Esiste un elemento che accomuna la stragrande maggioranza delle persone di successo. Leggi l’articolo e scopri di cosa si tratta.
“Le persone di successo hanno l’abitudine di fare ciò che le persone comuni non amano fare.”
A. Gray.
Scommetto che la citazione con cui ho aperto questo post non ti è nuova. Magari l’hai già letta quando ti ho parlato del perché dovresti leggere 52 libri all’anno o forse nel post dedicato alle 10 abitudini per cambiare vita. Quella di Albert Grey è senza dubbio una delle mie citazioni preferite ed un mantra che cerco di ricordare ogni giorno. Devo però farti una confessione: fino a qualche mese fa, nonostante abbia utilizzato questa frase per anni, non avevo la più pallida idea di chi fosse questo Albert E. N. Gray. Dopo qualche ricerca l’ho finalmente scoperto: Mr. Gray era un… assicuratore.
Interessante… Mr. Nessuno qui vorrebbe insegnarmi cosa contraddistingue le persone di successo. Questa volta André hai toppato di brutto. Dammi solo una buona ragione per continuare a leggere!
Albert Gray per più di 30 anni girò gli Stati Uniti in lungo e largo vendendo polizze vita. Un uomo comune, ma anche un grande osservatore. Gray infatti, grazie al suo lavoro, entrò in contatto con centinaia di migliaia di persone: come molti venditori, ebbe la sua dose di porte in faccia, ma ebbe anche l’opportunità di conoscere a fondo quella generazione di uomini e donne che nel XX secolo trasformarono gli Stati Uniti nella prima grande potenza mondiale. Questa trentennale esperienza portò Albert Gray a diventare, nell’ultima parte della sua carriera, uno stimato conferenziere. Fu proprio durante una conferenza organizzata nel 1940 dalla NALU (National Association of Life Underwriters) che Gray tenne il suo più famoso discorso, intitolato: “Il denominatore comune del successo“. Leggerlo è stato per me fonte di ispirazione: nel post di oggi mi piacerebbe condividerne un estratto con te, insieme ad alcune mie riflessioni. Ecchilo!
Albert Gray ed il segreto delle persone di successo
Diversi anni fa, quando divenni il responsabile di un gruppo molto numeroso di venditori, mi resi conto che stavo cercando di insegnare ai miei uomini a diventare persone di successo, senza conoscere io stesso quale fosse il segreto del successo.
All’epoca molte persone erano convinte che il duro lavoro fosse l’unico segreto che si dovesse conoscere. Eppure nel corso della mia carriera avevo visto fin troppi uomini lavorare duro senza avere successo ed altrettanti avere successo senza dover lavorare duro. Questo mi aveva convinto che il duro lavoro, pur essendo uno dei requisiti fondamentali di chiunque voglia eccellere, non poteva essere quel segreto che stavo cercando.
Fu allora che intrapresi un viaggio che mi portò ad osservare con maggiore attenzione i grandi uomini dei nostri tempi e a studiare le biografie e le autobiografie dei grandi uomini del passato. Per anni studiai ed osservai le vite di queste persone finché non realizzai che il segreto che stavo cercando non era nascosto unicamente nelle loro azioni, ma anche nelle loro motivazioni. Realizzai che il segreto che stavo cercando accomunava centinaia e centinaia di persone di successo. Realizzai che quello che avevo trovato era il denominatore comune del successo. Questo denominatore comune è così importante, così potente e così vitale che desidero che tu possa comprenderlo nel modo più chiaro e diretto possibile:
“Il denominatore comune delle persone di successo è l’abitudine di fare ciò che le persone comuni non amano fare.”
Puoi testare queste mie parole, metterle alla prova, cercare di contraddirle, ma alla fine esse sono le uniche in grado di spiegare il perché persone con tutte le qualifiche falliscono, mentre persone senza alcuna chance raggiungono un successo inaspettato. Il fatto stesso che il successo sia raggiunto da una minoranza esigua di persone ci fa capire come esso non possa essere realizzato seguendo i nostri effimeri istinti o la ricerca temporanea del piacere.
Probabilmente ti starai chiedendo quali sono queste attività che le persone comuni non amano fare. Sono esattamente le stesse identiche attività che io, tu e le persone di successo non amiamo fare e tendiamo, per nostra natura, a rimandare.
In che modo dunque le persone di successo riescono infine a farsi piacere ciò che tutti noi per indole cerchiamo di evitare? Non lo fanno. Le persone di successo continuano a detestare e a voler rimandare queste attività, ma, a differenza delle persone comuni, sono consapevoli che se faranno le attività che non amano fare, realizzeranno gli obiettivi che amano realizzare.
“Se farai le attività che non ami fare, realizzerai gli obiettivi che ami realizzare.”
Dovremmo a questo punto chiederci perché le persone di successo hanno maturato questa consapevolezza, mentre gli altri non ci sono ancora riusciti. Lo hanno fatto perché essi hanno uno scopo. Chi ha uno scopo rimanda il piacere immediato per ottenere i propri obiettivi. Mentre chi non lo ha rimanda i propri obiettivi per ottenere un piacere immediato.
Ogni qualvolta pronuncio queste parole, qualcuno dalla platea mi domanda se provvedere a sé stessi o alla propria famiglia non sia uno scopo abbastanza importante per raggiungere il successo. No, non lo è: per l’essere umano è più facile adattarsi ad una vita che non desidera piuttosto che fare ciò che è necessario per ottenere una vita che desidera. Uno scopo sarà infatti abbastanza forte per te solo se sarà emozionante. I bisogni sono logici, mentre i desideri sono emozionanti. Se il tuo scopo sarà logico smetterai di perseguirlo nell’istante in cui avrai soddisfatto i tuoi attuali bisogni. Se invece avrai uno scopo emozionante continuerai a rincorrerlo fintantoché non avrai realizzato i tuoi più ambiziosi desideri.
Finché vivrai non dimenticare che la grandezza del tuo successo è determinata dalla grandezza del tuo scopo e che potrai perseguire il tuo scopo solo se sarai in grado di formare l’abitudine di fare ciò che le persone comuni non amano fare.
Conclusioni
Sintetizzando il discorso di Gray in pochi semplici punti, potremmo dire che:
- Ad accomunare le persone di successo è l’abitudine di fare ciò che gli altri non amano fare.
- Queste attività sono simili per tutti e sono quelle che tendiamo ad evitare e a procrastinare.
- Per nostra natura rimandiamo i nostri obiettivi per ottenere un piacere immediato. Solo chi ha uno scopo è in grado di rimandare il piacere immediato per ottenere i propri obiettivi.
- Il nostro scopo non può essere freddo e razionale: deve essere emozionante.
Tra qualche ora ricorderai probabilmente solo qualche stralcio di questo articolo. Tra qualche giorno forse nulla. Vorrei allora lasciarti con 4 parole che mi auguro possano essere il mantra di questa tua nuova settimana. Per diverse di esse troverai anche un contenuto di approfondimento:
- Abitudine. Se non instauri consapevolmente delle buone abitudini, stai inconsapevolmente formando delle cattive abitudini. Tutto parte da qui: impara come eliminare una cattiva abitudine (e formarne una buona).
- Procrastinazione. Leggendo il discorso di Gray, non mi ha sorpreso scoprire che il segreto del successo è fare ciò che tendiamo naturalmente a rimandare. La lotta alla procrastinazione è un argomento su cui insisto da anni, ma lo faccio a ragion veduta. La procrastinazione, più di ogni altra cosa, ti sta allontanando dai tuoi sogni. Se non hai la più pallida idea di quale possa essere la prima buona abitudine da formare, instaura l’abitudine a non rimandare a domani i tuoi impegni e le tue attività. Puoi farlo applicando le strategie contenute nella guida Start!
- Scopo. Puoi iniziare a lavorare sulle tue buone abitudini, magari partendo proprio dalle abitudini anti-rimandite, ma non durerai mai abbastanza se non avrai uno scopo abbastanza grande. Prova ad utilizzare queste 10 domande per capire cosa fare nella vita.
- Emozione. Strategie, tecniche, stratagemmi mentali, da bravo ingegnere molti articoli di EfficaceMente sono improntati ad una ferrea logica razionale. Non dimentico però il potere delle emozioni. Quando i nostri obiettivi ne sono privi diventano freddi, meccanici, noiosi. La capacità di emozionarci ogni giorno per ciò che desideriamo raggiungere è la vera benzina che ci fa andare avanti.
“Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderle e dominarle.”
Oscar Wilde.
Ti auguro una settimana emozionante. Andrea.
Ps. Ho recentemente creato su Facebook un gruppo a “porte chiuse” (solo chi ne fa parte può leggere i contenuti) denominato EfficaceMente in cui scambiarci idee, opinioni e recensioni sui migliori libri di crescita personale e non solo. Se sei interessato puoi richiedere l’accesso da questa pagina.
Foto tratta da Google Immagini.
Complimenti per l’articolo è cio di cui avevo bisogno per iniziare questa settimana mercoledì avrò la prima prova degli esami di stato e grazie ai tuoi consigli potrò sostenere un buon esame :) Ti auguro una buona settimana Andrea
In bocca al lupo Alexandro ;-)
Ricordo il post sullo “scopo della vita”: l’ho letto l’autunno scorso e lo considero determinante per avermi fatto tornare il desiderio e il coraggio di dedicarmi alla scrittura, unica vera costante della mia vita, e di pormi obiettivi a lungo termine su cui lavorare un pezzettino per volta.
Anche se non commentavo mai, ti seguo ormai da quasi un anno e penso che tutti i consigli ricevuti siano stati utili per avvicinarmi ai miei scopi. Farò tesoro anche di questo: fare ciò che non ci piace fare (lavare i piatti e dintorni) è uno strumento per addestrarsi alla disciplina e alla perseveranza, qualità fondamentali per raggiungere i propri obiettivi.
Ti avevo anticipato che avrei scritto, sul mio blog, un post che prendeva spunto dal tuo sull’autostima. Ho deciso di ampliare l’argomento ed inserire le qualità mentali e psicologiche necessarie per fare lo scrittore. Dell’autostima se ne parlerà nella seconda parte, che pubblicherò mercoledì. La prima, però, contiene concetti affini e la puoi trovare qui: http://appuntiamargine.blogspot.it/2014/06/le-qualita-psicologiche-e-spirituali-di.html
Se lo stile e i contenuti ti piacciono, ti mando anche il prossimo.
Buona giornata
Non centra con l’articolo, ma alla fine centra sempre: questa settimana ho letto Resisto dunque sono di Trabucchi. E’ un libro fantastico e mi sento di consigliarlo davvero di cuore a tutti, sportivi e non.
Vorrei chiederti se hai mai letto La trappola della felicità di Russ Harris. E’ un libro che parla di mindfulness, di valori e di obiettivi, e a me sta cambiando davvero la vita.
Sembrano scontati ma ti faccio tantissimi complimenti per il tuo splendido lavoro, e soprattutto per lo splendido esempio che stai dando a tutti quanti (meglio di tante parole)!
Gloria
Ciao Gloria, sono un fan di Trabucchi e ti consiglio anche l’altro libro “perseverare è umano”!
Infatti ci stavo già pensando! Ho letto ieri sera sul suo sito il primo capitolo on line e mi ha ispirato parecchio.
Grazie!
Trabucchi è uno dei miei idoli ;-)
No, non ho letto il libro di Harris: grazie del consiglio. L’ho segnato nella mia wishlist.
Grazie anche per i complimenti: molto apprezzati.
Andrea.
Ti ho consigliato Harris perchè sto leggendo diversi libri sull’argomento “crescita personale & co.” e mi accorgo che quasi tutti, chi più approfonditamente, chi meno, puntano l’attenzione sul legame strettissimo che c’è tra quello che pensiamo – di noi e di quello che ci succede – e come agiamo (o NON agiamo). Non si scava più nell’inconscio per trovare i “perchè” di un certo comportamento, si cerca di capire il “come” quel comportamento si genera (aggiungerei qui ed ora) a partire dai pensieri. E i pensieri (con relativo bagaglio di emozioni e reazioni fisiche), guarda un po’, li possiamo osservare, mettere in discussione, cambiare (o anche, più semplicemente e con meno sforzo, lasciare andare – questo è Russ Harris), riprendendo in mano quel sacrosanto controllo di cui parla anche il mitico Trabucchi.
Chiaramente non ho letto solo libri, il mio percorso è molto più lungo e impegnativo, non semplice ma meritevole, per questo ne parlo, perchè lo sto vivendo, e mi fa molto piacere vedere che questo tipo di approccio alle cose della vita – che per me funziona a meraviglia – sta prendendo voce.
@andrea perché non organizziamo una sessione con Trabucchi?!?!?!?!
Andrea, nello stesso spazio settimanale riesci ad includere sempre più potenza. Complimenti
Approposito di “scopo”, mi viene in mente questa citazione
“Chi ha un perché per vivere può sopportare qualsiasi come” Nietzsche
Trovo molto pertinente, a proposito di scopo e di emozione, questo scritto di David Mayo, fondatore dell’ Advanced Ability Center di Santa Barbara: “[…]Recentemente ho sentito alla radio il commento di qualcuno che si riferiva agli anni sessanta come alla decade dell”io”, perché a quel tempo le persone erano impegnate a trovare se stesse e ad essere se stesse. Ma essere se stessi non basta a rendere felici. Bisogna anche fare qualcosa di valore, e perché succeda è necessario interagire ed aiutare gli altri.
Ci sono alcune cose che influenzano il fatto che una persona raggiungerà con successo i suoi scopi oppure no. La personalità di base e la visione della vita sono importanti nel raggiungimento degli scopi. Se qualcuno decide di adottare uno scopo in grande contrasto con la sua personalità e con le cose che gli piace fare, è improbabile che quello scopo verrà raggiunto- emergeranno un sacco di motivi per non fare cose in direzione di quello scopo e farà invece ciò che vuole fare veramente. Un tale scopo non è effettivamente uno scopo personale, ma è un’idea che la persona ha deciso di adottare. Un ovvio esempio è quello di una persona che accetta come scopo ciò che altri vogliono che lui faccia. La questione di stabilire uno scopo è semplice, se si usa un approccio semplice. Ma a volte si stabiliscono degli scopi basati su ciò che si crede farebbe piacere ad altri o sarebbe approvato da altri. E questo è uno sbaglio. Per stabilire con successo uno scopo, bisogna essere sinceri.
Per realizzare i vostri scopi, è necessario che stabiliate cosa volete fare davvero. Poi immaginate quale beneficio potrebbero trarne gli altri. Se fate così, farete emergere uno scopo che potrete raggiungere e nel farlo trarrete puro piacere. Da tanto si sa che le persone non agiscono al loro pieno potenziale (o al massimo delle loro abilità). Penso che in gran parte non sia solo a causa di problematiche mentali o strategiche. Penso sia anche perché non hanno formulato uno scopo che corrisponda a ciò che vorrebbero fare e che sia a beneficio degli altri. Penso sia questa la chiave della felicità: prefiggetevi di fare qualcosa in cui siete capaci e che vi piaccia fare e che aiuta voi e gli altri allo stesso tempo. Allora avrete una vita felice. C’è una profonda relazione tra stabilire il vostro scopo, raggiungerlo, aiutare altri, la felicità e la sopravvivenza. E penso che una semplicissima strada per essere più vivi sia semplicemente revisionare le cose verso cui stiamo andando.”
io non vedo la necessità di dover necessariamente aiutare gli altri, ci saranno scopi che comprendono l’aiutare gli altri ma non tutti gli scopi devono essere così
.
Penso che quando si segue la propria passione si ha un effetto positivo sulle persone che abbiamo attorno, ma questa è una conseguenza non per forza il punto di partenza.
Più che di aiuto, nello stralcio da me riportato, si parla di beneficio: ho voluto evidenziare più che altro la possibile correlazione tra scopo ed emozione in quanto penso che un’emozione molto stimolante sia quella che deriva dal senso di “aiuto” nei confronti del prossimo, emozione capace da sola di motivare molto più di un’emozione fine a se stessa od indirizzata solo ad una soddisfazione personale. Poi ovviamente questo non significa che lo scopo debba per forza di cose coinvolgere “l’aiutare gli altri”: ma se ne è parte integrante, a mio parere, acquisisce più “potere”.
Si, ok. Però il fattore “C…” non l ho calcolate? gli unici miei coetanei di successo che conosco, hanno ottenuto successo solo attraverso vie traverse o/e con il fattore “C…”. Uno ha ereditato 3 hotels, l altro si è fatto il diploma tecnico a 30 anni sapendo di avere già pornto il lavoro da capo tecnico a 3700€ (+ vito e alloggio), lavoro ottenuto perchè amico di un grosso dirigente. A un altro tizio (un semplice diplomato, bocciato 2 volte e con solo 2 anni di epserienza lavorativa), la ditta gli han fatto un contratto falso da ingegnere (altrimenti risulterebbe come un lavoratore illegale in quel paese) per poter farlo lavorare , assunto con mega stipendio solo per una questione di immagine, del tipo : ” i lavoratori della ditta X concorrente vengono nella mia ditta, perciò la mia ditta è più cool dell altra ditta concorrrente” . Invece, io perdo il lavoro anche quando lavoro bene, e devo per forza fare le cose che non mi piacciono, ma nonostante che queste cose non piacciono a me ed a altri , non vedo il successo alla fine di questi miei sacrifici. Scusa, forse questo è più uno sfogo anzichè un commento
Complimenti.
Ottimo articolo!
Se il segreto del successo è fare quello che non ci piace fare, allora smetto di inseguirlo. Io ho sempre pensato che per raggiungere un obbiettivo bisogna amare anche il percorso. Che magari è faticoso, ma è bello. Anche una gita in montagna è faticosa, ma non per questo la gente la fa contro voglia. Certo occasionalmente capita anche di imbatterci in qualche compito che tanto gradito non è (ma è un’eccezione!), in generale penso che se è la “nostra strada”, ci debba quantomeno piacere percorrerla!
non escludo che la mia sia una visione troppo ottimistica della vita, infatti io che studio per amore della materia sono indietro con gli esami, mentre i miei compagni di corso che studiano per senso del dovere hanno un’ottima media.
alla prossima!
PS. questa settimana non mi è arrivata la tua mail 0.0 non ho idea del perchè
comunque la citazione di inizio articolo mi è sempre piaciuta, ma la avevo interpretata diversamente: le persone di successo fanno ciò che gli altri non amano fare, ma lo fanno perchè gli piace
Penso che Andrea con quella citazione volesse far intendere che il “segreto” del successo (che non è in realtà IL segreto, bensì è una somma di fattori, tra cui ovviamente anche quello di cui si parla nell’articolo) è essere disposti a fare cose che non tutti di primo acchito hanno voglia di fare: molto semplicemente questo.
Ma ovviamente questo “sacrificio” non deve essere una costante lungo tutto il “cammino”: molto spesso viene richiesto questo sforzo soprattutto in fase iniziale, quando il “sogno” deve prendere forma e consolidarsi.
In poche parole è necessaria, come dote fondamentale, la predisposizione al sacrificio: di sicuro una persona, una volta arrivata al successo, se la potrà godere la sua meritata condizione di privilegio, ma prima di essere arrivato a quella “felice” posizione, quasi certamente, avrà fatto cose che non tutti sono stati disposti a fare. E questo spesso fa la differenza!
Grazie grazie grazie …
no, ma va, mica per il post :D Per la foto di Tony Stark all’inizio!!!
;)
Rimandare spesso è danneggiarsi, lo abbiamo capito Andrè ;)
Ma se si rimanda perché piace la situazione attuale?
In pratica vorresti cambiare per dei motivi e vorresti la situazione attuale per altri :))
“Il nostro scopo non può essere freddo e razionale: deve essere emozionante.”
Questa è una cosa stramaledettissimamente importante! Vorrei scriverla su un pezzo di legno e sbatterlo in faccia a tutti quelli che s’impongono di fare cose che non vogliono davvero fare. Se ti secca vuol dire che non è importante, che il tuo obiettivo finale (o scopo) non è emozionante e, pertanto, non lo senti davvero parte di te.
Quante volte sono caduto in questo errore stupido col deprimermi e passare la giornata su facebook. Stavo costruendo un futuro bello per tutti meno che per me. A me non interessa per un cazzo conquistare X, però mi piacerebbe l’effetto che farebbe dicendolo agli amici. “Mi piacerebbe l’effetto blabla” però non è uno scopo di successo, assolutamente. È lo scopo di un represso con problemi di inferiorità (io che c’ho passato la vita sotto quest’etichetta so bene che vuol dire).
Alla base di tutto deve esserci uno scopo bello, vero, personale e libero. Libero da che? Da genitori, fidanzata, pubblicità e amici. Credo sia per questo motivo che alla base di una crescita personale sana e produttiva porrei la scoperta di sé.
Bel
La scoperta di cosa ci rende REALMENTE felici è sicuramente il fondamento su cui basare la nostra crescita personale! ;-)
Grande Andre! :-) Bella questa cosa degli obiettivi emozionanti! Forse avrai preso spunto dai miei commenti dove facevo l’avvocato del diavolo… ora in realtà l’avvocato è disoccupato, perché il diavolo è stato condannato a dieci anni di reclusione! :-) Scherzo, comunque tornando a noi: infatti prima credevo che, per renderci piacevole ciò che non lo è significasse addolcirci la pillola… ad esempio, magari non ci piace camminare sui carboni ardenti? Allora dovevamo condizionarci affinché fosse fra le prime cose in assoluto che ci piacerebbe sperimentare… Invece con questo post ci hai giustamente scritto che in realtà gli obiettivi devono essere emozionanti… eppure, conosciamo tutti, almeno io, persone che magari studiano o fanno qualcosa con molta dedizione ma senza un reale scopo, hanno quella che Freud chiama “coazione a ripetere”. Perciò sostengo che uno dei modi efficaci di realizzare una scuola/università, dovrebbe essere nello stile di Goleman, dove, prima di tutto, si dà più importanza, più peso e consistenza, all’intelligenza emotiva… potrebbe essere questa la chiave per rendere i nostri obiettivi davvero emozionanti! Non trovi?
Grazie,
Andrea
Sento il bisogno di farti i complimenti per questo articolo. Lo considero tra i migliori (almeno per me), perché secondo me è molto focalizzato e preciso, ma riesce ad colpire nel profondo e non essere banale.
Mi ha molto colpito il concetto di obiettivo “emozionante”. Ormai non posso più leggere la citazione di inizio articolo senza pensare a cosa spinge gli uomini di successo a fare quello che gli altri non vogliono fare. E, secondo la mia modestissima opinione, la citazione e questo concetto non dovrebbero essere slegati. Altrimenti questa citazione resterà sempre un po’ fredda e “vuota”, mentre può comunicare molto di più.
Ciao e buon lavoro! :)
Grazie Simone ;-)
Complimenti per l’articolo…come sempre. Mi risulta difficile attuare i tuoi insegnamenti…devo impegnarmi ogni giorno sempre di più e rileggere START. Grazie
La scopeeeeeeeerta del seeeeeeecoooooolooooooooooooooo!!!!!! :O
Ahahaha ;-)
Tutti cercano il segreto Milena, ma la verità è che le cose che funzionano sono semplici (non facili), quasi banali: il fatto è che non le applichiamo. Il punto dunque è sentircele ripetere abbastanza da arrivare a metterle in pratica ;-)
A presto,
Andrea.
Sono sempre colpito da questo tipo di articoli. Al contrario dei classi insegnamenti di famigliari e insegnanti di scuola: ” rimboccati le maniche, lavora duro e vedrai che otterrai il massimo dalla vita”, mi sembra di comprendere dalle persone come Gray che i fattori chiave sono ben altri se non addirittura opposti. E mi chiedo: se questo si sapeva più di 70 anni fa perchè nel 2014 il 99% delle persone è ancora fissa sulla convinzione del “lavora 12 ore al giorno e nella vita andrai lontano”?
Domandone: chi è la persona di successo? Esempi pratici?
Ciao Andrea,
ti seguo da anni ma sai che stavolta non sono per niente d’accordo?
Se non ho capito male bisogna fare le cose che NON CI PIACE FARE. Niente di più sbagliato. Se una cosa proprio non ti va giù, il tuo sistema automatico farà di tutto per sabotarti. Fallirai, perchè a te quella cosa non ti piace, e se non ti piace o la fai male o trovi il modo di non farla o la procrastini a vita o peggio.
Fare le cose che gli altri non amano fare SE QUELLE COSE NEMMENO TU AMI FARLE sei comunque spacciato. Devi cambiare campo. FAI QUALCOS’ALTRO!
VUOI UN ESEMPIO? Alla maggior parte dei miei amici, dei miei conoscenti e dei miei allievi, NON PIACE studiare o imparare e tantomeno stare ore e ore sui libri o a guardare video formativi.
Io farei carte false per poterci stare molto di più delle tre o quatto ore che riesco a ritagliarmi ogni giorno per studiare.
Io ADORO studiare. Imparare cose nuove. Non solo leggere, anche comprendere e memorizzare concetti complessi (tipo la gestione degli Smart Contract o la realizzazione di Database in Access)
Sono curiosissima e mi piace imparare queste cose oltre l’immaginabile.
E’ per quello che ho successo in certe cose, ma solo in quelle che richiedono certi tipi di conoscenza, ovvero qualcosa che a me VIENE FACILE.
Ma occhio, non è perchè io faccio cose che agli altri di solito non piace fare e ho avuto la fortuna di trovare un lavoro per cui le mie passioni sono perfette per svolgerlo al meglio, non è che significa che il mio “successo” sia stato creato da uno SFORZO !
Anzi! E’ una cosa gioiosa e molto soddisfacente e che faccio super volentieri. NON MI VERREBBE MAI IN MENTE DI PROCRASTINARE QUALCOSA CHE MI APPASSIONA DAVVERO.
E, ultimo ma non meno importante, sono abbastaza sicura che il successo comunque si misuri nella soddisfazione e nella gioia con cui uno vive, e non necessariamente con il livello del conto in banca.
Chi sono?
Sono insegnante in corsi di informatica, di inglese, organizzo e sono docente di corsi di formazione sulle Criptovalute, gli Smart Contract e tecnologia Block Chain, il tutto quasi sempre gratuitamente o quasi, perchè il fatto di sapere tante cose non è garanzia di saper anche far fruttare in modo economicamente proficuo le proprie competenze.
Comunque sia, come direbbe una mia carissima amica, ogniuno è pirla a modo suo!
Ciao Silvia, credo tu abbia travisato il messaggio chiave dell’articolo.
Il punto non è essere dei masochisti e fare le cose che odiamo, il punto è che per realizzare gli obiettivi che amiamo, che devono sempre essere il nostro faro guida, molto spesso dovremmo affrontare anche attività faticose, impegnative e noiose. La maggior parte delle persone davanti a queste difficoltà, fugge ed è il motivo per cui raramente realizza i propri sogni.