propria vita e nessuno può scegliere al suo posto.
Andrea.
Ps. per quanto riguarda i giudizi che ci aiutano a crescere, concordo con quanto ha detto Leonardo nei primi commenti.
Andrea.
Bello, interessante! Questo post mi ha fatto ricordare di nuovo il libro Intelligenza Emotiva a lavoro di Goleman: e fra le caratteristiche di un leader che lui definisce, troviamo quella di trarre valore dalla diversità (lui questa cosa la chiama “Usare la diversità a proprio vantaggio”)… Perché da un po’ di commenti sto ritornando spesso su Goleman? Perché credo che i libri di questo autore sono un po’ l’ABC per una vita pienamente vissuta: naturalmente non dobbiamo coltivare tutte le caratteristiche di un leader che lui suggerisce, ci basta semplicemente individuare quali fra queste abbiamo bisogno di, sarebbe utile, sviluppare, su quali lavorare.
All’esame di Pedagogia Speciale nella Relazione Educativa che ho fatto con la mia mentrice, mi son ricordato dell’importanza della consapevolezza di sé (primissimo passo di un efficace lavoro su se stessi): mi son reso conto che a volte preferiamo la totale inconsapevoleza di noi stessi, perché renderci conto di cosa ci sta accadendo emozionalmente, a volte fa male, perché temiamo che portando l’attenzione mindfull su quell’emozione, avessimo come il potere di ingrandirla… ovviamente qesto accade per le emozioni che vogliamo evitare.
Grazie ancora, Andrea! :-)
Ciao Andrea, grazie a te del commento.
Goleman è un autore che non apprezzo particolarmente: il primo libro che lessi è stato “La forza della meditazione”, pessimo. Da lì in poi ho sviluppato un pregiudizio che non mi è stato di aiuto per approfondire questo autore. I tuoi commenti mi hanno spinto a riscoprirlo, magari partendo dal suo libro più noto (Intelligenza emotiva).
A presto,
Andrea.
Com’è ben evidenziato anche nell’articolo siamo spesso noi stessi che con le nostre insicurezze deleghiamo agli altri il potere di influenzarci, c’è poi però chi di suo crede di essere venuto al mondo con il compito “divino” di giudicare tutto e tutti, anche senza aver ricevuto da noi, nemmeno inconsciamente, alcun benestare: ecco a queste persone mi è capitato più di qualche volta di far presente che “tutti sono utili ma nessuno è indispensabile”, e così facendo li ho visti afflosciarsi come palloni sgonfiati colpiti nel vivo della loro missione esistenziale! ;-)
Allo stesso modo ritengo dovremo agire nei confronti dei giudizi altrui il cui peso specifico (perché formulati da persone a noi vicine o che stimiamo) riteniamo essere importante per noi: “filtrare” il loro valore in base al nostro intimo sentire penso sia il metro giusto da adottare.
Rigettarli in toto perché si tratta di giudizi che magari non ci piace sentire non penso sia molto saggio, perché spesso chi vede una situazione dall’esterno può cogliere aspetti che magari noi, essendone totalmente coinvolti, non riusciamo a percepire.
Tutto questo per avere un senso deve sempre ovviamente essere accompagnato da una necessaria consapevolezza e da una onestà intellettuale che ci permettano di riuscire a differenziare tra un giudizio utile al nostro percorso ed uno che invece rischia di spegnere le nostre legittime aspettative: compito sicuramente non semplice ma fondamentale per riuscire a capire se i giudizi che riceviamo possono farci crescere oppure sono delle inutili zavorre.
Ciao Pier Paolo,
grazie per i tuoi contributi sempre di valore: trovo che integrino perfettamente molti miei post.
Andrea.
Prego Andrea, è che nei tuoi post spesso c’è molta carne al fuoco che alcune volte non si ha il tempo di approfondire a sufficienza perché magari si apre un certo “filone” di discussione e ci si indirizza prevalentemente su quello. Ad esempio su questo tuo ultimo ci sono due punti che mi hanno colpito particolarmente -ed uno di questi lo voglio “coltivare” di mio- e sono: 1. i rimpianti, mi sto attrezzando, ho ordinato “Il metodo Sticazzi”, penso mi aiuterà molto in questo senso ;-) e 2. la distinzione, apparente, tra pecore bianche e pecore nere, dove le pecore nere molto spesso sono “conformiste” allo stesso modo delle pecore bianche, anche se in maniera opposta. Due facce della stessa medaglia, come appunto hai sottolineato!
Sono aspetti che molto spesso non approfondiamo a sufficienza fino a ché magari non capita l’occasione di farlo: ed allora ben vengano i tuoi, e magari anche i nostri, imput che possono o meno confermare, o meglio ancora sviluppare, alcune nostre più o meno latenti “sensazioni” ;-)
Questo é forse una delle pochissime tappe della crescita personale che posso saltare,perché il chissenefrega-di-cosa-pensano-gli-altri è una tecnica che padroneggio alla grande ;) Nel momento in cui sto per fare o dire qualcosa che so per certo mi farà perdere punti agli occhi degli altri mi pongo questa semplice domanda: cosa mi fa felice e aumenta la stima che IO ho di ME stessa? Perchè se rinuncio a una mia idea o un mio bisogno per far contenti gli altri sto mandando un messaggio al mio cervello,e cioè che le mie idee non contano o sono sbagliate
Mi sembra un’ottima domanda Francesca.
Molto spesso, come sottolineato nel post, i fautori del “Chissenefrega-di-cosa-pensano-gli-altri” in realtà cercano spasmodicamente di distinguersi, di sentirsi speciali. Trovo invece che la tua domanda sia molto incentrata sulla crescita personale del singolo individuo.
Andrea.
Ciao Andrea! Ti seguo da tanto tempo ma è la prima volta che commento, perchè questo articolo è capitato proprio nel momento giusto. Concordo con quello che dici nell’articolo, però mi rimane un dubbio. Come fare quando seguire i gusti e i desideri degli altri limita il nostro essere ma allo stesso tempo ci porta dei vantaggi? Avere la botte piena e la moglie ubriaca spesso non è possibile e devo ammettere che spesso, ultimamente, mi trovo a dover prendere delle decisioni senza essere autenticamente me stessa al 100%, perchè so che il compromesso che sto facendo mi porta un po’ più avanti nella strada verso chi voglio diventare e cosa voglio ottenere. Cosa ne pensi?
Mi permetto di dire la mia.
Nel tuo intervento hai usato una parola importante e significativa a mio parere: compromesso.
Quando ero più giovincello questa parola mi suscitava un senso di repulsione molto forte, e come me penso risultasse a tanti: il compromesso infatti generalmente è sempre visto come un atteggiamento riprovevole, un qualcosa di negativo che deve essere “combattuto”. Ho sempre pensato che nella vita avere un atteggiamento vincente significasse essere “tutto d’un pezzo”, avere il coraggio di prendere decisioni chiare e decise.
L’esperienza mi ha però insegnato che non è così.
Spesso ci vuole molta più forza di carattere nell’accettare un compromesso che nel “dire quello che si pensa”: sembra paradossale ma è così. A volte ci facciamo abbagliare dal nostro ego, dall’impulsività, e REAGIAMO alla situazione del momento giustificando poi questo nostro comportamento in vari modi: siamo indubbiamente molto bravi nel raccontarcela! ;-)
Purtroppo gli anni in più ti portano a capire che quello che per un certo periodo ti sei raccontato, vantandoti per la tua “integrità” e la tua capacità di non esserti fatto sottomettere, in realtà non era nient’altro che l’incapacità di affrontare una situazione che metteva a nudo qualche lato del tuo carattere che non ti piaceva confrontare.
Ecco allora che quello che inizialmente rifiutavamo come la peste, e cioè il “compromesso”, sarebbe potuto essere invece un’occasione per mettersi alla prova in maniera completa e profonda: e questa sì che sarebbe una vera dimostrazione di forza di carattere utile per un’ulteriore crescita interiore.
Ovviamente ogni caso è una storia a sé, ma spesso ci si dimentica che nella vita la via più facile è quella che ti porta INESORABILMENTE al fallimento.
Ciao Liquorice: adattarsi agli altri porta sempre un vantaggio e, al contempo, la libertà ha sempre un costo. Se ci trovassimo di fronte ad una scelta scontata, in cui da una parte ci sono tutti i vantaggi e dall’altra tutti gli svantaggi, non staremo qui a discutere di queste cose.
Mi piacerebbe che questi post aiutassero il lettore a prendere consapevolezza di ciò che ritengono più importante tra le molte alternative.
Detto questo, spesso siamo convinti che comportandoci in un determinato modo otterremo i nostri agognati risultati. Siamo sicuri? Ho sempre pensato che gli obiettivi in sé non siano poi così importanti: ciò che conta davvero è chi diventiamo nel processo del loro raggiungimento.
A presto,
Andrea.
Complimenti per questo post ricco di verità, è come se mi avessi letto dentro. Purtroppo il timore del giudizio altrui porta a conseguenze ben più serie, è un attimo passare al perfezionismo, proprio per dare il massimo di sé stessi, cercare di avere il pieno controllo della situazione in modo tale da evitare critiche esterne. Inutile dire che tutto ciò prima o poi e in molti casi (per fortuna non sempre) si trasforma in ansia e panico.
Da leggere e rileggere… Grazie!
Ciao Anna,
grazie del commento. Sì, ci ho tenuto a sottolineare nel post il legame tra paura del giudizio degli altri e perfezionismo… spesso chi si sente perfezionista, sotto sotto è quasi orgoglioso di esserlo, ma la realtà è che è schiavo di questa condizione.
Andrea.
Ciao, nulla succede a caso, o a me piace pensare così … ho appena acquistato un libro di Daisaku Ikeda, molto illuminante, si chiama Personalità e carattere.
Grazie e scusate il crossposting ma ci tenevo a incoraggiarvi questa lettura :-)
Grazie ancora Andrea per questo post! :-)
Grazie del consiglio Andrea.
Se può interessarti, ho recentemente creato l’EfficaceMente Book Club: un gruppo chiuso su Facebook in cui scambiarsi consigli di lettura.
Andrea.
non mi sento libera quando devo avere bisogno altri e soffro non acetto
Ciao Andrea,
Complimenti per aver scritto un altro articolo davvero affascinante. Mi piace molto quando nei tuoi articoli inserisci quei cenni storici sul processo evolutivo dell’uomo, la psicologia e tutti quei riferimenti interessanti che secondo me aiutano, e molto, a raggiungere la consapevolezza dei tuoi limiti, di ciò che sei e perché lo sei.
Non avresti un po’ di letture su questo genere di argomenti da consigliare a chi come me vorrebbe iniziare ad approcciarcisi? Considerando le mie conoscenze quasi nulle sugli argomenti avrei ovviamente bisogno di partire dalle basi.
Consigli?
Ciao Gianluca,
i riferimenti messi sono legati alle mie letture/studi di evolutionary psychology.
Nel link che ti ho messo trovi decine di link, video TED, giornali scientifici e altro sull’argomento.
Andrea.
Quello di oggi è proprio un bel argomento, ci ho riflettuto molto ultimamente.
Per me è di cruciale importanza riuscire ad agire senza temere il giudizio altrui, ed infatti ci riesco sempre quando devo fare una scelta e ho tempo per pensarci!
Invece quando devo agire nell’immediato ed ho pochi secondi (o meno di un secondo) per pensare, a volte riesco ad esprimere me stesso mentre altre volte il peso del giudizio altrui mi impedisce di essere me stesso :(
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E’ come se da un punto di vista razionale avessi già ben assimilato il concetto di non temere il giudizio altrui mentre nel mio profondo non fossi ancora convinto
Certi “riflessi” della nostra mente sono duri a morire.
La pratica e lo sviluppo di abitudini efficaci sono le uniche cure.
Andrea.
Grazie sabner per questa tua considerazione. Mi ci ritrovo moltissimo! Anche se la leggo con anni di distanza sarei curiosa di sapere se sei riuscito in questo lavoro di “convincimento”;)
altra cosa: volevo contribuire alla raccolta di questi commenti in quanto li trovo particolarmente utili! Oltre alle rivelazioni di André anche le esperienze ed impressioni di altri esseri umani aiutano a non sentirsi i soli con queste “pippe mentali” ?ma anzi più leggo e più capisco di appartenere a quel tipo di persone sensibili che credono nel cambiamento di se stessi e magari anche qualcosa di più!
Grazie Andrea di tutto, della tua ironia,umiltà e maestria nel trasmetterci ricchi spunti per imparare a conoscerci
Ciao Andrea,
articolo illuminante anche questa settimana, oserei dire propedeutico alla tua guida APP!
Che dire, grazie ancora per tutte le “dritte” che ci dai ogni settimana.
Elisa
Ciao Elisa,
sì, cerco sempre di scrivere articoli a sé stanti per chi si limita a leggere i miei post gratuiti. Penso però sia importante fornire sempre nuovi punti di vista anche a chi acquista le mie guide.
Andrea.
Che me….di articolo è una ca……… Ahha ahaa. Grazie per l’articolo! è quello che ci voleva per questa settimana. Go on!
Me ne infischierò del tuo commento! XD
La paura del giudizio degli altri (assieme, guarda caso, al perfezionismo) è la mia bestia nera. Ci ho lavorato molto ultimamente, ma mi è difficile liberarmene del tutto. Mettersi in testa che non possiamo piacere sempre a tutti è un’ottima strategia. Anzi certe volte, nei confronti delle persone molto lontane da quelli che sono i nostri valori è praticamente un bene non piacere.
Proprio così Marina: potremmo utilizzare questa paura come una sorta di filtro, per aiutarci a capire chi vogliamo intorno e di chi invece possiamo fare a meno.
ANdrea.
Questo tuo commento, Andrea, mi ha aiutato a capire perfettamente una situazione che ho con due ‘amiche’ e il mio senso di inadeguatezza in presenza di loro. La paura come filtro…la mia paura quando sono sotto il loro sguardo e di non essere accettata come una persona autentica, vera, cerco di essere simpatica, di dialogare con loro ma mi rimane sempre addosso un pesante senso di inadeguatezza. Il tuo commento ma portato a scrivere su carta esattamente cosa queste due persone fanno per farmi paura. Queste signore sono di sinistra e criticano e fanno polemica di tutto cio che rappresenta la classe che opprime il proletario (concetto che al giorno d’oggi non credo valga più) e indovina chi sono io…La mia famiglia ha una azienda in cui lavora anche io, viaggio molto, ho studiato all’estero, parlo diverse lingue, sono abbastanza attraente, ho buon gusto e tanti hobby che mi tengono curiosa ed avventurosa…Io di politica ho le mie opinioni ma le condivido raramente e non giudico gli altri per le loro. Sono sempre un punto di discussione per aprire la mente ma bisogna fare queste discussioni con persone già aperte di mente altrimenti… Pero io sono già segnata in partenza con queste persone, non ti danno una chance perché nella loro mente io sono una ‘nemica’, sono ‘perfetta’, io non ho problemi, e, of course, me la tiro!!! Non importa quanto io possa fare rimarrò sempre una snob. Andrea, con il tuo commento ho capito che devo affrontare questo giudizio in me sessa di me stessa e smettere di vergognarmi perché ho qualcosa in più degli altri…come se non ne avessi diritto. Smetterla di sminuirmi o rendermi più piacevole o ‘semplice’ per poter essere accettata da persone come queste due signore. Conquistare questa sensazione di essere un impostore e valorizzare la mia differenza.
Articolo perfetto! e tempismo perfetto! Una ventata di ossigeno per il mio cervello!
E concordo con il commento di Leonardo nel dire che solo alcuni giudizi/pareri li voglio, il parere costruttivo di chi per me conta. Per migliorarmi.
Grazie Andrea!
E “Buon miglioramento” a tutti! :)
Grazie a te del commento Gabriella,
a presto.
Andrea.
Cronache universitarie mensili:
Temo il giudizio degli altri, nella fattispecie il giudizio del professore che mi esaminerà.
Temo il MIO giudizio negativo a seguito di una mia défaillance.
Allora rimando al prossimo appello, perché sento di avere bisogno di più tempo per assimilare, memorizzare, terminare il programma. La prossima volta sarà sicuramente la volta buona.
Passano i giorni.
Temo un eventuale giudizio negativo del professore.
Temo il mio giudizio negativo.
Non riesco a studiare tranquilla. Ho paura di fallire di nuovo. Di nuovo ansia. Di nuovo procrastinazione.
É un circolo vizioso.
Mi chiedo: sono più schiava del giudizio degli altri o del mio auto-giudicarmi?
Da dove devo ripartire per darmi io per prima una chance?
Grazie per il tuo lavoro Andrea, e per la tua generosità nel mettere le tue competenze così a disposizione di tutti. Anche se questa é la prima volta che scrivo, ti seguo da anni e le tue parole mi sono state d’aiuto in più di un’occasione. GRAZIE.
Grazie a tutti per i commenti. Vedo che questo post ha fatto “centro”. In settimana cercherò di rispondere ai singoli commenti.
Buona serata,
Andrea.
Grande Andrea, questo e’ il mio primo commento dopo molto tempo che ti leggo; volevo semplicemente dirti che sei un Grande. Proprio in questo periodo sto lavorando su questo aspetto, e sto leggendo “le vostre zone erronee”, con grandi risultati; prima mi preoccupavo spesso di quello che pensavano gli altri; oggi la preoccupazione e’ quasi inesistente.
Andrè sei un grande! Questo è quello che subito penso quando leggo quello che scrivi. E’ incredibile come ciò che scrivi sembra essere tutto in collegamento. Questa settimana ho iniziato il quarto modulo di APP, proprio quello che tratta anche di come fregarsene del giudizio degli altri, e oggi che articolo mi ritrovo?? ma poi tutta la guida di APP e gli esercizi mi sembrano connessi fra loro. Ogni volta è un passettino in più, se non ci arrivo prima a una cosa mi ci fai arrivare subito dopo! Riflette davvero bene il titolo che poi hai scelto di dare, Autostima PASSO PASSO. Il tuo Efficacemente è la scoperta migliore che avessi potuto fare!
Caro Andrea, tutte esatte e illuminanti le cose che hai detto a proposito della paura di essere giudicati, e per completare il tuo bellissimo articolo mi permetto ricordarti che hai guardato a una sola faccia della medaglia: se esiste una paura del giudizio, vuol dire che questa paura serve sicuramente a qualcosa, ossia non è sempre da considerare negativamente. Anzi, come tutte le paure, se non ci fossero bisognerebbe inventarle!
Se non ci fosse la paura del giudizio, sicuramente i rapporti sociali e familiari sarebbero molto tesi e precari e le carceri sarebbero ancora più affollate… La paura di essere giudicati serve quando i desideri poco etici.
Per farla breve, la paura del giudizio, come tutte le paure, come tu stesso sai molto bene, diventa nociva o negativa soltanto quando è esagerata. E dunque, come sempre, “In medio stat virtus”!
Esattamente ma non solo: la “paura” a volte è un segnale che ci indica dove si deve lavorare più duramente per liberarci di un nostro limite, se così non fosse saremmo già “perfetti” e dunque nessun lavoro sulla nostra crescita interiore avrebbe alcun senso.
Il senso dell’articolo di Andrea TEORICAMENTE è corretto, ma lo sarebbe anche praticamente se ognuno di noi fosse in una condizione psicoemozionale “ideale”, condizione che purtroppo invece non appartiene a nessun essere umano, e dunque per cercare di capire dove questa paura cozza contro la nostra “naturale” resistenza al cambiamento bisogna prima di tutto mettere al centro del nostro interesse l’umiltà e la VOLONTA’ di mettersi in gioco, altrimenti rischiamo di confondere le cose rimanendo schiavi dei giochetti messi in atto dal nostro ego il cui unico scopo è quello di preservarne la propria sopravvivenza.
Mi é piaciuto molto questo articolo e per questo ho realizzato la corrispondente mappa mentale
https://plus.google.com/111501484232693207336/posts/5JGvrfiVw3M
L’idea era interessante, l’articolo è ben scritto, ma per favore, la prossima volta evita di mischiare a casaccio l’antropologia (e in minima parte la sociologia)!
Non dico che tu non debba parlarne, ma è bene informarsi meglio la prossima volta…
Tanti saluti e buon lavoro. :-)
Ciao Sara,
grazie del commento. I riferimenti evoluzionistici come spiegato in alcuni commenti fanno riferimento agli studi di evolutionary psychology. Nello specifico sono anni che mi interesso alle ricerche di Leda Cosmides e John Tooby dell’Università della California. Il fatto che nei miei post abbia scelto di tenere un tono leggero, scanzonato, ironico, non significa che dietro certe affermazioni non ci siano studi e approfondimenti. Essendo un ingegnere e non un psicologo, cerco di avvicinarmi a queste tematiche con molta umiltà, ma sempre con il rigore scientifico che mi è stato insegnato nel corso degli studi e del mio lavoro: mi spiace spesso non vedere la stessa umiltà da parte di persone che dovrebbero essere esperte proprio di queste tematiche.
Detto questo, sono qui per imparare, se avrai voglia di linkare ricerche che contraddicono quanto ho riportato o solamente lo arricchiscano, sarei felice di continuare ad approfondire :-)
Tanti saluti e buon lavoro.
Premetto che io non sono un’antropologa, ma da studentessa la studio e ti posso dire che c’è una piccolissima inesattezza, che penso tu l’abbia fatta per far capire il concetto e/o per arrivare direttamente al punto della questione: “nel paleolitico chi viveva in un gruppo di cacciatori e raccoglitori aveva una probabilità di sopravvivenza più elevata rispetto ai “lupi solitari”” fin qui tutto ok ma poi mi dici che “Solo grazie alla specializzazione dei singoli individui e al loro coordinamento, un gruppo di umani poteva avere ragionevoli possibilità di sopravvivere in un ambiente ostile”
La frase di per se non è sbagliata, ma lo è il contesto, mi spiego brevemente: il coordinamento, la specializzazione delle attività dell’uomo e la sedentarietà si avranno solo con la nascita dell’agricoltura (e con la frutticoltura). Nel momento in cui l’uomo era raccoglitore e cacciatore non aveva bisogno di un coordinamento della attività, poiché queste erano tutte finalizzate al breve periodo (insomma “vivevano alla giornata”) e che tutti svolgevano. La specializzazione, invece, si ha con l’agricoltura perché bisognava aspettare molto tempo per avere il raccolto, che per di più aveva bisogno di maggiori cure e quindi mentre il contadino andava a prendersi cura del campo, qualcun’altro andava a caccia, qualcun’altro ancora costruiva gli utensili ecc.
Buona giornata. :-)
p.s. non volevo l’intervento non era finalizzato a far vedere quanto sono brava o a fare la perfettina, ma solo per aiutare. Insomma non è una attacco alla tua persona e al lavoro che fai; anzi, sei una delle poche eccezioni (nel campo della crescita personale) che non altera la scienza solo per gettare acqua al proprio mulino (e quando mi capita di vedere queste persone mi girano sempre un po’ le pale eoliche!)
..mi dispiace dirlo, ma c’è modo a modo di dire o proporre il proprio punto di vista, specie quando non siamo nemmeno sicuri di avere compreso bene quello che intendeva dire l’autore sul argomento: tu non sei stata tanto gentile e umile nel tuo modo di commentare. Quindi non servono più a nulla tutti questi commenti ‘post disastro’.
Grazie davvero per la precisazione Sara, ho particolarmente apprezzato questo tuo secondo commento. Per quanto riguarda il coordinamento e la specializzazione, queste fanno riferimento al modo in cui venivano organizzate le battute di caccia e sulla differenziazioni di ruoli che avevano uomini e donne anche durate il paleolitico.
Grazie ancora per il contributo, credo possa essere molto di aiuto per chi legge l’articolo.
Andrea.
La mia vita ,tutti i miei 54 anni sono stati condizionati dalla paura delle persone e soprattutto dal terrore di relazionarmi con le donne.Se una ragazza mi piace anche tanto non riesco a scambiarci due parole.Invece verso quelle cui non provo interesse riesco a stabilire una certa comunicazione (ma solo se non sono belle).A causa di questa fobia non esco mai,non ho amici,vivo in totale solitudine.Odio il mio lavoro perché mi costringe a stare in mezzo a delle persone per la maggior parte donne.Non sono mai andato ad una festa,non ho mai ballato con una ragazza.Le mie colleghe mi prendono per il culo per quanto sono sfigato,per non parlare dei maschi.Non dirmi di seguire una terapia.Sono stato in terapia per quindici anni (da nove psicologi diversi)e soffro pure di disturbo bipolare.Non so farmi rispettare ne maschi ne dà donne.Ultimamente ho sempre il pensiero di suicidarmi ,ma non voglio recare un dolore così grande ai miei e a mia sorella.Vivo nell’ansia di svegliarmi la mattina e affrontare la gente.
“Per quanto riguarda il coordinamento e la specializzazione, queste fanno riferimento al modo in cui venivano organizzate le battute di caccia e sulla differenziazioni di ruoli che avevano uomini e donne anche durate il paleolitico.”
Mea culpa, allora! :-D
ciao andrea
nel mio paese la gente giudica e come sarà che non hanno niente da fare, ma ti posso assicurare che bisogna stare attenti ad ogni azione che si compie ,altrimenti tutto il paese lo viene a sapere.
Bell’articolo Andrea!
Hai mai provato a scrivere qualcosa sull’ansia da palcoscenico? Io spesso canto ad alcuni spettacoli e il 40% delle volte ne sono sopraffatta..credo abbia molto a che fare con la paura del giudizio, no? :) Un abbraccio e grazie per voler condividere con noi le tue perle!! I tuoi articoli sono a dir poco EFFICACI! ;)
Ciao Andrea, trovo il tuo articolo e il tuo blog estremamente interessanti. Sono un musicista e come molti altri non nego che mi sono “cagato addosso” (in senso metaforico) le prime volte che mi sono esibito. Ora va un po meglio, ma comunque… credo una cosa. La radice di questa paura maledetta secondo me può anche derivare da altri fattori, come ad esempio il fatto che se vieni schernito da bambino o isolato o comunque considerato diverso tendi ad amplificarla ed almeno nel mio caso non riesco a liberarmene in alcun modo. Sono sempre stato un fenomeno a scuola e per questo sono stato sempre “usato per ottenere risultati” e mai incluso in una cerchia di amici. Ogni volta che provavo a fare qualche cosa di “inusuale” per uno che studia sempre sono sempre stato deriso e prima che riuscissi a farmi dei veri amici ci ho messo molti anni. Io so che dentro di me posso sbattere in faccia i miei risultati a chiunque sapendo con certezza di aver fatto meglio, ma anche se lo facessi questo non cancellerebbe le cicatrici del mio carattere. Forse un’educazione diversa insegnerebbe alle persone a rimuovere questo neo che ha rovinato la carriera e/o la vita di chissà quanta gente.
Ciao Andrea,
leggo da un bel po’ i tuoi articoli, ma è la prima volta che commento. Mi piace davvero tanto il tuo articolo, ti devo confessare che molte volte leggerli è stata una vera rivelazione. In passato ho dato troppa importanza a ciò che gli altri pensavano di me, e proprio come hai detto tu lasciavo tutti i sogni a fare la muffa nel cassetto, adesso vedo già dei miglioramenti, ho aperto un blog. Prima non avrei nemmeno avuto il coraggio di pensarlo :) Insomma sto scoprendo sempre di più che dentro di noi c’è un potenziale che spesso per timore si soffoca. Grazie per i tuoi post :)
Ciao Andrea!
complimenti per il sito prima di tutto: è uno dei pochi che aggiunge qualcosa di utile fra le migliaia di blogs italiani..
Riguardo all’argomento dell’articolo: personalmente credo che fra gli errori che hai citato il peggiore sia quello di cercare di piacere a tutti. È impossibile e ti porta solo ad essere sempre infelice. Ognuno ha il proprio carattere e le proprie idee che non possono essere condivise da tutti ovviamente.
Saluti ;-)
Ciao a tutti,
debutto su EfficaceMente (che ho scoperto e sto divorando da un paio di giorni) con questa mia considerazione sulle recondite implicazioni retrostanti il timore del giudizio altrui.
Di fondo siamo dei paraculi… o paracubi direbbe Andrea :-)
Le persone hanno tutte una loro storia complessa di cui noi siamo, nel 99% dei casi, completamente all’oscuro. Ognuno si è creato un proprio modo di concepire la realtà e il giudizio nei nostri confronti ne è completamente plasmato. Ne consegue che, tenendo conto della sua realtà percepita, l’eventuale giudice ha tutto il diritto di pensare di noi qualsiasi cosa ritenga opportuna. Proprio perchè dipende dal proprio modo di percepire il mondo che probabilmente è in contrasto col nostro.
In fondo chi siamo noi per pretendere che la pensi diversamente?
Nessuno. O meglio: uno.
Uno che agisce in coscienza e se ne prende TUTTE le responsabilità.
Quando invece ci preoccupiamo/addoloriamo per ciò che qualcuno potrebbe pensare di noi, non stiamo facendo altro che scaricargli addosso le nostre responsabilità. Noi per primi sentiamo il peso di ciò che siamo e, da bravi paraculi, chiediamo agli altri di avallare il nostro essere. Non ce la facciamo ad autosostenerci e quindi ci appoggiamo al prossimo.
Ecco che alle critiche ci arrabbiamo, deprimiamo, allontaniamo… come bambini.
S’è capito qualcosa? No?
PAZIENZA :-)
Buone cose a tutti!
Gianmaria
Non credo sia così
Soltanto quattro parole:
QUESTO ARTICOLO È EPICO!!!
Grazie dell’articolo, sempre utilissimo e interessante! :)
Ciao Andrea, avevo bisogno di leggere un articolo come questo. Mi sono accorta di soffrire di questa paura. Da sempre. Si attenua quando conosco da più tempo le persone. Ma se sono amici di amici o amici a cui non confido me stessa al 100% o sconosciuti , l’ansia sale a mille.
E stasera dovrei uscire : ho cercato di capire di più questa ansia che mi sale man mano. E magicamente inciampo nel tuo sito. Ho sorriso, ho pensato ‘Ma Andrea ne sa anche di questo problema???’ e leggo.
Mi ha dato sollievo,e man mano che concordato con il tuo articolo, anche più agitazione.
Ho deciso che uscirò lo stesso perché nessuno mi mangerà, ci sarà anche una mia carissima amica e cercherò di stare calma. Magari gliene parlerò anche (finora non avevo avuto la consapevolezza che il mio fosse un problema, ma più timidezza ‘umorale ‘).
Sperio di riuscire ad affrontare anche questo aspetto per migliorare la mia vita.
Molto utile
Interessante questo post, Andrea!
Seguendo gli aforismi citati in questo post perderei il lavoro in cinque minuti.
Che lavoro fai, se posso chiedere?
Lavoro in un una azienda alimentare da 26 anni.E un azienda abbastanza nota.
Complimenti Andrea, un grande articolo!!! Penso che ognuno di noi sia stato abituato sin da piccolo al giudizio altrui. Forse, per qualcuno è stato addirittura educativo… es. Guai se gli altri mi dicono che non ti comporti bene….una specie di spada di Damocle sulla testa. Però, a volte il giudizio è importante e dargli la giusta importanza è fondamentale per il miglioramento…Non a caso, oggi esistono sondaggi, si considerano gli aspetti negativi come grandi opportunità da sfruttare. Solo se si analizzano gli aspetti critici si può migliorare. Io ti ringrazio proprio per questo. Da quando ti seguo e leggo i tuoi articoli, noto che, indirettamente esprimono giudizi su abitudini e comportamenti che fanno soffrire la nostra esistenza. Grazie ad una lettura attentata di questi scritti permette di confrontarsi e stimola l’azione al mutamento. Secondo dopo secondo, passo dopo passo si spolvera dentro la motivazione intrinseca che ci fa viaggiare a testa alta con i nostri valori e le nostre emozioni. Grazie
ciao Andrea, è da un po’ che ti seguo ma non ho mai commentato prima… lo faccio adesso perchè l’argomento che tratti in questo articolo mi rispecchia molto… anche io soffro del giudizio degli altri, anche se spesso mi dico di no… in quello che scrivi mi ci ritrovo al 95%… l’unico punto su cui non trovo corrispondenza è l’interpretazione di un ruolo. E’ vero che tendo ad essere Miss Perfettina e cerco, spesso per un meccanismo del tutto inconsio, di piacere alla maggior parte delle persone con cui ho a che fare, tuttavia non mi rendo conto di interpretare un ruolo, soprattutto riguardo a quello che voglio, che penso e che dico… difficilmente la gente riesce a farmi fare cose che non voglio e ancor pi difficilmente sto zitta se non mi va o non condivido qualcosa… ritenendomi quindi una persona autentica e schietta, mi viene da chiedere: come è possibile essere autentici e al contempo soffrire il giudizio degli altri? … il risultato dell’essere pane al pane e vino al vino, il più delle volte è l’essere soli… perciò spesso mi chiedo se davvero conviene…
Se davvero ti conviene credo lo sai solo tu….essere schietti e quindi essere da soli …siamo pecore rare….ma cmq se vedi la gente tende a fidarsi di quello che diciamo non abbiamo falsità quando parliamo a favore o a torto di chi ci può sembrare più o meno simpatico. Poi cmq trovi quello che ci dà contro per partito preso perché secondo me non ha una vita sua; quindi perché preoccuparsi? Basta stare bene con se stessi e i problemi se lì affrontano giorno dopo giorno. Anch’io soffro di ansia non era nel mio dna me l’hanno fatto avere.
Cena da amici, la padrona di casa chiede a tutti noi com’era il pesce, e tutti “davvero molto buono” in realtà era immangiabile, io sono stato l’unico a dire che in realtà era troppo asciutto.
Dopo cena, mi hanno preso da parte per riprendermi sul fatto che ho sbagliato a dire che non era buono, a tutti non è piaciuto, ma era meglio dire una bugia.
Preferisco morire solo che con falsi amici.
Complimenti per l’articolo, da stampare e appenderlo all’ingresso di casa.
Charlyone
era proprio il post che avevo bisogno di leggere =D
E come la mettiamo con il giudizio di una madre? quello si che pesa ed è difficile emotivamente non sentirsi toccati
Ottimo articolo, come tanti altri sul tuo sito del resto.
Soprattutto, ho trovato illuminante una frase del secondo paragrafo: “Se ti guardi intorno spaventato prima di compiere qualsiasi azione o prima di proferire qualsiasi parola, come pensi anche solo lontanamente di poter aspirare a traguardi ambiziosi?”.
È vero, troppo spesso ci poniamo obiettivi personali più o meno ambiziosi ed “esaltanti” senza renderci conto di quel che in realtà siamo oggi e di ciò di cui davvero avremmo più bisogno per migliorarci.
Ciao Andrea.Complimenti per il blog :) Avrei bisogno di un consiglio: è un pò di tempo che mi sento giudicata dal mio ragazzo, magari lui mi fa una battuta, oppure mi dice, nel modo più tranquillo in assoluto, che una determinata cosa di me non gli piace e io parto con le litigata perchè mi sento attaccata e giudicata e, dato che sono molto insicura di me stessa, tendo a difendermi in malo modo. Lui è il primo che mi dice che devo smettere di essere insicura, ma il fatto che debba mettermi in discussione solamente io mi fa andae in bestia. Non potrebbe lui ogni tanto accettare il fatto che sono insicura e darmi ragione? Lo so che lui lo fa per aiutarmi, ma forse lo fa nel modo sbagliato oppure questa cosa la devo gestire da sola.. Che dovrei fare secondo te?
Grazie in anticipo :)
Essere se stessi, senza paura del giudizio degli altri, vuol dire semplicemente crescere, diventare adulti e prendersi carico fino in fondo della propria vita, senza tremare di fronte all” orror vacui” che si prova quando ci si rende conto della propria radicale solitudine esistenziale. Il non farlo ci fa vivere come dei bambini, che delegano agli altri la responsabilità delle proprie scelte… e paradossalmente, solo se si accetta fino in fondo la propria solitudine si riesce a comunicare e ad instaurare rapporti autentici con gli altri.
Per vivere senza la paura del giudizio degli altri,bisogna fare pace con se stessi,accettare come buoni amici: pregi difetti e spigoli della propria personalità, vivere nel presente ogni momento senza paura di espremire quello che ci portiamo dentro,ma soprattutto imparare che anche gli altri hanno lo stesso problema…Io ad esempio sono consapevole di non essere apprezzata da molti,ma non mi interessa ,per ogni persona che mi critica altre mi apprezzano o mi invidiano perchè sono libera
Ciao Andrea, come sempre i tuoi articoli mi sono di grande aiuto… Io ho sempre fatto parte di quella fetta di mondo che vuole fare la pecora bianca, ma la verità è che non ci sono mai riuscita perché la mia personalità autentica è molto forte e alla fine finisco per non riuscire a non stare da nessuna parte…Però ho sempre avuto paura del giudizio altrui e soprattutto, non riesco ad accettare i “NO”, i rifiuti… Sicuramente cercherò di seguire i tuoi consigli!
Io ho smesso di dire quello che penso ormai da tanti anni. Lo so che può sembrare esagerato ma quando dici delle cose sensate e le persone ti deridono o parlano senza conoscere l’argomento, inizi a capire che è una perdita di tempo. Sono stata sempre anticonformista e questo mi ha fatto allontanare dalle persone. Diciamocela tutta…una persona che non fuma,studia, chiede domande all’insegnante durante le lezioni o fa discorsi seri e si informa non è considerata ‘trendy’. Quindi tengo i miei pensieri per me e devo dire che mi sento molto meglio. Non è una questione di superiorità, assolutamente. A mio avviso non puoi creare delle relazioni interpersonali con persone che hanno passioni e interesti diversi dai tuoi. Io almeno non riesco.
Ps: leggo tutti i tuoi articoli, sono molto interessanti e fonte di ispirazione. Grazie Andrea della condivisione!!
Andre! mi ci rivedo tantissimo in questo articolo. la paura di essere giudicata è stata sempre una mia debolezza. So perfettamente che dipende tutto da me, infatti sto cercando di fare del mio meglio per combattere questa “paura”. Succedeva spesso al lavoro di dire sempre di si a tutto, per paura che il mio capo pensasse non fossi capace di svolgere il mio lavoro come si deve e spesso mi ritrovavo nella situazione di essere sovracarica di lavoro e di rimanere fino a tardi per finire quello che mi ero impegata a fare. Ora se vedo che sono tanto presa, dico al mio capo che in quel momento ho già le mie cose da fare e che se non è urgente quello che mi chiede lo farò in un altro momento, Devo dire che ora sta andando molto meglio anche perchè sono meno stressata e faccio il mio lavoro tranquillamente.
grazie Andrea per questo articolo.
Ciao :)
la mia paura del giudizio altrui arriva dalla mia famigia. Mio papà ha sempre avuto come abitudine quella di giudicare negativamente per un motivo o per l’altro tutto e tutti. Anche io mi sono da sempre trovata di fronte a giudizi innanzitutto non richiesti e molto spesso totalmente lontani da ciò che era la verità. Lui, non cambia, ho tentato più e più volte e non solo io di dirgli “cerca di metterti nei panni degli altri” oppure “questa cosa non la puoi sapere” ma niente da fare.
Però questo ha condizionato me da sempre. Ho sempre rinunciato ad espormi (in qualsiasi cosa) per evitare il giudizio e il rifiuto altrui. Ora però mi sono stancata. Voglio poter essere me stessa senza sentirmi sempre gli occhi ed i giudizi degli altri addosso. Giudizi che magari nemmeno esistono!! è difficile però.. perchè il giudizio ha sempre fatto parte della mia vita anche quando non era rivolto a me.
Caro Andrea,
siamo proprio tutti sotto la stessa campana, credo si nelle leggi di attrazione, ma credo ancora di più che ci comportiamo spessissimo tutti allo stesso modo e coloro i quali seguono il tuo blog hanno tanti comuni denominatori. Il tuo articolo probabilmente è azzeccato per il 90% dei tuoi lettori, il rimanente 10% ha già fatto questo click. In questo particolare momento della mia vita, hai nuovamente azzeccato al 200% lo stimolo per farmi agire. Grazie ancora Andrea per il tuo sostegno e per avermi aperto gli occhi negli ultimi 3 anni. Buon estate
Alessia
Ciao Alessia, felice che ti sia stato di aiuto :)
Grazie per i tuoi eccezionali articoli, sono delle lame che vanno a scalfire le nostre corazze protettive e con la tua sana ironia è sempre un piacere leggerli!
Grazie a te del commento Patrizia!
Carissimo Andrea,
sto vivendo un momento davvero difficile nella mia vita. Sono arrivata al tuo articolo perché appunto riflettevo sulla paura del giudizio degli altri nei confronti delle mie scelte personali.
Da un’analisi del mio passato, dei miei trascorsi, dei miei bisogni e desideri che iniziare un lavoro come escort è la risposta ad una serie di problemi, anche relazionali, vissuti negli anni. Non dettata da un bisogno necessariamente economico, ma in un lavoro che già faccio GRATIS.
Però ho paura di lasciare la mia attuale vita che comunque non mi soddisfa affatto, fatta di bugie e attività nascoste, semplicemente per una vita in cui accetto me stessa. Il problema, come potrai capire, è che questa scelta è ‘particolare’ e che porta con sé una discriminazione sociale difficile da gestire.
Uffa…
Una scelta di questo tipo non credo comporti solo una discriminazione sociale. Credo che sia molto “pesante” anche a livello personale, quindi rifletti bene prima di prendere questa scelta.
Quanta fuffa.
Grazie mille, ottimi spunti
Potreste cancellare questo commento? Ero in un periodo difficile, e non mi rappresenta più. Chiedo scusa per averlo pubblicato a suo tempo e per il disturbo.
Era rivolto a “quanta fuffa” sopra, non a questo ovviamente, c’è stato un errore
Grazie. Diretto all’obiettivo. È un pensiero che oggi mi girava nella testa e dopo averlo scritto nel mio diario dei pensieri.. mi chiedevo alla, fine da dove nasce il giudizio… E poi subito dopo sei apparso tu, con non solo la spiegazione ma anche due dritte per capirlo, imparare a gestirlo in quanto depotenziante e mandarlo a quel paese, perché alla fine è vero conta ciò che siamo, come siamo capaci di esprimerci e ciò che ci piace. Grazie. Veramente.
A te per il commento :)
Grazie, avevo bisogno di questo articolo.
Mi ha aiutata moltissimo. Grazie di cuore!
Ne sono molto felice Pamela. A presto.