Se sai come funziona la tua memoria, impari a farla funzionare: nello studio e nella vita.
“La felicità non è altro che una buona salute e una pessima memoria.”
Albert Schweitzer.
Immagina questa scena. Sei davanti al bancomat, dietro di te una fila di persone impazienti, e all’improvviso il vuoto: non riesci più a ricordare il tuo PIN. Arrivi al locale con quei 4 spicci che ti rimangono in tasca, saluti tutti (o quasi)… ecco di nuovo quel vuoto!
Come diamine si chiama la nuova amica di Sara?! Niente da fare, vi siete già presentati due volte ma non riesci proprio a memorizzare il suo nome. Passi la serata appioppandole i soprannomi più assurdi, nella speranza che qualcuno la chiami per nome: lei capisce e ti sotterra insieme al tuo imbarazzo.
Con la coda tra le gambe te ne torni a casa: domani mattina hai un esame fondamentale. L’indomani ti presenti davanti al Prof. pronto a sostenere il tuo esame e… boom!
Il vuoto torna inesorabile: ti sei dimenticato proprio quel paragrafo, stecchi la domanda chiave e te ne vai con un misero 19.
Sounds familiar? I vuoti di memoria sono un classico tra gli studenti e non solo. Quasi tutti sono convinti che sia colpa dei propri geni: in fondo, con una buona memoria si nasce, giusto? Sbagliato! Anche la memoria, come molte altre abilità mentali, può essere appresa e migliorata.
Ciò di cui hai bisogno è capirne i meccanismi base e le tecniche che ti aiuteranno a rafforzarla ogni giorno. Nell’articolo di oggi vedremo come funziona la tua memoria e 3 tecniche pratiche per migliorarla quotidianamente.
Come il tuo cervello memorizza le informazioni
Ti sei mai chiesto cos’è un ricordo? Dove vengono memorizzate le informazioni che apprendiamo? Come riusciamo a richiamare alla mente ciò che memorizziamo?
Il processo di memorizzazione è riconducibile al comportamento di neuroni e sinapsi. I neuroni sono le cellule che compongono il nostro cervello; ognuno di noi ne ha più di 100 miliardi! Le sinapsi sono invece le “autostrade” che collegano tra loro i diversi neuroni, creando le cosiddette reti neurali.
Quando un ricordo viene richiamato alla mente, un gruppo di neuroni inizia ad inviare dei segnali elettro-chimici attraverso le sinapsi, secondo una specifica sequenza.
Un ricordo dunque non è altro che una rete neurale che si attiva secondo una precisa sequenza. Più una rete neurale viene attivata nel corso del tempo, più il ricordo associato sarà radicato nella nostra memoria.
André, bella sta lezioncina, ma io ho un tomo di 800 pagine che mi aspetta: che faccio, un corso motivazionale per i miei neuroni?! Ho bisogno di tecniche di memorizzazione pratiche!
Il fatto che un ricordo sia legato all’attivazione di una specifica rete neurale è un’informazione che può davvero fare la differenza nella tua carriera universitaria (beh, sempre che utilizzi il metodo di studio giusto!). Vediamo dunque come questi meccanismi biochimici possano effettivamente aiutarti a prendere quel bel 30 e lode ;-)
1. Rileggere vs. Ripetere: il metodo della prima lettera
Il metodo di studio di molti universitari consiste nel rileggere fino alla nausea il materiale dell’esame. Bene, questo metodo non serve ad una beneamata cippa fritta! Te lo dimostro scientificamente: leggere o rileggere un paragrafo attiva una rete neurale diversa dalla rete neurale associata alla memorizzazione di quello stesso paragrafo.
Tradotto in parole povere: se rileggi un testo, sarai semplicemente più bravo nella lettura di quel passaggio. Se vuoi davvero memorizzare quel testo devi ripeterlo mentalmente, senza aiutarti con la “stampella” della rilettura.
Questo significa che quando studi devi leggere 1-2 volte, con la massima concentrazione, e poi iniziare subito a ripetere tutto ciò che riesci a ricordare. In questo modo, non solo risparmierai un sacco di tempo, ma finalmente rafforzerai la rete neurale associata al ricordo e non quella della lettura. Tutto chiaro? Vediamo un applicazione ancora più “spinta” di questo principio.
Immagina di dover imparare a memoria, parola per parola, una determinata definizione (magari l’articolo di una legge o una formula di biologia). Come abbiamo visto, continuare a rileggere non serve a granché.
In questo caso, possiamo utilizzare il metodo della prima lettera. Questa strategia è molto semplice e consiste nel riscrivere un determinato passaggio, riportando solo la prima lettera di ogni parola e poi studiare la sequenza di lettere ottenuta. Ti faccio un esempio pratico, utilizzando l’Art. 3 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Art. 3 della Costituzione Italiana.
Applicando il metodo della prima lettera otterremo questa sequenza di lettere
T i c h p d s e s e d a l, s d d s, d r, d l, d r, d o p, d c p e s.
Art. 3 della Costituzione Italiana (prima lettera).
Ottenuta la sequenza di “prime lettere” (trovi un convertitore automatico alla fine di questa pagina) non devi fare altro che rileggerla 3-4 volte, cercando di ricostruire mentalmente il testo originale. Questo semplice stratagemma costringe il tuo cervello a rafforzare di volta in volta la giusta rete neurale, ovvero quella associata al ricordo e non quella della lettura. Fico, vero? ;-) Vediamo ora un’altra interessante strategia per migliorare la tua memoria.
2. Memorizzare grazie al tuo stato d’animo
Ricordi quando ti ho parlato della formula segreta della memoria? Uno degli elementi essenziali della formula erano le emozioni. Esistono numerosi studi scientifici sul legame tra ricordi ed emozioni. Ma non servono dimostrazioni scientifiche per convincersi di quanto stati d’animo e memoria siano legati tra loro: scommetto che ricordi esattamente dove ti trovavi o cosa stavi facendo l’11 settembre 2001 o durante la finale dei mondiali del 2006. Dico giusto o ho ragione?
Più è stata forte l’emozione che abbiamo provato, più il ricordo si è radicato nella nostra memoria. Se vogliamo richiamare alla mente un determinato ricordo è dunque sufficiente rivivere lo stato d’animo che abbiamo provato.
Eh, vabbé Andrè, più facile a dirsi che a farsi: che cavolo me ne faccio di questa tecnica se devo preparare un esame universitario?!
Visto il profondo legame che esiste tra stati d’animo e memoria, è di fondamentale importanza rendere le tue sessioni di studio vive ed emozionanti. Ogni volta che studi, devi farlo con passione, devi scavare dentro di te per trovare quella scintilla che ti ha spinto ad iscriverti alla tua facoltà, devi creare uno stato d’animo positivo che ti aiuti ogni volta a richiamare velocemente quanto studiato.
Per farlo esistono numerose strategie, una delle mie preferite è la rappresentazione teatrale di cui parlo in Studia meno, Studia meglio (Sm2 per gli amici). Vediamo ora l’ultima strategia che fa leva sui meccanismi di funzionamento della nostra memoria: l’effetto Von Restorff.
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3. Sfruttare l’effetto Von Restorff
La nostra memoria ha molti punti deboli, conosciuti in psicologia anche come bias. Conoscere queste “debolezze” ci permette di sfruttare EfficaceMente il nostro cervello.
Uno dei più famosi bias di memoria è il cosiddetto effetto Von Restorff. Individuato per la prima volta dal pediatra Hedwig von Restorff, tale effetto consiste nella tendenza del nostro cervello a memorizzare ciò che è inconsueto e si distingue rispetto all’ambiente circostante.
Come possiamo sfruttare questa apparente debolezza della memoria per preparare al meglio i nostri esami universitari? Ecco alcuni consigli pratici:
- Utilizza appunti sintetici e schematici. Se pensi che lo studio di una materia inizi una volta terminato il corso, stai perdendo tonnellate di tempo. La preparazione di un esame avviene già durante le lezioni in aula: per sfruttare al meglio questo momento devi imparare a prendere appunti sintetici, schematici e che utilizzino simboli grafici prestabiliti.
In questo modo farai leva sull’effetto Von Restorff, ottenendo chiari benefici mnemonici. Per approfondimenti su come prendere appunti efficaci ti consiglio il mio post: “Come prendere appunti EfficaceMente“.
- Sottolinea utilizzando diversi evidenziatori. Parliamoci chiaro, se sottolinei tutto è come se non sottolineassi nulla, quindi devi essere molto selettivo nel sottolineare esclusivamente ciò che conta. Coerentemente con la tecnica della piramide, il mio consiglio è quello di utilizzare 2 colori differenti per sottolineare concetti chiave e concetti secondari; il resto lascialo immacolato come fosse una distesa di neve fresca
- Crea mappe concettuali graficamente stimolanti. Ho sempre considerato le mappe concettuali un elemento essenziale di qualsiasi metodo di studio; eppure esistono mappe e mappe. Mappe “piatte” con pochi collegamenti e di scarso interesse non ti aiuteranno mai a ricordare efficacemente il tuo materiale di studio. Crea mappe inconsuete, mappe con collegamenti inaspettati tra i diversi nodi, insomma… mappe che ti si stampino in testa!
Mi auguro che questo post ti sia piaciuto, ma soprattutto spero che inizierai a mettere in pratica fin da subito le strategie che ti ho consigliato. Ricorda: non c’è metodo che funzioni, se decidi di non farlo funzionare. Buona settimana. Andrea.
Foto di krischall
Ciao Andrea, davvero un bellissimo articolo. La tecnica della prima parola è davvero fantastica e da oggi inizierò a utilizzarla. Devo iniziare anche a smetterla di prendere appunti come sono abituato e iniziare a essere più schematico, in modo da essere più veloce e più attento. Grazie dei tuoi sempre utili consigli e buona settimana.
Ciao Patrick,
mi fa davvero piacere che il post ti sia piaciuto ;-)
Fammi sapere come va!
Andrea.
Ciao Andrea, non pensavo di trovare il tuo articolo cosi presto, per fortuna che ho controllato prima di iniziare lo studio. Bene, ho iniziato ad applicare la tecnica della prima lettera per gli articoli del codice e con mio stupore funziona davvero. Mi sono ritrovata a ricordare un articolo in pochissimo tempo. Ora ho da lavorare su come ricordare quello che studio e non mandare tutto all’aria il giorno dell’esame. Sicuramente so che causa di tutto ciò è sicuramente un metodo di studio errato, ma quasi sembra che non riesco a trovarne uno perfetto per me, so solo che ho bisogno di ripetere costantemente e ad alta voce altrimenti è come se non avesi appreso nulla.
Ciao Angela,
mi fa piacere che la tecnica della prima lettera abbia funzionato.
Avanti così.
Andrea.
Andrea, molto interessante questo articolo, soprattutto la tecnica della prima lettera, che non conoscevo; però, riguardo al discorso del rileggere, ho una visione un po’ diversa: ovviamente dobbiamo fare opportune distinzioni tra il tipo di testo che andremo a studiare, perché un manuale di storia o anatomia o diritto è molto diverso da un saggio storico, letterario o comunque di tipo discorsivo: nei manuali la mole di informazioni (date, nomi, intere frasi di codice, formule ecc) da assimilare è sicuramente maggiore rispetto a un semplice saggio letterario, psicologico o comunque di tipo umanistico, pertanto gli approcci di assimilazione e memorizzazione saranno diversi per le due tipologie di testi: nel primo tipo di testi lo sforzo mnemonico sarà molto superiore, perché dovremo memorizzare un notevole numero di informazioni “così-come-sono”, cioè non passabili di sintesi o interpretazioni personali per meglio memorizzarli (senza contare le personalizzazioni utilizzate nelle mnemotecniche), e in questo caso le mnemotecniche o la tecnica della prima lettera saranno fondamentali; mentre nei testi di tipo umanistico o comunque più discorsivo si dovranno individuare e momorizzare i concetti chiavi, che, sì hanno un certo grado di oggettività (non posso inventare concetti che l’autore non ha espresso), ma sono passabili di rielaborazione personale e quindi li posso memorizzare semplicemente ripetendo a modo mio quello che l’autore ha detto. Dov’è allora l’utilità di fare una o più letture del testo (sebbene veloci)? Io considero di grande utilità la lettura e rilettura di un testo perché così facendo riesco ad avere un mappa preliminare (quindi approssimativa) spaziale dei concetti, ovvero dove nel testo l’autore va ad esprimere quel determinato concetto oppure a ripeterlo: così facendo, non solo riuscirò nella fase successiva di lettura analitica o lettura “con la massima concentrazione”, come dici tu, a indiduare facilmente e a evidenziare gerarchicamente, quindi in base alla piramide dei concetti, l’importanza dei concetti, ma, avendo già una mappa concettuale mentale preliminare (non scritta) dei concetti espressi dall’autore, quando andrò a mettere in evidenza i concetti più importanti (sempre in base alla piramide dei concetti) con gli evidenziatori, eviterò di sottolineare nuovamente ciò che l’autore ha meglio espresso in un’altra parte del testo e così riuscirò a mettere in evidenza solo ciò che sarà veramente importante assimilare, e a evitare l’inutile “effetto verniciatura” (evindeziare intere pagine). Volendo trarre un’immagine, se voglio attraversare l’Amazzonia (un territorio vasto e sconosciuto, in questo caso un libro prima di leggerlo), attraverso la lettura veloce e rilettura ne andrò a tracciare i confini e a evidenziare gli elementi più evidenti, così avrò una mappa rudimentale (approssimativa) che mi sarà molto utile nella fase di attraversamento-lettura analitica e mi eviterà di perdermi. Scusami se mi sono dilugato :-)
Ciao Fabio,
grazie del commento.
Come specificato, la tecnica della prima lettera si applica a definizioni, codici, etc. Non ha alcun senso utilizzarla per lunghi capitoli, etc. Il discorso della rilettura però è sempre valido: anche nel caso di trattati umanistici continuare a rileggere è di scarso aiuto. Molto più efficace è fare una prima lettura, realizzare delle mappe concettuali, passare poi ad una seconda lettura per completare le mappe e poi subito focalizzarsi sulla ripetizione di tutto ciò che abbiamo appreso. Continuare a rileggere non fa che indebolire la nostra capacità di memorizzare i contenuti.
Andrea.
Proprio ciò che ci voleva per riniziare la settimana.
Utile e stimolante come sempre.
Sei un grande Andrè.
Grazie Fabio, alla prossima.
Andrea.
… evviva!La soluzione a tutti i miei problemi! :D
Alludevo al corso motivazionale per neuroni!
Ahahaha mi son ribaltata dalle risate!
Gran bell’articolo! E con somma sorpresa ho scoperto di aver usato il metodo della prima lettera senza saperlo. Per fortuna non ho molte “formule” lunghe da ricordare, ma quando mi trovo di fronte ad una definizione meticolosa mi viene automatico fissarne le iniziali!
Molto bene!
Buona settimana a tutti :)
Io invece avevo la necessità di ricordare i miei vari impegni giornalieri e settimanali, ho iniziato ad usare un TO DO LIST e mi trovo benissimo :)
ciao andrea, articolo davvero interessante! e utile per me che, dopo un semestre in germania dove il metodo di insegnamento è completamente diverso, nei prossimi mesi dovrò preparare tutti gli esami che mi mancano per raggiungere la laurea… utilizzerò il consiglio dei 2 colori per sottolineare concetti essenziali e secondari :) invece per memorizzare degli elenchi di parole per me è utile metterle in ordine alfabetico!
Grazie per aver condiviso la tua esperienza Martina,
Andrea.
Ciao Andrea, come al solito bell’articolo!!!
La tecnica della prima lettera io la uso per creare password complesse e per ricordarle facilmente!!! =)
es. *ImNeC3s1* -> *Il mio Nome è Christian (e)3 studio (i)1nformatica*
forse il mio commento è un po’ fuori tema, ma ho pensato che potesse essere utile.
A presto
Christian
No, no, Christian, commento utilissimo: grazie davvero ;-)
ecco il mio problema è ripetere…mi addormento…mi auto-annoio e finisco per leggere ad alta voce se mi va bene…
proverò con la tecnica teatrale…magari mi auto-emoziono parlando di tetano XD
ho anche pensato di filmarmi con la webcam mentre ripeto…così magari riesco a non interrompermi continuamente per gli errori e ricominciare sempre da capo non arrivando mai alla fine…così vado dritta fino alla fine e poi mi faccio le auto-correzioni…
ok con tutti questi “mi auto-“…ecco vedi mi è scappata la battuta carina per pensare al “testo”…sono senza speranze!
Ciao Marina,
ti annoi se prima di ripetere non rielabori ciò che hai letto: ricorda sempre di ripetere quello che hai capito ed appreso, non quello che hai letto.
Andrea.
Ciao ANdrea. I tuoi conigli sono sempre molto interessanti e utili, tuttavia il mio problema e’ la costruzione delle mappe mentali. Non le trovo comode. Sia ha trovi pochi concetti chiave o qualcuno in più … Quando gli trascrivo sulla carta escono delle cose orrende. Mi trovo invece più comoda con gli appunti schematici e colorati. Come mai? Hai, perfavore, qualche consiglio per migliorare le mappe mentali, in caso? Grazie mille. Sonia
Errata corrige:
” ha “sta per “che”!
Sembra che ci sia qualche problema con le mail della Newsletter – I link sembrano non funzionare.
Ciao Massimo,
ti ringrazio della segnalazione: ho verificato ed i link risultano funzionanti.
Per curiosità ho anche controllato le statistiche di “clic” degli iscritti: ci sono stati circa 1.000 clic, in linea con i precedenti post.
Probabilmente la problematica riguarda una cerchia ristretta di iscritti. Riesci a spiegarmi nel dettaglio che problema hai riscontrato?
Grazie,
Andrea.
Praticamente qualsiasi link apro, e non importa se lo faccio all’interno di un’applicazione dal telefonino o una pagina web dal PC, o se lo faccio da un secondo indirizzo email; sempre la stessa cosa, mi manda su pagine del genere: http://clicks.aweber.com/y/ct/?l=GMkzo&m=3j9biWjIlriQgeA&b=Rp6kAUnHZriC2SVkLbQACg
I link non sono tutti uguali, ma il sito è sempre lo stesso – clicks.aweber.com
Ciao Massimo,
allora tutto ok ;-)
Aweber è il servizio che utilizzo per la mailing list: tutti i link contenuti nella newsletter hanno quello strano aspetto perché aweber in quel modo riesce a tracciare le statistiche dei clic.
Se provi a cliccare sul link che mi hai postato ti accorgerai che rimanda ad uno dei miei post.
Tutto ok, come ti dicevo,
Grazie,
Andrea.
Se lo clicco da qui riesco a vedere che rimanda ad un tuo post, ma ugualmente come avviene con i link dalla Newsletter non finisce mai a caricare la pagina…
Su questo aspetto non riesco a darti un feedback: nel senso che ho provato sia da newsletter, sia da qui e la pagina carica correttamente.
Potrebbe essere legato alla connessione? Non lo so Massimo: grazie comunque per questa segnalazione. Mi sono molto utili.
Andrea.
Condivido le tue conclusioni, anche perché ho fatto anch’io ho fatto studi umanistici, quindi sfondi una porta aperta. Personalmente mi risulta difficile, senza utilizzare mnemotecniche, ricordare molte informazioni “così-come-sono” (date, nomi ecc) leggendo soltanto più volte un testo (parliamo di un manuale di storia), anche perché è molto difficile stabilire a priori ciò che si deve ricordare e ciò che non si deve: dipende in buona parte dal docente. Comunque i risultati da te ottenuti indicano che il tuo approccio è efficace.
Secondo me, dopo aver seguito le lezioni e con un po’ di buon senso, si può non dico stabilire a priori quali siano i dati importanti da ricordare, ma nel mentre si prepara l’esame sì. Ovviamente se il professore è molto bravo l’approccio all’esame è facilitato: personalmente per il corso di storia contemporanea mi è capitato un prof fantastico, dalle grandi doti comunicative, che proponeva delle linee di ragionamento che permettavano anche di ricordare più facilmente i dati. Se lui diceva ad es. che l’Italia è l’unico paese che sia riuscito a “pareggiare” in una guerra mondiale, tutto il ragionamento che sta dietro questa espressione lievemente paradossale ti porta a ricordare parecchio: non è che hai i dati fissati nella mente con dei chiodi, piuttosto ogni volta parti da un punto della storia (ad es. 1929), ti chiedi cosa successe in quell’anno e perchè, e poi tutto il discorso su cosa successe nel decennio successivo ti viene naturale. A mio parere è così che bisognerebbe impostare lo studio della storia, non so se sono stato chiaro.
Sei stato chiarissimo e condivido quanto tu dici.
Ciao Andrea,
non sono d’accordo per quanto riguarda il primo punto. Stando alla mia esperienza personale, ho preso voti più alti in esami dove l’unica cosa che facevo era leggere di continuo il materiale, piuttosto che in quelli dove provavo a ripetere. Può anche darsi che magari tu, inconsciamente, facessi riferimento a corsi come ingegneria, dove questa cosa può essere valida. Personalmente, per me che studio filosofia, ripetere per preparare un esame è più che altro un danno: magari mi preparo dei percorsi mentali che ripeto e, se all’esame non ricordo qualche punto del percorso, tutto il discorso va in fumo e mi blocco; se invece non mi preparo percorsi ma conosco bene i concetti di cui parla ad es. un filosofo perchè ho letto la sua opera 3, 4 volte poi parlarne all’esame viene naturale, e il voto è spesso alto. Tu cosa ne pensi?
Utilizzi lo stesso approccio anche con gli esami di storia (manualistica)?
Sì, ho fatto storia moderna e storia contemporanea: rispettivamente 27 e 30. 27 perchè prima di fare l’orale c’era da fare uno scritto dove c’era un esercizio in cui ad ogni evento bisognava scrivere l’anno corrispondente, ma erano tutti eventi di poca importanza e io non ricordavo tutte le date. Comunque non credo che un esame di storia debba vertere sul ricordare tutti i nomi, tutte le date e tutti gli eventi: certo ovviamente le date più importanti bisogna saperle, ma reputo più giusto e sensato (e infatti nella maggior parte degli esami di storia ai quali ho assistito è questo che vuole il prof) che lo studente, per prendere un voto alto, debba essere in grado di avere una visione d’insieme sul periodo storico e di saper ragionare sulle cause e le conseguenze socio-politico-economiche di determinati eventi di quel periodo, insomma, uno sguardo critico. Saper ragionare, non meramente memorizzare.
Davvero un ottimo articolo! Metterò subito in pratica il metodo della prima lettera nello studio delle definizioni. I tuoi articoli sono geniali e mi hanno aiutato a mettere a punto un metodo di studio migliore.
Continua così
Silvia
Ciao Silvia,
grazie davvero per questo tuo commento.
Alla prossima,
Andrea.
Ciao!
Anzitutto complimenti per il blog e per questo articolo!
Io sono uno studente (quinta superiore, ITC, ma già tento di studiare in ottica universitaria) ed ho qualche problema a ricordare cosa devo dire. Mi spiego: a me basta una lettura (al massimo due) alla velocità di come se leggessi ad alta voce per saper ripetere tutto anche a distanza di giorni MA solo se ho sotto una guida (uno schema, l’elenco delle parole chiave o il libro) che mi ricorda COSA devo dire. In pratica io rischio di dimenticarmi cosa devo dire quando, per intenderci, c’è un “punto e a capo” (e quindi non c’è un collegamento logico “diretto” tra ciò che ho detto e ciò che devo dire). Per sopperire a ciò devo per forza aumentare il tempo di studio di 3/4 volte. Se riuscissi a risolvere questo problema studierei in modo molto veloce ma come posso riuscirci? Io avevo pensato di creare delle mappe concettuali utilizzando il metodo della prima lettera, potrebbe funzionare? Hai qualche altro consiglio da darmi?
Ti ringrazio in anticipo per la risposta!
In attesa della risposta di Andrea, mi sento di darti un consiglio: sicuramente le mappe concettuali sono di grande utilità, perché riescono durante la ripetizione a metterti in evidenza, a colpo d’occhio, tutti i concetti del capitolo-libro studiato. Le mappe concettuali sono una rielaborazione (come sintesi) dei concetti espressi nel testo, pertanto richiedono capacità critica nell’individuare i concetti fondamentali del testo e una loro sintesi in 1 o poche più parole. Il fine è avere una visione d’insieme dei concetti espressi nel testo e dei loro legami logici (questo concetto è legato a quell’altro) ma anche cronologico (leggendo i concetti da sinistra a destra, per esempio) vado a riproporre lo stesso ordine di come i concetti sono espressi nel testo. Se le mappe concetti sono utilissime nella fase di studio-ripetizione, in sede d’esame lo sono meno, perché non li posso avere davanti a me e per il motivo che non consentono di avere appigli mnemonici forti per ricordare, cosa che riescono a fare di più le mappe mentali: le mappe mentali si basano su personalizzazione dei concetti espressi (nella mappa non vado a inserire una parola espressa direttamente nel testo, ma una parola creata da me, evocativa, che mi consentirà di richiamare quello specifico concetto espresso nel testo, quindi è del tutto personale), utilizzo dei colori e simboli grafici ecc: la mappa concettuale mette in evidenza “asetticamente” tutti i concetti espressi nel testo e i legami logici, nella mappa mentale si personalizzano tali concetti al fine della memorizzazione. Credo che, nel tuo caso, possa essere molto utile anche la tecnica ciceroniana dei loci, di cui la mappa mentale sotto molti aspetti è un anticipazione (personalizzazione dei concetti espressi, colori, disegni ecc): si crea una storia mentale collegando tra di loro concetti chiave e luoghi conosciuti, così da avere, al momento della ripetizione, un canovaccio mentale dei concetti che dovrò esprimere e così il rischio di perdersi sarà basso. Nel blog di Andrea sicuramente troverarai una spiegazione della tecnica dei loci. Note:la tecnica dei loci non è un’ informazione da apprendere, ma una competenza da apprendere, pertanto richiede un po’ di esercizio per essere padroneggiata.
Le mappe concettuali normali effettivamente non mi servono perché non avendo mai studiato a memoria (non mi piace) ed avendo una propensione allo studio “logico” (causa-effetto) adesso mi ritrovo a crearmi della mappe concettuali nella mia mente che mi fanno risparmiare tantissimo tempo dato che non mi serve farle a mano.
L’idea dei loci la devo provare, non mi pare bruttissima però penso che sia molto difficile quando si hanno tante informazioni (circa un centinaio) ricordarsi tutta la storia/i sentimenti che dovrei ricordare.
Per esempio io l’anno prossimo vorrei iniziare giurisprudenza e al di là dei voti, dal punto di vista professionale dovrei conoscere all’incirca qualche migliaio di situazioni “base” (senza eccezioni) ed il modo in cui sono regolamentate. Penso sia impossibile per chiunque arrivare a un migliaio di sentimenti/oggetti.
Avete qualche idea? Alla fine io ricordo tranquillamente i concetti ed i collegamenti logici ma non so come avere la certezza di ricordarli tutti.
salve
riguardo lo studio: lei suggerisce di fare la prima ripetizione dell’argomento ogni 50 minuti,poi la seconda dopo tre giorni e poi consiglia di non ripetere più l’argomento o ad esempio ripetere per l terza volta dopo un settimana e la quarta dopo due settimane?
saluti pierluigi
Ciao Pierluigi, diamoci pure del tu, mi piace avere un rapporto informale con chi mi legge.
I “richiami” o ripassi, sono fondamentali nello studio. Il ripasso ottimale è quello che viene fatto a frequenza non costante. Per capirci bene: all’inizio il nostro cervello ha difficoltà a memorizzare determinate informazioni, quindi i ripassi devono essere più frequenti; con il passare del tempo invece, il nostro cervello memorizza più facilmente ed i ripassi possono avere una frequenza minore.
Un buon “protocollo di ripasso” potrebbe essere il seguente:
1° ripasso dopo 50 minuti di studio
2° ripasso al termine della sessione di studio
3° ripasso al termine della settimana di studio
4° ripasso negli ultimi 3 giorni prima dell’esame
Va da sé che più il ripasso è lontano nel tempo più materiale avrai da ripassare, per cui per ripasso non si intende la rilettura di tutto il materiale, ma piuttosto la ripetizione di mappe concettuali preparate in fase di studio e l’eventuale rilettura dei soli punti che non ci sono chiari.
Spero di esserti stato di aiuto.
Andrea.
Ciao Andrea
va bene ti ringrazio ,sei stato sintetico ed efficace.
Pierluigi
Buongiorno Andrea!! Bravo,bravo,bravo!!!! grazie dei tuoi consigli e di allegrarmi le mie giornate !!! continua così…
Ciao Sory,
prego e benvenuta :-)
Ciao Andrea,
Io penso di avere un problema diverso.Ora mi spiego meglio: sono iscritto alla facoltà di Informatica dal 2010 e sono uno studente fuoricorso. All’inizio, il primo anno non mi facevo tanti problemi su come organizzare lo studio, non mi domandavo neanche il perchè dello studio o di come studiare in maniera efficace le varie materie.Anche se ho passato alcuni esami bene e con altri invece mi è andata bene perchè sono riuscito a studiare il giusto per passare l’esame. Dal secondo anno in poi le cose non sono più andate così. Ho iniziato a studiare di meno e con meno frequenza; in poche parole ero ancora più spensierato, non mi preoccupavo degli esami e della loro difficoltà e dell’impegno che avrei dovuto metterci per passare determinati esami. Ed inoltre penso agli esami come a qualcosa di cui liberarsi, non più alle materie come qualcosa da apprendere. Ora mi trovo in una situazione strana, mi sento come bloccato:la mia sensazione è che il perchè del successo del primo anno sia stato dato dal fatto che molte nozioni già le avevo acquisite alle superiori (ho frequentato un liceo scientifico); difatto ho superato abbastanza agevolmente l’esame di analisi 1 grazie a tali conoscenze pre-acquisite. In esami che richiedono conoscenze più approfondite non riesco a trovarmici. Oggigiorno invece vedo i giorni tutti uguali, giornate fatte di studio, studio, studio; non dò più valore agli insegnamenti se non per i crediti che assegnano; insomma per me sono una scatola chiusa. Cerco di ripetere le nozioni e fare qualche esercizio, oppure guardare esercizi già svolti e cercare di memorizzarli, ma nel momento in cui stacco la testa dai libri torno alla situazione di partenza, è come se il cervello si resettasse e anche il giorno dopo non riesco a trovare il collegamento con il giorno precedente.Miro solo al risultato e non a come ci arrivo. E tra l’altro non riesco più a preparare più di un esame per volta. Devo sbarazzarmi di un esame e poi concentrarmi su un altro, anche non sempre ci riesco. Ed inoltre la voglia è calata drasticamente sempre di più tant’è che la mattina faccio fatica a svegliarmi. Negli ultimi esami che ho sostenuto mi è capitato di essere completamente deconcentrato, così tanto da non capire il testo del compito e fare errori banali. Io riesco a capire le cose, ma poi le dimentico in fretta, perchè non riesco a dargli valore. Mi capita inoltre di vivere alternativamente in 2 fasi distinte:una in cui sono nella fase di studio e devo essere concentrato sulle cose che devo fare per l’università (sottolineo per l’università, non riesco più a studiare per il piacere di apprendere, le nozioni sono cacciate con prepotenza nella mia mente)e l’altra in cui sono impegnato in altre cose: sport, stare in compagnia degli amici o in famiglia in cui non penso assolutamente ai miei impegni e mi concentro sullo stare in compagnia. Insomma il mio principale difetto è l’incostanza, profondamente. Ho bisogno di tantissimo tempo per studiare perchè mi distraggo come niente. Arrivo a fine giornata che mi sembra di non aver combinato niente. Quando arriva il lunedì spero presto che arrivi il sabato…cose di questo tipo…Ho anche pensato di cambiare strada e di fare tutt’altro, ad esempio un lavoro che non mi impegni tanto dal punto di vista cerebrale, magari facendo più fatica a livello fisico. Ma sò bene che non è una buona strada da seguire, per il mio futuro. Il mio incubo più ricorrente è il dover ripetere esami all’infinito e rimanere rinchiuso per sempre in università, con esami ancora indietro da fare e il tempo che intanto se ne va, vedere il tempo che scivola via senza riuscire a gestirlo…insomma molte volte mi trovo nella situazione di pensare:”e adesso cosa faccio?” Praticamente non ho voglia di andare avanti, ma non posso tornare indietro…molte volte mi viene malinconia e penso che forse era meglio se non avessi scelto l’università e che avrei dovuto trovare lavoro subito come molte persone che conosco hanno fatto; magari non sono dei cervelloni, però sanno fare il loro mestiere con capacità e passione e intanto riescono a mettere via qualche soldo per il loro futuro. Invece a me sembra a volte di non arrivare a dei risultati perchè mi manca abbastanza passione nel fare quello che faccio. E più passa il tempo e più mi convinco di questa cosa e penso che se andassi a fare un lavoro qualsiasi e normale (anche ripetitivo e noioso) per me sarebbe lo stesso, perchè in ogni caso penserei al momento in cui staccare, cioè al dopo, a quando avrò finito, a finire la giornata. Tutti questi pensieri mi perseguitano da un bel pò di tempo, molto ma molto spesso; così tanto che quando vado in università non vedo l’ora di tornare a casa, lo vedo come un modo per staccare e pensare a qualcos’altro. Difatti o sono troppo preoccupato per l’università oppure me ne sbatto altamente per stare più tranquillo e sereno. Quando prendo i libri per studiare penso: “questo me lo chiederà?” “questo devo studiarlo per forza o non è importante?”, “questo spero che non me lo chieda perchè è stra-difficile”, tutto questo tipo di pensieri. Arrivo a studiare così tanto tanto l’essenziale , che alla fine considero solo le simulazioni d’esame e tralascio completamente il resto.Insomma ho questo tipo di mentalità e benchè mi sforzi, non riesco in nessun modo a cambiarla, nonostante i miei propositi che cerco di instaurare nella mia mente, torno sempre a fare gli stessi errori continuamente…tu Andrea hai qualche consiglio?
Non sono Andrea ma provo a dirti la mia: leggendo quanto dici, a me appare evidente che il problema sta nel fatto che stai facendo qualcosa che non ti piace e di conseguenza non riesci a costringerti a trovare la motivazione per portarla avanti, il che è una reazione sana e non una tua carenza. Evidentemente il primo anno hai vissuto un po’ di rendita dal liceo, come preparazione e anche come abitudine, nel senso che andavi avanti un po’ per forza di inerzia, ma poi il tuo scarso attaccamento alla disciplina è venuto fuori, e siccome all’università nessuno ti viene a stanare a casa per trascinarti agli esami, tu semplicemente hai smesso di darli.
Prova a chiederti invece cos’è che ti interessa veramente, qual è la cosa in cui riesci meglio e che non hai bisogno di forzarti a fare e procedi in quella direzione.
In bocca al lupo!
In realtà, la mia passione è lo sport, in particolare il calcio: non mi perdo mai (quasi mai) una partita della mia squadra preferita, cioè il Milan. Per il resto come occupazione mi va bene anche aiutare mio papà nella ditta di famiglia. Non ho altri desideri particolari. Mi piacciono le cose tranquille, non sono tanto ambizioso, quello che mi piacerebbe è avere il tempo di fare sport con costanza, anche perchè a forza di pensare sempre all’università ( che tratto oramai con molta svogliatezza )questa svogliatezza ( o indisponenza) si trascina anche lì e mi riesce difficile pensare allo sport, perchè cmq sò che il giorno dopo sarò cmq costretto ai miei impegni. Inoltre adesso che è iniziata la sessione di esami non riesco proprio ad alternare bene le 2 cose, ma penso sia una cosa mentale. Le tratto come 2 cose completamente distinte. Inoltre il fatto come dici tu che questa cosa non mi piace, mi è balzata agli occhi dalle mie abitudini e da quando ho comprato un nuovo smartphone quasi un anno fa. Prima avevo un cellulare non di ultimissima generazione (anzi era un nokia un pò vecchiotto in effetti) che però mi bastava, non lo avrei cambiato se non per il fatto che si stava rompendo. Adesso che ho acquistato un samsung mini S3, ho tra le mani più di quello che ho bisogno in effetti, e cerco di usarlo il meno possibile per non distrarmi. Sò che molte persone stanno sempre al cellulare, e in particolare ho degli amici che sono sempre attaccati al cellulare a scoprire qualche nuovo gioco; io invece mi sento diverso, non gli dò così tanta importanza, quando invece c’è gente che programma per tali dispositivi. L ‘errore in cui cado, almeno dalla mia sensazione è quello di fare un pò la volpe che non arriva all’uva e allora la disprezza. Però nel mio caso forse è che la volpe non vuole arrivare a tutti i costi all’uva e si accontenta di qualcos’altro. Forse è che sono troppo arrendevole e superficiale?
Quello che avverto leggendo, Federico,è che ti colpevolizzi molto e forse inizi un po’ a perdere autostima, cosa oltre che pericolosa, assolutamente fuori luogo nel tuo caso: se la facoltà che hai scelto non ti piace, o se non ti interessa fare l’università in sé, è sacrosanto che tu smetta di studiare e anche di tormentarti! A che pro farlo? Anche ammettendo che tu riuscissi a laurearti – il che senza una motivazione forte alla base è molto difficile – poi dovresti cercarti un lavoro in quel settore, e se non ti attira o non ti incuriosisce nemmeno un po’ come puoi sperare di tirare avanti per decenni con questa scontentezza di fondo? Alla lunga cadresti molto probabilmente in depressione e allora ti assicuro che ci sarebbe poco da scherzare (ci sono passata e quindi lo so)!
Un lavoro, a quanto pare, non ti manca, e questa è già una grande fortuna. Se dare una mano a tuo padre nella ditta di famiglia (che un giorno presumibilmente potrà diventare tua) non ti dispiace, perché non farlo, creandoti così da subito le condizioni economiche e di indipendenza per dedicarti con tutto l’agio e la libertà (e senza sensi di colpa!) in ogni momento libero allo sport, che tanto ti appassiona? Poi, andando avanti potresti trovare forse dei modi per trasformare questa tua passione in un’occupazione, anche solo part time (che so, allenando bambini, o una squadra locale, o dando lezioni in qualche disciplina). Le possibilità sono tante e se ti piace davvero sono certa che troverai il modo.
Grazie mille, per la risposta Paola, cercherò di prendere spunto dai tuoi consigli.
Te Andrea cosa ne pensi?
La tecnica della prima lettera è molto interessante!Mi mancava all’appello :)
Carina vero Diletta? E’ una delle mie preferite ;-)
A presto,
Andrea.
Senti andrè, lo so che c’hai un sacco di cose da fare e ai commenti degli articoli vecchi non rispondi più, ma toglimi la curiosità, quel pezzo sul sottolineare con evidenziatori diversi concetti primari e secondari non c’era prima che te lo proponessi per mail qualche mese fa, non è cosí?
Ne sono abbastanza sicura dato che ho letto e riletto tutti i tuoi articoli sullo studio. Non è carino sai? Non tanto per aver inserito un’idea mia, quanto perchè quando te l’ho proposta la hai liquidata con sufficienza, mi risposi solo: “in start ho già inserito un’applicazione alla tecnica della piramide”. Bon, allora se fa schifo non inserirla nei tuoi articoli
E invece scorrendo su con i commenti ne ho visto uno vecchio che accena ai due colori… mi sarà sfugito
Ciao Ermelynda,
ti confermo che il pezzo sugli evidenziatori era già presente nella versione originale del post. Ti ho appena inviato l’email originale della newsletter datata 30.09.2013.
Non mi è chiaro il passaggio di Start. Immagino tu intenda Sm2. Per il resto, se c’è stato un fraintendimento in alcune delle mie risposte a commenti o email private, mi scuso.
Riguardo a start, intendevo ovviamente sm2, ad ogni modo hai ragione, c’è più di un vecchio commento che testimonia che quel passaggio è stato lì fin dall’inizio, quindi ti chiedo scusa per le accuse infondate che ti ho rivolto qualche minuto fa
Ci mancherebbe, so che mi segui da diverso tempo, quindi ho letto con attenzione i tuoi commenti.
Con l’ultimo post sono arrivato a 350 articoli, è possibilissimo che abbia scritto in un articolo cose che non siano del tutto coerenti con altri post, così come è possibile che in un commento o un’email abbia detto qualcosa di diverso.
La ca**ata è dietro l’angolo, ma cerco comunque di stare sempre attento: diciamo che sento la “pressione” delle migliaia di lettori che ogni giorno leggono quello che scrivo ;-)
A presto,
Andrea.
Ciao Andrea questo è blog fantastico e con esso tutti i suoi articoli, forse non tutti o meglio non lo posso affermare con certezza perche non li ho letti tutti , ma di quelli che ho letto ne sono rimasto veramente colpito, se anche gli ebook sono cosi credo che saranno uno dei miei primi acquisto quando comprerò un e-reader . Comunque ho un consiglio da chiederti , io sono stato abituato a leggere a voce alta , ma nella maggior parte dei tuoi articoli , fai riferimento, almeno credo, alla lettura con la mente. Vorrei sapere a quale tipo di lettura mi conviene seguire, lettura a voce alta e con la mente?? Grazie mille e ancora complimenti per il blog , con il tuo talento non avrei fatto ingegneria ,ma giornalismo o qualcosa di simile
Ciao Martino,
la lettura a voce alta è utilizzata in fase di apprendimento alle elementari: ti consiglio di liberartene quanto prima.
Se leggi ad alta voce la tua velocità di lettura avrà sempre un limite fisico (la velocità con cui riesci a pronunciare le parole).
Leggendo nella tua mente (che non significa pronunciare le parole mentalmente, ma significa “fotografare” le frasi) riesci non solo ad aumentare di molto la tua velocità di lettura, ma migliori anche comprensione e memorizzazione.
Per approfondire questa tematica ti rimando ai post sulla lettura veloce e alla guida “Studia meno, Studia meglio“. Ti confermo inoltre che le mie guide non sono ebook per e-reader, anzi, forse gli e-reader sono gli unici dispositivi in cui non si leggono particolarmente bene. Sono corsi digitali da leggere e svolgere su computer, tablet o stampare. Per farti un’idea di come si presentano, scarica pure l’estratto gratuito iscrivendoti alla newsletter :-)
Andrea.
Grazie mille Andrea faro come hai detto , mi sei stato di grande aiuto. Comunque non oggi ,ma uno di questi giorni acquistero una delle tue guide , è minimo che si possa fare dopo tutti questi consigli
Grazie a presto
Ciao Andrea questo blog è fantastico e con esso tutti i suoi articoli, forse non tutti o meglio non lo posso affermare con certezza perche non li ho letti tutti , ma di quelli che ho letto ne sono rimasto veramente colpito, se anche gli ebook sono cosi credo che saranno uno dei miei primi acquisti quando comprerò un e-reader . Comunque ho un consiglio da chiederti , io sono abituato a leggere a voce alta , ma nella maggior parte dei tuoi articoli , fai riferimento, almeno credo, alla lettura con la mente. Vorrei sapere a quale tipo di lettura mi conviene seguire, lettura a voce alta o con la mente per lo studio?? Grazie mille e ancora complimenti per il blog , con il tuo talento non avrei fatto ingegneria ,ma giornalismo o qualcosa di simile
Ciao Andrea! Ho scoperto oggi il tuo blog tramite http://www.alessandrocosimetti.com, entrambi due fantastici blog! Diciamo che grazie a tutti i collegamenti all’interno del tuo blog ho passato il mio pomeriggio a leggere i tuoi articoli e sono davvero interessantissimi, stamperò alcuni di questi per rileggermeli nel momento del bisogno.
Grazie mille per il tuo blog!
Daniele
Ciao Daniele,
benvenuto e grazie a te per il commento :-)
Andrea.
sei un grande mi hai salvato
Mi fa davvero piacere Valerio!